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Gigi Radice, una carriera da leggenda

Calcio e dintorni

Gigi Radice, una carriera da leggenda

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Il mondo del calcio è appassionante, travolgente e in grado di far provare emozioni uniche ed incontenibili. Le sue storie, gli aneddoti, i grandi campioni, le partite memorabili fanno avvicinare molta gente a questo fantastico sport, facendole entrare in una dimensione di energia ed entusiasmo che si fondono completamente.
Ovviamente però il calcio stesso coinvolge la vita delle persone, e proprio per questo non è privo di eventi tragici o di lutti che colpiscono sempre dall’interno ogni appassionato. Nella giornata di ieri infatti il mondo del pallone italiano ha perso una delle sue massime figure, ovvero Luigi Radice.
Gigi, come molti lo chiamavano amichevolmente, ha fatto la storia del nostro campionato e di grandi club di A come Milan e Torino, sia da allenatore che poi da giocatore. Le sue idee di gioco si sono rivelate sempre moderne ed interessanti per i suoi tempi, così come conferma anche il grande Giovanni Trappattoni. Ad oggi il nostro calcio piange un vero e proprio personaggio storico e d’altri tempi, la cui carriera non verrà mai dimenticata.

ANCHE IL DIAVOLO HA I SUOI ANGELI

La carriera di Radice è indissolubilmente legata ai colori rossoneri del Milan. Infatti dopo essersi formato all’interno del vivaio della squadra milanese, approdò in prima squadra nella stagione 1955-56 ma senza avere troppa fortuna. Infatti rimase altre tre stagioni con la maglia del Diavolo, vincendo anche due scudetti con però sole venti partite a carico e nessun gol mandato a segno. Da lì la decisione della società di farlo ripartire in ambienti più tranquilli e in grado di fargli tirar fuori tutto il suo talento e carattere come Trieste a Padova. Questi due anni, come ammesso dal grande Gigi, furono fondamentali per la sua crescita definitiva e posero le basi per il ritorno del terzino sinistro a San Siro. Radice dal suo ritorno riuscì subito a prendersi il Milan e i suoi tifosi con grandissime prestazioni, fino a diventare una colonna dello squadra che vinse lo scudetto nel 62′. L’impresa però ,che ancora ad oggi molti di quelli nati nella prima metà dello scorso secolo ricordano, fu la storica vittoria dell’allora Coppa dei Campioni nella stagione successiva contro il Benfica. In quella sera di maggio a Wembley una doppietta di Altafini permise al Milan di aggiudicarsi la competizione e di diventare il primo club italiano a mettere le mani su quel titolo tanto agoniato. La sua carriera si sarebbe chiusa di lì a poco a causa di un grave infortunio al ginocchio, ma comunque i suoi successi gli hanno permesso di entrare e di rimanere per sempre negli annali rossoneri.

IL TORO CHE FACEVA PAURA

Se il suo passato da giocatore lo ha visto principalmente essere legato al rosso e al nero del Diavolo, il suo periodo da allenatore è indubbiamente a tinte granata. Infatti dopo aver raggiunto due promozioni importanti, in B con il Monza ed in A con il Cesena, il Torino è pronto a fargli compiere il grande salto e gli affida la panchina per la stagione 1975-1976. Il risultato sarà straordinario. Dopo una lunga cavalcata infatti Radice porta i suoi alla vittoria di uno storico titolo nazionale, il settimo per il Torino, il primo ,e fino ad ora ultimo, dopo la tragedia di Superga avvenuta 27 anni prima. Guidata dagli schemi di Radice, e dai 21 gol del capocannoniere Pulici la squadra granata riuscì ad imporsi con 45 punti, due in più dei cugini bianconeri. Nella stagione successiva inoltre la doppia impresa non riuscì, vista una Juventus stratosferica che chiuse il campionato con 51 punti, record assoluto in quegli anni, con un solo punto di vantaggio dai rivali cittadini. Nonostante ciò la fama di Radice in quegli anni arrivò alle stelle, vista la sua grande capacità di saper gestire nella maniera ottimale lo spogliatoio e di aver saputo affinare perfettamente la sua tecnica del pressing a tutto campo che gli permise di raggiungere traguardi molto alti.

E il destino, che sicuramente a lui più volte nella vita ha voltato le spalle, ha deciso proprio in questa domenica di campionato di mettere di fronte proprio Milan e Torino in una match dall’atmosfera triste ma allo stesso tempo anche magica.

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Gabigol sospeso per due anni: “Mai fatto uso di sostanze proibite”

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Gabigol

Nelle ultime ore la notizia che Gabigol sia stato sospeso per frode nei test antidoping ha fatto il giro del mondo. Un’indiscrezione che se fosse confermata avrebbe del clamoroso.

Intanto il calciatore brasiliano classe 1996 di proprietà del Flamengo è stato sospeso dall’attività per ben 2 anni dal Tribunale Sportivo Antidoping. Inflitta una pena che terminerà l’8 aprile del 2025 visto che l’episodio incriminante sarebbe avvenuto circa un anno fa.

Gabriel Barbosa dal canto suo non ci sta. L’ex Inter infatti sul proprio profilo X ha pubblicato un messaggio riguardo quanto accaduto in questi giorni. Ecco cosa ha detto:

LE PAROLE DI GABIGOL – “Vorrei pronunciare e chiarire sulle cose che sono uscite oggi, sul fatto che sarei stato sospeso per una tentata frode all’esame antidoping. Nonostante il rispetto che ho verso la giustizia, ribadisco che mai abbia tentato di ostruire o ingannare qualsiasi tipo di esame e confido di poter dimostrare la mia innocenza nelle prossime istanze. Fin dall’inizio della mia carriera ho sempre rispettato le regole del gioco e non ho mai fatto uso di sostanze proibite. Sono deluso dall’esito del procedimento ma continuerò a collaborare con le autorità sportive. Sono convinto che la mia innocenza sarà provata e ripristinata. Grazie a tutti per il sostegno in questo periodo difficile”.

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Shock Di Maria dall’Argentina: El Fideo e famiglia minacciati di morte

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di maria

Angel Di Maria e la sua famiglia sarebbero stati minacciati in questi giorni in cui il calciatore si trova in ritiro con la Seleccion Argentina. Minacce di morte con tanto di messaggio lasciato sulla porta della sua abitazione a Funes, vicino a Rosario.

Secondo quanto riportato dal giornale Infobae, il contenuto del messaggio è il seguente: “Di’ a tuo figlio Ángel di non tornare a Rosario perché altrimenti uccideremo un membro della famiglia. Nemmeno Pullaro (governatore della regione di Santa Fè, ndr) vi salverà. Noi non lanciamo carte ma piombo e persone morte”.

A questa vicenda il Clarìn aggiunge che la minaccia sarebbe stata recapitata intorno alle 2:30 del mattino e nella zona sembra si siano sentiti addirittura quattro spari. Inoltre, il contenuto dell’avviso di intimidazione non è stato confermato dalle autorità competenti per evitare di promuovere i gesti di queste persone.

La minaccia, secondo quanto trapela, potrebbe anche essere un tentativo di impedire a Di Maria di tornare a giocare nel Rosario Central. Squadra in cui il Fideo è cresciuto e con la quale ha esordito da professionista nella stagione 2005.

Un episodio orribile che era già accaduto lo scorso anno anche a Lionel Messi, anch’esso vittima di una minaccia intimidatoria.

 

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Antonello sul tema stadio: “Rozzano il futuro, San Siro fermo agli anni ’80”

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Mercato Inter

Alessandro Antonelloamministratore delegato dell’Inter, ha parlato del tema stadio ad un evento organizzato dallo studio legale ADVANT Nctm. L’AD durante la tavola rotonda “Impianti ed infrastrutture sportive: attori e processi – L’esperienza delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026”, ha analizzato la situazione dei vari progetti per il nuovo stadio, sottolineando come nel 2019 era stato presentato un piano che si interpellava alla legge sugli stadi. Successivamente l’AD dei nerazzurri ha parlato di San Siro e del fatto che sia fermo agli anni ’80 per le sue emissioni. Infine ha concluso affermando che l’Inter sta lavorando su Rozzano, definendolo come piano effettivo.

LE PAROLE

PROGETTO – Nel 2019 è stato presentato il progetto che si interpellava alla legge sugli stadi ma dopo cinque anni i due club si trovano ad attendere un interesse pubblico dall’amministrazione comunale visto che si sono inserite dialettiche che hanno allungato i tempi, come ad esempio la sovrintendenza”.

SAN SIRO – “C’è anche un obiettivo ambientale. San Siro ora è alimentato da una centrale termica produttrice di CO2. Siamo ben lontani all’essere vicini al pareggio di emissioni richieste e siamo fermi agli anni ’80“.

ROZZANO – “Noi stiamo lavorando su Rozzano che è il piano effettivo su cui ci siamo impegnati e per cui stiamo discutendo con la proprietà Cabassi. Abbiamo una opzione fino a fine aprile e su quello ci concentriamo, lavoreremo anche per una proroga. Rimaniamo in attesa della proposta di WeBuild che arriverà non prima di giugno quindi oggi non ci sono alternative se non continuare a lavorare su Rozzano”

 

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Marotta chiaro sul futuro: “Ecco cosa farò a fine contratto”

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Beppe Marotta, dirigente dell'Inter, Serie A, Champions League, Coppa Italia

Giuseppe Marotta, amministratore delegato dell’Inter, ha parlato del proprio futuro alla Sala Montanari di Varese. L’AD dei nerazzurri ha confermato, come già detto più volte, che l’Inter sarà la sua ultima avventura da dirigente sportivo. Tuttavia oggi ha parlato con più chiarezza di ciò che farà: occuparsi solamente dei giovani. Marotta è ancora legato all’Inter e lo sarà fino al 30 giugno del 2027, quando il suo contratto andrà in scadenza e lascerà il suo impegno.

In particolare, si batterà per rendere lo sport gratuito, dal momento che considera sbagliato far pagare i giovani per fare sport. In questo modo verrebbero coinvolte anche le famiglie meno abbienti, dove si celano i campioni, che magari non emergono perché oscurati da chi può permettersi di allenarsi con grandi squadre fin da bambini.

LE PAROLE

INTER – “Quando terminerà il mio contratto con l’Inter e lascerò il club, mi occuperò solo dei giovani”.

GIOVANI – “Il settore giovanile è il patrimonio più grande di una società, soprattutto dal punto di vista umano. Sono sempre più convinto che far pagare lo sport ai giovani sia sbagliato: dovrebbe essere gratuito, perché così si riuscirebbero a coinvolgere anche le famiglie povere, quelle in cui si nascondono i campioni, come accadeva una volta”.

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