Se n’è andato. Non c’è più. Lui come Davide, con la loro umile e strana umanità. Due punti di una segmento tra due tipi di calcio e di tempo diversi. Due straordinari – nel senso proprio del fuori dall’ordinario, purtroppo – esempi dell’umanità che sempre meno sopravvive nel calcio spettacolare di oggi abitato dai dipinti giganti affamati di denaro e fama. Rara ma non del tutto assopita.
Emiliano Mondonico, anni 71, non c’è più, se n’è andato ieri e con lui un altro pezzetto di quel calcio romantico e puro che oggi sembra clamorosamente assurdo e incomprensibile.
UN MONDO DIETRO
71 anni festeggiati poco più di 20 giorni fa. Ancora dalla figlia, ancora sulla sua pagina Facebook, ancora con quel “Papo” simbolo dell’umanità di Mondonico.
Da 7 anni era malato e combatteva contro un cancro all’addome diagnosticato nella sua seconda epoca alla guida dell’Albinoleffe in Serie B. Operato il 31 gennaio, 15 giorni dopo era di nuovo sulla panchina a dare indicazioni ai suoi con l’obiettivo della salvezza, poi conquistata a giugno.
Troppo emotivo e istintivo per nascondere quanto di grave gli stesse accadendo, tanto da abbandonare la conferenza subito dopo la salvezza ottenuta. Un passo indietro dell’allenatore a favore dell’uomo spaventato e forse, per la prima volta, debole:
Ho conosciuto un avversario particolare in corso d’opera, ma non posso ancora dire di averlo sconfitto. Convivere con il pensiero di qualcos’altro oltre all’Albinoleffe non è affatto semplice. Come faccio a regalarvi certezze se non sono sicuro di essere qui tra un mese?
Da allenatore aveva cominciato alla Cremonese, prima con le giovanili e poi con la prima squadra nell’1981-82. Era riuscito a riportarla in Serie A dopo 54 anni senza.
Allenatore di piccoli record. I record dei piccoli decaduti come le 5 promozioni ottenute con Cremonese appunto, Atalanta nelle due stagioni 1987-88 e in quella 1994-95, Torino 1998-99 e con la nobile Fiorentina nel 2003-04. La prima stagione all’Atalanta riuscì ad arrivare in semifinale di Coppa delle Coppe pur lanciando i bergamaschi verso la promozione in seconda serie.

Qualche anno per poi passare sotto il contratto granata con un altro sogno europeo, quello della Coppa Uefa. Accarezzato fino alla finale contro l’Ajax. Finale con gli olandesi che solo qualche anno prima aveva sfiorato con l’Atalanta arrendendosi ai belgi del Malines che la Coppa delle Coppe poi vinsero.
Una Coppa Uefa solo accarezzata, persa senza perdere. Persa, pareggiando, per colpa dei gol subiti fuori casa. Una finale che è rimasta nella storia del calcio e soprattutto in quella di Mondonico: l’uomo passionale, emotivo ma elegante nella rivolta dei deboli conto i più forti, dello sdegno contro le ingiustizie sul campo.
In quella finale contro l’Ajax, in quel gesto noto senza che sia specificato, è racchiusa l’essenza di Mondonico e il suo passato di ragazzino fatto di giornate passate nella trattoria gestita dai genitori. Un episodio che lui stesso qualche anno fa raccontò così
https://www.youtube.com/watch?v=6gzmxGCWG68
4 minuti che rendono più di ogni altra cosa quello che era ed è stato Emiliano Mondonico.
Quella sedia è il simbolo di chi tifa contro tutto e tutti. È il simbolo di chi non ci sta e reagisce con i mezzi che ha a disposizione. È un simbolo-Toro perché una sedia non è un fucile, è un’arma da osteria.
Umano anche nelle proteste, molti paragoni posteri con il famoso gesto delle manette di Mourinho sulla panchina dell’Inter, stessa portata simbolica ma un’eleganza diversa sostenuta da Cravero stesso in difesa di quello che era il suo allenatore
Il suo gesto della sedia è diventato un messaggio per i deboli contro i forti, decisamente più elegante rispetto alle manette di Mourinho.
Chissà se oggi, se messo in mostra da una persona e un personaggio come Mondonico o da qualcun altro quello stesso gesto avrebbe lo stesso effetto di risonanza senza strascichi di sdegno e scandalo nel mondo dell’informazione sportiva e del commento da bar sport. Chissà, ma d’altronde, sono altri tempi.

Un uomo come Mondonico sarebbe forse effettivamente fuori dal tempo.
Un uomo che è sempre stato se stesso, non ha mai accettato compromessi. In certi momenti non ottenendo neanche professionalmente ciò che avrebbe meritato.
Quello che, da giocatore, si faceva squalificare apposta per non perdere il concerto dei Rolling Stones al Palalido di Milano.
Un ricordo ulteriore, altri aneddoti come quello di Marchegiani, portiere del Torino, si uniscono al coro di chi di Mondonico della sua umana bontà si ricorderà sempre:
Quando ero giovane, c’erano perplessità sul mio ruolo da titolare nel Torino. In un ritiro pre-campionato, dopo una gita in montagna, tornando in seggiovia gli dissi che soffrivo di vertigini. E lui mi disse: ‘Se hai paura di una seggiovia, come fai ad affrontare Gullit e Van Basten?’ Lui era questo.
Un solo grande rimpianto sportivo, forse, nel mare delle promozioni conquistate, il non essere riuscito ad evitare la retrocessione del Napoli nella stagione 2000-01.

Allenatore ma prima ancora giocatore e folle amante dei Rolling Stones. Tanto che quel Sabato 8 aprile 1967 quando i Rolling Stones sono a Milano al Palalido, Mondonico giovane ala della Cremonese è sugli spalti grazie ad una squalifica cercata e trovata apposta per essere al concerto.
Mi sono fatto squalificare la domenica precedente. Gli Stones avrebbero suonato al sabato sera ed è chiaro che la trasferta sarebbe partita il sabato pomeriggio. Dovevamo giocare a Mestre. Mi sono fatto espellere. Fisicamente non ero in grado di fare dei falli e allora ho cominciato a lanciare improperi all’arbitro. Quando lui si girava per vedere chi era, mi giravo anch’io. E non riusciva a capire chi fosse l’autore delle provocazioni. Alla fine, ha compreso. “È lei che mi ha insultato per tutta la partita” L’importante era che mi buttasse fuori, così da potere andare a vedere gli Stones.
Ovunque sia ora – forse – niente più sedie pronte a essere sollevate nella sua eterna lotta contro le ingiustizie, simbolo forte di chi non ci sta, e lotta con quello che ha a disposizione. Quella la sua firma.
Buona partita Mister.
Buon viaggio Mondo.