Un viaggio in giro per l’Europa iniziato da Candelo, nei pressi dell’omonimo ricetto medievale, e concluso momentaneamente a Funchal, – città natale di Cristiano Ronaldo – nel mezzo una più che significativa sosta a Torino. Stiamo parlando del percorso tracciato da Stefano Beltrame, ex promessa della Juventus.
Il tempismo ha giocato un ruolo determinante nella carriera del classe ’93. Lui, “juventino nato”, nonostante godesse della stima dell’allora tecnicoAntonio Conte, non riuscì però a ritagliarsi quello spazio che, probabilmente, in un periodo differente della storia bianconera avrebbe dato risalto alle sue qualità da 10 puro.
Oggi, in attesa della chiamata giusta, Beltrame avverte: “Ho voglia di rimettermi in gioco e tirare fuori tutto quello che ho dentro”.
INTERVISTA A BELTRAME
Di recente, l’ex calciatore del Maritimo ha concesso alla nostra redazione un’intervista. La Juventus di ieri e di oggi, Conte, la valorizzazione dei giovani, le esperienze all’estero e i desideri futuri: sono tanti i temi trattati da Stefano Beltrame.
26 gennaio 2013 – ricordi questa data? –, a 8’ dal termine, fai il tuo esordio in Serie A contro il Genoa subentrando a Marchisio, uno che la storia della Juventus l’ha fatta eccome. Avresti potuto chiedere di meglio?
“Credo che non avrei potuto chiedere di più. Lo ricordo come se fosse ieri, un momento che porterò per sempre dentro. Peccato per quel tiro parato da Frey! Se avessi segnato, sarebbe stato meglio”.
Ricordi le indicazioni che ti diede Conte? Che rapporto hai avuto con lui?
“A dir la verità, fu tutto talmente veloce che Conte non mi diede quelle informazioni che solitamente si danno prima di un ingresso in campo. Si girò e mi disse ‘Beltrame, vieni qui. Vai a riscaldarti, due minuti ed entri’, e così è stato. Mi fece solo l’‘in bocca al lupo’. Il mister è stata una persona che mi ha aiutato molto. Durante gli allenamenti mi spronava, mi aiutava, poiché, essendo giovane in un contesto come la Juve, sapeva che potessi trovare difficoltà. Porto un ricordo bellissimo del mister“.
Magari me lo confermerai tu: nel corso di quella stagione, ottenesti cinque convocazioni in prima squadra tra Serie A e Coppa Italia. In quel momento hai pensato di poterci seriamente rimanere in pianta stabile?
“Me l’hai detto tu, dunque mi fido (ride n. d. r.). Ci ho sperato, mi sarebbe piaciuto molto. Dopo la partita col Genoa, Conte rilasciò un’intervista dove dichiaròche alla Juve non servisse il quinto attaccantein quanto ci fossi io: a detta sua, gli piacevo. L’ultimo giorno di mercato, però, la Juve acquistò Anelkae dunque il sogno svanì. Dopo il suo arrivo feci solo un allenamento di rifinitura prima della partita di Champions contro il Bayern Monaco, poi non arrivarono più convocazioni”.
In quella Juve con chi hai legato maggiormente, chi ti dava maggiori consigli?
“Avevo legato molto con Chiellini, Bonucci, Giaccherini e Quagliarella. Un po’ tutti mi appoggiavano, con le parole giuste ma anche i rimproveri, fatti sempre nel momento giusto senza lasciare che mi abbattessi. Mi invogliavano a dare il meglio, mi facevano capire che mi trovassi lì per merito personale“.
La Juve di oggi
“Il calcio va a cicli: c’è stato il periodo Juve durato ben 10 anni consecutivi, con vittorie di scudetti e due finali di Champions, ora ci sono tanti giovani che hanno bisogno di tempo per crescere, di fare esperienza e imparare. È necessaria la pazienza. Nonostante le critiche che si sentono, Allegrista facendo un grande campionato ed è secondo in classifica. Dal punto di vista del gioco – penso a Bayern e City – si tratta di un altro tipo di discorso. Credo che la Juve abbia bisogno di ritrovare e ritornare a quei risultati di qualche anno fa, con questi giovani tanto forti che dovranno acquisire fiducia nei loro mezzi per poter dare il 100%”.
A proposito di giovani, il Beltrame di ‘ieri’ avrebbe potuto far comodo alla Juve?
“Non amo fantasticare, però penso che se il giovane Beltrame si fosse trovato in questa Juve avrebbe potuto dire la propria. Nel calcio non si sa mai, ma avrei sicuramente avuto più possibilità“.
In Primavera hai indossato il 10, numero che ti si addiceva per caratteristiche e ruolo, negli ultimi anni ti sei adattato a una posizione differente
“Sono sempre stato un 10, il mio ruolo preferito, libero di svagare nella metà campo offensiva, dietro la punta o le due punte. In Portogallo, negli ultimi anni ho giocatoun po’ più dietro, ma per questioni tattiche. Al mister serviva uno che impostasse il gioco e che facesse arrivare il pallone in avanti. Giocando a due, era necessario fare anche un po’ di gioco sporco, recuperare dunque palloni. Non è nella mia natura, non sono mai stato un Gattuso di turno (scherza n. d. r.), però tendo sempre a prendere il lato positivo: quegli anni mi hanno aiutato a crescere sotto questo aspetto, dal punto di vista della fase difensiva“.
A chi ti sei ispirato?
“Il mio idolo di sempre è Kakà. Vedevo in lui quelle che, da giovane, erano le mie caratteristiche: lo spunto nell’uno contro uno, la rapidità e la velocità. A me piaceva la sua eleganza, mi sono un po’ ispirato a lui. Del Piero? Ho avuto il piacere di incrociarlo l’anno del mio arrivo alla Juve, la sua ultima stagione in bianconero. Un campione che ha ispirato tantissimi giovani e anche me”.
Quale esperienza, tra Italia ed estero (Den Bosch, Go Ahead Eagles, CSKA Sofia, Maritimo), ti ha fatto crescere maggiormente sia umanamente che come calciatore?
“Dal punto di vista lavorativo, mi ha aiutato molto il Portogallo che mi ha fatto riscoprire un altro lato che non avevo ancora tirato fuori, quello di un giocatore più grintoso con fame di recuperare palloni. A livello umanosono cresciuto molto il primo anno fuori dall’Italia, in Olanda. Ero giovane, non è stato facile. Ho imparato la lingua e ho conosciuto un nuovo Paese. In Bulgaria, invece, scoppiò il Covid e rimasi due mesi e mezzo da solo. È stata dura, ma sono riuscito a tirar fuori un’ulteriore forza che non sapevo di avere”.
Un messaggio per una tua ipotetica futura squadra
“A me piacerebbe tantissimo tornare in Italia. So che non è facile. Il messaggio che mi piacerebbe lanciare è che, durante questo periodo di stop, ho maturato una fame, una voglia di tornare a giocare, di rimettermi in gioco in tutti i sensi e tirare fuori tutto quello che ho dentro“.
Fonte immagine in evidenza: profilo Instagram Stefano Beltrame
Durante la trasmissione TvPlay, Giuseppe Mascara, ex giocatore del Catania, si è raccontato. In particolare, sono stati trattati dei temi come giocatori e allenatori che ha incontrato nella sua carriera. Tanta emozione nel ricordo di quando Kakà gli diede la sua maglia. Mascara è anche entrato nei radar di due top club europei, ma l’affare non andò in porto.
LE PAROLE DI MASCARA
SU BERARDI –“Lui è uno dei pochissimi che gioca un calcio come quello che piace a me. Fa l’uno contro uno, se lo sbaglia lo rifà”.
SU POLITANO – “Un altro così è Matteo Politano. Forse un altro che si avvicina è Zaccagni della Lazio. Tutta gente che sulla fascia puntano l’uomo. Berardi farebbe bene anche alla Juve, se uno è forte si porta dietro le sue qualità anche nelle grandi squadre”.
SU SIMEONE – “Si vedeva che il Cholo avrebbe fatto strada. Preparava le partite calcolando nei minimi particolari tutto quello che poteva succedere sia quando hai la palla che quando non ce l’hai. Nel 2011 era già avanti coi tempi”.
IL RICORDO DI MASCARA AL NAPOLI –“Ero arrivato a 32 anni e volevo rimanere a Catania. Il contratto era in scadenza e la proposta per il rinnovo non arrivava, oggi domani, oggi domani… e alla fine ho accettato di andare al Napoli. In quegli anni avevo ricevuto diverse offerte ma sono sempre voluto rimanere a Catania. Non ho nessun rammarico verso i dirigenti però. Nel 2009, stagione in cui feci 14 gol. ebbi varie proposte, anche dal Manchester City e dal PSG, che non erano le squadre che sono oggi, ma pur sempre club blasonati. Anche il Bayer Leverkusen. Alla fine non andarono in porto. In Italia sono stato vicino alla Lazio”.
LA MAGLIA DI KAKÀ – “Ho avuto la fortuna di affrontare diversi campioni ma tra tutti gli aneddoti quello che ricordo con più affetto riguarda Kakà. Gli chiesi la maglia a Milano dopo un Milan-Catania e lui senza nessun problema me l’ha data, poi al ritorno fu lui a venire da me per chiedermela”.
L’Italia è scivolata al terzo posto in classifica nel Ranking Uefa 2023/24. Il sorpasso della Spagna infatti è arrivato grazie alle vittorie di Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid, che hanno permesso a queste squadre di volare già agli ottavi. Il sorpasso è avvenuto per pochi punti, visto che l’Italia si trova attualmente a quota 10285, mentre la Spagna a 10,812. Prima per distacco invece la Germania, con addirittura 11,357. Occhio però, perché chi arriva nelle prime due posizioni di questa speciale classifica otterrà dei vantaggi per la prossima stagione. Ma di cosa si tratta?
RANKING UEFA ITALIA, I VANTAGGI IN VISTA DELLA PROSSIMA EDIZIONE DELLA CHAMPIONS LEAGUE
Chi riuscirà ad arrivare nelle prime due posizioni otterrà uno slot bonus per la prossima edizione della Champions League. Qualora l’Italia dovesse sorpassare nuovamente la Spagna, saranno ben cinque le squadre che potranno prendere parte alla competizione più ambita dai club. Si tratta di una situazione da monitorare con attenzione, perchè permetterebbe all’Italia di conquistare una posizione importante nel ranking, ma soprattutto in campo europeo. Adesso saranno fondamentali i risultati di Napoli e Milan: una qualificazione per entrambe ci consentirebbe di tornare già al secondo posto. In caso contrario, si andrà a vedere il cammino che le squadre delle due predette federazioni terranno dagli ottavi in poi. È un’occasione, dunque, da non lasciarsi scappare, perchè potrebbe rilanciare ancor di più il calcio italiano.
Serata indimenticabile quella di ieri sera per Nico Paz. Il giovane talento del Real Madrid ha messo la propria firma sulla vittoria interna dei Blancoscontro il Napoli. Il prodotto del settore giovanile del club spagnolo ha infatti segnato il gol del 3-2, il primo centro in carriera.
Qualche indubbia colpa da parte del portiere del Napoli Meret sull’azione che ha portato al gol di Paz che ha dello storico per ben due motivi. Il primo, come riporta Opta, è che grazie al gol segnato ieri contro il Napoli, il giovane talento del Real Madrid, a 19 anni e 82 giorni diventa il secondo argentino più giovane a segnare in Champions League, alle spalle di un certo Leo Messi. Il primo gol della Pulga in Champions è infatti arrivato nel 2005 in un match tra Barcellona e Panathinaikos, all’età di 18 anni e 131 giorni.
L’altro record registrato da Paz grazie al gol segnato al Bernabeu riguarda la storia del Real Madrid. L’argentino è infatti diventato il terzo marcatore più giovane nella storia dei Blancos in Champions League. Solo Rodrygo (18 anni e 301 giorni) e Raul (18 anni e 113 giorni) hanno fatto meglio di lui. L’inizio di carriera del ragazzo promette più che bene.
Le parole di Walter Mazzarri, tecnico del Napoli, dopo la sconfitta 4-2 in casa del Real Madrid. Sfuma la vittoria al ritorno in Champions dopo undici anni per l’allenatore azzurro. I gol di Simeone e Anguissa non sono bastati contro la formazione di Ancelotti.
Queste le parole a Prime Video:
LA PARTITA – “Prima di prendere il 3-2 avevamo creato delle occasioni per vincerla. Sono contento della prova in generale, ma bisogna fare più attenzione. Sapevamo che il Real è micidiale in ripartenza e dovevamo essere attenti a non farli ripartire. Avevo la sensazione che potessimo andare in vantaggio“.
ABBRACCIO AL GOL DI ANGUISSA – “Io da quando sono arrivato ho trovato un gruppo eccezionale, molto unito. Penso che si possa fare davvero bene con loro“.
OSIMHEN – “Il cambio era programmato. Il dottore mi aveva detto che aveva 20′ con l’Atalanta e oggi pensavamo di fargli fare un tempo per recuperarlo definitivamente con l’Inter. L’inserimento è stato graduale, siamo stati obbligati“.
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