Alla Cruijff Arena di Amsterdam è andato in scena l’addio alla maglia Orange di Wesley Sneijder. La partita contro il Perù, vinta in rimonta per 2-1, grazie alla doppietta di Depay, ha visto un pubblico in delirio per il proprio numero 10, sia in campo che, soprattutto, al momento della sostituzione. La standing ovation dedicatagli ha fatto commuovere l’ex Inter, il quale non è riuscito a trattenere le lacrime all’uscita dal campo. Per chiudere il cerchio, nella notte tributo, Wesley è stato fatto accomodare al centro del terreno di gioco per godersi un video speciale in cui compagni di tutta la carriera lo hanno salutato, ricordando anche i migliori momenti della sua storia.
Torniamo indietro con la memoria e celebriamo la carriera di un campione assoluto, nonché giocatore con più presenze della sua nazionale, che ha lasciato il segno ovunque ha giocato e che rimarrà per sempre uno dei migliori giocatori della storia olandese.

AJAX – IL DEBUTTO PROFESSIONISTA
Cresciuto nelle giovanili del club di Amsterdam, nel febbraio 2003 esordisce in prima squadra nella gara vinta per 6-0 contro il Willem. Si aggrega dunque nel girone di ritorno, in cui, nelle 17 partite disponibili, parte ben 15 volte titolare, segnando, tra l’altro 4 reti e impacchettando 2 assist. L’Eredivisie vedrà campione il PSV distante un solo punto dall’Ajax di Sneijder. In coppa d’Olanda gioca 270 minuti sulle 3 partite disponibili, fino alla semifinale dove vengono eliminati dal Fenyenoord. In Champions League invece non parte subito titolare, ma si conquista una maglia nella gara più importante, valida per i quarti, contro il Milan. Nella doppia sfida gli olandesi escono per un gol contro la squadra che a fine stagione alzerà la coppa.
Prima di cambiare maglia nell’agosto del 2007, Sneijder in Olanda alza ben 6 trofei con la squadra e 1 individuale: 1 campionato, 2 coppe nazionali e 3 supercoppe d’Olanda con l’Ajax, e il premio miglior talento del calcio olandese nel 2004. Le stagioni in patria rimangono ad oggi le più prolifiche del talento nato ad Utrecht, che può vantare, in 180 presenze, ben 58 gol e 45 assist. Per numero di partite scavalca nella classifica all-time dei Lancieri gente del calibro di Huntelaar, Luis Suarez e Van Basten, e per numero di gol giocatori come Ibrahimovic, Patrick Kluivert e Rijkaard.

REAL MADRID – IL GRANDE SALTO
Decisiva l’ultima stagione di Sneijder in Olanda, in cui in 30 presenze in campionato sigla 18 gol e colleziona 10 assist, il 12 agosto 2007 firma per il club più prestigioso al mondo, il Real Madrid. La prima stagione in maglia Blancos vede uno Sneijder protagonista, spesso titolare e con il vizietto del gol. Nell’arco dell’annata insacca 9 reti, tra cui all’esordio in Liga nel derby di Madrid e in Champions con la Lazio all’Olimpico. Tolta la vittoria del campionato il resto della stagione delle Merengues è però decisamente deludente. Aprono l’anno con la sconfitta in Supercoppa spagnola contro il Siviglia e sia in Copa del Rey che in Champions League il cammino si interrompe agli ottavi.
La seconda annata parte col piede giusto per il Real Madrid, che conquista la Supercoppa nazionale ai danni del Valencia. Il resto però è alquanto deludente, e Sneijder non è da meno. I Galacticos arrivano a 10 punti dal Barcellona campione di Spagna, in Copa escono ai sedicesimi e in Champions ancora fuori agli ottavi. Per l’olandese non è una bella annata, spesso relegato in panchina riesce a segnare soltanto 2 gol. Dopo la stagione deludente l’ex Ajax viene spedito via da Madrid ed etichettato come flop.

INTER – IL RISCATTO
Per 15 milioni di euro Sneijder approda a Milano, sponda nerazzurra, alla corte di Josè Mourinho. Diventa l’uomo chiave di un meccanismo perfetto, delegato più alla costruzione offensiva che alla finalizzazione. Nonostante l’Inter conquisti il campionato, l’olandese è protagonista solo a metà, venendo impiegato solo 26 volte in 38 partite. Segna comunque 4 gol e fornisce 8 assist.
L’habitat naturale di Wesley si rivelò essere la Champions League. Sempre titolare in campo internazionale riesce a trascinare la sua squadra verso la finale al Bernabeu. Grazie a un suo gol allo scadere l’Inter batte la Dinamo Kiev in trasferta, vittoria che senza la quale i nerazzurri non avrebbero passato il girone. Impacchetta un assist nell’ottavo col il Chelsea, gol e assist ai quarti contro il CSKA Mosca e, soprattutto, ancora gol e assist nella semifinale contro il Barcellona. Nella finale contro il Bayern è suo l’assist per il 1-0 firmato Diego Milito. Se l’Inter è campione d’Europa è soprattutto per un certo Wesley Sneijder. Se ci aggiungiamo la Coppa Italia conquistata ai danni della Roma, i nerazzurri collezionano un storico Triplete, la prima squadra italiana a raggiungere tale traguardo. Oltre ai 3 trofei con il club, conquista diversi titoli individuali, come Assist-man, miglior centrocampista, miglior giocatore, nonché squadra dell’anno della Champions League.
Dopo i successi con l’Inter, quella estate ha trascinato la propria nazionale ad una storica finale mondiale, fermata soltanto da una Spagna devastante ai supplementari. A fine anno porta a casa altri trofei individuali, come miglior calciatore olandese e scarpa di bronzo, pallone d’argento e all-star team dei mondiali.
Dopo la straripante prima stagione in Italia, inizia un lento declino, sia del giocatore che della squadra tutta. Nel 2010/2011 l’Inter apre conquistando la Supercoppa ai danni, nuovamente della Roma, ma perde quella Europea per 2-0 contro l’Atletico Madrid. Il Mondiale per Club risolleva gli animi dei tifosi, ma il prosieguo dell’annata è una delusione senza eguali. Il campionato vede vincitori i cugini rossoneri, la smacco più grande per un tifoso interista, e in Champions il cammino si interrompe con una brusca doppia sconfitta contro lo Schalke 04, per un punteggio di 7-3.
La terza stagione in nerazzurro di Sneijder è caratterizzata di diversi infortuni, e uno sbando completo della squadra. Solo 28 presenze partite in tutta la stagione, con 5 gol e 6 assist, e, parafrasando Mourinho stesso, “zero tituli“. Il derby della Madonnina in Supercoppa viene vinto dal Milan, e si intravede il disastro della stagione avvenire. Sconfitti dal Napoli ai quarti in Coppa Italia e dal modesto Marsiglia agli ottavi di Champions, all’Inter rimane solo il campionato. Anche la Serie A va di traverso ai nerazzurri, che si posizionano sesti a ben 26 punti dalla capolista Juventus. Sneijder e l’Inter sono solo le ombre di quell’accoppiata che trionfò due anni prima. Nel 2012 l’olandese rimane in rosa solo fino a gennaio, collezionando solo 8 presenze, fino a quando non viene ceduto in Turchia al Galatasaray.

GALATASARAY – IL RILANCIO
La nuova esperienza in Turchia sembra rinsavire il trequartista. Anche grazie a lui il club conquista il Doblete campionato-coppa, oltre a far un ottimo cammino internazionale. In Champions League il Galatasaray arriva fino ai quarti di finale, piegandosi soltanto al Real Madrid. Nella doppia sfida contro il Blancos Sneijder ha il dente avvelenato e riesce sia a segnare che impacchettare un assist, anche se non basterà.
In 5 anni nell’est Europa gioca 175 volte segnando la bellezza di 45 gol e regalando 44 assist. Al club turco aiuta a riempire la bacheca con ben 8 trofei: 2 campionati, 3 coppe e 3 supercoppe nazionali. Dopo l’Ajax e il primo anno nerazzurro, questa è l’esperienza più felice per Sneijder, dove fino a 33 anni è riuscito a fare la differenza. Dopo la Turchia approda in Francia, dove ha un parentesi infelice al Nizza della durata di 6 mesi, per essere spedito a svernare all’attuale Al Gharafa in Qatar.
Una carriera di alti e di bassi, al quale è sicuramente mancata la riconferma. Il punto debole di un campione di assoluto livello è soltanto questo, senza il quale sarebbe ricordato come uno dei migliori della storia. Picchi inarrivabili per la quasi totalità dei grandi giocatori lo rendono lo stesso memorabile agli occhi di chi ha avuto il piacere di vederlo accarezzare il pallone.