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Fare calcio sulla Kowloon-Canton

Calcio e dintorni

Fare calcio sulla Kowloon-Canton

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Quando si pensa alle città più in via di sviluppo del pianeta, Shenzhen è quella che, per demografia ed economia, ha subito il cambio più repentino negli ultimi trent’anni.  Questa cittadina, nata negli anni ottanta nella regione meridionale del Guandong come punto di snodo della ferrovia di Hong-Kong Kowloon-Canton, è passata da 30.000 abitanti a circa 20 milioni (con altrettanti di immigrati da tutto il mondo che giungono per lavorarci): è facile capire come la sua posizione, adiacente alla provincia amministrativa speciale di Hong-Kong e situato nel delta del Fiume delle Perle, che sfocia poi nel mar di Cina,  sia stata la chiave della fondazione della nuova Silicon Valley cinese.

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Lo skyline di Shenzhen oggi. In basso a sinistra, lo Shenzhen Stadium, sede dello Shenzhen FC.

Quello che sembrava un esperimento ambizioso, con la creazione della prima zona economica speciale di Cina, ovvero di una regione a tassazione differente che permetta l’afflusso continuo di aziende private ed estere, si è rivelato un vero e proprio bingo: ma come può esser possibile traslare cotanto sviluppo economico in un progetto sportivo adeguato come quello dello Shenzhen Football Club? Le due cose, spesso, non vanno di pari passo, perché se è vero che il calcio moderno è guidato dal portafogli di fondi e magnati interessati a salire sulle montagne russe, esso ha bisogno di programmazione con tempistiche adeguate, dove il tutto e subito resta astratto come un Picasso d’epoca, e questa squadra è risultata spesso vittima di investimenti temporanei che hanno tardato nel far crescere il movimento regionale e nazionale.

FONDATA DA CALCIATORI

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Zeng Xuelin, ex calciatore ed allenatore della nazionale cinese.

Una delle cose che più salta all’occhio dello Shenzhen Football Club è la storia della sua creazione: il 26 Gennaio 1994 la squadra nasce grazie all’idea di alcuni ex importanti giocatori cinesi, Rong Zhixing e Zeng Xuelin, che decisero di fondare un team sfruttando il periodo di “privatizzazione” del calcio cinese che stava diventando una Super Lega proprio in quel momento. Per assicurare una partenza tranquilla, si decise di far diventare il team una confederazione d’associati,  secondo una presidenza condivisa. La genuinità dell’idea portò a due promozioni consecutive, perché già nel 1996 lo Shenzhen FC, ai tempi chiamato Shenzhen Feiyada, aveva raggiunto il massimo livello calcistico del paese.

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La Ping’An tower di Shenzhen. Il gruppo assicurativo cambiò per anni la nominazione del club per motivi di sponsorship.

Quando l’ascensione tecnico-tattica-societaria del club sembrava cosa fatta, fu proprio l’aspetto che appariva il più sicuro a venir meno, ovvero quello economico: prima il gruppo finanziario Ping’An (che rinominò la squadra nel 1999, e poi il gruppo di soft drinks Jianlibao (anch’esso rinominando il club nel 2003), fecero entrare il club in una fase di transizione interessante, che portò ricchezza e titoli storici, come il campionato cinese ottenuto nel 2004.

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FUSIONI ED ACQUISIZIONI

In una città come Shenzhen, il calcio è talmente legato alla finanza ed economia che anche la fusione di due gruppi imprenditoriali può recare danni irreparabili: il gruppo Jianlibao viene acquisito dal Beijing Huizhong Tianheng Investment Company, che non ha nel team della città una priorità, costringendo la società a vendere i pezzi pregiati racimolando semplicemente qualche soldo dai contratti di sponsorizzazione. Da qui la volontà di vendere a fine anno, dove un gruppo di investimenti dell’adiacente Hong-Kong preleva il 51% senza mai venire alla luce. Mentre la squadra cambia nomi come fossero seggiolini di uno stadio (Shenzhen Kingway, Xiangue Eisiti, Asia Travel F.C), diventa preda di un altro investimento: il team viene prelevato da Wan Wongwei, presidente del gruppo di investimenti Ruby company, che ne cambia connotati in Shenzhen Ruby F.C.

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Lo Shenzhen Ruby prova ad elevare il progetto tecnico grazie all’arrivo del parigino Philippe Troussier in panchina, ma le cose non vanno come devono ed il club retrocede nel 2012: qualche anno dopo, Hongwei e la Ruby company, stressati probabilmente da un progetto che stenta a decollare, iniziano ad investire meno nel club provocando alcune proteste dello staff, con i giocatori costretti a ritardare l’inizio di una partita di coppa per protestare contro l’assenza di stipendio da svariati mesi. È la fine dell’ennesimo capitolo nero.

SHENZHEN KAISA

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L’arrivo del gruppo Kaisa, sempre agente nel settore d’investimenti, con susseguente cambio di nome, giunge in pompamagna con l’arrivo di Clarence Seedorf in panchina dopo la separazione milanista, sintomo di un progetto tecnico che vuole essere rivitalizzato ed organizzato a partire anche dai settori giovanili. L’olandese però non riuscirà a partire col piede giusto e dopo metà campionato viene esonerato nel Dicembre 2016, facendo spazio ad un altro pezzo da novanta del calcio mondiale, Sven Goran Eriksson, che si rivelerà il secondo flop consecutivo dalla medesima durata.

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Quello che però cambia dalle gestioni precedenti è la voglia di ricominciare programmaticamente: via i nomi grossi dalla panchina, evidentemente ancora troppo acerbi per un gruppo così giovane ed inesperto, e dentro un conoscente del calcio cinese come Wang Baoshan, che traghetterà il club in un anno complicato. Nel mentre, dal punto di vista del settore giovanile, il club ha implementato, con il ministero, numerosi progetti di sviluppo calcistico della città, con l’apertura di una scuola calcio nel Guandong tutta targata Bayern Monaco.

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Con la fine del campionato, si decide un cambio radicale nel corpo tecnico: arriva in panchina Juan Ramón López Caro, ex allenatore di numerose compagini di Liga come Celta Vigo, Real Madrid e Racing Santander. Con lui giunge tutto il suo staff tecnico per un imprinting totalmente ispanico che porterà alla promozione del 2018 dopo sette anni di assenza dalla massima divisione.

 

Con la campagna acquisti per il 2019, il progetto dello Shenzhen Kaisa appare più coerente ed equilibrato: acquisti mirati ma non eccessivamente cari per un mercato capace di sborsare cifre astronomiche. È stato tenuto il giocatore di riferimento, il bomber Harold Preciado, colombiano classe 1994, alla quale è stato affiancato Ola Kamara (3.1 mln), ex Los Angeles Galaxy, che aveva fatto estremamente bene insieme ad Ibrahimovic. A centrocampo, con la diez e come nuovo simbolo di squadra, è arrivato Ole Selnaes, ex Saint Etienne, partito per 5,5 mln, al momento l’acquisto più caro.

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La squadra è tutta da scoprire, così come sarà da scoprire se l’ennesimo progetto, portato avanti al momento con dedizione e programmazione, avrà fiamma lunga o si spegnerà alla distanza, quando alcuni obiettivi verranno meno.

Una cosa è certa: la facilità d’investimento, in una regione come quella di Shenzhen, non è sempre indice d’aiuto per lo sviluppo di progetti socio-sportivi all’altezza, perché spesso l’acquisto di società può essere frutto di tattiche d’investimento o di pure passioni estemporanee e temporanee, lasciando le società sul lastrico una volta falliti i primi obiettivi. In Italia, forse, lo si è capito con tempo.

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Cellino e l’incredibile retroscena ai tempi del Leeds: allenatore esonerato per colpa di… un divano!

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Cellino

CELLINO LEEDS – Massimo Cellino è da anni una delle personalità più controverse e particolari del calcio italiano, e non solo. Infatti, l’attuale presidente del Brescia è stato il patron del Leeds nel periodo compreso fra il 2014 e il 2017, periodo in cui il club alternata promozioni e retrocessioni in Premier League.

Alla base dei vari problemi vissuti in alcune situazioni vi erano incomprensioni tecnico-tattiche, ma anche linguistiche. Infatti, secondo quanto dichiarato ai microfoni del Daily Mail, la pronuncia inglese dell’originario cagliaritano non è mai stata impeccabile. Pertanto, a causa di questa insufficienza linguistica, le conseguenze sono state importanti anche nel percorso del Leeds.

Nello specifico, la richiesta del presidente di cambiare un divano presente nel suo ufficio ha subìto un’interpretazione del tutto erronea, spingendo i dirigenti del club a esonerare Brian McDermott, allenatore in carica fino a quel momento. Il problema di fondo è stato l’incomprensione fra il termine couch (divano) e coach (allenatore). Inoltre, secondo quanto sottolineato da Cellino stesso, l’equivoco non è stato mai noto, venendone a conoscenza solo il giorno della vigilia del successivo impegno.

Un episodio molto controverso, quindi, che ha portato all’esonero di un indifeso allenatore a causa di, incredibile ma vero, un divano. Questo episodio, dunque, è sempre rimasto incompreso dai tifosi, che non hanno mai visto di buon occhio Cellino.

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Dal Real Madrid alla NASA: Antonio Pintus studia la preparazione atletica degli astronauti

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PINTUS – Antonio Pintus è una delle figure “di secondo piano” tra le più note del calcio mondiale. L’italiano ricopre attualmente l’incarico di preparatore atletico del Real Madrid, apice della sua carriera professionale dopo una lunga avventura nello staff di mister Conte. Le sue metodologie di allenamento hanno stupito tutti per l’intensità e per l’efficacia derivata da esse, come sottolineato da Jude Bellingham ad inizio stagione. La sua tecnica ha incuriosito gli esperti di vari campi lavorativi, anche lontani dal rettangolo verde.

Infatti, secondo quanto riportato da RelevoPintus è stato convocato dalla NASA, l’organo spaziale statunitense, per approfondire la preparazione atletica degli astronauti. D’altro lato, invece, i responsabili dell’azienda amministrativa hanno studiato la metodologia del diretto interessato. In questo modo, l’obiettivo è acquisire i migliori segreti per incrementare la prestanza fisica degli astronauti. Si tratta di una collaborazione insolita, ma a testimonianza della grande ammirazione nei confronti di uno dei migliori professionisti nel suo ruolo.

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ESCLUSIVA – La ‘Brigata Mai 1 Gioia’ di San Marino raccontata dai suoi partecipanti

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San Marino

Sembrerà strano a dirsi, ma – alla fine di questa pausa – la nazionale del San Marino vive uno dei momenti migliori della sua storia recente. È vero: i biancazzurri hanno concluso il loro gruppo di qualificazione ad Euro 2024 con nove sconfitte su nove partite giocate, ma nelle ultime tre gare del girone (contro Danimarca, Kazakistan e Finlandia) San Marino ha realizzato altrettanti gol, segnando a tutte e tre le compagini affrontate. Un vero e proprio record, considerando che non era mai successo nella storia della nazionale.

Ad essere felici, quindi, non sono solo i componenti dello staff tecnico e i giocatori, ma anche e soprattutto i tifosi del San Marino che, spoiler, sì, esistono. Ma non solo, la nazionale può vantare addirittura di un gruppo di tifosi organizzato, la ‘Brigata Mai 1 Gioia’, composta da appassionatissimi che da anni seguono le avventure della squadra anche all’estero. Abbiamo voluto conoscere meglio questo simpaticissimo gruppo intervistando Daniele Davide, membri ormai navigati della Brigata.

POPOLARI LONTANO DA CASA

Proprio in virtù delle diverse trasferte, la Brigata si è fatta conoscere ed apprezzare fuori da San Marino e l’Italia, prendendo in simpatia tante tifoserie straniere, oltre che la stampa estera. Una cosa che ha tenuto subito ad evidenziare Daniele, l’attuale leader del gruppo.

“Effettivamente è molto strano. Le testate internazionali ci hanno cercato in ogni modo, ieri per esempio ero sul DailyMail, ma mi hanno chiamato anche BBC e altre testate di un certo livello. In Italia invece c’è gente che si domanda ancora cosa esista a fare San Marino e non ne comprendo il motivo. A conti fatti il nostro gruppo è quasi più conosciuto all’estero che in patria e spero che le cose possano cambiare e si capisca perché tifiamo San Marino. Il risultato non c’entra nulla, è una filosofia radicata”.

Una cosa confermata anche da Davide, che ci ha detto:

“A Belfast (contro l’Irlanda del Nord ndr.) i tifosi volevano conoscerci e fare foto con noi. È stato molto bello, alcuni addirittura ci mettevano di fianco i loro bambini per scattare fotografie di ricordo, incredibile. In Italia ci considerano quasi degli appestati!”.

UN GRUPPO NATO PER GIOCO

Chiaramente, per raccontare e conoscere meglio la storia della Brigata mai 1 gioia, abbiamo dovuto far luce sulle sue origini e sulle ragioni che l’hanno spinta a nascere. A spiegarci tutto nei dettagli è stato ancora una volta Daniele.

Il gruppo è nato 11 anni fa da un’idea di Massimo, il suo fondatore. Per curiosità andò a vedere un match a San Marino e allo stadio si accorse che tutti gli spettatori erano seduti, esattamente come al teatro, e nessuno cantava. Questa cosa gli mise un po’ di tristezza e per gioco decise di fondare un gruppo che con il tempo si è espanso. Ora siamo circa in 30 e i nostri membri vengono da tutt’Italia, ma anche da paesi esteri come Germania e Austria”.

Sì, perché è importante specificare che dei circa trenta membri della Brigata, in pochi vengono da San Marino. Gli stessi Daniele e Davide non sono sammarinesi: il primo viene dalla Toscana e vive a Modena, il secondo è originario di Salerno. Doveroso, allora, chiedergli i motivi per i quali si sono avvicinati alla causa biancazzurra.

Mi piace il calcio pulito, quello in cui non ci si picchia ma si fa amicizia, potremmo definirlo quasi un ‘calcio rugbistico’. San Marino è un unicum: incontri tifosi delle altre nazionali all’inizio e alla fine della partita, li conosci, ci scambi le sciarpe e magari ci vai anche a prendere una birra. È come se ci fosse un habitat incontaminato, dove tra l’altro è possibile conoscere anche i membri della nazionale. A Belfast per esempio abbiamo conosciuto tutti e sono diventato amico di Dante Rossi (calciatore della rappresentativa sammarinese ndr.). Contro la Finlandia, poi, abbiamo avuto modo di parlare anche con il CT, che ci ha raccontato come stessero lavorando e cosa era successo nella partita precedente in Kazakistan. È un clima irripetibile, chiaramente è impossibile fare questo con l’Italia o con qualsiasi altra nazionale: a San Marino trovi qualcosa che non si può fare da nessun’altra parte e questo mi ha spinto ad appassionarmi”.

Per quanto riguarda Davide, invece:

“Da anni mi piace il calcio sammarinese, per me la Champions League inizia a giugno con i turni preliminari, e non a settembre con i gironi. Diversi anni fa trovai la pagina della Brigata su Facebook e iniziai a seguirla perché la trovavo una bella iniziativa. Nel 2019, poi, mentre studiavo a Bologna, sul gruppo scrissero che c’era un posto disponibile per andare a vedere una partita e mi ci fiondai. In quella gara il San Marino riuscì anche a segnare un gol, così i membri della Brigata pensarono che portassi fortuna e mi inclusero immediatamente nel loro gruppo. In realtà da allora il San Marino non ha mai vinto e uno dei pochi pareggi mi ha fatto anche perdere una schedina perché avevo scommesso sulla sconfitta! Fu comunque un’esperienza molto divertente che mi ha fatto entrare in un gruppo di amici”.

L’AIUTO DELLA FEDERAZIONE

Quella della Brigata, insomma, è una realtà piccola ma vivace che, peraltro, nell’organizzazione di viaggi e nell’acquisto dei biglietti, ha potuto anche contare sulla federazione sammarinese. Come anticipato da Davide, a volte i membri del gruppo possono accedere a fasi di vendita anticipata dei biglietti, soprattutto contro gli avversari di lustro internazionale. Ancora una volta Daniele ci ha chiarito la questione.

“Il rapporto con la Federazione c’è sempre stato anche se siamo un gruppo indipendente che, in base alle situazioni, può anche criticare. Dallo scorso settembre, comunque, il nostro rapporto è passato dall’essere confidenziale a ufficiale. C’è stato un incontro tra i tifosi, il presidente federale, il segretario generale e il CT. È stata l’occasione per sederci ad un tavolo e iniziare a collaborare, i nostri obiettivi come gruppo sono affini a quelli della federazione e lo scopo è quello di portare gente allo stadio. Quando possibile loro cercano di aiutarci con i biglietti: chiaramente andare a vedere il San Marino non è gratis, ma si cerca di agevolare i tifosi che vengono più spesso. Anche per l’organizzazione logistica delle trasferte spesso parliamo e ci organizziamo con la federazione stessa, siamo entità distinte ma non estranee e anche questa è una cosa che non puoi trovare altrove”.

UN’ESPERIENZA DA PROVARE

Alla fine della nostra intervista, abbiamo voluto chiedere ai due ragazzi se si sentissero di consigliare l’esperienza di entrare a far parte della Brigata mai 1 gioia e quali fossero i lati positivi del tifare una squadra che, risultati alla mano, non vince da quasi vent’anni. Ci hanno risposto così.

“Tifare San Marino”, ci dice Daniele, “non è come tifare una qualsiasi altra squadra. Bisogna cambiare il punto di vista: chiaramente se si pensa solo al lato calcistico si vedrà una nazionale che, piuttosto che a vincere, ambisce a perdere con dignità, e questo non è chiaramente il massimo per una persona che guarda esclusivamente al campo. Si deve guardare al pacchetto completo: se si vuole sfruttare il calcio per fare nuove amicizie e portare valori allo stadio, allora l’esperienza è consigliatissima“.

“Nella battaglia tra Davide e Golia noi siamo Davide, personalmente sarebbe troppo facile tifare una squadra che vince sempre. Noi pensiamo ai ragazzi che scendono in campo: anche in caso di sconfitta, se alzano lo sguardo trovano gente pronta ad applaudirli e a riconoscere il merito di ragazzi come noi che hanno il coraggio di affrontare professionisti dieci volte più forti di loro. Sfido tutti i leoni da tastiera che attaccano con cattiveria il San Marino a giocare in uno stadio di 40 mila persone contro gente del calibro di Hojlund ed Eriksen, per me è un atto quasi eroico e va riconosciuto”.

Per quanto riguarda Davide, invece:

Tifare San Marino non è per tutti ed è un’esperienza che consiglio solo a chi nella vita sa accettare bene le sconfitte. Sicuramente però è un qualcosa di molto costruttivo che, anche al di fuori del calcio, insegna a vivere in maniera più rilassata e a godere anche delle piccole cose. So che sembra esagerato, ma trovarsi nella Brigata può essere anche terapeutico e renderci delle persone migliori“.

Si ringraziano Davide e Daniele per la loro gentilezza e disponibilità.

 

 

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Calcio e dintorni

ESCLUSIVA – Il dott.Pazzona approfondisce la psicologia in ambito sportivo

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Psicologia dello sport

PSICOLOGIA DELLO SPORT – Il ruolo dello psicologo dello sport è spesso sottovalutato. L’aspetto mentale è fondamentale, infatti, nel rendimento di un atleta. Ma quanto incide la psicologia nel calcio? Lo abbiamo chiesto al dott. Riccardo Pazzona, psicologo dello sport, che ha approfondito dettagliatamente l’argomento in questione.

QUANTO INCIDE LA PSICOLOGIA SUL CALCIO?

Quanto incide la psicologia sulla difficoltà di ambientamento di un calciatore, come ad esempio De Ketelaere, che ha deluso le aspettative al Milan e che è stato costantemente attaccato dalla tifoseria milanista?
“Sicuramente l’aspetto psicologico incide tantissimo nella prestazione. La prestazione è composta da 4 pilastri; se noi immaginiamo questi pilastri come le gambe di un tavolo, se una di questi cade, ecco che allora ci sono una serie di ripercussioni che vanno ad influire sulla prestazione come nel caso di De Ketelaere che adesso sta rendendo meglio all’Atalanta. Nel caso di una nuova realtà, una persona con difficoltà di ambientamento non riesce ad esprimersi al meglio”.

 

Spesso si sente parlare di giocatori che scendono in campo nonostante non abbiano una condizione mentale adatta: crede che un calciatore che non è sereno debba evitare di scendere in campo?
“Possiamo rispondere in due modi. O in base a come sta il giocatore, si decide se farlo scendere in campo o meno; oppure se vogliamo pensarla in maniera più strutturata, in funzione del suo stato d’animo e delle sue sensazioni, noi professionisti possiamo intervenire sulla regolazione emotiva. Per far ciò, è necessario monitorare una serie di parametri in prossimità della gara, e sulla base di essi, si interviene con specifiche tecniche”.

 

Parliamo del ritorno di Ibrahimovic al Milan: lo svedese è un grande motivatore, d’altra parte i rossoneri stanno vivendo un periodo negativo. Quanto potrebbero incidere la grinta e il carisma di Ibra al Milan?
“Certo, perché comunque parliamo di un leader tecnico e carismatico. All’interno di un contesto in cui si trovava fino a poco tempo fa, sicuramente avrà un bell’impatto. Il suo ruolo sarà presumibilmente quello di un trascinatore”.

 

Capitolo calcioscommesse: Fagioli e Tonali hanno subìto una squalifica piuttosto lunga. Quanto può incidere psicologicamente nella loro carriera?
“Non possiamo saperlo allo stato attuale. Quello che possiamo fare noi, da psicologi dello sport, è quello di gestire il momento, accompagnarli emotivamente in questo percorso complesso, ridefinendo gli obiettivi, perché ovviamente ci sarà un ritorno in campo e bisogna farsi trovare pronti”.

 

Abbiamo sentito parlare molte volte di “infortuni psicologici”, come nel caso di Nico Gonzalez quando fu accusato da Italiano di infortunarsi per problemi psicologici. Quanto effettivamente il fattore mentale può influire su un infortunio?
“A livello di probabilità di insorgenza di un infortunio, l’aspetto mentale incide in relazione allo stress che l’atleta sta sperimentando. Dal punto di vista del recupero dell’infortunio l’aspetto mentale pesa tantissimo ma, purtroppo, spesso non viene preso in considerazione. Un calciatore, infatti, per rientrare in campo, oltre ad essere pronto fisicamente, deve esserlo anche psicologicamente, perché l’infortunio è un vero e proprio trauma anche a livello emotivo. Questo può portare ad essere più limitati in campo magari per paura di farsi male”.

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