Saudade, inevitabilmente per tutti. Il sentimento brasiliano – ma di origine portoghese – è il collante comune delle cinque grandi selezioni sudamericane presenti in Russia a questo Mondiale. Un magico intreccio di malinconia, aspettative, possessione. Ricordi. Perchè il mondo del calcio si aspettava di più da tutti: dal Brasile, dall’Argentina di Messi, magari anche dal battagliero Perù. Invece nessuno è riuscito a sfondare la breccia dei quarti di finale, rimanendo escluse dal grande pantheon delle quattro nazionali più forti del mondo. Se i campionissimi Messi e Neymar hanno deluso, chi invece ha passato cinque partite in grande estasi sono i campioni dell’Uruguay, i Messi e Neymar di Montevideo e dei quattro milioni di abitanti che definiscono il Paese più piccolo presente alla competizione. La grande rivelazione sudamericana.
Ma nonostante questo, nonostante la Colombia sia stata eliminata dai dei rigori galeotti e non ci fosse il Brasile nella finale di Mosca (come ampiamente ci si aspettasse), il Sud America non merita di essere bocciato per quanto visto in questa competizione. Al di là degli episodi che permettono di raccontare il calcio, e dunque quelli che hanno escluso i vari Brasile e Colombia, il calcio latino non si è smarrito, anzi, è sempre lì. Nonostante la saudade.
CAMPIONISSIMI
Messi e Neymar erano assolutamente i grandi attesi per vestire i paladini del calcio sudamericano nella spedizione in Russia. Le copertine e i microfoni erano tutti per loro, sia all’inizio del torneo che alla fine di ogni partita. Inutile affermare che i primi a essere additati come colpevoli, responsabili e emblemi degli errori di Brasile e Argentina sono stati loro. Messi per la sua condizione, le sue non giocate e una ingiustificata manchevolezza nei momenti decisivi; Neymar ha giocato un buon Mondiale ma è stato totalmente irriso e giustamente gabbato per la sua icona, fra look e sceneggiate decisamente discutibili. In particolare, per il giocatore del PSG quanto di extracalcistico apparso in Russia non è coinciso con le giocate sul rettangolo verde: primo marcatore del Brasile con due reti, Neymar non è riuscito a caricarsi il Brasile sulle spalle come ci si aspettava in Patria. Addirittura, su ESPN Brazil Kakà ha definito Coutinho il vero trascinatore della Selecao invece che O’Ney, descrivendo il numero 10 “mentalmente forte” ma che “deve imparare a difendere se stesso dalle critiche”.
Per Messi è stato un po’ diverso, perchè la sua insicura Nazionale era arrivata in Russia con molte meno chance di vincere il torneo, eppure la pressione era ugualmente molto alta. Chiamarsi Messi in queste situazioni non è facile, ma proprio perchè si è Messi bisognerebbe soddisfare le aspettative. L’Argentina non ha avuto il cammino più semplice, e a posteriori va anche appurato che ha perso contro le due finaliste del torneo (Francia e Croazia). Ma Messi ha segnato una sola rete (seppur bellissima) contro la Nigeria e ha fallito un rigore, registrando l’ennesimo appannamento della Pulce nei penalty dopo il clamoroso errore nella finale di Copa America 2016 contro il Cile.
Poi ci sono i campioni di secondo livello, che sono un po’ più sotto l’Olimpo di Messi e Neymar ma che rispondono rispettivamente a 45, 53 e 30 reti con le proprie Nazionali, ovvero Cavani, Suarez e Falcao. I tre grandi assi di Uruguay e Colombia si sono comportati molto bene e hanno meritato gli applausi di tutto il mondo. In particolare, se esistesse, l’oscar del miglior giocatore sudamericano nella competizione russa andrebbe dato proprio a el Matador del PSG, autore di tre reti di cui due fondamentali nel match contro il Portogallo. Se Suarez si è visto meno, l’ex Napoli ha giocato un Mondiale stellare, che forse avrebbe potuto perfino sovvertire il risultato contro la Francia se fosse sceso in campo. Quanta saudade.
CONSAPEVOLEZZA
Di fatto, l’età media delle squadre sudamericane presenti in Russia era abbastanza alta. A differenza di alcune Selezioni europee come la Francia o l’Inghilterra che stanno profondamente emancipando una nuova generazione di talenti, nelle squadre del Sud America non si è visto un grande exploit di figure fresche. Oltre al quinto marcatore del Mondiale Yerri Mina (1994), l’asse del City Gabriel Jesus (1997), il fallimentare di Sanpaoli Cristian Pavon (1996) e lo juventino Bentacur (1997), non si sono viste grandi doti dai giovani latinos. Le grandi nazionali del Sud America si sono aggrappate ai propri fenomeni che corrispondevano a nomi emancipati e altisonanti, per intendersi, i vari Messi, Neymar, James Rodriguez e Suarez. Lo stesso Perù ha fatto di tutto per presentare in rosa anche Pablo Guerreiro, che per ovviare alla carenza di potenziale tecnico in avanti aveva necessariamente bisogno del suo trascinatore.
Ma nel mare magnum di problemi, critiche e sconforto, il Sud America non ha completamente fallito a Russia 2018. Premettendo che fra tutte le Selezioni solo il Brasile era stato additato come possibile finalista fra tutte le squadre del proprio raggruppamento geografico, al fronte di sorprese e potenziali avversari le squadre sudamericane hanno fatto quello che hanno potuto. L’Argentina della disorganizazzione, del gioco fallace e del Messi non-Messi, ha perso unicamente solo contro Croazia e Francia, le due finaliste del torneo. E dalla squadra di Sampaoli non ci si aspettava sicuramente un piazzamento tra le finaliste. Il Brasile ha dimostrato tanto potenziale e ha disputato un ottimo Mondiale, deludente solo alla prima uscita contro la Svizzera. Tite e i suoi sono stati eliminati dal sorprendente Belgio dopo aver tirato sedici volte verso la porta e aver subito un’autorete. La Colombia ha fallito l’accesso ai quarti venendo eliminata ai calci di rigore contro l’Inghilterra dopo aver giocato 120 minuti alla pari: gli inglesi si giocheranno la finale tra terzo e quarto posto e sono tutt’ora indicati come grande rivelazione del torneo.
La disperazione di Carlos Bacca, secondo a sbagliare dopo Uribe nell’ottavo di finale contro l’Inghilterra
La grande rivelazione delle squadre sudamericane, l’Urugay di Oscar Washington Tabarez, senza l’ambizione di arrivare per forza in finale è stata eliminata dalla finalista Francia, tecnicamente fuori da ogni paragone con la Celeste. Il Perù, purtroppo, non è riuscito a concretizzare quanto fatto vedere agli atti nelle proprie partite, con tre punti (0-2 contro l’Australia) nel girone e un rigore sbagliato sullo 0-0 contro la Danimarca. Le delusioni quindi possono essere indicate nel risultato storico delle sudamericane nel percorso mondiale, perchè non sono arrivati i risultati sperati – Brasile in finale o Argentina ai quarti – ma si è giunti a un livello eccellente, bloccato solo dalla sfortuna (dei brasiliani e dei colombiani) e dall’impossibilità (dell’Uruguay). Il presente non è in discussione. Su cinque squadre ben quattro hanno passato la fase a gironi, di cui tre come prime e una come seconda. Quindi, a parte l’Argentina di Messi, l’unica vera grande delusione del Mondiale russo, il Sud America ha dimostrato di avere ancora risorse, fenomeni, capacità e punti di riferimento, tutte peculiarità che non è riuscita a dimostrare la Seleccion di Buenos Aires. A questo punto, l’unica saudade è quella di Messi e compagni, bocciati dal presente e dalla Storia.
Al minuto 53 di Inter-Fiorentina i Viola hanno trovato il gol del vantaggio con Bonaventura. Il centrocampista, sugli sviluppi di un corner, si è posizionato sul secondo palo: Onana ha smanacciato un colpo di testa di Cabral proprio verso Bonaventura, che ha appoggiato in rete a porta vuota. Recrimina l’Inter, che pochi minuti prima aveva sfiorato il gol con Lukaku: il centravanti belga si è letteralmente divorato la rete dell’1-0 appoggiando fuori, con tutto lo specchio a disposizione, un cross rasoterra di Bastoni. Adesso i nerazzurri sono costretti a rimontare per tenere viva la corsa verso la Champions League.
Dopo la splendida vittoria ottenuta in casa contro il Messina, la Turris ritornerà in campo nella giornata di domani. I Corallinisaranno ospiti della Fidelis Andria, che attualmente si ritrova nell’ultima posizione del Girone C della Serie C. Mister Fontana ha selezionato i convocati della sua Turris per questo delicato match valido per la trentacinquesima giornata.
I CONVOCATI DELLA TURRIS
Di seguito i convocati per la trasferta contro la Fidelis Andria:
Portieri: Antolini, Fasolino, Perina.
Difensori: Di Nunzio, Miceli, Boccia, Vitiello, Contessa, Rizzo.
Dopo un digiuno durato più di 5 mesi, Gabriel Jesus torna al gol. L’attaccante dell’Arsenal ha trovato il gol contro il Leeds: i Gunners hanno risposto al City (che ha stritolato 4-1 il Liverpool) superando con il medesimo risultato la squadra di Javi Gracia. Gabriel Jesus ha aperto le danze, segnando il gol dell’1-0 su rigore; dopo il raddoppio targato White, l’ex attaccante del City ha trovato anche la doppietta al 55′. Il Leeds ha cercato di rientrare in partita con Nissen, ma nei minuti finali Xhaka ha calato il poker e decretato il 4-1 finale. Gabriel Jesus non segnava dal 30 ottobre, quando l’Arsenal rifilò un secco 5-0 al Nottingham Forest: grazie al suo gol, per l’Arsenal il match è stato in discesa fin dai primissimi minuti. I Gunners si confermano così al primo posto in solitaria in Premier League.
Dopo la bella vittoria della sua Atalantasul campo della Cremonese, Gian Piero Gasperini ha parlato ai microfoni di DAZN analizzando la sfida e la prestazione di un Hojlundsempre più determinante. Ecco le sue parole:
POSTO CHAMPIONS –“Le altre giocano domani, l’importante era fare tre punti. Domani sera vedremo la classifica, sperando di aver guadagnato qualche punto. Era fondamentale vincere e l’abbiamo fatto, ma mancano ancora tante giornate al termine. Sarà una vera e propria battaglia”.
SULLA PARTITA –“Abbiamo sbagliato diverse cose nel primo tempo, i ritmi erano molto bassi. Nel secondo tempo, con l’entrata in campo di Lookman, Boga e Hojlund abbiamo alzato il tasso tecnico ed è andata meglio. Poi il rigore poteva cambiare le cose, ma siamo stati bravi a reagire. Incappiamo troppo spesso in queste cose, dobbiamo migliorare“.
LA SCELTA DEGLI ATTACCANTI –“L’attacco è il reparto più importante, l’ho sempre sostenuto. Per la prima volta durante la stagione siamo riusciti ad averli tutti a disposizione, rappresenta una forza per noi”.
SU HOJLUND –“Non era nella migliore condizione dopo la nazionale, ma è stato comunque decisivo. Riesce comunque sempre a dare degli spunti determinanti. Mi è sembrato molto concentrato, ma è ancora frastornato dai complimenti ricevuti in settimana. Ha delle doti importantissime, ma non deve mai smettere di imparare. Le scale per migliorare sono infinite, deve continuare con tanta umiltà e voglia di apprendere”.
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