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"Sam Hinkie died for our sins"

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“Sam Hinkie died for our sins”

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Le vie del tanking sono infnite e Adam Silver vuole sbarrarle una ad una. Da molto tempo (già alal fine dell’epoca Stern) si parla di riformare il metodo della Lotteria delle palline che favorisce troppo drasticamente le squadre create appositamente per perdere.

L’equilibrio di questo sistema è molto delicato perchè ogni sbilanciamento a destra o sinistra potrebbe sfavorire team troppo poveri di talento oppure quelli nel “midrange” fuori di poco dai Playoffs ma con scelte verosimilmente dalla 13 alla 16, più o meno quelle di squadre che in postseason ci sono arrivate. Per il 2019 cambieranno molte cose, prima di tutte la percentuale di pescare bene. Gli ultimi 3 record se la giocheranno alla pari con il 14% delle possibilità, il 4 a 12,

5% e via a scemare. Sale di conseguenza anche l’”expected pick”, più o meno la scelta media calcolata su ogni posizione di entrata al Draft. In sintesi, rispetto al sistema in vigore fino a questo Draft, “guadagni” importanza dalla settima posizione in giù mentre il primo seed, da una potenziale terza nel peggiore dei casi, rischia di arrivare anche fuori dalla top-3.

“We put the lottery in place precisely, and that was well over 30 years ago because teams seemingly had this huge incentive to finish at the bottom because the value of these draft picks is so high, We’ve tinkered with the draft lottery five times in the last 30 years, but we’re still not at the point where it’s frankly working.”

Come spiega Silver, la Lottery è nata 30 anni fa perchè il precedente sistema prendeva semplicemente la classifica ribaltata e ordinava in tal senso le pick. Quindi, gli ultimi saranno i primi. Il meccanismo attuale, rimaneggiato più o meno sensibilmente varie volte, è nato come deterrente per il tanking ma oggi semplicemente non sta facendo il suo lavoro. Caso limite i Sixers di Sam Hinkie che, tankando come mai si era visto, hanno tirato fuori dal cilindro una selva di scelte in Lottery, culminate con il trio Simmons-Embiid-Fultz. Più Saric ed i vari silurati Okafor e Noel. Se tra 3-4 anni dovessero vincere un anello, o comunque costruire una squadra di livello altissimo, sarebbero la dimostrazione empirica che Silver ha ragione, quindi è il caso di intervenire per tempo come già successo in passato. Arrivano anche le multe per chi solo nomina la parola “tanking”, costata a Mark Cuban 600.00 dollari. Corollario alla nuova regola (già in vigore quest’anno) le multe inflitte a chi lascia in panchina giocatori in salute senza apparente motivo. Si cerca di evitare a squadre in salute di perdere “alla luce del sole”. Ultimamente i Bulls ono stati richiamati per questo motivo avendo messo in “sideline” Robin Lopez e Justin Holiday.

Poco da dire anche su questa proposta: dall’All-Star Game le squadre fuori dalla lotta dei Playoffs hanno vinto assieme più o meno il 20% delle partite giocate. Un ritmo così in una stagione ti porta tranquillamente a circa 16-17 vittorie su 82 partite, un disastro. Inoltre, crea indiretti vantaggi a chi in lotta per la postseason incontra più squadre intenzionate a perdere, forse il problema più sentito della questione. Tutte queste regole vogliono andare ad attaccare due situazioni limite, i Sixers di Sam Hinkie, già citati prima, e gli Utah Jazz di oggi. Andrew Sharp esprime il concetto con queste parole:

“From a league-wide perspective, this hurts in two ways. Obviously, it’s a damning indictment of the current system if one of the best stories in the league would’ve been better off punting the season”.

In pratica: gli Utah Jazz, perso Hayward, con Gobert fuori per tempo immemore potevano benissimo buttare via la stagione e ripresentarsi l’anno prossimo con armi in più per i Playoffs. Invece, con un Mitchell pazzesco, con un Gobert rigenerato, con un Joe Ingles alla sua miglior stagione in carriera vanno per un 9-1 nelle ultime 10 ed entrano in corsa per i Playoffs, con due partite di vantaggio sui Nuggets noni. Bene, ma se dovessero malauguratamente per loro arrivare noni, hanno completamente perso un Draft solo per voler competere. Va bene equilibrare le sorti della Lega con il Draft, ma premiare chi perde a prescindere a discapito di chi prova va contro lo stesso concetto di competizione.

Non basteranno queste idee a rimettere in ordine le cose perchè comunque le squadre vanno in campo e se voglio fare un roster per perdere lo faccio senza problemi ma andare a mette i bastoni tra le ruote a questa pratica è sacrosanto in nome dello sport. Dall’altra parte è anche vero che una franchigia come i Grizziles, non esattamente i Celtics o i Lakers o comunque non un “big market” come Miami o San Francisco, in periodi di vacche magre non ha possibilità di tirare fuori All-Star da una trade, viene scavalcata in Free-Agency da posti migliori e franchigie migliori, non potrà contare sul Draft come potrebbe fare oggi. Sta a Silver camminare su questo ponte tibetano senza farsi male. Chissà se in futuro vedremo una soluzione senza Lottery di sorta o magari senza Draft, tutto può succedere.

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Harden imita Beckham: vuole una stella per i suoi Houston Dynamo

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petretta

James Harden, cestista statunitense che ha vestito la maglia dei Philadelphia 76ers nell’ultima stagione, ha deciso di acquistare qualche tempo fa alcuni azioni degli Houston Dynamo. Harden ha trascorso ben nove anni in Texas e ha deciso quindi di investire sulla squadra di calcio di Houston che disputa la MLS. Ora, con l’arrivo di Lionel Messi all’Inter Miami di proprietà di David Beckham, il play americano sogna un colpo simile per la sua squadra. Ha infatti rilasciato recentemente alcune dichiarazioni a USA Today Sports: Cerchiamo un campione che venga a Houston. Sappiamo tutti quanto incredibile è Messi, che a Miami insieme alla sua famiglia si sta trovando bene. Anche noi cerchiamo qualcuno che venga nella nostra franchigia e siamo sicuri che lo troveremo. Non me ne occupo io direttamente, ma il club è al lavoro”.

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Clamoroso Lebron James, le sue parole sul possibile ritiro: “Ci devo pensare”

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Nella nottata italiana i Los Angeles Lakers di Lebron James sono stati battuti, e eliminati per 4 a 0, dai Denver Nuggets per 111-113. Lakers che non riescono a riaprire la serie e che manda i Nuggets alle Finals aspettando la vincente di Miami-Boston.

Oltre che per la sonora sconfitta sulle 4 partite, il mondo del NBA è rimasto scosso per le dichiarazioni di Lebron James nel post partita, che lasciano pensare ad un possibile ritiro:

“Ho molto su cui pensare a livello personale sulla possibilità di proseguire con il basket, devo riflettere a fondo”

Dichiarazioni bomba del 4 volte campione NBA, che nonostante abbia ancora 2 anni di contratto, con l’ultimo opzionale, non pare più cosi certo di voler continuare a calcare i parquet della NBA. L’idea a cui tutti pensavano era quelli che il “Re” avrebbe aspettato il draft del figlio Bronny, per giocare una stagione insieme a lui. Ha poi confermato alla domanda sul possibile ritiro ai microfoni di un giornalista ESPN.

Poco prima, sempre nella conferenza stampa post partita, si è espresso così su una domanda riguardante la sua visione sulla prossima stagione:

Vedremo cosa succede… non lo so. Non lo so. Ho molto a cui pensare a dire il vero. Personalmente, quando si tratta di basket, ho molto a cui pensare. Penso che sia andata bene, anche se non mi piace dire che è stato un anno di successo perché non sto giocando per nient’altro che vincere titoli in questa fase della mia carriera. Non mi diverto solo a fare una finale di Conference. L’ho giocata molte volte. E non è divertente per me non essere in grado di fare una finale di campionato”.

 

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[VIDEO] Finale di Basket islandese: parte un coro contro la Juventus

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Simpatico siparietto quello avvenuto sabato durante la finale Scudetto del campionato islandese di basket.
Durante un momento di pausa del match tra Valur Reykjavik e Tindastoll, lo speaker del palazzetto ha fatto partire la celebre canzone dei Ricchi e Poveri, “Sarà perché ti amo”.

Fino a qui nulla di strano, ma durante il ritornello, il pubblico si lancia nel celebre coro (di matrice milanista) contro la Juventus, proprio sulle note della canzone.

Un episodio che ha già fatto il giro del mondo e che ha strappato un sorriso a molti in Italia, anche ai tifosi bianconeri.

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Basket

Curry contro LeBron: sfavoriti a chi? Stanotte ritorna in scena il duello

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LeBron James Curry

Non saranno le Finals del quadriennio 2015/2018, ma questa notte sarà di nuovo Steph Curry contro LeBron James. E la Lega già si infiamma, per la serie che questi due talenti potrebbero mettere in piedi.

Il primo guida ormai dal 2009 i Golden State Warriors, con cui ha vinto 4 anelli e segnato un’epoca. Il secondo si è legato con i Los Angeles Lakers nel 2018, laureandosi campione NBA per la quarta volta nella sua storia la stagione successiva.

I PRECEDENTI

Nel 2018 i Golden State Warriors di Curry, Thompson, Durant e Green hanno spazzato via i Cleveland Cavaliers di LeBron James nelle Finals con un nettissimo 4-0. Da un lato abbiamo, probabilmente, la squadra più forte della storia come quintetto titolare. Dall’altro lato un roaster in evidente fase calante che LeBron James, se non da solo quasi, ha trascinato alle Finals. Le sue ottave Finals NBA consecutive, tra Miami Heat e Cleveland Cavaliers.

Nonostante il risultato senza repliche, infatti, dalle parti di Cleveland, King James fu idolatrato come una divinità, quando a fine anno svestì la casacca della franchigia dell’Ohio. Il motivo di tale amore incondizionato del pubblico dei Cavs è dovuto al fatto che il primo addio, che a tutti è sembrato un vero e proprio tradimento, commercializzato all’inverosimile con “The Decision“, è stato ampiamente colmato. Nella sua seconda avventura ai Cavs, LeBron ha portato la squadra ad un livello superiore. E, soprattutto, ha portato a casa il primo anello della storia della squadra. Lo ha fatto con un’impresa degna di nota: prima e unica volta nella storia che una squadra in svantaggio di 3-1 in una serie di Finals è riuscito a ribaltare e vincere.

Quell’estate, LeBron ha lasciato la sua Cleveland e la Eastern Conference, per sbarcare ad Ovest, per la prima volta in carriera, a quasi 34 anni. Con la casacca gialloviola, LeBron ha subito scritto la storia, vincendo il titolo nel 2020 e, soprattutto, tenendo alto il nome di Kobe Bryant, leggenda e volto storico dei Lakers tragicamente scomparso nel gennaio dello stesso anno. Ma dal 2018, non ci sono più stati scontri in un play-off tra Steph Curry e LeBron James. Ci si è andati vicini, se si pensa che nella stagione 2020/21 le due squadre si sono affrontate in un play-in, in cui è stato il King ad avere la meglio.

Ma si tratta di una sfida facilmente oltrepassabile. In primis, perchè non è reputata parte della post-season. In secondo luogo, perchè è stata una sola gara disputata, non una serie.

COINCIDENZA DELLE STELLE

LeBron James è di Akron, Ohio. Per tutti ora è “Il King“, ma per anni è stato “Just a kid from Akron“. Un’etichetta nata per erssere dispregiuativa e limitante nei suoi confronti e che ora, invece, lui stesso sfoggia con orgoglio. Il ragazzo venuto dal niente, in possesso solo di un talento sconfinato, schiacciato dalle attese sin dal suo ingresso nella Lega a soli 18 anni. Ed ora diventato leggenda.

Ma se andassimo a leggere, invece, data e luogo di nascita di Steph Curry, ritroveremo un nome familiare. Anche in questo caso, Akron, Ohio.

Le due stelle più rappresentative del basket americano degli anni 2010, vincitori di 7 titoli complessivi su 1o disponibili tra il 2010 e il 2020 concittadini. Nati nello stesso ospedale di Akron, a poco più di 3 anni di distanza. Quando le stelle (in questo caso, in senso astronomico) decidono di dare alla luce altre stelle (ora parliamo di Curry e James), il risultato non può che essere esplosivo. Stanotte, dopo 5 anni dall’ultima volta, i due si guarderanno di nuovo negli occhi in una serie da dentro-o-fuori valida per i Play-off. Con la consapevolezza che solo uno dei due potrà andare avanti.

La cosa più ironica, però, è che i due fuoriclasse sono arrivati a questa sfida scollandosi l’etichetta di chi li dava come “sfavoriti“. Memphis Grizzlies (avversari dei Los Angeles Lakers) e Sacramento Kings (avversari dei GSW) avevano dalla loro un miglior piazzamento in regular season e sembravano favoriti, con una eventuale Gara 7 in casa. Per i Grizzlies questa Gara 7 non si è neanche giocata. Curry, invece, ha letteralmente vinto quella giocata contro i Kings, con la migliore prestazione della storia in termi di punti segnati (50) in una Gara 7.

Da stanotte saranno l’uno contro l’altro, in una sfida che si prospetta già elettrica e piena di colpi di scena.

TUTTO SU SKY

La diffusione dell’NBA in Italia, ormai da anni, è governata da SKY. Su SkySport NBA (ed in streaming su NOW) sarà possibile assistere alle prime quattro gare in diretta e in replica. Si inizia stanotte alle 4:00 ora italiana.

Gara 1

LIVE nella notte tra martedì 2 e mercoledì 3 maggio ore 04:00

Repliche mercoledì 3 maggio ore 11:00, 14:00, 19:30 e 22:45

Gara 2

LIVE nella notte tra giovedì 4 e venerdì 5 maggio ore 03:00

Repliche venerdì 5 maggio ore 11:00, 14:00, 19:30 e 22:45

Gara 3

LIVE nella notte tra sabato 6 e domenica 7 maggio ore 02:30

Repliche domenica 7 maggio ore 14:00 e 19:30

Gara 4

LIVE nella notte tra lunedì 8 e martedì 9 maggio ore 04:00

Repliche martedì 9 maggio ore 11:00, 14:00, 19:30 e 22:45

Eventuali gara 5, gara 6 e gara 7 verranno comunicate in seguito.

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