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Solbakken escluso dalla lista UEFA a causa del FairPlay finanziario

Europa League

Solbakken escluso dalla lista UEFA a causa del FairPlay finanziario

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Roma, Solbakken non ci sarà contro la Juventus

Il neo acquisto della Roma, il giovane attaccante norvegese Solbakken, è stato tolto dalla lista UEFA per motivi di FairPlay finanziario. Il club giallorosso questa sera ha comunicato via mail alla UEFA la lista dei convocati, ma dopo alcuni controlli e verifiche, sono emerse delle interpretazioni diverse rispetto alla Roma per via dei paletti del settlement agreeement. Mourinho e la società si sono ritrovati nella situazione di dover escludere uno tra Llorente, Solbakken e Wijnaldum.

I giallorossi hanno ritenuto troppo importante la convocazione di Gini Wijnaldum e di Llorente. La Roma, che gioca con la difesa a 3, ha ritenuto più utile la convocazione del difensore spagnolo. Solbakken alla fine è stato l’unico a rimetterci in questa situazione. Il norvegese dovrà cercare di tirar fuori il meglio in campionato e giocarsi quindi le sue chance in Serie A.

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Calcio Internazionale

Chi è Victor Boniface, il nigeriano che fa sognare il Saint Gilloise

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Chi è Victor Boniface

CHI È VICTOR BONIFACE – Victor Boniface ha trascinato fino a quarti di finale il piccolo Union Saint Gilloise. L’attaccante nigeriano ha conquistato l’interesse di diversi top club dopo le prestazioni che hanno eliminato l’Union Berlino. Il classe 2000 è al centro dell’attenzione, ma chi è Victor Boniface? Analizziamo le sue caratteristiche e il percorso che lo ha portato a sfondare in Europa.

VICTOR BONIFACE, IL SORPRENDENTE BOMBER NIGERIANO

Victor Boniface è un centravanti molto fisico di piede destro che sa sfruttare bene la propria struttura e dotato di discreta velocità. Una caratteristica non comune è il tiro da fuori molto potente e preciso anche da posizioni insolite. La sua fisicità (189 cm) gli permette di adattarsi bene alle diverse situazioni della partita potendo dara anche una grossa mano alla squadra. Lo abbiamo visto, infatti, spesso strappare in velocità o usare la sua forza per proteggere il pallone.

VICTOR BONIFACE: AFRICA, BODO GLIMT E L’ESPLOSIONE IN BELGIO

Victor Boniface nasce il 23 dicembre 2000 ad Akure in Nigeria. Le prime notizie di lui dal punto di vista calcistica riguardano un piccolo club del campionato locale ovvero il Real Sapphire. Da lì lo ho scovato il sempre attento Bodo Glimt che, dalla lontana Norvegia, ha avuto il coraggio di investire sul ragazzo nel marzo del 2019.

Con il Bodo Glimt Boniface non troverà sempre moltissimo spazio ma arriverà a vincere due campionati norvegesi segnando 23 gol in 66 presenze tra tutte le competizioni. Nella famosa stagione scorsa quando i norvegesi batterono la Roma 6-1 e raggiunsero i quarti di finale di Conference League, il nigeriano non segnò alcun gol europeo.

Da una favola all’altra, Boniface la scorsa estate sposa l’ambizioso progetto dell’Union Saint Gilloise, arrivato secondo in Belgio da neopromosso e sicuro di giocare le coppe europee. L’impatto è devastante: lo score ad oggi dice 14 gol in 39 presenze stagionali di cui ben 5 in Europa League che hanno portato i belgi ai quarti di finale di Europa League dove affronteranno il Bayer Leverkusen.

VICTOR BONIFACE: VIA IN ESTATE?

Boniface vista la sorprendente stagione potrebbe lasciare il Belgio dopo una sola stagione. Sulla punta nigeriano si muove con grande interessata buona parte della Serie A. Sono molti i club che sognano un nuovo Osimhen: il Napoli e il Milan l’hanno monitorato da vicino in Europa League mentre Lazio e Bologna hanno manifestato il loro interesse vista la carenza di attaccanti in rosa. Boniface dove porterà il Saint Gilloise in Europa League e soprattutto quale scenario si presenterà per lui in estate?

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Champions League

L’Italia alla conquista dell’Europa: chi andrà fino in fondo?

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italia

Delle sette squadre italiane che a inizio stagione figuravano nelle griglie di partenze delle diverse competizioni europee, oggi, a marzo inoltrato, ne sono rimaste sei. Un risultato tanto inatteso quanto, oggettivamente, insperato. L’ultima volta che l’Italia era stata in grado di portare almeno sei rappresentanti del suo calcio ai quarti di finale delle coppe europee risale alla stagione 1998/1999. Prima di allora era successo solo nel 1990/1991. Quella di quest’anno è appena la terza volta. Epoche diverse, rapporti di forza immensamente ribaltati.

Negli anni ’90 il calcio italiano dominava il vecchio continente. Tra il 1989 e il 1999 i trionfi tricolore in terra europea furono ben 15, con Milan, Inter, Juventus, Sampdoria, Lazio, Parma e Napoli che riuscirono a conquistare alternativamente Coppa dei Campioni/Champions League, Coppa UEFA e Coppa delle Coppe. Un dominio totale e incontrastato che mise l’Italia al centro del calcio mondiale. Il calcio più bello si faceva qui, i grandi fenomeni giocavano in Serie A, non in Inghilterra, Spagna, Germania o Francia.

Oggi, la storia è diversa. Esclusa la vittoria della Conference League della Roma di un anno fa, l’ultimo grande trofeo europeo vinto da una squadra italiana è la Champions dell’Inter del 2010. Sono passati 13 anni, in mezzo le due finali perse dalla Juventus contro Barcellona (2015) e Real Madrid (2017) e poco altro. Milan e Inter hanno smarrito la strada per un periodo eccessivamente lungo, mancando l’appuntamento con il grande palcoscenico rispettivamente per sette e sei stagioni. Il traguardo raggiunto, per questa ragione, è notevole, una boccata d’aria fresca per le nostre squadre.

ORIZZONTI DI GLORIA

I sorteggi di Nyon, inoltre, lasciano aperta ben più di una semplice finestra per sperare in un exploit italiano. Inter-Benfica e Milan-Napoli ai quarti di finale di Champions League, appaiate nello stesso lato del tabellone, con conseguente possibilità di vedere una semifinale tutta italiana e il 75% di avere un club nostrano nella finale della massima competizione calcistica europea.

Un’urna benevola anche per Roma, Juventus in Europa League e Fiorentina in Conference. La squadra di Mourinho affronterà il Feyenoord, già sconfitto nel maggio scorso a Tirana, e, qualora passasse il turno, la vincente di Union Saint Gilloise-Bayer Leverkusen. La Vecchia Signora, invece, è stata meno fortunata. Il doppio confronto con lo Sporting Lisbona giustiziere dell’Arsenal e l’ipotetico scontro con il Manchester United in semifinale sono due ostacoli non indifferenti. La formazione allenata da Allegri, ad ogni modo, è superiore ai portoghesi, per storia e campioni a disposizione. La viola, infine, se la vedrà con il Lech Poznan, per poi disputare la semifinale con Nizza o Basilea. L’unica vera altra contendente al titolo è il West Ham, quartultimo in Premier League.

Il cammino delle sei squadre è stato diverso per ognuna di loro. Idee di calcio differenti, spesso lontane anni luce, non sempre efficaci ma ugualmente vincenti, per ora. L’identità italiana, nella sostanza, è sempre la stessa. Difesa, solidità, attenzione, intensità e compattezza, con qualche eccezione, più o meno evidente. L’unico vero cortocircuito è il Napoli, l’esempio migliore di cosa voglia dire giocare bene a pallone. I ragazzi terribili di Spalletti, attualmente, sono la cosa più bella che si possa vedere su un campo da calcio. Guardiola, forse con un po’ di astuzia e malizia, li ha definiti la squadra più forte d’Europa, stizzendo e non poco l’allenatore toscano.

Pur comprendendo l’intenzione e la necessità di proteggere la meravigliosa creatura che è il suo Napoli da questi giochi mentali subdoli, è innegabile che non esista qualcosa di paragonabile. I partenopei hanno dominato il girone, vincendo cinque partite, segnando 20 reti e subendone appena 6. Agli ottavi, contro l’Eintracht, non c’è mai stata partita. Il 5-0 di parziale complessivo sarebbe potuto essere molto più ampio. Il cammino verso la finale, per quanto in Champions League non esistano partite facili, è pressoché segnato. Evitati gli spauracchi di Real Madrid, Bayern Monaco e Manchester City, il Napoli ha un’occasione più unica che rara di scrivere la storia, più di quanto non lo stia già facendo. La città di Pulcinella è pronta a sognare.

LA MADONNINA E MICHELANGELO

Il discorso potrebbe e dovrebbe essere simile anche per Milan e Inter. Il lato del tabellone, senza se e senza ma, è quello più abbordabile. Il solo pensiero di finire dall’altro lato imponeva, con una certezza quasi totalizzante, di pensare al campionato, vestendo i panni delle vittime sacrificali. Il destino e le mani della coppia Altintop-Kluivert hanno deciso il contrario. Le due milanesi hanno l’obbligo di provare a raggiungere l’atto finale perché difficilmente ricapiterà una possibilità tanto ghiotta.

Il percorso del Diavolo è stato in linea con le aspettative. Il girone, superato tra alti e bassi alle spalle del Chelsea, perdendo entrambi gli scontri diretti ma dominando Dinamo Zagabria e Salisburgo. Gli ottavi, invece, hanno rappresentato il primo banco di prova. Il Tottenham, sulla carta superiore e favorito, è stato dominato in lungo e in largo, offensivamente e difensivamente. L’1-0 complessivo non rende giustizia a quanto fatto vedere nei 120′.

Di tutte le italiane, il Milan è quello che più si avvicina al calcio europeo e moderno del Napoli. Un football verticale, votato all’attacco, con l’obiettivo di divertire e divertirsi, abbinando una fase difensiva attenta e fisica, grazie soprattutto alla ritrovata solidità con la difesa a tre. Il sorteggio è stato il più benevolo possibile, considerando chi avrebbe potuto pescare. La finale, inoltre, è a Istanbul, dove 18 anni fa accadde l’imponderabile nei tre minuti più folli della storia del calcio. Il destino, se esiste, sta cercando di mandare un segnale.

Dall’altro lato dei Navigli, l’Inter non può permettersi di sottovalutare il Benfica. La squadra di Roger Schmidt sta giocando un calcio semplicemente meraviglioso. Come l’Ajax nel 2019, i lusitani potrebbero essere la mina vagante di questa edizione. I nerazzurri, invece, continuano a mostrare un doppio volto ancora difficile da decifrare, alternando prestazioni da top team ad altre mediocri. Il girone si pensava fosse proibitivo, con Barcellona e Bayern Monaco. L’Inter, al contrario, ha stupito tutti, eliminando il Barça con 4 punti conquistati su 6 disponibili. Gli ottavi con il Porto, tuttavia, sono stati un campanello d’allarme.

Difficoltà a costruire occasioni da rete, poche soluzioni offensive e scarsa verve sotto porta. Il ritorno in Portogallo è stato burrascoso. La squadra di Inzaghi ha rischiato, venendo surclassata per 90′, specialmente nell’ultima frazione di gioco, con il doppio legno colpito dal Porto a tempo scaduto. La difesa a oltranza ha pagato, ma contro il Benfica non sarà sufficiente. I lusitani, nel girone, hanno chiuso al primo posto davanti a Juve e PSG, vincendo in Italia e pareggiando a Parigi.

Scendendo in Conference League, la Fiorentina è in assoluto la favorita. L’eliminazione del Villarreal sposta tutta la pressione sulla squadra di Italiano. La prima fase non è stata brillante, come tutta la scorsa metà di stagione. La viola creava tanto ma concretizzava molto poco. Una tendenza negativa che l’ha obbligata a passare per lo spareggio. Ora, il trend è cambiato. Il gioco dei toscani, sempre bello, adesso è anche efficace. Cabral e Jovic si sono sbloccati e la Fiorentina ha passato in scioltezza i due turni a eliminazione diretta. I quarti contro il Lech Poznan impongono il passaggio del turno, così come la possibile semifinale con la vincente di Basilea-Nizza. L’unico ostacolo, possibilmente in finale, è il West Ham, invischiato nella lotta per non retrocedere in Championship.

UN CALCIO TROPPO ITALIANO

Last but not least, Roma e Juventus. Tolto il Manchester United, le due più forti. Chi dice il contrario è in malafede. Le rose di entrambe sono complete, profonde e ricche di talento. Con il materiale a disposizione il limite dovrebbe essere l’orizzonte. Eppure, bianconeri e giallorossi non riescono a convincere a pieno. Sarà per lo stile di gioco eccessivamente italiano, incentrato su tattica e difesa, con poche idee offensive e tanto del lavoro d’attacco affidato alla qualità dei singoli. Un calcio tutto sommato efficace che, come mostrano i dati, sta dando i suoi frutti. La Vecchia Signora, in campionato, senza i 15 punti di penalizzazione sarebbe seconda dietro al Napoli. La Roma, dal canto suo, è in piena lotta per il quarto posto.

Un’idea che divide, fa discutere, crea dibattiti infiniti. Esiste un modo giusto di interpretare il football? Probabilmente no, ognuno ha il diritto di portare avanti la propria tesi, indipendentemente dalle influenze esterne. Quello che non può essere negato, però, è che il calcio si sta muovendo in una direzione diversa, propositiva, all’avanguardia. Il catenaccio all’italiana sta scomparendo, con le giuste eccezioni.

La Roma, nella trasferta di San Sebastiàn, ha concluso la gara con il 23.6% di possesso palla, completando 111 passaggi contro i 560 degli avversari, tirando tre volte (zero in porta) rispetto ai 19 tentativi dei baschi. Un caso? No, Mourinho ha fatto la partita che aveva intenzione di fare. Il 2-0 dell’andata rappresentava l’occasione perfetta per poterlo fare. L’allenatore portoghese ha voluto difendere a oltranza, difendendo con le unghie e con i denti il parziale, riuscendoci. Può non piacere, il calcio, però, è anche questo.

La Juventus, è noto, non eccelle per un calcio spumeggiante. L’idea di Allegri si sposa con dettami tradizionalmente italiani, con grande rigidità difensiva, solidità e compattezza. I giocatori di talento, poi, sono liberi di inventare e fare male alle avversarie, spesso sfruttando le ripartenze, con gamba, corsa e grinta. L’Europa League bianconera, al momento, è stata così. Le giocate di Di Maria, di fatto, hanno deciso lo spareggio con il Nantes e l’ottavo di finale con il Friburgo. Da ora in avanti servirà qualcosa in più, soprattutto perché la Juventus è capitata dalla parte più complicata del tabellone. Vincere il torneo, in attesa della sentenza sui 15 punti di penalizzazione, è importante per centrare la qualificazione in Champions League.

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Europa League

Il centrocampo della Juventus fa sognare: è il più decisivo nel 2023

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Kostic

La Juventus è una delle squadre più in forma in questo momento e, nonostante la penalizzazione di 15 punti, sta macinando punti ad una velocità impressionante. La Vecchia Signora è uscita sconfitta solo in 2 occasioni su 18 gare giocate sin dall’inizio del 2023, invertendo drasticamente il trend negativo che aveva caratterizzato la prima parte di stagione bianconera.

Grande merito va al reparto di centrocampo, il quale si è rivelato un punto di forza della rosa di Massimiliano Allegri e uno dei più prolifici del nostro calcio, considerando sia la Serie A che l’Europa League.

Secondo quanto riportato da Opta, la coppia KosticRabiot è la più attiva a partire dalla ripresa della stagione post Mondiale, contribuendo a ben 13 reti dei torinesi, dato condiviso a pari merito con la coppia ZaccagniFelipe della Lazio, decisamente più offensiva.

LA STATISTICA

Gol + assist nel 2023 in tutte le competizioni:

  • Kostic (7);
  • Zaccagni (7);
  • Rabiot (6);
  • Lazovic (6);
  • Felipe Anderson (6).

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Calcio Internazionale

Minacce di scontri tra Roma e Feyenoord: si lavora per la sicurezza

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Roma Tifosi

Il sorteggio di ieri dei quarti di Europa League, ha rimesso di fronte Roma e Feyernoord, dopo la finale di Conference League della scorsa stagione, vinta dai giallorossi, e dopo essersi incontrate nell’edizione dell’Europa League della stagione 2014/15, in quel caso ai sedicesimi di finale, ed anche in quel caso, dopo i due confronti d’andata e di ritorno, passò il turno la Roma.

Proprio in quella stagione, a poche ore dalla sfida d’andata, gli ultras della squadra di Rotterdam danneggiarono pesantemente Fontana della Barcaccia in Piazza Navona, uno dei monumenti più importanti della Capitale. E, a distanza di 8 anni, come riferito da “La Repubblica”, gli stessi ultras, dopo il sorteggio, hanno inviato messaggi minatori via social ai tifosi giallorossi, scrivendo : “Andiamo a vendicarci, distruggeremo Roma”, “Demoliremo la fontana”, “L’avete ricostruita, la romperemo ancora”. La risposta degli ultras giallorossi non si è fatta attendere, inviando ad essi: “Vi faremo correre come ratti”, “Se ritoccate la fontana, ve sgaramo”. 

Questo clima creatosi, la paura di ripetere gli scontri di mercoledì a poche ore dal fischio d’inizio di Napoli – Eintracht Francoforte tra i tifosi del Napoli e quelli dell’Eintracht, hanno spinto il sindaco Gualtieri a chiedere al ministro Piantedosi di vietare la trasferta ai tifosi ospiti.

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