Un campionato emozionante, sotto diversi punti di vista, quello che si è appena concluso emettendo verdetti importanti, a partire dal tricolore conquistato dal Milan fino alla clamorosa retrocessione di Genoa e Cagliari. Ma non solo, perché proprio in ambito salvezza la Salernitana rappresenta una grande sorpresa di questa stagione. La squadra di Iervolino è reduce da un traguardo storico: i campani, per la prima volta nella loro storia, riescono a giocare nella massima serie per due annate consecutive. I granata, infatti, nelle altre due apparizioni in Serie A durante le stagioni 1947-1948 e 1998-1999, non erano mai riusciti a confermare la categoria.
CHE CONFUSIONE
Dopo 22 anni Fabrizio Castori riporta la Salernitana in Serie A, in seguito al secondo posto ottenuto nel campionato di Serie B 2020-21. A pochi giorni dai festeggiamenti sorge il primo intoppo: Claudio Lotito, co-proprietario dei campani, è anche il proprietario della Lazio e il regolamento vieta di possedere due compagini militanti nello stesso campionato. Pertanto la Salernitana dev’essere obbligatoriamente ceduta entro e non oltre il 31 dicembre. Nel frattempo per tutto il girone d’andata la società viene gestita da un Trust con a capo il generale Ugo Marchetti. La data di scadenza si avvicina, l’apprensione dei tifosi cresce perché, a pochi giorni dallo scadere del termine ultimo per la cessione, la società è sempre più vicina all’esclusione dal campionato. Un campionato in cui, peraltro, la Salernitana sta facendo tanta fatica, chiudendo il girone d’andata con 8 punti totali. A poco sono serviti acquisti come Simy, reduce da ben 20 reti in campionato con la maglia del Crotone, e Franck Ribery. La scomoda panchina dei granata a metà campionato ha già cambiato due padroni: inizialmente viene riconfermato Castori, poi esonerato in favore di Colantuono. Scelta che ha fatto discutere quella di affidare la panchina ad un tecnico che non allenava in Serie A dalla stagione 2015-2016.
LE PERSONE GIUSTE
Proprio quando tutto sembra perduto, il 31 dicembre alle 23:55, il club trova un acquirente: si tratta di Danilo Iervolino, imprenditore di Palma Campania, che preleva la società per 10 milioni di euro dopo la proroga di 90 giorni complessivi concessa dalla Lega Serie A per completare l’operazione. Il nuovo patron si presenta utilizzando parole a tratti sconosciute in quel di Salerno, quali “futuro” e “settore giovanile”, passando poi all’atto pratico: viene scelto Walter Sabatini, non uno qualsiasi, per costruire una squadra che possa ambire a quella salvezza che sembra un miraggio. Per il nuovo ds nemmeno la Salernitana è una squadra qualsiasi, tanto che alla conferenza di presentazione afferma:
“Ho amato tutte le sigarette allo stesso modo: la prima appena sveglio, l’ultima della giornata, quella celebrativa, quella consolatoria“.
Il lavoro non è affatto semplice, il club campano ha bisogno di uomini pronti a dare tutto ciò che serve per centrare l’obiettivo. Gli acquisti sono dieci, un paio per reparto. Le certezze sono Perotti, Fazio e Verdi, giocatori che hanno alle spalle diversi anni nel nostro campionato. Le sorprese, pescate dal Brasile, si chiamano Mikael ed Ederson. Il primo è un attaccante brasiliano che farà giusto qualche apparizione, mentre il secondo si rende protagonista e diventa da subito un perno indiscusso del centrocampo salernitano. A completare la campagna acquisti ci sono Bohinen, Mousset, Radovanovic, Mazzocchi e Sepe. In panchina Sabatini predilige la riconferma di Colantuono, il quale, però, nonostante i rinforzi provenienti dal mercato invernale non riesce a dare una scossa alla squadra. Allora a distanza di due settimane dalla chiusura del calciomercato c’è un dentro-fuori che cambierà le sorti della stagione della squadra di Iervolino. Colantuono viene esonerato e viene scelto Davide Nicola come suo successore.
L’UOMO DEI MIRACOLI
Il 15 febbraio Davide Nicola diventa il nuovo allenatore della Salernitana. La scelta di Sabatini ricade sull’uomo delle salvezze, colui che è riuscito nell’impresa di salvare il Crotone nel 2016-2017, ma anche il Genoa nella stagione 2019-2020. Questa volta, però, ci vuole un vero e proprio miracolo, visti i 13 punti totalizzati nelle prime 22 partite. Nel giorno della presentazione cita il “macte animo“, lo spirito coraggioso che rappresenta un pezzo di storia della Salernitana. E questo coraggio, che accompagnerà la squadra per la restante parte del percorso, è constatabile già nella gara d’esordio dell’allenatore piemontese: all’Arechi arriva il Milan capolista. L’avversario non spaventa Nicola, che mette subito in chiaro che la Salernitana dovrà giocarsela a viso aperto a prescindere dal suo avversario. I padroni di casa difendono quasi sulla linea del centrocampo, combattono su tutti i palloni e riescono addirittura a portarsi in vantaggio a venti minuti dalla fine, grazie alle reti di Bonazzoli in rovesciata e di Djuric. Il gol di Rebic spegne la gioia dei tifosi campani, ma non spegne quella miccia di speranza che si è accesa nei giocatori, i quali capiscono che qualcosa è cambiato. Nonostante il cambio di mentalità la Salernitana totalizza tre punti nelle prime sei gare con Nicola in panchina. La svolta arriva il 16 aprile contro la Samp, quando Ederson e compagni riescono ad espugnare il Ferraris grazie alla rete di Fazio e al raddoppio proprio del brasiliano, che sta diventando il vero e proprio leader tecnico della squadra. Nelle successive due gare la Salernitana fa bottino pieno battendo Udinese (nel recupero del match di gennaio) e Fiorentina e comincia a crederci sul serio. Nonostante il disastro interno nella gara finale ancora contro l’Udinese, terminata sul risultato di 0-4, i sei punti conquistati nelle ultime cinque partite valgono la salvezza.
L’anno prossimo la Salernitana di Davide Nicola battaglierà per la seconda stagione consecutiva in Serie A. Prima, però, il tecnico dovrà percorrere ben 270 km a piedi per fare visita al Papa. Sembra impossibile, ma in qualche modo l’uomo dei miracoli manterrà anche questa promessa.