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Serie A, la storia vista attraverso gli inni dei club

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Serie A, la storia vista attraverso gli inni dei club

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Roma, i tifosi tornano a riempire l'Olimpico

Il mondo del calcio e quello della musica vanno molto spesso a braccetto, uniti da un legame indissolubile. Oltre all’atmosfera fantastica creata dai tifosi con cori e canti, molto spesso adattati da celebri canzoni, una componente molto importante per i vari club calcistici sono gli inni, veri e propri gridi di appartenenza che differiscono da squadra a squadra.
Gli inni possono essere canzoni scritte appositamente per il club, oppure canzoni già conosciute “adottate” dalla squadra o direttamente dai tifosi.
In questo articolo vedremo alcuni tra i più celebri esempi di entrambe le categorie, per quel che riguarda le squadre di Serie A, oltre a citare alcuni illustri tifosi provenienti dal mondo della musica.

LA CAPITALE GIALLOROSSA

“Ricordo che quando ero ragazzino, sognavo di essere Agostino e dare calci ad un pallone.”

La Roma presenta una lunga lista di supporters musicali, a cominciare da Francesco De Gregori  e Claudio Baglioni, passando per Luca Barbarossa e Michele Zarrillo, fino ad arrivare a due insospettabili come Little Tony  e Renato Zero. Il primo ha dedicato al club giallorosso “Roma Brasileira”, pezzo del 1971 dalle sonorità tropicali, mentre il secondo ha omaggiato il Presidente del secondo Scudetto con “Canzone a Dino Viola”.
Tornando indietro nel tempo, invece, nel 1962 il Reuccio della canzone italiana, Claudio Villa, incide “Forza Roma”, un gesto d’amore per la sua squadra. Oltre a Villa, anche Ennio Morricone, mito assoluto del cinema con le sue colonne sonore era un tifoso romanista.
Con lo stesso titolo, nel 1983, Lando Fiorini, istrionico protagonista della televisione, regala uno dei pezzi più conosciuti dedicati alla formazione capitolina (“Noi c’avemo er core grosso, mezzo giallo e mezzo rosso”).
Tutte queste canzoni, però, impallidiscono di fronte ad Antonello Venditti, vero e proprio padrino giallorosso. Nel 1974 il cantautore romano sforna “Roma (non si discute, si ama)”, il celeberrimo inno che ogni romanista impara prima ancora di dire “mamma” o “papà”. Nel marzo 1983, invece, Venditti scrive “Grazie Roma”, che, oltre ad essere stata di buon auspicio per il secondo Scudetto,è diventata una delle canzoni più apprezzate del cantautore.
Negli ultimi anni, oltre alle canzoni di Venditti, all’Olimpico i tifosi cantano una canzone del 2002 scritta e cantata da Marco Conidi, “Mai Sola Mai”, da cui è tratta la frase ad inizio capitolo. Un grido d’orgoglio che il cantautore dedica alla sua amata Roma, citando anche Agostino Di Bartolomei, indimenticato leader giallorosso degli anni ’80.

L’ORGOGLIO DELL’AQUILA

“Insieme a Te aquilotti noi voliamo via la domenica sempre ci fai compagnia”

Sulla sponda opposta del Tevere si erge in tutta la sua maestosità l’aquila Olympia, che viene rappresentata nel mondo della musica da Massimo Di Cataldo, Marco Mengoni , Syria, Giorgia e Frabrizio Moro.
L’attuale inno della Lazio è “Vola Lazio Vola”, del cantautore Tony Malco, che viene cantato prima della partita, mentre l’aquila Olympia è in volo, e al termine dei 90 minuti.
Prima dei match dei biancocelesti, però, viene diffuso anche un altro brano: “Inno alla Lazio” (che i tifosi hanno ribattezzato “So’ Già Du’ Ore”).
Questa canzone è l’inno storico della squadra capitolina, scritto nel 1977 da Aldo Donati, su esplicita richiesta della mitica Sora Lella, tifosissima laziale.
Prima di chiudere va fatto una doverosa citazione a Lucio Battisti, uno dei più apprezzati cantanti italiani, tifoso della Lazio. Proprio una canzone di Battisti risuona nell’Olimpico biancoceleste dopo ogni vittoria la meravigliosa “I Giardini Di Marzo”, che mette i brividi ogni volta.

GLI ILLUSTRI NERAZZURRI

“È vero, ci sono cose più importanti di calciatori e di cantanti, ma dimmi cosa c’è di meglio di una continua sofferenza per arrivare alla vittoria.”

L’Inter presenta una lunga schiera di tifosi provenienti dal mondo dello spettacolo e il panorama musicale non fa eccezione. Su tutti spiccano Adriano Celentano, Enrico Ruggeri e Vasco Rossi, che non hanno mai nascosto la loro fede nerazzurra. Ancora più evidente l’amore di Luciano Ligabue per i nerazzurri, citati in diverse sue canzoni, in particolare “Una Vita Da Mediano” dedicata a Lele Oriali. Un grande nerazzurro del passato, invece, è stato Franco Califano, integerrimo sostenitore della squadra.
Passando agli inni, negli anni ’70 un insospettabile Mino Reitano incide “Inter Alé”, esponendo al massimo il suo amore per la squadra meneghina.
In molti pensano che l’inno dell’Inter sia “Pazza Inter”, incisa nel 2003 dagli stessi calciatori del club, ma in realtà il brano ufficiale è “C’è Solo l’Inter”, scritta da Elio nel 2002 ed interpretata da Graziano Romani.
Piccola citazione, infine, per “I M Inter”, scritta da Max Pezzali e Claudio Cecchetto lo scorso anno, per celebrare lo Scudetto numero 19.

LA RIVOLUZIONE ROSSONERA

“Vecchio cuore rossonero, questo è proprio amore vero, siamo qui tutti per te.”

La linea verde del Milan non è presente solamente in campo, ma anche negli studi di registrazione.
Sono infatti una marea i giovani tifosi rossoneri nel mondo della musica, da Ghali a Rkomi, passando per Sangiovanni e Alessandra Amoroso. Proprio un rapper ancora giovane ha realizzato, nel 2015, l’attuale inno del Milan, “#Rossoneri”, in occasione del 116 anniversario della nascita del club.
Questa nuova canzone ha soppiantato la celebre “Milan, Milan” di Tony Renis, scritta nel 1988 con l’aiuto del presidente Berlusconi.
Non tutti sanno, però, che prima di quella data i tifosi rossoneri cantavano l’inno di Enzo Jannacci, tifoso sfegatato, che nel 1984 ha scritto “Mi-mi-la-lan”, ennesimo saggio della genialità del cantautore milanese.
È impossibile, infine, non citare il grande Giorgio Gaber, indimenticabile cuore rossonero.

GLI AMANTI DELLA VECCHIA SIGNORA

“Simili a degli eroi, abbiamo il cuore a strisce. Portaci dove vuoi, verso le tue conquiste.”

Molto variegato il parterre di cantanti tifosi della Juventus. Da Francesco Gabbani a Fabri Fibra, da Samuele Bersani alla compianta Raffaella Carrà, fino ad arrivare ad Eros Ramazzotti.
In mezzo a questa marea di appassionati, spicca Paolo Belli, che nel 2005 ha lanciato “Juve (Storia di un grande amore)”, attuale inno dei bianconeri.
La canzone di Belli è il quarto inno ufficiale nella storia della Vecchia Signora, dopo “Juve Juve” del 1972, “Sempre Juve” del 1991 e “Grande Juve la Bella Signora” del 1997.
Sempre nel ’97, un gruppo di cantanti (tra i quali Pierangelo Bertoli, Raoul Casadei e Mal) hanno inciso “Juvecentus”, una raccolta di brani per celebrare il centenario del club.

IL VECCHIO CUORE GRANATA

“Vincere sempre, vincer con ardore per il Torino per il suo grande cuore.”

L’altra metà di Torino, quella passionale ed orgogliosa dei granata, viene rappresentata, invece, da alcuni nomi di rilievo del panorama nazionale, come Umberto Tozzi.
L’inno del Torino è “Ancora Toro”, scritto da Valerio Liboni, già autore di “Forza Toro Alé” nel 1982.
“Ancora Toro” è cantata dagli Statuto, band a forti tinte granata che ha dedicato molte canzoni alla squadra e ai suoi giocatori. Su tutte va ricordata “ Il Capitano”, dedicata a Giorgio Ferrini.

LA BANDA BLUCERCHIATA

“Amico mio lo sai verrà domani e dopo tanto tempo tornerò perché ci lega un filo un filo che mi porta dritto a Lei.”

Con quei colori particolari, subito riconoscibili, e i fasti degli anni ’80 e ’90, la Sampdoria ha simpatizzanti un po’ ovunque nel mondo dello spettacolo. I tifosi veri, però, sono quelli che non abbandonano mai la loro fede, come Ivano Fossati (tifoso non proprio sfegatato, ma sempre legato ai colori blucerchiati), il compianto Bruno Lauzi e Sabrina Salerno.
Un capitolo a parte, invece va fatto per i New Trolls, una delle band italiane più significative degli anni ’70 e ’80. Il leader del gruppo, Vittorio De Scalzi, è un tifoso blucerchiato della prima ora e ha scritto una marea di canzoni per la Samp.
Su tutte, due sono quelle più amate dai tifosi, ossia “Forza Doria, Forza Sampdoria”, inno ufficiale della squadra e la meravigliosa “Lettera Da Amsterdam”, la canzone che la Sud intona al momento dell’ingresso in campo dei giocatori. Il brano racconta la storia di un tifoso che vive da tempo nella capitale olandese, ma che non ha mai dimenticato il suo grande amore, la Sampdoria e spera di poterla rivedere un giorno.
Entrambe le canzoni sono state inserite nel 1991 nell’album “Il Grande Cuore Della Sud”, composto da De Scalzi con il fratello Aldo per celebrare lo storico Scudetto blucerchiato.
Prima di quella data, l’inno ufficiale della squadra era “Doria Olé”, ancora oggi molto usato dalla tifoseria doriana.

DUE PEZZI DA NOVANTA

“In dieci o centomila non puoi tenerli più son sempre più festosi i tifosi rossoblu.”

Il Genoa, la squadra più antica d’Italia, utilizza ancora oggi l’inno composto nel 1972 da Gian Piero Reverberi e Piero Campodonico, “ Un Cantico Per Il Mio Grifone”. Una nota piuttosto curiosa per un club che tra i suoi tifosi può vantare nomi di assoluto valore nel campo della musica.
Oltre ai giovani Jack Savoretti e Sergio Pizzorno (leader dei Kasabian), e ai più datati Sandro Giacobbe e Francesco Baccini, infatti, il Genoa ha potuto contare su due nomi da pelle d’oca, scomparsi a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro. Il primo, Frank Sinatra, lo straniero dagli occhi di ghiaccio, una delle voci più belle di sempre, era tifoso rossoblu, passione ereditata dalla madre, genovese di nascita.
Il secondo, invece, è stato uno dei cantautori più riconoscibili del panorama italiano, Fabrizio De André.
Durante un’intervista, Faber rispose così alla richiesta di una canzone per la sua squadra:
“Al Genoa scriverei una canzone, ma non posso perché sono troppo coinvolto emotivamente.”

LE NOTE NEL GOLFO

“Napule è ardore e’ mare. Napule è na’ carta sporca e nisciuno se ne importa.”

Scendendo verso Sud, più precisamente a Napoli, gli esponenti musicali per i partenopei non mancano di certo. Edoardo Bennato, Massimo Ranieri, Gigi D’Alessio, Peppino Di Capri e, naturalmente, Nino D’Angelo.
Il caschetto dorato per antonomasia è l’autore di due canzoni, ossia “Inno Napoli” e “Forza Napoli”, mai davvero adottate come inni ufficiali, così come una canzone del 2009 di Bennato.
Paradossalmente, le due canzoni che si sentono frequentemente allo Stadio Maradona sono “O Surdato ‘nnammurato” e la splendida “Napul’è” di Pino Daniele, indimenticato cuore azzurro, che racconta splendidamente la città partenopea in questo suo brano.

DALLA TOSCANA CON FURORE

“I primi pendolari la mattina, quest’anno è forte la tua Fiorentina. La colazione con i bomboloni e guai a chi parla male di Antognoni.

La Toscana è, da sempre, terra di grandi voci e grandi personalità, oltre che della Fiorentina. I viola possono annoverare, molto spesso direttamente sugli spalti del Franchi, nomi come Irene Grandi, Marco Masini,Piero Pelù, Riccardo Fogli e Gaetano Curreri.
I tifosi gigliati cantano ininterrottamente, dal 1930, “Canzone Viola”, anche se quella attuale è la versione del 1964, cantata da Narciso Parigi. L’attaccamento verso quelle strofe è troppo forte per pensare di sostituirla. Ci aveva provato Don Backy, che nel 1985 ha composto “Viola d’Amore”, ma tutto a Firenze riporta a quella canzone magica.
L’unica variazione sul tema, dal 2018, è il canto corale di “Firenze S. Maria Novella”, brano del 1980 cantato da Pupo, altro cuore viola. Una canzone che riesce ad esprimere tutta la magia di Firenze creando un’atmosfera davvero splendida.

IL RADUNO DELLA MUSICA ITALIANA

“Guarda il cielo come è blu col rosso fuoco dell’amore, dai! Vestiti cosi!”

Come abbiamo visto, ogni squadra italiana può vantare qualche nome importante nel panorama musicale, ma la situazione del Bologna è più unica che rara. I felsinei, dal 1988, hanno a disposizione un inno cantato da quattro interpreti d’eccezione: Lucio Dalla, Gianni Morandi, Andrea Mingardi e Luca Carboni. “Le Tue Ali Bologna” resta tutt’oggi una canzone molto bella, valore aggiunto per una squadra che aveva già avuto un paio di inni diversi, nel 1930 e nel 1970, ma mai così rappresentativi. Tra gli altri nomi col cuore rossoblu spiccano Cesare Cremonini e Dodi Battaglia.

CON BERGAMO NEL CUORE

Dea magica Dea, senti il cuore nerazzurro in noi la tua gente che ti canta Atalanta, Atalanta cuore di tutti noi.”

Un altro esempio di inno composto da un top della musica italiana è quello dell’Atalanta. Il canto “Dea”, realizzato nel 2007 da Roby Facchinetti, è una canzone in pieno stile Pooh, perfetta per lo stadio.
Piccola parentesi per “Rinascerò, Rinascerai”, canzone scritta a quattro mani dallo stesso Facchinetti e dal compianto Stefano D’Orazio, durante la pandemia nel 2020. La canzone non è propriamente rivolta all’Atalanta, ma viene ancora oggi suonata al Gewiss Stadium, per ricordare tutti i caduti durante il periodo pandemico.

LE ALTRE

L’Hellas Verona, così come il Napoli, non ha un vero e proprio inno ufficiale. Gli scaligeri solitamente utilizzano la canzone “Hellas Army” dei Sumbu Brothers, molto apprezzata dai tifosi. Il canto più forte e di cuore, però, arriva quando partono le note di “Verona Beat”, la canzone simbolo dei Gatti di Vicolo Miracoli, il manifesto per eccellenza della città veneta.
Il Verona ha, inoltre, una tifosa accanita e sanguigna, Donatella Rettore, che ancora oggi è un’assidua frequentatrice della curva gialloblu.
La storia ad alti livelli del Sassuolo è relativamente giovane, con l’esordio in Serie A datato 2013, anno in cui un insospettabile ha regalato al club un inno adatto per la circostanza.
“Neroverdi” è il pezzo che Nek ha scritto per la squadra della sua città, nonostante lui sia tifoso del Milan.
In casa Udinese, invece, l’inno è “Vinci Per Noi”, cantato da Connie Del Colle, che ha sostituito quello storico “Alè Udin”, ancora oggi cantato dai tifosi durante le partite.

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Kvaratskhelia in dubbio per l’Atalanta: oggi la decisione

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kvaratskhelia napoli

Nella giornata di oggi Khvicha Kvaratskhelia farà ritorno a Napoli. Nel corso del match contro la Grecia che è poi valso la qualificazione a EURO24 con la sua Georgia, l’esterno sinistro è stato costretto ad uscire dal campo a causa di un dolore all’inguine. La sua nazionale ha poi vinto lo stesso ai calci di rigore. La sua presenza contro l’Atalanta resta ancora in dubbio.

LE CONDIZIONI DI KVARATSKHEILA

Come riporta Il Mattino, Kvaratskhelia sarà valutato nelle prossime ore dallo staff del Napoli. La speranza è che si tratti solo di un affaticamento muscolare. Se così dovesse essere la sua presenza in campo per la sfida contro l’Atalanta non sembra essere in discussione. Se invece si dovesse trattare di uno stiramento il georgiano dovrà stare ai box per qualche settimana. il Napoli aspetta il rientro di Kvaratskhelia per capire se sarà necessaria o meno una risonanza magnetica. Vedendo i video che sono circolati sui profili social dello stesso georgiano, che lo ritraevano festeggiare coi compagni, la speranza è che davvero non sia nulla di grave. Il popolo azzurro dovrà restare con il fiato sospeso ancora per qualche ora. Ricordare l’importanza della sfida contro l’Atalanta è quasi superfluo: si potrebbe trattare infatti dell’ultima chance per la Champions League.

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Calcio Internazionale

Futuro Lewandowski: l’Arabia un’opzione ma attenzione all’Atletico

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Barcellona Lewandowski

Il futuro di Robert Lewandowski è molto incerto. I media spagnoli parlano da qualche settimana di un interesse molto forte da parte dell’Arabia Saudita. Si parla addirittura di un’offerta da 100 milioni di ingaggio, cifre folli che potrebbero far vacillare l’attaccante polacco. Secondo quando riporta Sport ES però, su Lewandowski ci sarebbe anche un interesse di un altro club spagnolo: l’Atletico Madrid. Nonostante la rivalità sportiva tra Barcellona e Atletico, le due società hanno spesso fatto affari insieme, quindi quest’operazione non sembra del tutto impossibile.

Lewandowski non sembra voler andare via da Barcellona, ma il club catalano sta prendendo in considerazione una sua possibile cessione, in quando per contratto, l’ingaggio del giocatore è destinato a salire con il passare degli anni. Il classe ’88 ha segnato 20 gol e fornito 9 assist in 39 partite totali: numeri ancora una volta super. La carta d’identità però recita 35 anni e anche per questo motivo il Barcellona potrebbe decidere di sacrificare il suo bomber per puntare su un giocatore più giovane come Vitor Roque, andando ad allinearsi con la politica del club degli ultimi anni.

Una cosa è certa: chiunque riuscirà ad accaparrarsi il contratto di Lewandowski sarà autore di un affare. Basterà solo aspettare per vedere con quale maglietta segnerà una valanga di gol il prossimo anno.

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Calcio Internazionale

ESCLUSIVA – Andrea Compagno, dalla chiamata in Nazionale di Mancini all’avventura in Cina

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Andrea Compagno

Andrea Compagno si è da poco trasferito in Cina, al Tianjin Tiger Football Club, lasciando lo Steaua Bucarest dopo 1 anno e mezzo di gol e grandi soddisfazioni personali. Compagno è nativo di Palermo, nel quale gioca con le giovanili della squadra della città prima di trasferirsi al Catania. Inizia dunque il suo girovagare per l’Italia, sempre giocando nei vari gironi della Serie D, ma senza mai incidere veramente. La sliding doors della sua carriera porta il nome di San Marino, dove va a giocare accasandosi al Tre Fiori.

All’ombra del Titano Compagno vince campionato e coppa, venendo eletto nella stagione 2018/2019 miglior giocatore straniero e capocannoniere del campionato con 22 gol. Trova anche il tempo di segnare il suo primo gol internazionale durante i preliminari di Europa League. Tutto ciò gli vale la chiamata del Craiova, nella Serie B romena, che vince al primo tentativo. L’impatto in SuperLiga è ottimo, tanto da convincere lo Steaua Bucarest (oggi FCSB) a comprarlo per 1.5 milioni di euro, più una clausola del 10% sulla futura rivendita. Nel 2022 è il miglior marcatore italiano nei massimi campionati europei, con Mancini, allora CT della Nazionale, che confida ai media di seguirlo.

La chiamata del tecnico arriva, con la dirigenza dello Steaua Bucarest che riceve la notifica dell’inserimento del loro attaccante nella lista dei pre-convocati di marzo 2023. Andrea Compagno vive il momento più alto della sua carriera, ma inspiegabilmente, all’alba della corrente stagione, arriva la rottura con la società. Il vulcanico presidente dello Steaua, George Becali, cambia improvvisamente opinione su Compagno. Tante le parole dette e riportate dai giornali romeni sulla trattativa che lo ha portato in Cina, ma in esclusiva per l’Italia, Compagno ha spiegato a noi di Numero Diez come sono andate realmente le cose, ripercorrendo questi mesi così difficili per lui. Inevitabile porre uno sguardo su quello che è stato il suo passato, sulle tante fatiche fatte per arrivare dove è oggi, ma anche sul suo futuro, in un altro continente e con la solita voglia di migliorarsi giorno dopo giorno.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA SERIE D E L’ALL IN CON SAN MARINO

In Italia hai giocato in Serie D, spostandoti dal Sud al Nord sin da molto giovane, con contratti che specialmente all’inizio ti obbligavano ad andare a fare la spesa con la calcolatrice. Che consiglio ti senti di dare a quei ragazzi che stanno vivendo oggi quel tuo momento?

Quello è stato un periodo bello e brutto allo stesso tempo. Lì vedi più passione di quella che trovi a livelli più alti. Andando avanti nella mia carriera ho visto molti giocatori con la pancia piena, che mi hanno fatto pensare a quanti miei vecchi compagni di squadra avrebbero pagato per essere al loro posto. Quello che a me ha salvato è stato vivere nel mio sogno, nella incondizionata fiducia di potercela fare. Vivevo, mi allenavo e giocavo come se fossi in Serie A. Neanche quando prendevo 400 euro al mese la mia testa è andata a cercare altro, un qualcosa di più sicuro. Fondamentale poi è stata la perenne voglia di migliorarmi. Ce l’ho ancora adesso e penso che ce l’avrò fino all’ultimo giorno della mia vita“.

Lo snodo cruciale della tua carriera è stato scegliere di andare a giocare a San Marino. Nonostante non fosse una lega di livello, era un campionato che ti permetteva di giocarti le coppe europee, cosa che nel CV di un calciatore fa la differenza.

Sono coincise due cose. La risoluzione di un problema alle ginocchia in primis, una condropatia rotulea, grazie a un medico di Palermo che ha capito quale fosse il problema. Fino a quel momento io mi ero abituato all’idea di dover giocare a calcio con il dolore. E poi essendo a San Marino mi stavo giocando un trofeo e l’accesso ai preliminari delle coppe europee, cosa che mi galvanizzava. Ho fatto molto bene, trovando anche il gol in Europa e riuscendo ad aprirmi le porte per l’estero“.

Dopo tutto il tuo percorso, dopo tutte le fatiche che hai dovuto affrontare, cosa ha voluto dire per te essere nella lista dei convocati della Nazionale campione d’Europa?  

Ancora adesso mi vengono i brividi a pensarci. Era un buon momento della stagione con lo Steaua, eravamo in una buona posizione in classifica e a coronamento del momento arriva la chiamata. Mi cercavano tutti, ma a me non piace stare sotto i riflettori, volevo essere concentrato sul campo e sulla squadra. Sono orgoglioso se ripenso a ciò che ho fatto e ciò che ho ottenuto, per me era impensabile. L’unico rimpianto è stato poi che la convocazione in sé non si è concretizzata, per cui non ho mai varcato i cancelli di Coverciano. Farlo penso che avrebbe donato a qualche direttore di squadre di Serie A un pizzico di coraggio in più sullo scommettere su di me la scorsa estate. Rimane però tutto così bello e magnifico che per me è impossibile dargli un’accezione negativa“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – L’ESCLUSIONE SENZA PREAVVISO ALLO STEAUA

Il tuo trasferimento dallo Steaua Bucarest ha molto a che fare con i rapporti compromessi con il presidente. La sua opinione su di te quando cambia e perché?

Dopo la stagione dei 21 gol, per cui per me era inimmaginabile in quel momento un cambio di opinione sul mio conto. Inoltre aveva deciso di giocare con il falso 9. Un attaccante con le mie caratteristiche non era più quello che voleva, secondo lui non ero neanche da Steaua Bucarest. Ha fatto si che giocassero punte centrali dei calciatori non abituati a quel ruolo pur di non mettere me. Sono stati 6 mesi d’inferno da questo punto di vista, ma i tifosi mi hanno sempre dimostrato il loro affetto. Mi dispiace per come si è chiusa, se proprio avessi dovuto lasciare lo Steaua, l’ideale sarebbe stato farlo d’estate. Dopo i tanti gol e la chiamata di Mancini, sarebbe stato perfetto andare in crescendo, aumentando l’importanza del campionato“.

C’è stata una concreta opportunità durante quel periodo di fare questo salto di qualità?

Il mio obiettivo era quello di andare in un campionato che fosse più competitivo agli occhi della Serie A, che rimane il mio sogno. Quello olandese o quello belga sarebbero stati perfetti. Un’offerta come quella che desideravo era anche arrivata, dall’Heerenveen in particolare. Offrirono 1.5 milioni, ma il presidente rilanciò a 2. In quel frangente non voleva cedermi, l’obiettivo era entrare nei gironi della Conference League. Nel momento in cui non ci riuscimmo, si convisse del fatto che in campionato avrebbe voluto quel famoso falso 9. Tutto questo però è accaduto poco dopo aver rifiutato l’offerta dell’Heerenveen. Erano arrivate anche proposte dall’Italia, dalla Serie B, ma sentivo che non fosse la tappa ideale per il mio percorso“.

E come mai se il tuo obiettivo è giocare un giorno in Serie A, hai deciso di rifiutare la cadetteria? Per certi versi ti avrebbe avvicinato al suo raggiungimento. 

Se fossi sceso in una lega di secondo livello, avrei poi avuto problemi se un un giorno avessi scelto di tornare all’estero. La Serie B è un campionato di assoluta importanza, con molta più qualità di quella che ne è la sua considerazione in altri paesi, ma fuori dall’Italia si concentrano su altro. Prima di te guardano altri 100 mila giocatori che giocano in campionati di serie superiori, anche se di livello inferiore alla B. Stare all’estero mi ha dato tanto, non voglio perderlo. Oltre quelle c’erano state offerte dal Kazakistan e dall’Ungheria, ma non avrei alzato il livello rispetto la Romania come volevo“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA VERITÀ SULLA TRATTATIVA CON IL KONYASPOR

I giornali romeni hanno riportato anche dell’offerta del Konyaspor, in Turchia, che però avresti rifiutato nonostante saresti stato in un campionato con diversi ponti per la Serie A. 

Proprio per tutto il discorso che abbiamo fatto finora sul prestigio del campionato, io do subito la mia disponibilità quando vengo a sapere di quest’offerta da 150 mila euro che avevano fatto al club. Era una trattativa ben avviata, ma sono mancate le condizioni per chiuderla“.

È stata fatta uscire la notizia per la quale l’offerta del Konyaspor non fosse di 150 mila euro, ma di circa mezzo milione, e che tu avessi rifiutato la destinazione preferendo lo stipendio cinese. 

Tutte cavolate, sia le cifre sia il fatto che l’offerta del Konyaspor fosse arrivata insieme a quella cinese. Si era semplicemente inserita una persona che per puro interesse personale prometteva al presidente di fargli arrivare un’offerta più alta dalla Turchia, ma non ce ne era più nessuna in realtà. In Cina stava per arrivare il capodanno cinese, e mi avrebbero dovuto tesserare per forza prima di questa scadenza. Per colpa di questo contrattempo stavo rischiando di non ultimare in tempo i dettagli con il Tianjin“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA CINA COME NUOVA TERRA DA CONQUISTARE

Non ti ha spaventato la fuga dei grandi nomi che c’è stata negli ultimi anni dal campionato cinese nel momento in cui lo hai scelto? 

Non posso esserne spaventato. Quelli erano giocatori che percepivano stipendi molto lontani dalla mia situazione. È un’opportunità importante per me, ci sono solo 5 posti per gli stranieri per squadra, e le speranze che ripongono in questi sono alte. Per questo è difficile vedere dei contratti lunghi, ma anche solo entrare nel campionato è complicato“.

Cosa ti ha sorpreso in questi primi mesi lì?

Il livello degli stranieri è molto alto, ma anche tra i cinesi vedo buone individualità. Certo, le mie sono solo prime impressioni, sono appena arrivato, ma è chiaro che loro stiano investendo tanto. Hanno degli stadi enormi e all’avanguardia, nella città dove sono io ce n’è uno da 30 mila posti e un altro da 60 mila. Non hanno però la cultura del centro d’allenamento come casa base, noi ci alleniamo direttamente allo stadio per esempio. È diverso da quello a cui ero abituato. Quello che certamente dimostrano è tanto entusiasmo e tanta organizzazione, che si riflette anche in allenamento. Prepariamo ogni situazione, calci piazzati, rimesse laterali… sto lavorando sulla tattica molto più qui che in passato“.

La Cina porta 4 squadre alla Champions League asiatica, che oltre a essere un’altra competizione internazionale a cui potresti prendere parte, ti potrebbe far vivere delle esperienze con giocatori incredibili. Quanto speri di ritrovarti a giocare il prossimo anno con personaggi del calibro di CR7?

Se non è lui ce ne sono tanti altri. Qui c’è un entusiasmo incredibile anche solo per il campionato, non oso immaginare cosa vorrebbe dire fare la Champions. Sono sincero, come ho fatto appena arrivato in Romania, me la voglio vivere giorno per giorno. Ragiono partita dopo partita con la volontà di farmi apprezza qua come fatto altrove“.

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Hazard torna a giocare: disputerà la Kings World Cup

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hazard

Direttamente dalla pagina X della Kings League, Eden Hazard ha annunciato in un video-annuncio la sua partecipazione alla Kings League di Gerard Piqué. Nella descrizione del contenuto pubblicato si legge inoltre la frase Il ritiro non è per tutti.

L’ANNUNCIO

“Si è parlato molto del motivo per cui ho lasciato il calcio. Ma io sono sicuro di una cosa: giocherò la Kings World Cup“.

A meno di un anno di distanza dall’addio al calcio professionistico, l’ex Real Madrid ha comunicato la scelta di iniziare questo nuovo capitolo della propria vita, comunicando che farà parte del team Deptorstra FC, guidato dalla streamer Celine Dept (la più seguita in assoluto su YouTube nel 2023), in occasione del torneo di calcio a 7 in programma il 26 maggio in Messico. La competizione si concluderà l’8 giugno.

Oltre ad Hazard, anche Rio Ferdinand è entrato a far parte di questo contesto relativamente nuovo, composto da altre stelle del passato come Zlatan Ibrahimovic, Mario Gotze e Neymar. L’ex bandiera del Manchester United sarà infatti co-presidente del team Five FC, insieme a Jeremy Linch (freestyler e content creator con oltre 50 milioni di follower su tutti i suoi social).

Il torneo vedrà la partecipazione di 32 squadre qualificate, che voleranno in America centrale per disputare la competizione.

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