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Serie A, 7° giornata: i pronostici di Numero Diez

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Serie A, 7° giornata: i pronostici di Numero Diez

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Come di consueto ritroviamo i nostri cari lettori per consigliare, secondo analisi studiate e ragionate, le migliori quote per i match domenicali. Tra possibili sorprese e certezze inaffondabili ecco i pronostici per far saltare il banco.

BOLOGNA – UDINESE

Bianconeri favoriti, lo dicono i numeri. Gli 8 punti dei friuliani, il doppio rispetto ai rossoblù, raccontano una squadra ben più in forma degli avversari. Spulciando le statistiche tra l’altro ci accorgiamo di quanto qeusta sfida possa davvero essere indirizzata. Il Bologna infatti, nelle ultime 5 partite casalinghe, ne ha vinta soltanto una e, viceversa, nelle ultime 5 trasferte, l’Udinese ha perso soltanto in una.

FACILE – Under 3.5, qt 1.15 : negli ultimi 6 scontri di Serie A tra le compagini, solamente una volta ci sono stati più di 3 gol. Se a questo uniamo che nelle 6 giornate di Serie A 2018/19 nessuna delle due squadre ha concluso una gara con almeno 4 gol sul tabellino, è presto detto di come possa essere una quota per non rischiare.

MEDIO – Ospite segna Goal SI, qt 1.39 : nel corso della stagione, il Bologna ha chiuso solamente due match senza prendere gol, l’esordio col Frosinone e l’ultima con la Roma, e l’Udinese ha chiuso, allo stesso modo, soltanto un match senza segnare, la trasferta a Firenze. L’unione di questi due dati ci mostra quanto possibile e concreta sia la possibilità che i friulani vadano a segno.

DIFFICILE – (esito finale) 2, qt 3.00 : il momento di forma negativa del Bologna, tolto il miracoloso 2-0 contro la Roma, potrebbe non interrompersi definitivamente contro una squadra tutt’altro che semplice da affrontare come l’Udinese. Se dovessimo pronosticare la vincente della sfida, noi ci fionderemmo sugli ospiti.

MARCATORE – Lasagna (Udinese), qt 2.75 : considerando lo straripante De Paul, non ci stupiremmo se a giovarne, oltre all’argentino stesso, sia anche il centravanti friulano.

CHIEVO VERONA – TORINO

Non un inizio felice per il Torino di Mazzarri, con solamente 6 punti in altrettante partite. Di fronte però ha una squadra che per ora ha dimostrato veramente poco o nulla. I 7 punti di gap, complice anche la penalizzazione, dimostrano il divario tra le due formazioni. Dovere di cronoaca per il Chievo ancora secco di vittorie.

FACILE – Ospite segna Goal SI, qt 1.20 : il Chievo ad oggi risulta la seconda peggior difesa del campionato, con solamente un cleen sheet all’attivo. Belotti & co potrebbero trovare vita facile per la via del gol.

MEDIO – (combo) X2+Under 4.5, qt 1.34 : riteniamo che il Torino non possa permettersi di uscire dal Bentegodi senza punti. Se aggiungiamo che in nesssuna partita Chievo e di Torino vi sono stati più di 4 gol, la quota sembra invitante.

DIFFICILE – (esito finale) X, qt 3.25 : nelle ultime 5 trasferte il Torino ne ha pareggiate ben 4. Considerando inoltre anche la scorsa stagione, il Torino è la squadra che ha il numero maggiore di pareggi esterni in tutta Europa. Statisticamente parlando il segno di questa partita tende proprio all’X.

MARCATORE – Belotti (Torino), qt 2.25 : nonostente 8 incontri giocati contro i clivensi, il Gallo non ha mai segnato ai gialloblù. La gara può essere quella giusta per sfatare il tabù.

FIORENTINA – ATALANTA

Tutti i numeri dicono che l’Atalanta non ha speranze. Negli ultimi 12 incontri i bergamaschi non sono mai riusciti a battere i viola. Se a questo aggiungiamo che a Firenze l’Atalanta non vince dal 1993, il risutato sembra scritto.

FACILE – Casa segna Goal SI, qt 1.20 : nelle ultime 6 partite al Franchi i Gigli hanno segnato la bellezza di 16 reti, dove solamente in una di queste senza gol. L’Atalanta in tutte le trasferte di Serie A quest’anno, ha preso almeno 2 gol.

MEDIO – (doppia chance) 1X, qt 1.37 : proprio per quanto detto prima, non pensiamo che l’Atalanta di quest’ultimo periodo possa interrompere l’imbattibilità viola.

DIFFICILE – Multigol casa 2-4, qt 2.18  : sempre secondo le statistiche, sia dei gol subiti dai bergamaschi, che di quelli segnati dalla Fiorentina, possiamo pensare che questa, in casa, possa tranquillamente segnare almeno 2 gol, senza dilagare.

MARCATORE – Simeone (Fiorentina), qt 2.75 : il Cholito, in 4 presenze contro i bergamaschi non hai mai trovato la via della rete. Questa volta può essere quella buona.

FROSINONE – GENOA

I padroni di casa sono la squadra peggiore del campionato. Peggiore attacco, 0 reti, e peggior difesa, 16 gol. Il Genoa sta vivendo invece un ottimo momento di forma, ma le statistiche dicono male. Nelle ultime 5 partite fuori casa i rossoblù hanno sempre perso, con una media, tra l’altro, di 3 reti subite a partita. L’occasione è ghiotta per interrompere la maledizione.

FACILE – Ospite segna Goal SI, qt 1.26 : nelle ultime 3 partite il Frosinone ha subito 11 gol, mentre il Genoa è sempre andato a segno. Gol dei rossoblù quasi scontato.

MEDIO – Multigol 2-4, qt 1.56 : gli ultimi due scontri diretti hanno visto la bellezza di 4 gol segnati, prima con un 4-0 Genoa, poi con un 2-2. Difficile pensare che si possa fare meglio, ma una via di mezzo è il giusto compromesso.

DIFFICILE – (esito finale) 2, qt 2.25 : come detto sopra i liguri perdono in trasferta da 5 partite consecutive. Il disastrato Frosinone è davvero l’avversario giusto per tornare a vincere anche fuori da Marassi.

MARCATORE – Piatek (Genoa), qt 2.00 : in 7 partite stagionali ha segnato in tutte le occasioni, siglando 10 gol. La difesa peggiore della Serie A potrebbe non bastare decisamente per fermare la furia polacca.

PARMA – EMPOLI

La sfida salvezza di questa giornata. A dividere le due squadre sono solo due punti, ma il Parma sembra essere leggermente favorito. In casa i parmigiani hanno perso solamente contro la Juventus nelle ultime 8 partite, mentre i toscani non vincono in trasferta da 5 partite. Se contiamo lo scontro diretto, tra A e B, è l’Empoli a non essere mai stato sconfitto nelle ultime 5 gare. Gara molto equilibrata.

FACILE – Multigol 1-4, qt 1.17 : due squadre non contraddistinte per la loro propulsione offensiva. Se togliamo lo 0-0, qualunque risultato può rientrare tranquillamente in questa fascia di gol.

MEDIO – (doppia chance) 1X, qt 1.38 : proprio per le statistiche sopracitate, il Tardini sembra essere una fortezza. Non vediamo un Empoli così in forma da poter uscirci con i 3 punti, visto che non vince dall’esordio stagionale.

DIFFICILE – (combo) 1X + Nogoal, qt 2.80 : se a ciò che abbiamo detto prima uniamo il fatto che nelle ultime 6 partite del Parma ben 4 sono finite con una squadra asecco di reti, possiamo pensare che la suggestione del fattore casa possa tener inviolata la porta crociata.

MARCATORE – Inglese (Parma), qt 2.50 : se dovesse trovare il gol la formazione di casa, pensiamo che il cenravanti crociato possa essere l’uomo ideale.

SASSUOLO – MILAN

Una sfida sempre avvincente. Una rivalità nata con il tempo che ha visto trionfare molte volte la squadra emiliana. Terzo in classifica, il Sassuolo si presenta in una condizione straripante contro un Milan alle corde, reduce da 3 pareggi consecutivi. Nelle ultime 6 partite in casa i neroverdi hanno trionfato ben 5 volte, mentre il Diavolo ha vinto solo una volta nelle ultime 7 trasferte, prendendo sempre almeno un gol Un incontro che, ad oggi, è molto più equilibrato del previsto.

FACILE – Over 1.5, qt 1.20 : considerando le 6 partite del Sassuolo e le 5 dei rossoneri sinora, solamente una è finita con meno di 2 gol.

MEDIO – Goal (entrambe le squadre segnano), qt 1.57 : sia il Sasuolo che il Milan hanno segnato almeno un gol in ogni incontro in questa Serie A, in più i rossoneri hanno sempre subito almeno una rete, mentre gli emiliani solamente in 2 delle 6 partite hanno chiuso a porta inviolata.

DIFFICILE – (esito finale) 1, qt 3.10 : statisticamente parlando i momenti di forma delle due squadre convogliano in questo risultato. La mancanza di vittorie fuori casa del Milan, e la fortezza che il Mapei rappresenta per i padroni di casa, rendono la sfida molto complicata per i rossoneri.

MARCATORE – Higuaìn (Milan), qt 2.25 : nell’ultimo incontro di fronte ai neroverdi il Pipita ha siglato una tripletta, e nelle ultime 5 gare complessive ha segnato ben 8 gol al Sassuolo.

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De Vrij pre Inter-Fiorentina: “Concentrato su questa partita. Sono felice qui”

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De Vrij

Da poco diventato padre, Stefan De Vrij ha parlato ai microfoni di DAZN nel pre partita di Inter-Fiorentina, in cui l’olandese partirà dalla panchina. La linea difensiva, infatti, sarà composta da Darmian, Acerbi e Bastoni.

DE VRIJ – “Sono diventato padre, sto provando grandi emozioni. Sono molto felice e concentrato su questa partita. La Fiorentina è forte e gioca bene, ma abbiamo tutti i mezzi per tenere i tre punti a Milano. Siamo molto felici qui, il piccolo Nolan crescerà qui”.

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Sampdoria, Zanoli ci crede: “La salvezza è ancora possibile”

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Arrivato dal Napoli nel mercato invernale, Alessandro Zanoli è diventato una delle pedine fondamentali dello scacchiere di Dejan Stankovic, coach della Sampdoria. L’allenatore serbo ha creduto in lui fin da subito schierandolo a tutta fascia nel solito 3-4-1-2. Il laterale italiano, nell’ultimo turno, ha anche trovato il primo gol della sua carriera in Serie A, nel definito 3-1 ai danni del Verona.

Zanoli è stato intervistato da TMW, rilasciando importanti dichiarazioni. Di seguito riportiamo le sue parole:

GOL CONTRO IL VERONA – “E’ stata un’emozione unica. Questo è un ricordo indelebile che non scorderò mai. E’ il sogno che hanno tutti i bambini.”

UNDER-21 – “E’ sempre un piacere far parte della nazionale, il mio sogno è giocare nell’Italia dei grandi e farò tutto il possibile per riuscirci. Poi sono contento dell’assist per il gol di Mulattieri.”

NAPOLI – “Da quando sono alla Sampdoria sono concentrato solo su di noi. Ovviamente mi fa molto piacere vederli in testa al campionato. La squadra, il presidente e i tifosi meritano la vittoria dello scudetto.”

SAMPDORIA – “Siamo in una situazione abbastanza complicata, ma la vittoria contro il Verona ha portato grande entusiasmo. Siamo convinti che la salvezza è ancora possibile.”

STANKOVIC – “Il mister ha creduto in me fin da subito, e di questo ne sono grato. Ci chiede di dare sempre il 100% in ogni gara e noi dobbiamo essere bravi a ripagare lavorando sodo e portando risultati.”

MODELLO DI RIFERIMENTO – “Per caratteristiche direi Di Lorenzo, ma mi ispiro a Carvajal e Zambrotta.”

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Flash News

Una leggera aritmia spaventa tutti, ma Agüero rassicura: l’accaduto su Twitch

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Aguero

Attimi di preoccupazione, durante una trasmissione live su Twitch, con protagonista Sergio Aguero. El Kun avrebbe, infatti, sofferto una “mini aritmia”, definita così proprio dall’ex calciatore. Nonostante l’invito da parte dello streamer spagnolo, Ibai Llanos, di abbandonare la diretta, in via precauzionale, Aguero ha voluto rassicurare tutti gli utenti collegati:

Sto bene, ho un chip che controlla tutto e manda anche un segnale acustico”.

Dopo essere passato al Barcellona del suo amico Lionel Messi, l’ex Manchester City, al termine del 2021, ha annunciato in lacrime il suo addio al calcio, a causa di problemi cardiaci riscontrati in seguito a un malore accusato nella sfida contro l’Alavez. Una decisione dura, ma necessaria: un duro colpo per tutti, anche per gli amanti del grande calcio.

 

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ESCLUSIVE

ESCLUSIVA – Pellissier: “Nei dilettanti i giovani hanno il posto assicurato! La Nazionale te la devi conquistare”

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Se si pensa ai bomber di provincia del ventunesimo secolo, il nome che balena alla mente non può che essere quello di Sergio Pellissier. Grazie alle 517 presenze e ai 139 gol in tutte le competizioni con il “suo” Chievo Verona, l’ex attaccante è una bandiera del club veneto, e forse una delle ultime del nostro calcio. Sergio ci ha concesso una lunga chiacchierata in esclusiva, con lui abbiamo parlato di tutto: della Clivense, della Nazionale, della questione giovani e di molto altro! Di seguito tutte le sue dichiarazioni.

LA CLIVENSE

Prima di approfondire aneddoti e curiosità sulla sua carriera, però, ci siamo concentrati sul presente. Dopo le vicissitudini del 2021, il Chievo Verona viene escluso dal calcio professionistico ed il primo a dare una mano per ripartire è proprio Sergio, che diventa presidente e tesserato del nuovo sodalizio che nasce dalle ceneri gialloblu, il Football Club Clivense. Dopo un anno in Terza Categoria, Pellissier acquisisce il club dilettantistico San Marino Speme, che assume la nuova denominazione di Clivense SM e disputa il campionato di Eccellenza veneta.

Ci racconti cosa ti ha spinto a gettarti in una realtà come quella del calcio dilettantistico e quali sono i motivi che si celano dietro la nascita della Clivense?

L’amore per il calcio e per la squadra che avevo perso all’improvviso (il Chievo ndr.). Mi dispiaceva innanzitutto personalmente, e poi anche per tutti quei tifosi che non avevano più una squadra per cui tifare, un motivo per stare insieme e un giorno per passare un po’ di tempo con amici di vecchia guardia. Mi sembrava giusto, quindi, provare a far qualcosa di nuovo per una società che mi ha dato così tanto in questi anni”.

L’anno scorso oltre che al presidente hai fatto anche il calciatore uscendo dal ritiro, ti mancava il campo?

“No, onestamente devo dire che il campo non mi mancava e non mi manca tutt’ora. O almeno, di certo non mi mancano gli allenamenti! Sicuramente mi manca far gol e correre ad esultare, quella era assolutamente la cosa più bella del mio lavoro. Sono uscito dal ritiro perché, essendo un progetto nuovo, volevo partecipare anche in campo. lo avevo promesso ai tifosi all’inizio dell’anno e a me piace mantenere le promesse. Poi per coincidenza la mia partita d’esordio è stata la più importante ed è stata quella in cui ci siamo tolti delle grosse soddisfazioni (è stata la gara che ha assicurato alla Clivense la vittoria matematica del campionato ndr.)”.

E per il futuro invece? Quale sono gli obiettivi che vuoi raggiungere con il club? Ti piacerebbe portarlo tra i professionisti?

Mi piacerebbe emulare quello che ha fatto il Chievo o quello che stanno facendo altre società meno importanti di quelle che siamo stati sempre abituati a vedere tra i professionisti. Penso al Südtirol che sta facendo cose straordinarie e questa è la dimostrazione che nel calcio contano le persone che tengono veramente ai loro club e che fanno quel che fanno solo ed esclusivamente per passione“.

IL CHIEVO

Ci avete fatto caso? Non abbiamo ancora toccato l’argomento Chievo Verona, eppure l’ombra del club aleggia – comprensibilmente – sull’intervista. Le altre nostre domande, quindi, non potevano che andare a parare lì.

Quando eri calciatore, la tua qualità più importante era sicuramente la costanza. Hai segnato almeno un gol con il Chievo per almeno diciassette stagioni consecutive: ci spieghi qual è il segreto dietro questo impressionante dato?

Erano altri tempi. I giocatori che come me, nati negli anni ’70 o inizio anni ’80, sono arrivati a certi livelli perché lo meritavano. Abbiamo lottato, ci siamo sacrificati ed eravamo i più forti nelle nostre prime squadre, e quando riesci ad ottenere un qualcosa di così importante non lo lasci prendere da nessuno. Con il tempo non ti adagi sugli allori, ma ti impegni ancor più duramente per meritarti quel posto che hai sognato per anni. Questa credo che sia la differenza più importante con i giovani d’oggi, che magari ti perdi dopo due o tre anni e non sai più nemmeno in che squadra giochino. Io sono arrivato in Serie A a 23 anni e non ero assolutamente uno dei più forti del campionato, anzi, dovevo lottare ogni domenica per conquistarmi anche un piccolo posto la domenica successiva. Ai tempi arrivare in Nazionale, per esempio, sembrava un’impresa, adesso sembra quasi che si debba aprire solo ai giovani, e questa è la cosa più triste. La meritocrazia dovrebbe essere il primo punto sul quale deve basarsi una dirigenza”.

Quello sui giovani è un punto davvero interessante! Perché secondo te molti di loro non hanno più la “fame” di un tempo? Credi che ormai sia diventato troppo facile raggiungere certi palcoscenici?

“Ti faccio l’esempio dei dilettanti. Tra Promozione, Eccellenza e Serie D ci saranno 700/800 squadre e tutte loro devono avere almeno metà della squadra sotto i 22 o i 23 anni. Se vai a fare i calcoli sono tantissimi giocatori, e non credo che siano proprio tutti fortissimi. Ne deriva che devi per forza mettere in campo gente che non ha la qualità per giocare a quei livelli, abbassando la forza complessiva della squadra. Questo di fatto consente ai giovani di avere il posto assicurato senza nemmeno che ci sia il bisogno che si impegnino. Nei quattro anni nei quali potranno giocare da Under troveranno sempre e comunque una squadra, e questo li porta a non migliorarsi e a non ascoltare i consigli dei più esperti, anche perché i più anziani sono in minoranza negli spogliatoi. In contesti del genere i calciatori si illudono di esser pronti a giocare in determinati livelli e quando devono lottare per conquistarsi un posto non sono in grado di farlo. Ripeto che sono arrivato in Serie A a 23 anni dopo aver lottato a lungo in Serie C, se fossi arrivato al top a 17 o 18 anni forse poi non avrei potuto giocare fino a 40 anni“. 

Come hai detto tu stesso hai sempre dovuto lottare per raggiungere certi livelli. Hai iniziato dalla Serie C ma ad un certo punto sei arrivato addirittura in Champions League. Quali sono state le tue emozioni in quel preliminare contro il Levski Sofia?

Le emozioni erano tante anche perché arrivavamo da un campionato straordinario. Avevamo concluso settimi in classifica (con la sentenza Calciopoli saliranno al quarto posto ndr.) qualificandoci in Europa League. Era stato un anno stupendo, nel quale ci eravamo divertiti e ci sentivamo molto in forma. Preparare i preliminare di Champions, però, non fu facile. Abbiamo aspettato la sentenza del processo fino all’ultimo minuto, non sapendo se alla fine avremmo giocato o meno, per questo forse la nostra preparazione non fu adeguata. Abbiamo sbagliato tutto, tanto che poi nello stesso anno siamo addirittura retrocessi, passando dalle stelle alle stalle in una frazione di secondo”.

E come si fa, in questi casi, a orientare i giocatori verso obiettivi totalmente differenti. In che modo la spina rimane attaccata anche in Serie B? Immaginiamo sia un qualcosa di molto difficile.

È difficile se non hai uomini e persone che ci tengono. La società fu molto brava a trattenere quasi tutti quelli che erano in rosa anche l’anno prima. Chi rimase aveva l’obiettivo di dimostrare che la retrocessione era solo un caso, che fossimo ancora giocatori da Serie A. Siamo stati molto bravi, nessuno ha mai mollato, nessuno si è mai tirato indietro, dall’inizio alla fine tutti noi abbiamo lottato per tornare al nostro posto. Anche quello fu un anno straordinario, dominammo dall’inizio alla fine. La fortuna del Chievo fu quella di avere giocatori che ci tenevano e che avevano rispetto per la società, che diedero tutto malgrado dovettero rinunciare a qualcosina sotto il punto di vista degli stipendi stipendi, che vennero abbassati per consentire alla società di far fronte alle spese. È un bell’esempio di come, con gli uomini veri, si possa fare calcio“.

A livello personale, quello fu anche l’anno della tua maturazione. Fai 22 gol e nella stagione successiva arriva anche la chiamata della Nazionale. A quel punto arrivano anche le offerte delle big, su tutte il Napoli, ma insieme al Chievo decidi comunque di non trasferirti. Con il senno di poi è un rimpianto? Ti sarebbe piaciuto fare nuove esperienze in contesti magari più grandi?

Non so se sarei andato via o meno. Fondamentalmente sono un abitudinario: al Chievo mi sentivo a casa, ero lì da anni, mi volevano bene tutti ed ero il capitano. Sono scelte importanti da fare ed io, purtroppo, non ho mai pensato solo al punto di vista economico. I soldi non mi interessavano più di tanto, ma una società importante come il Napoli poteva essere un trampolino di lancio che mi avrebbe portato a diventare un giocatore più importante, o magari avrei potuto smettere prima. Indubbiamente, pensando anche al fatto che con il fallimento del Chievo qualche soldo l’ho perso, è un dispiacere non aver incassato più di quanto alla fine ho fatto. Ribadisco comunque che non ci sono rammarichi per quello che ho fatto in campo e quello che mi ha dato il Chievo. Riuscire a salvare il club ogni anno con i miei compagni mi rendeva orgoglioso di essere il capitano e la bandiera della squadra”.

NAZIONALE

Lo ha già anticipato in alcune sue dichiarazioni, ma Sergio Pellissier vanta un gol all’esordio con la maglia della Nazionale italiana. Il “problema”, se così possiamo definirlo, è che però quella fu la sua prima e unica presenza con la maglia Azzurra. Ne abbiamo parlato.

Ti senti per certi versi nato nell'”epoca sbagliata”? Uno con le tue qualità ad oggi sarebbe presente in pianta stabile in Nazionale e invece ai tuoi tempi la concorrenza era talmente agguerrita dal farti collezionare solo pochissimi minuti in azzurro.

“Devo dire che a volte ci ho pensato (ride ndr.). Sono stato orgoglioso di essere convocato in Nazionale perché credo che debba essere il sogno di ogni giocatore, per questo dovrebbero arrivarci solo ed esclusivamente i più forti di una nazione. Per me quindi essere arrivato a quel livello, anche se forse si trattava solo di un regalo da parte di Lippi in segno di riconoscenza, rimarrà sempre un grandissimo orgoglio ed un bel traguardo. So comunque che in quegli anni non ero uno da Nazionale, giustamente c’erano attaccanti molto più forti di me. Se vogliamo guardare i numeri, allora ero la riserva delle riserve dei titolari e al tempo avevo già segnato una settantina di gol in Serie A e alla fine ho chiuso con 112 reti.

Chi giocava titolare, invece, ha superato le 170 marcature: parliamo di giocatori di altre categorie! Se adesso andassimo a vedere quanti gol hanno gli attaccanti che hanno giocato contro il Malta nell’ultima partita ti verrebbe un po’ da ridere. Se questi sono i giocatori da Nazionale è logico che tu ti chieda in base a cosa si fanno le convocazioni e quali sono i metri di giudizio. Credo, come ho detto prima, che i giocatori debbano essere scelti in base alla loro forza e non alla loro età. Se scegli di dare spazio ai giovani il posto devi farglielo sudare, ma adesso mi sembra che ai primi 20 minuti in Serie A sei automaticamente obbligato a convocare un ragazzo in Nazionale. Questo abbassa la qualità di tutto il sistema, come puoi pretendere che poi quel ragazzo cresca? È già stato in Nazionale, è logico che si senta più forte di tutti. Secondo me queste sono cose da non fare, ma io non sono il CT della Nazionale e Mancini ha dimostrato di poter vincere con le sue idee, se non andiamo al Mondiale per due edizioni consecutive, però, credo che qualche problema nel calcio italiano ci sia”.

BOTTA E RISPOSTA

Prima di salutarci abbiamo proposto a Sergio un “gioco finale”. Una serie di domande a bruciapelo alle quali rispondere in maniera secca.

Chi è stato il tuo idolo da bambino?

Roberto Baggio“.

L’attaccante della Serie A in cui ti rivedi maggiormente?

“Questa è difficile, mi piacerebbe essere come Osimhen: è un giocatore completo ma ha sicuramente più qualità di me“.

L’allenatore più bravo che hai avuto?

“Ne ho avuti tanti ma dico Delneri. Era uno che basava il suo gioco molto sulla difesa e ogni mercoledì pomeriggio ci allenavamo negli undici contro quattro. Vuol dire che tutta la squadra attaccava solo contro quattro difensori, ti posso assicurare che nonostante la superiorità numerica fare gol era quasi impossibile.

Adesso di fatto si difende in undici, con gli attaccanti che devono tornare nella loro metacampo a pressare e a Delneri questa cosa non è mai piaciuta. Una volta, quando ero giovane, tornai in difesa per aiutare i miei compagni e il mister da lontano mi fece: ‘Pelli dove vai? Sei un attaccante, stai su!‘. Questi sono gli allenatori che mi piacciono, gli attaccanti devono saper segnare e non difendere“.

Il compagno più forte con cui hai mai giocato?

“Parlando di attaccanti forse Olivier Bierhoff“.

L’avversario più talentoso che hai mai affrontato?

Ronaldo il Fenomeno, allora era al Milan e non era più quello dell’Inter o del Barcellona, ma era veramente forte“.

Il difensore più arcigno che ti ha marcato?

“Quello che mi dava più fastidio era Alessandro Nesta“.

Qual è il gol più bello che hai mai realizzato?

“Quello di tacco contro il Genoa“.

Il “talento del giovedì” più grande con cui hai giocato? Quel giocatore che in allenamento faceva l’alieno e poi in partita non riusciva ad esprimersi.

Amauri. Alla fine è riuscito ad esprimersi, ma nei primi due anni con noi in allenamento si vedeva che era fortissimo, ma in partita non riusciva mai a dimostrare quello che era veramente”.

Si ringrazia Sergio Pellissier e la Clivense per l’estrema disponibilità e cordialità.

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