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Giovani stravolti SOCIALmente

Calcio e dintorni

Giovani stravolti SOCIALmente

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La grande pioggia dei social ha colpito tutti, in qualsiasi ambiente e in qualsiasi contesto. Parlare di era social ai giorni d’oggi sembra più una parola del passato, come se quella vecchia era – precedente al nuovo mezzo di comunicazione – puzzasse di preistoria.

Una preistoria, però, che deve essere riconosciuta nell’arco di soli dieci anni fa. Nella prima decade del duemila questo mondo non esisteva affatto, specialmente nell’ambito pubblico. I più rigorosi potranno anche lamentarsi dicendo: “Ma Facebook esisteva già”. Si, è vero, però aveva importanza durante la vostra giornata? Assolutamente no.

Adesso questa nuova aria fresca, e non maleodorante, ricopre i più giovani e anche i più vecchi. Ci sorprendiamo sempre di come le generazioni “intermedie” possano capire il linguaggio social e farlo proprio. Come dicevamo il vento ha portato queste piattaforme in ogni ambito e ovviamente anche in quello sportivo, nel caso che analizzeremo più calcistico.

Il football è immerso di like, commenti, dirette, condivisioni e di tutti i “prodotti zuckerberghiani e williamsiani”. Il nuovo modo di comunicare ha portato ad una velocità impressionante nel lanciare messaggi e farli arrivare al pubblico interessato, nel caso del calcio diciamo il pubblico più largo e vasto di sempre.

Il basket, il baseball, la pallavolo e molti altri sport anche unendosi non potrebbero mai arrivare alle cifre che il pallone porta. Questa diffusione lancia le grandi star mondiali verso il successo e il seguito più assoluto. Il tanto e già citato CR7, da solo, registra i 121 milioni e 900 mila followers contro i soli 88 milioni tra l’NBA, NFL, Yankee, Kobe Bryant, Albert Pujols (2 volte MVP), Giancarlo Stanton, Roger Federer e Lebron James. Diciamo non proprio gli ultimi brand/scappati dello sport internazionale.

Questo discorso, però, è ormai sotto gli occhi di tutti, così come il risvolto economico che il social ha sulla vita dei club, dei calciatori e dei vari brand che investono in questo sport. E’ diverso, invece, il forte impatto che i nuovi media – anche quelli tradizionali, attenzione – hanno sui giovani e sul loro possibile futuro.

GIOVANI STRAVOLTI SOCIALMENTE

I casi presi in considerazione saranno tre.

Il primo è quello di Hachim Mastour, giocatore noto a tutti proprio per la potenza mediatica a cui il giocatore è stato sottoposto e dal talento certo, per alcuni, fra cui il suo vecchio procuratore, sprecato per via di parecchi fattori: psichici, mentali, fisici e un forte impatto con il pubblico che da subito si aspettava il nascere di una nuova stella.

 

Mastour da solo, tenendo conto solo del social network Instagram, ha più di 657 mila followers; più di quelli di Cutrone (523 M) che qualcosa di reale ha fatto in Serie A, quasi tre volte tanto quelli della Lazio (246 M), 5 volte più di quelli di Sofia Goggi (attualmente neo-regina dello scii italiano), 6 volte in più di quelli dell’ex presidente del consiglio italiano, nonché presidente storico del Milan, Silvio Berlusconi. Insomma un risultato al netto non proprio così brutale.

Il problema di Hachim sono stati i social? No. Il discorso che si vuole fare non è questo ma sicuramente avere l’intera città di Palermo (670 mila abitanti), come seguito, ti può far cambiare durante la vita di tutti i giorni. Il mondo cambia anche in base a chi ti segue, in base a quanti soldi ti girano intorno e in base alle aspettative che hai. C’è una frase che dice: “Meglio essere il numero due ma con le aspettative dell’ultimo, piuttosto che essere il numero uno con le aspettative da numero uno”. Tradotto in poche parole, livella il tuo grado di successo e sii paziente, se il talento ce l’hai uscirà fuori anche su tutti gli altri fronti, telematici e non.

 

 

Un caso intermedio può essere quello di Kylian Mbappè, scoppiato dal nulla ma non con troppe aspettative se non dopo averlo visto giocare in Ligue 1 già ad altissimi livelli. Dopo le sue prime 10 partite i suoi dati social sono schizzati e Instagram segnalava già una cifra vicina ai 200 mila followers. Nulla rispetto ai suoi attuali 7,1 milioni di fan. Significativo, però, il suo livellarsi in maniera costante. Il giocatore è stato realmente pompato quando ha portato giocate e numeri da Houdini in veri campi da gioco, il passo ormai era fatto e giustamente il social media manager ha spinto più del dovuto per aumentare la “forza mediatica” dell’enfant prodige. Attualmente il numero 29 del Paris Saint Germain sta conquistando ogni giorno il suo spazio social e ha capito dove e come poter comunicare con il suo pubblico. La sua leggerezza, la sua vita di tutti i giorni e il suo esser, davvero, un giocatore superiore alla normalità, ha fatto di lui anche un campione social, il successo porta successo e giustamente i dati riflettono quello che attualmente è il miglior prospetto futuro che abbiamo – o almeno così è descritto dalla maggior parte dei giornali europei – nel vecchio continente.

 

 

L’ultimo caso è quello di uno che ancora deve costruirsi, che ancora non ha fatto chissà che straordinarie giocate ma che il talento sembra – o forse è – noto a tutti: Jadon Sancho. Il giovane inglese, ex Manchester City, è in forza al Borussia Dortmund dove sicuramente proverà a mettersi in mostra per poi provare a “ri-emulare” il destino dei vari Reds, Dembelè, Gotze, Lewandoski ecc. Per i pochi che non lo conoscessero possiamo descrivere Jadon come un Neymar anglosassone, cerca molto la giocata, a volte anche esagerando e lo spettacolo per meravigliare il pubblico. Oltre ad un’immensa dote nel dribbling, nel suo repertorio può anche vantare di una fantastica accelerazione e agilità nel saltare l’uomo.

Detto questo, passiamo al suo lato e rischio social. La situazione è davvero in mezzo a quella di Mastour e quella di Mbappè, difatti l’ala inglese ha più di 200 mila seguaci. Rispetto al marocchino, Jadon, ha fatto di più e già si sta facendo valere in Bundesliga, diciamo che le qualità sembrano già evidenti. Rispetto a Mbappè, però, non ha ancora la “farcia” del campione, quell’essere fuoriclasse che gli permette di gareggiare a pari con i vari Dybala, Neymar, Coutinho e così via. Il rischio sta diminuendo ma continua ad esserci. Diverso, però, il discorso fatto da Mastour. Le sue giocate non sono state caricate dal suo procuratore ma sono più virali per via della “realtà” che c’è dietro ad una giocata fatta in campi di serie superiori, e quindi visibili e pronte ad essere riprese da tutti. Non solo dagli addetti ai lavori.

Sancho ogni giorno guadagna 1500 followers, una buona media destinata a rialzarsi di colpo davanti a ottime prestazioni.

 

La differenza tra questi tre campioni dà il risultato: i giovani devono essere esposti al grande pubblico solo davanti ad un talento già pronto, e non al talento di un ragazzo che disputa campionati in primavera o addirittura nell’ambito degli allievi. Livellamento.

 

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Calcio e dintorni

ESCLUSIVA – Errico Porzio: “Il segreto del successo? Dare spazio all’estro, ma con dedizione”

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ESCLUSIVA ERRICO PORZIO – Il tema dell’alimentazione ha spesso generato molti dubbi e polemiche nel suo rapporto con il mondo dello sport, creando molte discussioni su diete sane e bilanciate per mantenere la miglior condizione possibile. Tuttavia, spesso ci si interroga su quale sia la relazione ideale tra cibo ed attività fisica, ma in pochi riescono a fornire una soluzione ben determinata.

La redazione di Numero Diez ha avuto il piacere di affrontare questo argomento con Errico Porzio, grande esperto della sfera alimentare. Porzio è un pizzaiolo campano molto celebre sui social network, sui quali conta complessivamente 1.5 milioni di follower. Oltre ad essere un pizzaiolo molto celebre, è un grande tifoso del Napoli e, ai nostri microfoni, ha espresso le sue sensazioni ed emozioni in merito a questa stagione molto positiva per i partenopei.

L’INTERVISTA AD ERRICO PORZIO

L’alimentazione, per un atleta, è uno step cruciale per avere successo nell’attività fisica. In qualità di figura esperta nel campo alimentare, cosa pensa di tutte quelle leggende e tabù su diete rigorose e sull’imposizione di limiti per il consumo di prodotti come la pizza?

“Oltre che un pizzaiolo io sono stato e sono tuttora uno sportivo. La cosa importante è affidarsi a persone che capiscono davvero di equilibrio alimentare, e non ad improvvisati o appassionati. Io, ad esempio, quando vado in palestra potrei sempre mangiare una pizza. Per chi non fa attività fisica, non si può abusare di carboidrati in generale e bisogna sapersi controllare. Condanno assolutamente chi elimina la pizza dalle diete, e te lo dico da persona che andando in palestra può mangiarla anche 3 volte a settimana”.

I suoi locali hanno mai ospitato dei giocatori? Se sì, c’è qualche aneddoto che vorrebbe raccontarci?

“L’ultimo aneddoto molto curioso riguarda Alessandro Zanoli. È stato mio ospite nel locale sul lungomare di Napoli e mi ha chiesto lui la foto. È stato un episodio molto simpatico, sembrava quasi mi volesse prendere in giro, ma mi ha fatto enormemente piacere. Però in realtà lui già mi conosceva e si era ricordato che ero stato a Castel Volturno qualche giorno prima per seguire gli allenamenti del Napoli. Inoltre abbiamo avuto clienti in passato come Ancelotti, che ordinava da casa, Pepe ReinaGabbiadiniCallejon, che abitava a poche centinaia di metri dalla pizzeria”.

In una sua recente intervista lei ha dichiarato: “Nelle pizze, vale come per il calcio: conta l’estro. Ogni calciatore ha un ruolo diverso, e, allo stesso modo, esistono diversi tipi di pizzaiolo con varie qualità”. Alla luce di questa dichiarazione, quanto è importante, secondo lei, esaltare le capacità individuali di un professionista e farle coesistere con il lavoro di squadra?

“È davvero importante. Io feci il paragone con una squadra di calcio, in cui trionfa il gioco di squadra, però è anche normale che al suo interno si esaltino le singole qualità. In questa stagione, per esempio, il Napoli ha avuto Osimhen come finalizzatore, Kvaratskhelia che faceva la differenza, Lobotka Anguissa che a centrocampo sono stati maestosi. Quindi, oltre al gioco di squadra bisogna dare sempre spazio all’estro e alla personalità. Anche nel caso del pizzaiolo, saper ascoltare ed individuare chi all’interno di un gruppo può fare la differenza e affidargli determinate responsabilità, altrimenti saremmo tutti uguali. Invece, c’è il personaggio più conosciuto, il più veloce, quello bravo a fare la pizza, quello veloce a fare gli impasti…

La cosa perfetta sarebbe trovare colui che, a prescindere da tutto, si intravede abbia qualità importanti, per dargli sicuramente più spazio e permetterti di fare la differenza all’interno di un locale. Ovviamente questo discorso vale per ogni lavoro di squadra, è una caratteristica generale della vita. Io uso sempre l’espressione “s’adda sape’ fa'” per esprimere questo concetto ed è riferito a qualsiasi elemento della vita. Se c’è qualcuno che ha estro e si applica con spirito di sacrificiodedizione passione, allora sicuramente può aiutare. Quindi, oltre alla bravura serve anche molta dedizione per fare bene”.

Nelle ultime settimane lei ha girato per tutta Italia a causa di eventi importanti a cui ha partecipato, come a Milano. Che atmosfera si respirava in città in attesa della finale di Champions League che affronterà l’Inter?

“Io sono stato a Milano il giorno del ritorno dell’euroderby. Già in quel momento c’era un umore ottimista da parte dei tifosi dell’Inter, meno da parte dei tifosi del Milan, che si erano già rassegnati dopo lo 0-2 dell’andata. Da parte interista, ovviamente, c’è grande entusiasmo e soprattutto consapevolezza che dall’altro lato c’è una squadra che ha battuto l’altra probabile finalista, che era il Real Madrid. Il caso ha voluto che si sono scontrate in una semifinale, ma in realtà si pensava che una vera finale fosse stata proprio quella. E non c’è stata partita”. 

La finale è una partita secca e fa storia a sé. Un episodio può indirizzarla verso una o l’altra strada, ma tutti siamo consapevoli che dall’altro lato c’è il Manchester City, una squadra di un livello superiore. Se dovessimo parlare di percentuali, personalmente direi 70% Manchester City 30% Inter. Il calcio, come dicevamo prima, è un gioco di squadra, però effettivamente i Citiziens, oltre che la squadra, hanno 15/16 fenomeni“.

Lei è un grande tifoso del Napoli, come attestato dalla produzione di giacche personalizzate per lei e il suo staff, oltre alla pizza inedita per celebrare la vittoria del campionato di Serie A. Ci racconta come ha vissuto i festeggiamenti e i momenti più belli della stagione?

“Sembrerà strano, ma uno dei momenti più belli della stagione è stato Napoli-Liverpool del girone di UCL. Fino a quel momento il Napoli macinava vittorie e bel gioco, ma fino a quel momento non aveva mai avuto un rivale di alto livello. Dopo quella partita, mi sono auto-convinto che il Napoli avrebbe vinto lo scudetto. Registrai un video con un membro del mio staff tifoso del Milan in cui dicevo che il Napoli avrebbe vinto il campionato con un mese o due mesi di anticipo sarebbero arrivato tra le prime 4 di Champions. Mi sono sbagliato solo in quest’ultimo caso, ma ci siamo andati molto vicini, anche a causa della sfortuna nelle due partite contro il Milan. Comunque, Napoli-Liverpool mi diede la consapevolezza che il Napoli quest’anno sarebbe stato inarrivabile.

Il titolo non è mai stato in discussione ed era solo questione di tempo. Abbiamo vinto con 5 giornate d’anticipo, ma già 6 giornate prima era tutto fatto, anche in caso di eventuale spareggio contro la Lazio, se le avesse vinte tutte. La vittoria molto anticipata ha fatto sì che i festeggiamenti ci fossero tutte le settimane, già dopo Juventus-Napoli 0-1, ben 7 giornate prima della fine del campionato, e si impazziva. Io ero all’aeroporto tra i 10/15mila tifosi ad accogliere la squadra rientrante e c’era aria di festa, si gridava, si cantava. Ho vissuto tutti i 3 scudetti del Napoli: il primo non si scorda mai, ma l’ultimo appena conquistato ha avuto una durata così lunga che ci siamo quasi stancati di festeggiarlo.

Il presidente De Laurentiis è molto bravo ad organizzare feste e celebrare le vittorie e in ogni vicolo e quartiere di Napoli si respirava l’aria di gioia che si aspettava da 33 anniIn particolare, Udinese-Napoli rimarrà nella storia. I miei figli e i miei fratelli mi hanno portato un pezzo di prato dallo stadio di Udine e questo è un ricordo storico”.

Per rimanere in tema Napoli e festeggiamenti, come festeggerà domenica 4 giugno la premiazione ufficiale degli azzurri?

“Non so se andrò allo stadio. Io preferisco stare per strada tra la gente, cantare e divertirsi piuttosto che trattenersi dopo la partita. Ripeto, stiamo festeggiando da due mesi e, arrivati ad un certo punto, si preferisce festeggiarlo in modo diverso. Le partite del Napoli ormai sono un obbligo di proseguire il campionato, ma danno al mister la possibilità di provare nuovi giocatori. Effettivamente ogni partita del Napolisia in casa che fuoriè una festa. Questo mi rende molto orgoglioso da tifoso e tutto ciò ha dato nuova linfa non solo alla Campania, ma a tutto il Sud Italia.

Girando spesso per il Paese da Nord a Sud, devo essere sincero, ogni tifoso si è dimostrato felice della vittoria del Napoli. Vincere a Napoli non è come farlo in altre città: solo chi ci vive sa cosa significa. Siamo molto felici di questa vittoria, soprattutto perché arrivata in modo schiacciante. A volte l’organizzazione conta più del potere“.

Cosa pensa dell’addio di Spalletti e chi le piacerebbe come allenatore per la prossima stagione?

Spalletti ha dato delle motivazioni più che valide. Non ha detto di lasciare Napoli per allenare un’altra squadra, anche perché dopo uno scudetto e tutto quel che ha vissuto in due anni, sarebbe stato molto difficile da digerire, soprattutto se avesse trovato squadra in Italia. Lui va via per restare con la famiglia e godersela, per stare più sereno. Effettivamente vincere a Napoli ed esserne l’allenatore comporta molte responsabilità. In strada si è osannati se si va bene, ma si può essere disprezzati molto se si va male. Quest’anno l’atmosfera di grossa responsabilità si è sentita sin da subito, per fortuna dei tifosi, ma sfortunatamente per lui. Essere tra i favoriti comporta di non poter sbagliare e, secondo me, è davvero molto stressante ed intenso, soprattutto per lui che non si sposta mai da Castel Volturno.

Come prossimo allenatore del Napoli ho un altro “sogno nel cuore”. Ci sono 3 allenatori che apprezzo in ordine crescente. Al terzo posto Thiago Motta, che mi piace tanto e sta facendo cose importanti a Bologna, dimostrando di poter essere un buon allenatore. Poi, al secondo posto metterei De Zerbi, ma ha una clausola molto alta e difficilmente può avverarsi. Al primo posto, nonostante tutti facciano i nomi di Italiano, Benitez, Conceiçao, io considero Jurgen Klopp l’allenatore ideale per una piazza come Napoli. Sembrerebbe che a fine anno possa divorziare con il Liverpool e lo vedrei veramente molto bene a Napoli”.

                                                              Fonte immagine di copertina: profilo instagram di Errico Porzio                           

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Calcio e dintorni

Guai in vista per Quincy Promes: mosse accuse per possesso di cocaina

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Promes

Il Servizio d’Accusa Pubblica dei Paesi Bassi ha condannato Quincy Promes, giocatore dello Spartak Mosca, per possesso e trasporto di cocaina. L’avvenimento risale al 2020, quando erano avvenute le intercettazioni di 1370 kg di sostanze stupefacenti, trasportate dal giocatore olandese, dal valore complessivo di circa 75 milioni di euro,  secondo quanto riportato da NOS.

L’ex giocatore di Ajax Siviglia, tra le altre, sarà al centro della discussione di un’udienza preliminare che avrà luogo il prossimo lunedì, 5 giugno. In seguito al processo, l’accusa potrà essere chiarita definitivamente, ma si tratta di una situazione molto delicata e rischiosa per il classe ’92, già al centro di altri problemi legali.

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Calcio e dintorni

Heysel, Infantino ricorda le vittime: “Mai più tragedie simili”

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Nella giornata del ricordo della Strage dell’Heysel, avvenuta 38 anni fa, il presidente della FIFA, Gianni Infantino, ha espresso il suo cordoglio su Instagram.
Nella storia postata qualche ora fa, Infantino scrive:

“Oggi vorrei ricordare la strage dell’Heysel, avvenuta il 29 maggio 1985….con la speranza che tragedie come quella non accadano più in futuro”.

Un messaggio di speranza che raggiunge tutti gli appassionati di calcio, in un giorno triste che nessuno deve dimenticare.

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Calcio e dintorni

Inter, parla la moglie di Inzaghi: “Simone conosce bene il City”

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Inzaghi

Intervenuta sulle pagine di “Diva e Donna”, Gaia Lucariello, moglie di Simone Inzaghi, ha parlato dell’imminente finale di Champions League tra Inter e Manchester City. In particolare, la signora Inzaghi ha dichiarato quanto segue:

“Simone sa benissimo quanto sarà dura per l’Inter, perché conosce molto bene il City. Prima della semifinale mi aveva addirittura detto che avrebbero vinto 4-0 con il Real Madrid e così è stato. Questo fa capire quanto loro siano degli alieni, ma lui è pronto e sa come fermarli”.

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