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Ciak, si gira! La Serie A raccontata dietro la macchina da presa

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Ciak, si gira! La Serie A raccontata con i film

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Pallone e cinema. Cinema e pallone. Universi paralleli, ma solo apparentemente. Nati per lo stesso scopo, creati con gli stessi principi e ideali. Tutt’altro che rette parallele, perché si intrecciano eccome.

Già tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, quando nascevano i primi cinema e le prime squadre di calcio, cominciavano a prendere forma nell’immaginario collettivo due straordinarie macchine per sognare: una sviluppata su pellicola e nelle sale, l’altra su un campo di terra e negli stadi. Due mondi diversi, arte e sport, che si nutrivano della stessa essenza: lo spettacolo. E ieri come oggi, oggi come domani, cinefili e calciofili vanno sempre più a braccetto.

Citeremo celebri pellicole per offrire una limpida dimostrazione di questa teoria. Con buona pace dei vari Banfi, De Sica, Boldi, Abatantuono e chiunque si sia calato nell’affascinante realtà del pallone offrendone una originale interpretazione e versione. Produzioni che sono diventate veri e propri cult, battute che si dimostrano sempre più di stringente attualità, che non necessitano di alcuna presentazione. Dunque, spostiamoci dalla platea alla macchina da presa.

Rompiamo la quarta parete e concediamoci, per qualche riga, l’onere di improvvisarci registi. La Serie A va al cinema. Associare una pellicola per ogni squadra di massima serie non sarà facile. Quasi una Mission Impossible, tanto per rendere più rapida l’immedesimazione.

ATALANTA – Una luna chiamata Europa

Un nastro insolito, originale, quasi pirandelliano. Un ragazzo, nella cornice di un’Ungheria ferita a morte dalla guerra, scappa da un attentato scoprendo di poter volare. L’Atalanta di Gasperini, la solita Atalanta di Gasperini, un giocattolo perfetto dai meccanismi oliati fino all’esasperazione, riparte da questa convinzione: poter volare. Per raggiungere una luna, che in gergo allude a qualcosa di apparentemente irraggiungibile, fuori dall’immaginario comune: l’Europa. Il grande colpo, la Dea, l’ha già fatto. E ora, sulla luna, in assenza di gravità, potrebbe fare grandi salti. Ma attenzione a non sottovalutare la situazione, il salto nel vuoto potrebbe essere dietro l’angolo. Una cosa è certa: ci sarà da divertirsi. Sedetevi comodi e godetevi lo spettacolo.

CAGLIARI – La seconda volta non si scorda mai

Una piacevolissima commedia, quella di un giovane Alessandro Siani, che prendiamo in prestito per trasferirci in terra sarda. La seconda volta, come la storia d’amore mai realmente tramontata tra il Cagliari e Radja Nainggolan. Una scelta dettata dalla passione e dalla costante brama di fare la differenza. Scacciata la nebbia di Milano, si ritorna a casa. Prima trampolino di lancio, ora, come Ulisse, una casa in cui tornare alla fine di una lunga avventura. Il viaggio del Ninja lontano da Cagliari è durato quasi sei anni. Forse, l’ipotesi di un romantico ritorno gli bazzicava in testa già dagli albori di Roma.

FIORENTINA – Immaturi

Il film con Ricky Memphis, Luca e Paolo, tra gli altri. Una rocambolesca commedia che richiama all’ordine sei ragazzi che, a causa di un disguido burocratico, si trovano a dover rifare gli esami di maturità. Come la Viola, chiamata all’ennesimo esame di maturità, quello che stabilirà se la formazione di Montella è cresciuta, anche solo di qualche centimetro, oppure se il segno sul muro è rimasto quello dello scorso anno. Anche in questo caso, i buoni propositi non mancano: nuovo progetto (inevitabile per dare la scossa a una squadra reduce dalle sabbie mobili della metà classifica), allenatore che conosce – e neanche poco – l ‘ambiente e un buon mercato intenzionato a conservare le prestazioni di un certo Federico Chiesa. Diventare maturi, una volta per tutte. Anche con un 60.

GENOA – Ricomincio da tre

Un geniale Massimo Troisi, nell’incipit del suo capolavoro anni ’80, nonché esordio, mette già le cose in chiaro: “Tre cose mi sono riuscite nella vita, perché dovrei ripartire da zero?”. Tre, come le certezze intorno alla quale il nuovo Genoa di Andreazzoli deve riuscire a far quadro nel corso della stagione ventura: le invenzioni di fase di regia di Schøne, l’asso pescato da un Ajax semifinalista di UCL; la genialità di Saponara, che si è trasferito a chilometro zero alla corte dei Grifoni, dopo un’ultima positiva stagione alla Sampdoria di Giampaolo; infine, ultimi ma non per importanza, i gol di Pinamonti, diretto destinatario dello scettro arrugginito lasciato vacante per il nuovo bomber, reduce da un ottimo Europeo under 20. Vivi per miracolo, a un passo dalla retrocessione. Ora, dalle parti del Ferraris, ci sono tutti i presupposti per rinascere.

LECCE – Ma che bella sorpresa

Contro pronostici e auspici di ogni tipo, il Lecce non vuole raggiungere solo la salvezza. Matricola a chi? Neopromossa sì, ma non fidatevi. La società di Sticchi Damiani, dopo un mese dall’inizio del calciomercato estivo, ha già chiuso importanti trattative: Lapadula, Rossettini, Gabriel e Šachov sono solo alcuni nomi. Si trattano Yılmaz, Ochoa e Mitroglou. Il bello, da ciò che si vocifera nella culla del Salento, deve ancora venire. E se è vero che il buongiorno di vede dal mattino.

 INTER – Quasi amici

Come Conte e i nerazzurri. Un matrimonio insolito, per necessità più che per virtù. Da parte dell’Inter, che aveva bisogno di un condottiero intelligente e carismatico come l’allenatore salentino. Da parte di Conte, che dopo un anno sabbatico voleva ripartire dalla madre patria. Eppure c’eravamo tanto odiati. Per anni incarnazione dello spirito juventino, l’Inter e Conte, per forza di cose, non si sono mai strizzate l’occhiolino a vicenda, ecco. Ma professionista esemplare l’uno, società seria e vincente l’altra, ora concorrono per gli stessi obiettivi. Che sia l’inizio di un’amicizia destinata a protendersi nel tempo, come nel film francese di un ottimo François Cluzet. Solo il campo (e lo spogliatoio) potranno dirlo.

JUVENTUS – Il ragazzo di campagna

Le difficoltà di un giovane Renato Pozzetto nel calarsi nel nuovo contesto urbano, apparentemente incompatibile con le sue radici contadine. Il buon Sarri da Figline Valdarno, in Toscana, per certi versi ricorda un po’ l’attore milanese: un tecnico, che il volgo definisce stereotipandolo “provinciale”, per via del suo aspetto burbero e di un diploma da allenatore conseguito alla modica età di cinquant’anni, che si trova ad avere a che fare con una realtà grande e delicata come quella di Torino. L’intento è quello di colmare le lacune tecniche di un calcio che è stato molto più cinico, opportunista ed efficace che bello e votato all’attacco. Servirà tempo, come d’altronde qualsiasi rivoluzione che si rispetti. Ma se Sarri dovesse riuscirci.

LAZIO – I soliti (ig)noti

Come ogni anno. Come da sempre. La solita Lazio, a cui non piacciono riflettori e occhi puntati. La solita squadra, col solito allenatore, coi soliti senatori. Una squadra che fa della continuità il suo punto chiave e da diversi anni a questa parte, pur partendo contro i favori della critica, è pronta a inserirsi dalle retrovie per dar fastidio alle big. Inoltre,  i soliti acquisti, per lo più sconosciuti, pronti a rivelarsi piacevole scommesse (vinte) nel corso della stagione. Un nome, quello di Manuel Lazzari, che potrà a lungo andare fare la differenza. Nel celebre film di Monicelli, il misero bottino dei soliti ignoti, dopo un’avventurosa serie di peripezie, è costituito da un piatto di pasta e ceci. Ma siamo certi che la solita Lazio saprà fare di meglio.

MILAN – Parto col folle

Per certi versi, in questo momento, si addirebbe più un titolo come “Non ci resta che piangere”, visti i presupposti, non completamente positivi, su cui sta nascendo il nuovo Milan di Giampaolo. Un mercato fino a questo momento senza grosse aspettative, con quel disperato bisogno di top player per rendere competitiva una squadra che ha perso anche l’Europa League. Ma senza fare i catastrofici, ci rifacciamo alla commedia di Downey e Galifianakis, una commedia da lieto fine. “Parto col folle”, senza aspettative, non si sa con che marcia e con quale andamento. Non si sa nulla. O la va o la spacca. Un grosso in bocca al lupo, va fatto a Giampaolo: il lavoro, i quel di Milanello, non sarà per nulla semplice.

ROMA – Ti lascio perché ti amo troppo

Torna in auge Siani con la solita commedia, stavolta dall’insolito retrogusto nostalgico. La Roma di Fonseca, come succede da qualche anno a questa parte, ha perso due dei suoi pezzi più pregiati. Due difficili da immaginare nell’atto di abbandonare la nave per primi. Due che sembravano, appunto, promettere amore eterno alla città eterna. Si scriveva Manōlas ed El Shaarawy, si leggeva Roma. Una volta. Poi si diventa grandi e si prendono altre strade. L’uno ha scelto il fascino di un progetto costruito dal basso e con mille ambizioni, l’altro ha intrapreso la comoda via della Cina per dire temporaneamente addio al frenetico calcio europeo. Ora Petrachi si dovrà rimboccare le maniche per cercare di far dimenticare anche gli addii di De Rossi e Totti. Non con il vino, ma con gli acquisti. Per ora, il bicchiere è più mezzo vuoto che mezzo pieno. E sì, anche di lacrime.

NAPOLI – Il cacciatore di ex

Un film, quello diretto e interpretato da Lucio Pellegrini, emblematico per il titolo più che per la trama. Per il Napoli, è, ancora una volta, anno da dentro o fuori. Che sia – finalmente – l’anno buono non lo sa nessuno. Anche perché all’ombra del Vesuvio regna sovrana la scaramanzia e nessuno si permette di azzardare pronostici. E dalle parti di Dimaro, ancora meno, visti gli errori commessi in passato. Per ora, l’arma principale rimane la medesima: la continuità. La continuità di un progetto, cominciato da Sarri e mai realmente interrotto neanche con il passaggio di testimone di Ancelotti. Sarri, che ora il Napoli, da vera ex, dovrà cercare di colpire e affondare.

SPAL – Scusate se esisto

Eccola, la squadra più dimenticata, costantemente trascurata di tutta la Serie A. Una squadra che da due anni a questa parte viaggia a vele spiegate verso un’ inesorabile salvezza. E anche qualcosa in più. Nessun messaggio e nessun avvertimento, la squadra di Semplici li ha già mandati da tempo. Alla fine parlano i fatti, in fondo. L’ammazzagrandi è pronta a ripetersi. Ne sa qualcosa la Roma, che ancora trema al pensiero dei 6 punti persi contro i terribili ragazzi di Ferrara. Ora si attende la consacrazione.

BRESCIA, VERONA e SASSUOLO – Il buono, il brutto e il cattivo

Partiamo col buono, il Brescia di Corini, la trionfatrice indiscussa dell’ultima cadetteria, il Brescia di Donnarumma e di Tonali, di Torregrossa e Romagnoli. Il brutto è il Verona, l’opportunista terza matricola, salita per il rotto della cuffia sul pullman diretto verso la Serie A, dopo una stagione giocata sottotono e senza grossi auspici. Il cattivo è invece il Sassuolo di De Zerbi, in massima serie da ormai 5 stagioni, autentica bestia nera di Inter, Roma e Milan tra le altre. Elemosina punti con le “piccole”, per poi punire le big. Cattiva, ma anche bella, per questo.

BOLOGNA, UDINESE e PARMA – Si accettano (altri) miracoli

Le tre miracolate. Tre squadre che con immensa caparbia si sono aggrappate all’ultimo appiglio della montagna della massima serie. Non contente, alcune, hanno continuato a scalarla, come se ci avessero preso gusto. Altre si sono accontentate di una serena salvezza, svolgendo il compitino di rispettare gli obiettivi prefissati a inizio stagione. Bologna e Udinese, rispettivamente decima e dodicesima forza dell’ultimo campionato, hanno vissuto un decisivo cambio di passo con i nuovi allenatori. Si sono rialzate, hanno cercato di riportare in auge i loro nomi, con discreto successo. Un rush finale doveroso e terribilmente efficace. Il Parma invece, partita bene, ha conosciuto un periodo di black-out che sembrava poter condannare gli emiliani. Poi, dopo la 34esima giornata, il risveglio dal letargo, provvidenziale.

SAMPDORIA e TORINO – Fratelli d’Italia

Con 18 italiani per i blucerchiati e 16 per i granata, Sampdoria e Torino sono le due squadre più made in Italy dell’intero campionato. Come nel tridente dei sogni con Calà e Boldi dietro alla punta di diamante De Sica, che promette davvero tanti gol. Due squadre simili, con affini ambizioni e progetti.Stessa – a quanto pare – politica. Il Toro di Mazzarri, reduce da una stagione al di sopra delle aspettative, è pronta a esportare il tricolore anche nell’Europa cadetta. La nuova Sampdoria di Di Francesco, invece, cercherà di colmare il gap di 10 punti che li separa proprio dai granata. Si dice che gli italiani do it better. D’altronde, il calcio, almeno nella sue versione tattica e difensiva, è un po’ come se fosse stato inventato nello Stivale. Sampdoria e Torino sono pronte più che mai a dimostrarlo sul campo.

Fonte immagine di copertina: profilo Twitter Serie A

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Arrivano le parole di Gravina su Acerbi: “La sentenza va rispettata”

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FIGC

Dopa la decisione del giudice sportivo di assolvere Acerbi sono arrivate le dichiarazioni del presidente della Figc Gabriele Gravina circa l’accaduto. Nelle ultime ore la sentenza aveva scatenato le reazioni più disparate, a partire dall’indignazione del Napoli resa nota tramite un suo comunicato ufficiale. A cercare di placare le acque ci ha provato proprio Gravina, a conclusione dell’Assemblea di Lega odierna. Gravina ha invocato il rispetto verso la sentenza del giudice sportivo. Inoltre si è pure detto disposto a credere alla difesa di Acerbi che aveva saltato per via del caso gli ultimi impegni con la Nazionale italiana. Di seguito vi riportiamo le sue dichiarazioni.

GRAVINA – “L’assoluzione di Acerbi? Si tratta di una decisione del giudice che tutti devono accettare, compreso chi non si sente soddisfatto. Esistono  principi che devono essere rispettati altrimenti corriamo il rischio di  far saltare tutto il sistema. Io accetto il verdetto e sul piano umano  abbraccerò il ragazzo quando lo incontrerò. Abbiamo saputo di una verifica da parte del giudice sportivo e allora, per evitare forme di distrazione, lo abbiamo lasciato a casa. È stata una decisione a scopo precauzionale, non perché già condannato. Acerbi ha fornito le proprie motivazioni e noi crediamo alle parole del ragazzo”.

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Flash News

Kvaratskhelia in dubbio per l’Atalanta: oggi la decisione

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Khvicha Kvaratskhelia, giocatore del Napoli - Serie A, Coppa Italia, Supercoppa Italiana, Champions League

Nella giornata di oggi Khvicha Kvaratskhelia farà ritorno a Napoli. Nel corso del match contro la Grecia che è poi valso la qualificazione a EURO24 con la sua Georgia, l’esterno sinistro è stato costretto ad uscire dal campo a causa di un dolore all’inguine. La sua nazionale ha poi vinto lo stesso ai calci di rigore. La sua presenza contro l’Atalanta resta ancora in dubbio.

LE CONDIZIONI DI KVARATSKHEILA

Come riporta Il Mattino, Kvaratskhelia sarà valutato nelle prossime ore dallo staff del Napoli. La speranza è che si tratti solo di un affaticamento muscolare. Se così dovesse essere la sua presenza in campo per la sfida contro l’Atalanta non sembra essere in discussione. Se invece si dovesse trattare di uno stiramento il georgiano dovrà stare ai box per qualche settimana. il Napoli aspetta il rientro di Kvaratskhelia per capire se sarà necessaria o meno una risonanza magnetica. Vedendo i video che sono circolati sui profili social dello stesso georgiano, che lo ritraevano festeggiare coi compagni, la speranza è che davvero non sia nulla di grave. Il popolo azzurro dovrà restare con il fiato sospeso ancora per qualche ora. Ricordare l’importanza della sfida contro l’Atalanta è quasi superfluo: si potrebbe trattare infatti dell’ultima chance per la Champions League.

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Calcio Internazionale

Futuro Lewandowski: l’Arabia un’opzione ma attenzione all’Atletico

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Barcellona Lewandowski

Il futuro di Robert Lewandowski è molto incerto. I media spagnoli parlano da qualche settimana di un interesse molto forte da parte dell’Arabia Saudita. Si parla addirittura di un’offerta da 100 milioni di ingaggio, cifre folli che potrebbero far vacillare l’attaccante polacco. Secondo quando riporta Sport ES però, su Lewandowski ci sarebbe anche un interesse di un altro club spagnolo: l’Atletico Madrid. Nonostante la rivalità sportiva tra Barcellona e Atletico, le due società hanno spesso fatto affari insieme, quindi quest’operazione non sembra del tutto impossibile.

Lewandowski non sembra voler andare via da Barcellona, ma il club catalano sta prendendo in considerazione una sua possibile cessione, in quando per contratto, l’ingaggio del giocatore è destinato a salire con il passare degli anni. Il classe ’88 ha segnato 20 gol e fornito 9 assist in 39 partite totali: numeri ancora una volta super. La carta d’identità però recita 35 anni e anche per questo motivo il Barcellona potrebbe decidere di sacrificare il suo bomber per puntare su un giocatore più giovane come Vitor Roque, andando ad allinearsi con la politica del club degli ultimi anni.

Una cosa è certa: chiunque riuscirà ad accaparrarsi il contratto di Lewandowski sarà autore di un affare. Basterà solo aspettare per vedere con quale maglietta segnerà una valanga di gol il prossimo anno.

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Calcio Internazionale

ESCLUSIVA – Andrea Compagno, dalla chiamata in Nazionale di Mancini all’avventura in Cina

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Andrea Compagno

Andrea Compagno si è da poco trasferito in Cina, al Tianjin Tiger Football Club, lasciando lo Steaua Bucarest dopo 1 anno e mezzo di gol e grandi soddisfazioni personali. Compagno è nativo di Palermo, nel quale gioca con le giovanili della squadra della città prima di trasferirsi al Catania. Inizia dunque il suo girovagare per l’Italia, sempre giocando nei vari gironi della Serie D, ma senza mai incidere veramente. La sliding doors della sua carriera porta il nome di San Marino, dove va a giocare accasandosi al Tre Fiori.

All’ombra del Titano Compagno vince campionato e coppa, venendo eletto nella stagione 2018/2019 miglior giocatore straniero e capocannoniere del campionato con 22 gol. Trova anche il tempo di segnare il suo primo gol internazionale durante i preliminari di Europa League. Tutto ciò gli vale la chiamata del Craiova, nella Serie B romena, che vince al primo tentativo. L’impatto in SuperLiga è ottimo, tanto da convincere lo Steaua Bucarest (oggi FCSB) a comprarlo per 1.5 milioni di euro, più una clausola del 10% sulla futura rivendita. Nel 2022 è il miglior marcatore italiano nei massimi campionati europei, con Mancini, allora CT della Nazionale, che confida ai media di seguirlo.

La chiamata del tecnico arriva, con la dirigenza dello Steaua Bucarest che riceve la notifica dell’inserimento del loro attaccante nella lista dei pre-convocati di marzo 2023. Andrea Compagno vive il momento più alto della sua carriera, ma inspiegabilmente, all’alba della corrente stagione, arriva la rottura con la società. Il vulcanico presidente dello Steaua, George Becali, cambia improvvisamente opinione su Compagno. Tante le parole dette e riportate dai giornali romeni sulla trattativa che lo ha portato in Cina, ma in esclusiva per l’Italia, Compagno ha spiegato a noi di Numero Diez come sono andate realmente le cose, ripercorrendo questi mesi così difficili per lui. Inevitabile porre uno sguardo su quello che è stato il suo passato, sulle tante fatiche fatte per arrivare dove è oggi, ma anche sul suo futuro, in un altro continente e con la solita voglia di migliorarsi giorno dopo giorno.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA SERIE D E L’ALL IN CON SAN MARINO

In Italia hai giocato in Serie D, spostandoti dal Sud al Nord sin da molto giovane, con contratti che specialmente all’inizio ti obbligavano ad andare a fare la spesa con la calcolatrice. Che consiglio ti senti di dare a quei ragazzi che stanno vivendo oggi quel tuo momento?

Quello è stato un periodo bello e brutto allo stesso tempo. Lì vedi più passione di quella che trovi a livelli più alti. Andando avanti nella mia carriera ho visto molti giocatori con la pancia piena, che mi hanno fatto pensare a quanti miei vecchi compagni di squadra avrebbero pagato per essere al loro posto. Quello che a me ha salvato è stato vivere nel mio sogno, nella incondizionata fiducia di potercela fare. Vivevo, mi allenavo e giocavo come se fossi in Serie A. Neanche quando prendevo 400 euro al mese la mia testa è andata a cercare altro, un qualcosa di più sicuro. Fondamentale poi è stata la perenne voglia di migliorarmi. Ce l’ho ancora adesso e penso che ce l’avrò fino all’ultimo giorno della mia vita“.

Lo snodo cruciale della tua carriera è stato scegliere di andare a giocare a San Marino. Nonostante non fosse una lega di livello, era un campionato che ti permetteva di giocarti le coppe europee, cosa che nel CV di un calciatore fa la differenza.

Sono coincise due cose. La risoluzione di un problema alle ginocchia in primis, una condropatia rotulea, grazie a un medico di Palermo che ha capito quale fosse il problema. Fino a quel momento io mi ero abituato all’idea di dover giocare a calcio con il dolore. E poi essendo a San Marino mi stavo giocando un trofeo e l’accesso ai preliminari delle coppe europee, cosa che mi galvanizzava. Ho fatto molto bene, trovando anche il gol in Europa e riuscendo ad aprirmi le porte per l’estero“.

Dopo tutto il tuo percorso, dopo tutte le fatiche che hai dovuto affrontare, cosa ha voluto dire per te essere nella lista dei convocati della Nazionale campione d’Europa?  

Ancora adesso mi vengono i brividi a pensarci. Era un buon momento della stagione con lo Steaua, eravamo in una buona posizione in classifica e a coronamento del momento arriva la chiamata. Mi cercavano tutti, ma a me non piace stare sotto i riflettori, volevo essere concentrato sul campo e sulla squadra. Sono orgoglioso se ripenso a ciò che ho fatto e ciò che ho ottenuto, per me era impensabile. L’unico rimpianto è stato poi che la convocazione in sé non si è concretizzata, per cui non ho mai varcato i cancelli di Coverciano. Farlo penso che avrebbe donato a qualche direttore di squadre di Serie A un pizzico di coraggio in più sullo scommettere su di me la scorsa estate. Rimane però tutto così bello e magnifico che per me è impossibile dargli un’accezione negativa“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – L’ESCLUSIONE SENZA PREAVVISO ALLO STEAUA

Il tuo trasferimento dallo Steaua Bucarest ha molto a che fare con i rapporti compromessi con il presidente. La sua opinione su di te quando cambia e perché?

Dopo la stagione dei 21 gol, per cui per me era inimmaginabile in quel momento un cambio di opinione sul mio conto. Inoltre aveva deciso di giocare con il falso 9. Un attaccante con le mie caratteristiche non era più quello che voleva, secondo lui non ero neanche da Steaua Bucarest. Ha fatto si che giocassero punte centrali dei calciatori non abituati a quel ruolo pur di non mettere me. Sono stati 6 mesi d’inferno da questo punto di vista, ma i tifosi mi hanno sempre dimostrato il loro affetto. Mi dispiace per come si è chiusa, se proprio avessi dovuto lasciare lo Steaua, l’ideale sarebbe stato farlo d’estate. Dopo i tanti gol e la chiamata di Mancini, sarebbe stato perfetto andare in crescendo, aumentando l’importanza del campionato“.

C’è stata una concreta opportunità durante quel periodo di fare questo salto di qualità?

Il mio obiettivo era quello di andare in un campionato che fosse più competitivo agli occhi della Serie A, che rimane il mio sogno. Quello olandese o quello belga sarebbero stati perfetti. Un’offerta come quella che desideravo era anche arrivata, dall’Heerenveen in particolare. Offrirono 1.5 milioni, ma il presidente rilanciò a 2. In quel frangente non voleva cedermi, l’obiettivo era entrare nei gironi della Conference League. Nel momento in cui non ci riuscimmo, si convisse del fatto che in campionato avrebbe voluto quel famoso falso 9. Tutto questo però è accaduto poco dopo aver rifiutato l’offerta dell’Heerenveen. Erano arrivate anche proposte dall’Italia, dalla Serie B, ma sentivo che non fosse la tappa ideale per il mio percorso“.

E come mai se il tuo obiettivo è giocare un giorno in Serie A, hai deciso di rifiutare la cadetteria? Per certi versi ti avrebbe avvicinato al suo raggiungimento. 

Se fossi sceso in una lega di secondo livello, avrei poi avuto problemi se un un giorno avessi scelto di tornare all’estero. La Serie B è un campionato di assoluta importanza, con molta più qualità di quella che ne è la sua considerazione in altri paesi, ma fuori dall’Italia si concentrano su altro. Prima di te guardano altri 100 mila giocatori che giocano in campionati di serie superiori, anche se di livello inferiore alla B. Stare all’estero mi ha dato tanto, non voglio perderlo. Oltre quelle c’erano state offerte dal Kazakistan e dall’Ungheria, ma non avrei alzato il livello rispetto la Romania come volevo“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA VERITÀ SULLA TRATTATIVA CON IL KONYASPOR

I giornali romeni hanno riportato anche dell’offerta del Konyaspor, in Turchia, che però avresti rifiutato nonostante saresti stato in un campionato con diversi ponti per la Serie A. 

Proprio per tutto il discorso che abbiamo fatto finora sul prestigio del campionato, io do subito la mia disponibilità quando vengo a sapere di quest’offerta da 150 mila euro che avevano fatto al club. Era una trattativa ben avviata, ma sono mancate le condizioni per chiuderla“.

È stata fatta uscire la notizia per la quale l’offerta del Konyaspor non fosse di 150 mila euro, ma di circa mezzo milione, e che tu avessi rifiutato la destinazione preferendo lo stipendio cinese. 

Tutte cavolate, sia le cifre sia il fatto che l’offerta del Konyaspor fosse arrivata insieme a quella cinese. Si era semplicemente inserita una persona che per puro interesse personale prometteva al presidente di fargli arrivare un’offerta più alta dalla Turchia, ma non ce ne era più nessuna in realtà. In Cina stava per arrivare il capodanno cinese, e mi avrebbero dovuto tesserare per forza prima di questa scadenza. Per colpa di questo contrattempo stavo rischiando di non ultimare in tempo i dettagli con il Tianjin“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA CINA COME NUOVA TERRA DA CONQUISTARE

Non ti ha spaventato la fuga dei grandi nomi che c’è stata negli ultimi anni dal campionato cinese nel momento in cui lo hai scelto? 

Non posso esserne spaventato. Quelli erano giocatori che percepivano stipendi molto lontani dalla mia situazione. È un’opportunità importante per me, ci sono solo 5 posti per gli stranieri per squadra, e le speranze che ripongono in questi sono alte. Per questo è difficile vedere dei contratti lunghi, ma anche solo entrare nel campionato è complicato“.

Cosa ti ha sorpreso in questi primi mesi lì?

Il livello degli stranieri è molto alto, ma anche tra i cinesi vedo buone individualità. Certo, le mie sono solo prime impressioni, sono appena arrivato, ma è chiaro che loro stiano investendo tanto. Hanno degli stadi enormi e all’avanguardia, nella città dove sono io ce n’è uno da 30 mila posti e un altro da 60 mila. Non hanno però la cultura del centro d’allenamento come casa base, noi ci alleniamo direttamente allo stadio per esempio. È diverso da quello a cui ero abituato. Quello che certamente dimostrano è tanto entusiasmo e tanta organizzazione, che si riflette anche in allenamento. Prepariamo ogni situazione, calci piazzati, rimesse laterali… sto lavorando sulla tattica molto più qui che in passato“.

La Cina porta 4 squadre alla Champions League asiatica, che oltre a essere un’altra competizione internazionale a cui potresti prendere parte, ti potrebbe far vivere delle esperienze con giocatori incredibili. Quanto speri di ritrovarti a giocare il prossimo anno con personaggi del calibro di CR7?

Se non è lui ce ne sono tanti altri. Qui c’è un entusiasmo incredibile anche solo per il campionato, non oso immaginare cosa vorrebbe dire fare la Champions. Sono sincero, come ho fatto appena arrivato in Romania, me la voglio vivere giorno per giorno. Ragiono partita dopo partita con la volontà di farmi apprezza qua come fatto altrove“.

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