Dopo un’estate piena di entusiasmo a Roma, tra i postumi dell’impresa in Champions e l’eccitazione per il susseguirsi incalzante di colpi di mercato, settembre ha restituito alla capitale un’atmosfera cupa e rassegnata. Già, la Roma giallorossa si è già colorata di un nero oscuro, ha imbrattato il proprio animo entusiastico con macchie di pessimismo. La ragione non sta tanto nei 4 punti in 3 partite, ma nelle prestazioni a dir poco imbarazzanti sfoderate in questo avvio di stagione contro Atalanta e Milan. La sosta arriva come una manna dal cielo per Di Francesco e per l’intero ambiente Roma. Offre un’occasione per rallentare e soprattutto riflettere, cercando di capire cosa stia succedendo realmente alla lupa.

COSA NON VA
Importante è innanzitutto capire cosa non va. 4 punti in 3 partite sono pochi, ma vanno considerati alcuni fattori. In primo luogo la caratura degli avversari, sicuramente impegnativi. Le trasferte di Torino e Milano sono oggettivamente ostiche, l’Atalanta è una squadra che ormai dà filo da torcere a chiunque. I problemi non vanno ricercati nei risultati, ma nelle prestazioni. La Roma ha probabilmente raccolto più di quanto avrebbe meritato: poteva pareggiare a Torino e perdere con i bergamaschi. Lampi di classe e forza di volontà invece hanno fruttato ben 3 punti in più. Ma sul piano del gioco c’è tanto da dire. La prima cosa che non va è la condizione fisica. La Roma non corre, e di conseguenza non ha equilibrio né idee. Tantissimi giocatori sono in evidente ritardo atletico, da Fazio a Pastore, e ciò è emerso soprattutto con l’Atalanta. Sia con i nerazzurri che con il Milan la Roma è andata alla metà della velocità degli avversari: così non puoi pensare di vincere.
Secondo punto: qualcuno ha capito in che modo vuole giocare Di Francesco? Nelle prime 3 partite ha cambiato 5 moduli, buttato due primi tempi e stravolto per due volte l’organizzazione tattica nell’intervallo. Segnale, inconfondibile, che anche il tecnico è avvolto da un’aura di confusione. E ciò pesa, considerando che il fattore in più della Roma, dimostrato ampiamente lo scorso anno, è proprio la capacità tattica del mister abruzzese. Questo susseguirsi di svolte tattiche inoltre non fa bene alla squadra, soprattutto considerando che siamo a inizio anno e che, dati i molti nuovi arrivi, quasi tutti gli schemi vanno ancora assimilati. Dunque, per prima cosa spetta a Di Fra chiarire i suoi dilemmi. Adottare un modulo, crederci e portarlo avanti. Il trasformismo tattico va bene, Allegri lo dimostra da anni, ma serve una base forte per operarlo.
Alisson, Nainggolan, Strootman. Non 3 semplici titolari. Il portiere forse più forte al mondo, o giù di lì. Il trascinatore degli ultimi anni e il primo acquisto rimasto della Roma americana. Vendere va bene, ma c’è un limite. 75 milioni sono irrinunciabili. Nainggolan ormai non poteva più rimanere nella capitale. Va bene, ma perché cedere Strootman? Per di più a mercato finito? Questa cessione ha portato ulteriore confusione tra i giocatori e tanto malumore tra i tifosi. Poi il gol di Cutrone è stata la scintilla che ha fatto divampare il fuoco, ma il calore era già salito da tempo. Gestione societaria in questo caso rivedibile, perché oltre ai numeri c’è altro in una squadra di calcio da considerare.

COSA VA
Bisogna partire da ciò che si diceva prima. La Roma ha raccolto 4 punti, ma si è tolta due trasferte ostiche e una grossa insidia. Quelle giocate dai giallorossi sono 3 partite che si sarebbero rivelate impegnative in qualsiasi momento della stagione. Dunque, per prima cosa occorre guardare il bicchiere mezzo pieno e considerare anche un altro fatto. Tolta la Juve, nessun’altra big ha impressionato. Lazio e Milan hanno 3 punti, l’Inter 4 e il Napoli 6. Dunque nessun ritardo significativo nei confronti delle dirette avversarie. Non dover inseguire subito è sicuramente un gran vantaggio.
Nonostante una forma fisica disastrosa, alcuni singoli si sono già messi in mostra. Dai soliti Dzeko, Kolarov e De Rossi, a quello che è stato il grande acquisto estivo: Javier Pastore. L’argentino ha mostrato lampi di classe assoluta, esempio lampante è la magia contro l’Atalanta. Al di là di quella perla, Pastore ha fatto intravedere le sue enormi qualità, risultando decisivo nei frangenti in cui riusciva ad emergere. Nonostante i ritardi tattici e atletici, si è già capito che l’ex Palermo è il giocatore che più di tutti può dare quel quid in più. Va messo in condizione di far male, coccolato e aspettato. La Roma potrebbe così ritrovarsi in casa l’arma vincente per questa stagione.
Tanti malumori, ma anche qualche luce. L’equilibrio mentale è da sempre una chiave di lettura forte a Roma. Milano ha gettato nello sconforto, ma altri fattori fanno ben sperare. Innanzitutto un sorteggio finalmente agevole in Champions. Poi il calendario, che ora metterà i capitolini di fronte a 3 sfide facili, almeno sulla carta, con Chievo, Bologna e Frosinone, prima del derby che saprà dire molto sulle ambizioni giallorosse. Insomma una carica di energia, da sfruttare provando a far bene a Madrid e a vincere il derby. Con i risultati, prima che con elucubrazioni tattiche, Di Francesco può riprendersi la Roma e riconquistare la piazza.
COSA DEVE ANDARE
3 sono i fattori da ritrovare per rimettersi sulla giusta strada, e sono facilmente intuibili analizzando cosa non va. Punto primo: occorre trovare la giusta condizione fisica. La Roma è al terzultimo posto per chilometri percorsi in questo avvio di campionato. Se non corri non puoi pensare di vincere. Specie in un gioco come quello di Di Francesco, fatto di verticalizzazioni rapide e ribaltamenti continui. La forma arriverà col lavoro e col tempo. Anche lo scorso anno i giallorossi palesarono simili difficoltà, subendo l’Atalanta nell’esordio a Bergamo e capitolando contro l’Inter nell’ultima mezz’ora di gioco all’Olimpico. Questo ritardo è probabilmente un rischio calcolato per una squadra che vuole arrivare in fondo a tre competizioni, per cui non c’è da preoccuparsi eccessivamente. Ma raggiungere una condizione fisica è il primo passo verso la risalita.
Punto secondo: mister Eusebio deve fare chiarezza. Basta esperimenti tattici, stravolgimenti continui. Deve inculcare un modulo nei suoi e solo dopo lavorare sulle varianti. La Roma è costruita per il 4-3-3 e con quel modulo ha le maggiori certezze. Di Francesco deve ritrovare lucidità. Sbagliare due formazioni consecutive è stato un grave errore, da cui però può imparare molto. Ha una squadra praticamente nuova e deve lavorare sulle basi. Inoltre è forse ora di accantonare la difesa a 3. Ha funzionato benissimo a Barcellona, ma quella era una partita a parte. Fatta più di cuore e voglia che di tattica. Questo sistema ha floppato malamente sia a Liverpool che a Milano. Quindi, forse, non è propriamente adatto alle caratteristiche dei difensori giallorossi. Non sarà facile trovare una sistemazione tattica a tutti i nuovi volti arrivati in estate, ma Di Francesco ha dimostrato di essere un acuto stratega e ha tutte le carte per riuscirci. Da lui, principalmente, passa la stagione della Roma.
Oltre la squadra, attorno alla squadra, ci sono i tifosi. E la Roma, ora più che mai, ha bisogno di loro. L’ambiente nella capitale è cruciale, tanto difficile da gestire quanto decisivo. Siamo solo ad inizio stagione e non c’è bisogno di fare drammi. Bisogna recuperare l’entusiasmo della pre-season, di questo ha bisogno la Roma. Nainggolan, Alisson, Strootman non ci sono più, ma ci sono Pastore, Olsen, Cristante, Kluivert e compagnia. Un ambiente compatto e fiducioso è quello che serve ai giallorossi. Un ambiente che riesca a capire quando bisogna preoccuparsi di rischi reali e quando invece è inutile lanciare precoci allarmismi.