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Una rivoluzione per ripartire

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Una rivoluzione per ripartire

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La scorsa stagione, molto deludente e caratterizzata da una notevole discontinuità, ha lasciato un segno tangibile. Aveva preso forma la forte necessità di cambiare e ricostruire per ridare anima a una squadra e un ambiente sportivamente depresso.

L’Udinese dalla gloriosa era Guidolin contraddistinta dalla realizzazione dei grandi sogni europei ha compiuto una lenta ma inesorabile discesa. L’addio del tecnico di Castelfranco Veneto ha dato il via a una sempre più grande crisi sportiva, sul piano del gioco e soprattutto dei risultati. La conseguenza, inevitabile, è stata un continuo e interminabile avvicendamento di allenatori.

Il primo a raccogliere l’eredità del mister entrato nella storia del club friulano è stato Andrea Stramaccioni. Una scelta coraggiosa vista la negativa esperienza del tecnico all’Inter, ma dettata dalla volontà di ripartire da una guida giovane. Risultato a fine campionato: sedicesimo posto in classifica.

Di fatto Strama è stato l’ultimo allenatore a concludere una stagione. Nella successiva era arrivato Colantuono, che in primavera venne sostituito da De Canio, il quale ottenne la salvezza per un soffio. Poi la ripartenza venne affidata a Beppe Iachini, ma dopo appena sette giornate gli subentrò Del Neri. L’ex Juventus per aver dato stabilità alla situazione si meritò la riconferma per l’inizio dello scorso campionato. La sua partenza negativa portò in Friuli Massimo Oddo che sembrò dare una sterzata all’Udinese con una serie di risultati positivi prima di incampare in un netto calo con l’arrivo del nuovo anno. Nelle ultime quattro partite la panchina fu occupata da Igor Tudor, tecnico prediletto della nuova stagione.

I programmi, tuttavia, sono cambiati, probabilmente perchè la proprietà dei Pozzo ha avvertito l’emergenza di risolevvare le sorti della squadra bianconera. In estate è stata così compiuta un’importante rivoluzione nel quadro societario e tecnico e anche nell’organico.

RIVOLUZIONE

Gli ultimi anni, quindi, sono stati segnati da numerosi cambiamenti finalizzati alla ricerca di tranquillità. Il peso della brillante epopea guidoliana iniziata nel 2010 e conclusasi quattro anni più tardi si è fatto sentire eccome. Mai, tuttavia, la società ha apportato una decisa e forte rivoluzione come quella dell’ultima estate.

Non solo per la nuova guida tecnica, consegnata nelle mani dello sconosciuto Julio Velazquez, che rappresenta tanto una scommessa e non ancora una certezza. Questa più che altro è data dal nuovo direttore sportivo Daniele Pradè, un dirigente che nel suo curriculum vanta esperienze alla Roma, alla Fiorentina e, l’ultima, alla Samp. Un innesto, dunque, importante nel quadro societario.

L’altra grande novità rispetto alle scorse estati è stata il considerevole rinnovamento della rosa. L’operazione più importante nel capitolo cessioni è stata sicuramente quella con il Napoli che ha coinvolto Meret e Karnezis. Ha salutato anche l’ultimo portiere titolare dei bianconeri, Albano Bizzarri. Sono andati via anche tre quinti della retroguardia quali Widmer, il capitano Danilo e Ali Adnan. A centrocampo non ci sono più Jankto, in rotta con l’ambiente, Hallfredsson e Lucas Evangelista. Sfoltito anche l’attacco con Perica passato al Frosinone e Maxi Lopez volato in Brasile.

A tutte queste cessioni hanno fatto seguito una grande quantità di acquisti. Tra questi figura Rolando Mandragora, per cui la società friulana ha sborsato ben 20 milioni. Un notevole investimento giusticato dalla prospettiva che assicura il centrocampista proveniente dalla Juventus.

Altro innesto di garanzia è quello che chiama in causa Troost-Ekong, leader difensivo che a 25 anni vanta già molte presenze nella nazionale nigeriana.

Poi sono state fatte tante scommesse sulla falsa riga degli anni passati che hanno portato l’esplosione a Udine di calciatori come Alexis Sanchez, Allan, Asamoah, Benatia, Pereyra. Chissà se potranno seguire le loro orme i vari Machis, Pussetto, Vizeu, il portiere Musso, Micin, Opoku, Ter Avest. Poi c’è da vedere se Lukasz Teodorczyk saprà ripetere nel campionato italiano gli ultimi due anni in Belgio conditi da ben 37 reti.

Bisogna poi aggiugere le certezze costruite l’anno scorso rappresentate da Lasagna e Barak, trascinatori dell’Udinese nella prima parte dell’era Oddo.

PRIME RISPOSTE DEL CAMPO

Versatilità è il mantra della nuova Udinese targata Velazquez. E’ una parola che il tecnico spagnolo ha ripetuto spesso nelle sue prime conferenze stampa e di cui ha dato mostra anche nei fatti. La squadra friulana, infatti, non ha un’identita tattica definita e vuole basare la sua forza sulla capacità di cambiare sempre faccia.

Nelle prime tre giornate l’undici bianconero è stato disposto con altrettanti moduli diversi. Alla prima 4-2-3-1, alla seconda 4-3-3 e contro la Fiorentina con un più prudente 4-4-1-1. Schieramenti che poi sono cambiati in corsa in funzione delle partite.

L’aspetto che i friulani hanno messo maggiormente in mostra è la grande fisicità. La diga a centrocampo formata da Fofana e Mandragora con l’aggiunta all’occorrenza di Behrami è predisposta a dare soprattutto un forte contributo nei contrasti. Proprio sotto quest’aspetto nell’inizio di campionato si è visto un sensibile cambiamento rispetto all’anno scorso. La media della scorsa stagione di 16,3 tackle tentati è passata ora a 19,7. Va aggiunto anche il +4,9 di duelli aerei vinti a partita.

Una caratteristica interessante riguarda i tiri: più della metà, precisamente il 53%, sono arrivati al di fuori dell’area di rigore avversaria. Un riscontro diretto lo si può avere riguardando i tre gol messi a segno finora dall’Udinese. Due sono arrivati da fuori area, il 2-1 momentaneo di Parma su calcio di rigore.

Al Tardini l’Udinese ha manifestato una reazione fondamentale per riagguntare l’iniziale svantaggio di due reti. Una capacità di replica risultata scarsa nella seconda parte della scorsa stagione e recuperata già dalla prima giornata. Questo a mostrare come i friulani si stiano sbloccando sul piano psicologico, anche con il lavoro del nuovo allenatore che ha portato una carica ottimista.

Ottimismo per ritrovare serenità, utile a ripartire. Questa volta, tramite la campagna estiva rivoluzionaria che serviva, sembra essere l’occasione giusta.

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Calcio Internazionale

ULTIM’ORA – Il comunicato UEFA sulle SuperLega: i dettagli

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UEFA

Novità molto importanti per ciò che riguarda la questione SuperLega. Attraverso un comunicato ufficiale l’UEFA ha smentito nettamente le ultime indiscrezioni che erano circolate negli ultimi giorni su un possibile progetto in corso. Di seguito riportato il comunicato:

«La UEFA non sta lavorando a nessun nuovo progetto del genere. L’opposizione della UEFA verso qualsiasi tipo di cosiddetta Superlega è ben documentata e le voci che suggeriscono qualcosa di diverso sono del tutto infondate. Attendiamo con impazienza l’introduzione del nuovo formato delle competizioni per club a partire dal 2024, che mantiene il principio secondo cui il rendimento nazionale è la chiave per la qualificazione e consentirà ai tifosi di vedere ancora più partite europee importanti. Un migliore equilibrio competitivo e una competizione aperte, dove ogni partita conta. 

 

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Il comunicato del Liverpool per il gol annullato: “Esploreremo le possibili opzioni”

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In Inghilterra si parla ancora del gravissimo errore arbitrale avvenuto durante la partita tra Tottenham e Liverpool, persa dai Reds con il punteggio di 2-1. Nel match infatti è stato annullato ingiustamente per fuorigioco un gol a Luis Diaz, con i vertici arbitrali che si sono scusati a poche ore dalla fine. Poco fa è arrivata anche la riposta del Liverpool, che attraverso un comunicato ufficiale ha annunciato l’intenzione di prendere i dovuti provvedimenti. Di seguito vi proponiamo il comunicato dei Reds.

IL COMUNICATO DEL LIVERPOOL

Accettiamo pienamente le pressioni sotto cui lavorano gli arbitri, ma queste pressioni dovrebbero essere alleviate, e non esacerbate, dall’esistenza e dall’implementazione del VAR. È quindi insoddisfacente che non sia stato concesso tempo sufficiente per prendere la decisione corretta e che non vi sia stato un successivo intervento. Anche il fatto che tali carenze siano già state classificate come “errore umano significativo” è inaccettabile. Tutti i risultati dovrebbero essere stabiliti solo attraverso la revisione tecnologica e in piena trasparenza. Questo è vitale per l’affidabilità del processo decisionale che arriverà in futuro, in quanto si applica a tutti i club i cui insegnamenti vengono usati per apportare miglioramenti, al fine di garantire che questo tipo di situazione non possa ripetersi. Nel frattempo, esploreremo la gamma di opzioni disponibili, data la chiara necessità di escalation e risoluzione“.

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[VIDEO] Insigne, nervi tesi oltreoceano: litigio con un tifoso

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La parentesi di Lorenzo Insigne in terra canadese non sta procedendo nel migliore dei modi. Il club dell’ex Napoli è ultimo in classifica, nella Estern Conference di MLS, con 22 punti raccolti in 31 partite. Solo 4 i match vinti, mentre le sconfitte sono addirittura 17. L’ultima di queste è arrivata proprio nella notte di oggi, contro il Cincinnati, primo in classifica.

Un vero e proprio testacoda, con il Toronto che è stato sovrastato, ma è riuscito a recuperare il doppio svantaggio grazie alla doppietta di Osorio. Doppietta, che, per, si è rivelata nel complesso inutile: la marcatura di Boupendza ha riportato il Cincinnati avanti. E ha costretto il TFC alla disfatta.

In tutto ciò, Insigne non era nè in campo, come invece Bernardeschi, nè in panchina. Bensì, sugli spalti dell’impianto di casa, il BMO Field. Proprio dagli spalti del BMO Field arriva un video che mostra Insigne in un rapporto non particolare con un tifoso, o una tifosa, non identificata.

Dall’audio e da un labiale non così difficile da cogliere e tradurre, si vede Insigne fare il dito medio e urlare “F*** you“. Poi girarsi e lasciare l’inquadratura. Presumibilmente, il litigio era già iniziato e nel video in questione si tratta della parte finale.

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Tacchinardi: “Juve favorita senza coppe, Inter Lautaro-dipendente”

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Tacchinardi

Alessio Tacchinardi vivrà Atalanta-Juventus di quest’oggi con un sentimento particolare: il centrocampista italiano è stato un doppio ex. Ora si gode il campionato di Serie A, vedendo le sue due ex squadre duellare per un posto in Europa. Con la Champions League che per entrambe è un obbiettivo. Per la Dea più un sogno, per la Juventus, quasi un obbligo.

Intervistato alla Gazzetta dello Sport, queste le sue parole sul match in scena oggi pomeriggio al Gewiss Stadium.

LE PAROLE DI TACCHINARDI

IL PRIMO RICORDO – “Il primo Atalanta-Juventus che mi torna in mente è quello del 1994. Io avevo solo18 anni e giocavo nell’Atalanta. Disputammo una buona partita, poi tra l’81’ e l’84’ Baggio fece una doppietta. Quel giorno ho capito che esisteva il calcio di tutti e quello di Baggio“.

ASSENZA DI VLAHOVIC – “Il Vlahovic che ho visto in queste prime partite sposta gli equilibri: penso che la Juventus ci perda con la sua assenza. Ma la Juventus ha anche Chiesa, che è pronto per caricarsi la squadra sulle spalle. Non mi sembra che patisca le pressioni“.

CHIESA – “Chiesa ha bisogno di un riferimento per esaltarsi: senza Vlahovic e Milik, Kean deve dargli una mano. Lui può fare la differenza, come sempre. Però è tutta la Juve che dovrà dimostrare di quale pasta è fatta“.

APPROCCIO – “Se i bianconeri si sporcano le mani, un po’ come faceva quando c’ero io, e superano i prossimi due ostacoli, Atalanta e Torino, lanciano un bel segnale al campionato. Io sono convinto che il Sassuolo sia stato un incidente di percorso, la vera Juve è quella con il sangue agli occhi del primo tempo di Udine. Dovrà giocare così anche contro l’Atalanta, ancora imbattuta in casa“.

LE PAROLE DI PIOLI – “Pioli mi è sembrato sincero, io la penso come lui. Senza coppe europee, soprattutto se le italiane dovessero superare i gironi, la Juventus potrebbe avere un netto vantaggio per lo sprint finale. L’Inter è molto forte in difesa e a centrocampo, ma in attacco si è indebolita rispetto allo scorso anno. È Lautaro-dipendente. Il Milan è un’ottima squadra, però non la vedo superiore alla Juventus. Il Napoli ha un top player della difesa come Kim e dipende molto da Osimhen: i campioni possono rinforzano o indeboliscono una squadra“.

DE KETELAERE – “Sono stato undici anni alla Juve e ho visto tanti ottimi giocatori altrove, che non si sono confermati con la maglia bianconera. Giocare nella Juventus, con il massimo rispetto per le altre, è un’altra cosa. Non credo che Pioli sia pazzo, forse De Ketelaere aveva bisogno di un ambiente diverso. Nell’Atalanta sei sicuramente più protetto che al Milan. Mi auguro che con Gasperini, diventi un fenomeno, ma per me non lo è ancora“.

KOOPMEINERS – “Io ho un debole per Koopmeiners: è solido, duttile e segna in tanti modi. È perfetto per Gasperini, ma lo sarebbe anche per Allegri. Adesso sento parlare di Hojbjerg per la Juve: il danese per la mediana o Berardi per l’attacco sarebbero rinforzi da scudetto

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