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Stefano Borghi e il Brasil Campeão della Copa America

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Stefano Borghi e il Brasil Campeão della Copa America

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Avete visto? Ecco servita, a chi si aspettava una finale a senso unico – addirittura con possibili complotti in favore dei padroni di casa – una partita bellissima, molto ben arbitrata dal cileno Tobar (che ha dato a Gabriel Jesus un rosso se vogliamo un po’ fiscale).

Una partita che è stata vinta meritevolmente dal Brasile, contro un avversario uscito a testa alta, gagliardo e che ha dato tutto.

Il Brasile è giustamente campione e con questa vittoria può aver inaugurato una nuova età dell’oro, del futbol brasiliano.

Un Brasile d’oro, perché negli ultimi 12 anni aveva vinto solo la Confederations Cup del 2013, che non è un trofeo di altissimo valore, come invece può esserlo quella Copa America che mancava dal 2007.

Cinque organizzazioni della Copa su campo brasiliano, cinque vittorie della Seleção: la prima cento anni fa, che rappresentò il primo grande trofeo del Brasile, e ieri è arrivato il nono trofeo, con una nazionale che rispecchia tutti i crismi che deve avere.

Un Brasile d’oro, ma anche verde, perché a guidare la propulsione nuova della Seleção di Tite sono stati soprattutto i giovani.

LO STILE

Vorrei patire dallo stile di questa nazionale: uno stile organizzato, che è alla base del gioco del calcio. Il Futebol bailado è un’etichetta che rischia di essere una prigione, perché per fare sport bisogna far affidamento all’organizzazione. Il vero calcio brasiliano nasce negli anni ’30, con una fusione della scuola inglese con quella danubiana portata in Brasile.

Non esiste il calcio di alto livello senza organizzazione, e la squadra di Tite è estremamente organizzata.

Poi però, mette in campo tutto il talento possibile, perché questa nazionale conta solo 4 difensori: uno è il portiere, che forse meriterebbe anche il Pallone d’Oro, ovvero Alisson.

Poi ci sono due difensori centrali di grande gerarchia, ovvero Thiago Silva (che a parte la sbavatura che ha concesso il calcio di rigore al Perù ha giocato una grandissima partita, oltre a non aver mai saltato un minuto di questa Copa) e Marquinhos, che continua a crescere bene anche sul piano tecnico e dell’impostazione.

Le riserve non sono da meno, anzi giocherebbero titolari in qualsiasi altra nazionale del mondo: Miranda, che quando è stato chiamato in causa ha fatto bene, Militao, che è uno che potrà dare tantoin nazionale e al Real Madrid e David Luiz, che avrà le sue pecurialità ma rimane uno dei difensori centrali più tecnici al mondo.

Il quarto difensore di questa squadra è il miglior mediano che ci sia sul pianeta, ovvero Casemiro, l’uomo che quando c’è non tradisce mai e porta la sua squadra alla vittoria; ha giocato 41 partite con la maglia del Brasile e ne ha perse solo 2 (tra l’altro due amichevoli del 2012).

L’ASSENZA DI NEYMAR

Ed è un Brasile che si fonda su una base solidissima ma una base esigua, perché ripeto sono tre difensori più il portiere: tutti gli altri sono giocatori di talento, d’attacco.

Per questo il Brasile diverte, attacca e ha stravinto questa Copa America con numeri storici, senza avere la sua stella assoluta, ovvero Neymar.

Perché i brasiliani si sono potuti permettere l’assenza del Diez parigino? Perché hanno un serbatoio di giocatori di altissimo livello sconfinato; penso che l’unica nazionale ai livelli della Seleção sia la Francia campione del mondo, e non sono sicuro che andrebbe a superarlo.

Concrentriamoci sul Brasile che ha vinto questa Copa America.

DIETRO

Gli altri giocatori sono tutti attaccanti, compresi i terzini, compreso Dani Alves, eletto miglior giocatore del torneo a 36 anni senza essere – al momento – tesserato con nessuna squadra di club.

L’ex Juve ha trascinato, ha incantato, ha stupito (per quanto possa farlo un giocatore che ora conta 40 trofei in bacheca): giocatore sublime, gioatore totale, un matto positivo che sul campo da del “tu” al pallone e sa essere un pumto di riferimento.

A sinistra ha iniziato la Copa America Felipe Luiz e l’ha finita Alex Sandro.
Credo che questa coppia di terzini sia un pochino particolare per una nazionale che potrebbe convocare Marcelo, che potrebbe convocare Alex Telles, ma anche qua parliamo di possibilità sconfinate.

IN MEZZO AL CAMPO

Poi al fianco di Casemiro gioca il regista emergente migliore che ci sia, ovvero Arthur, un regista vero, nel senso che il pallone lo vuole, lo vuole gestire e lo porta.

Nel gol realizzato da Gabriel Jesus in finale, Arthur ha una lucidità nel gestire il contropiede che è un qualcosa di impressionante: aspetta il rimorchio sulla destra, non gli arriva, allora trova il timing perfetto per armare il giocatore che è sulla sua sinistra.

È un giocatore sul quale bisognerebbe spendere un po’ di parole, perché il Barcellona si prepara ad avere il centrocampo più incredibile che ci sia nel calcio europeo, visto che l’anno scorso ha preso Arthur e quest’estate ha preso De Jong.

Però l’arrivo di quest’ultimo e la presenza irrinunciabile di Busquets tolgono al brasiliano quelli che sono i suoi spazi vitali, perché lui è un grandissimo governatore del cerchio di centrocampo e con il catalano che ha una posizione definita e l’olandese che ama gravitare nelle stesse zone, Arthur potrebbe avere qualche spazio chiuso.

E allora io penso anche alle valutazioni del mercato. Ho detto che non sono prospettive al momento concretizzabili, però si sentono spendere cifre enormi per giocatori che non hanno la valenza di Arthur (il riferimento è 50 mln per Barella); il Barcellona ha pagato Arthur 30 più bonus, ed è un giocatore comprovato.

Inoltre ha la pasta del leader, che Fernandinho per esempio in nazionale non ha mai avuto.

Se ci spostiamo in avanti, l’elenco delle alternative è veramente impressionante.

DAVANTI

Un Brasile che, in una finale che è stata molto più complicata del previsto, è stata lanciato da tre ragazzini, due 22enni e un 23enne.

Ha aperto Gabriel Jesus, che è arrivato alla semifinale con l’Argentina senza aver segnato un gol in partite che contano, con la maglia verdeoro, da 675 minuti. Fra semifinale e finale ha calato due reti e due assist, ha aperto con l’Argentina e si è inventato il contropiede del 2-0; contro il Perù si è completamente creato con uno stop da far stropicciare gli occhi i presupposti per l’1-0 di Everton e poi ha segnato il gol del 2-1.

Ha chiuso con un cartellino rosso, perdendo il controllo dei nervi: per questo non è stato l’MVP della partita.

Anche Everton, che ha già vinto una Libertadores e ora aggiunge al palmarés una Copa America da capocannoniere (in coabitazione con Guerrero), credo che sia uno dei più grossi craque presenti attualmente sul mercato – il Milan si era mosso con anticipo ma non ha chiuso, ora la valutazione è lievitata – e di anni ne ha solo 23.

Ne ha 22, invece, l’uomo che si è incaricato del rigore più pesante della serata, ovvero Richarlison.
Entrato dalla panchina per tenere su palla, come ha messo piede in campo il Perù ha praticamente finito di giocare. È stato il terminale perfetto giocando nella sua posizione naturale di centravanti, e dopo aver segnato 13 gol in Premier con l’Everton ha piazzato anche il sigillo che ha chiuso la finale del Maracana.

Le alternative sono veramente tante: Neres ha solo iniziato questa Copa America da titolare, non c’era Neymar, Firmino è stato fondamentale (ha partecipato a 5 gol, segnandone 2).

Poi ci sarebbe la figura di Coutinho.

Coutinho ha aperto la Copa segnando due gol, ha avuto la responsabilità di dover essere il leader in assenza di Neymar, e questo non l’ha ancora dimostrato.

Come col Barcellona, ha fatto delle cose buone, ma in certi momenti la sua leadership non è emersa, non è stato lui il fattore decisivo. Però è a disposizione totale per questo nuovo progetto e di questa squadra meravigliosamente plasmata dall’uomo che più di tutti merita i complimenti per questa vittoria: il ct Tite.

IL CT

Tite è il primo brasiliano della storia a vincere la Libertadores, la Copa Sudamericana e la Recopa, ovvero i tre trofei importanti del calcio sudamericano. In più è stato l’ultimo sudamericano a vincere un mondiale per club, nel 2012 con il Corinthians – battendo il Chelsea – e adesso si è preso anche la Copa America.

Tredici titoli in carriera: ha iniziato vincendo il campionato gaucho con la squadra della sua città, il Caxias; poi ha preso il Gremio, e ha vinto anche lì. Passato all’International, ha conquistato il suo primo trofeo internazionale; con il Corinthians poi ha dominato il mondo e arrivato in nazionale ha preso l’80% dei punti disponibili su 42 partite, perdendo solo due volte.

Se non è un gigantesco allenatore questo, allora non so quali possano essere i giganteschi allenatori. E se non è uno squadrone questo brasile, allora non so quali possano essere gli squadroni al mondo.

La vittoria del Brasile è strameritata, in una Copa America organizzata in casa, organizzata per vincere e per vincere con pienissimo merito.

Ho l’impressione che questo, per la Seleção, sia solo l’inizio.

(Fonte immagine di copertina: profilo Instagram ufficiale della Copa Amèrica)

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Xabi Alonso sempre più vicino alla permanenza al Leverkusen: niente Bayern Monaco e Liverpool

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xabi alonso

XABI ALONSO – In Germania c’è una squadra che sta per spezzare l’egemonia degli ultimi anni del Bayern Monaco. Si tratta del Bayer Leverkusen dell’ex bavarese Xabi Alonso, che si trova al primo posto in classifica a +10 proprio dal Bayern secondo. Quando mancano soltanto otto giornate al termine del campionato, la Bundesliga sembra ormai nelle mani dei rossoneri.

Il Bayern Monaco, che in estate si separerà da Thomas Tuchel, è alla ricerca di un allenatore per la prossima stagione, e tra i nomi che circolano uno dei più insistenti è proprio quello di Xabi Alonso, che però è legato fino al 2026 con il Leverkusen, che non sembra avere alcuna intenzione di liberarlo in direzione Monaco di Baveria.

LE PAROLE DI HOENESS SU XABI ALONSO

Intervenuto ai microfoni di Das Erste, il presidente onorario del Bayern Monaco Uli Hoeness è intervenuto proprio sull’argomento, mostrandosi molto pessimista sul possibile approdo in panchina del tecnico spagnolo nella prossima stagione. Di seguito, le sue dichiarazioni: “La vedo molto dura prendere Xabi Alonso, per non dire impossibile. Credo resti al Leverkusen“.

ANCHE IL LIVERPOOL VA OLTRE E PENSA AD AMORIM

Oltre al Bayern Monaco, anche il Liverpool – che in estate saluterà Jurgen Klopp – è una delle squadre più interessate a Xabi Alonso. A questo punto però, viste anche le dichiarazioni di Hoeness, i due club dovranno con ogni probabilità virare su altri profili. Per la panchina degli inglesi, in questo momento, il nome più caldo sembrerebbe essere quello dell’attuale tecnico dello Sporting Lisbona Ruben Amorim.

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Chi è Cavan Sullivan, la stellina del calcio USA già nell’orbita del Manchester City

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CHI È CAVAN SULLIVAN – Pensate, a malapena 14 anni, ritrovarvi già sui media calcistici, oltre ad essere in orbita Manchester City, club che al momento domina i riflettori europei. Questo è il mondo di Cavan Sullivan, talento classe 2009 dei Philadelphia Union, che ha esordito con tanto di assist in MLS Next pro. Ormai nel calcio la ricerca del talento parte da età sempre più basse, soprattutto nei campionati esteri, dove i giovani talenti che impressionano gli scout vengono convinti a firmare, o corteggiati, già giovanissimi. Un esempio può essere l’acquisto di Paez da parte del Chelsea, nella scorsa stagione. Ora è invece il turno di Sullivan, trequartista di pura classe che ha addosso gli occhi della migliore squadra del miglior campionato al mondo: la Premier League. 

DAGLI USA ALL’INGHILTERRA

Proprio con la costante scoperta e crescita di talenti sempre più giovani, non è facile impressionare. Eppure, nessuno può evitare di guardare un quattordicenne che, all’esordio coi grandi, si iscrive addirittura al tabellino degli assistman. Parliamo comunque di un giocatore che fa parte della Philadelphia Union Academy da quando ha a malapena 11 anni. Alto 1,58 e in possesso di doppia nazionalità (Americano e tedesco), Sullivan ha fatto parlare di sè con un’etichetta pesantissima. La definizione di ‘nuovo Messi‘ è ovviamente prematura, eppure il talento è cristallino ed innegabile.

Del resto, il Manchester City sembra avere già accordo con società e giocatore, mancano soltanto le firme di rito. Le regole sui trasferimenti e sul lavoro minorile non permetteranno comunque al ragazzo di raggiungere i Citiziens prima dei 18 anni. Per propiziarne il percorso di crescita, la decisione comune tra le società è di tenerlo in patria, dove arriverà ad esordire in MLS. Dopodichè potrà partire per l’Europa. Sicuramente il nome di Cavan Sullivan è destinato a catturare sempre di più l’attenzione nel corso degli anni, anche perchè prima di raggiungere il nostro calcio bisognerà attendere ancora qualche anno.

CARATTERISTICHE TECNICHE

Parlando di un giocatore molto giovane, è difficile darne un quadro generale completo. Nonostante ciò si può tranquillamente asserire che stiamo per vedere un talento innato dal punto di vista tecnico. L’obiettivo sarà quello di sgrezzarsi nei prossimi anni a livello tattico, affrontando gradualmente un calcio più fisico. Il piede è il mancino, proprio come quel fenomeno generazionale che ha portato ad un altro livell0 il numero 10, che ora milita proprio in MLS all’Inter Miami: Lionel Messi. Sullivan dà la sensazione di poter essere un giocatore abile nello stretto e palla al piede, veloce e tecnicamente impeccabile. Ma solo il tempo potrà dirci dove può arrivare questo ragazzo.

Fonte immagine in evidenza: profilo IG Cavan Sullivan

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Bundesliga

Infortunio al ginocchio per Bensebaini in Nazionale: il Dortmund lo perde fino a fine stagione

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Ramy Bensebaini, giocatore del Borussia Dortmund e Randal Kolo Muani, giocatore del PSG, Champions League

Il Borussia Dortmund sarà impegnato in un finale di stagione di fuoco. In Bundesliga si trova attualmente al quarto posto della classifica, ma con la qualificazione in Champions League ancora in bilico. Per quanto riguarda invece la Champions, i gialloneri sfideranno l’Atletico Madrid per guadagnarsi un posto in semifinale, traguardo che manca dalla stagione 2012/13 (in quel caso fu finale contro il Bayern Monaco). Il Borussia Dortmund ha però perso un giocatore fondamentale per lo scacchiere di Terzic: Ramy Bensebaini resterà infatti fuori fino al termine della stagione, saltando tutti gli impegni nazionali e internazionali.

IL RENDIMENTO DI BENSEBAINI IN QUESTA STAGIONE

Il terzino sinistro algerino Bensebaini ha giocato 17 partite in Bundesliga in questa stagione, di cui 11 dal primo minuto. Una stagione non esattamente da ricordare quella dell’ex laterale del Borussia Mönchengladbach, visto che adesso dovrà rimanere ai box a lungo. Come riportato da TMW, Bensebaini ha riportato un infortunio al legamento collaterale mediale del ginocchio e ha finito in anticipo la stagione, anche se è riuscito a evitare l’operazione. L’infortunio è arrivato nella sfida amichevole giocata tra la sua Algeria e la Bolivia. Ennesimo infortunio dunque causato dalla sosta per le Nazionali, che ha creato problemi in tutto il mondo, non solo in Italia.

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Chi è Mateo Joseph, il talentino del Leeds decisivo con la Spagna U21

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Madueke, gioocatore del Chelsea, e Mateo Joseph, giocatore del Leeds United, Premier League

CHI È MATEO JOSEPH – Non è una rarità ormai assistere a casi come quello di Jamal Musiala, che dopo aver effettuato la trafila delle nazionali giovanili dell’Inghilterra (ossia il luogo dov’è cresciuto), ha deciso di intraprendere la propria carriera internazionale vestendo la maglia della Germania, sua terra natale. Seppur in misura minore, è ciò che è successo anche a Mateo Joseph Fernández-Regatillo, ventenne attaccante del Leeds United.

TRA SPAGNA E INGHILTERRA

Nato a Santander nell’ottobre del 2003, Mateo Joseph è dunque di nazionalità spagnola, ma il cognome del padre ne tradisce le origini inglesi, che sarebbero inevitabilmente tornate a bussare alle sue porte qualche anno più tardi. Dopo essersi formato nelle giovanili del Racing Santander prima, e dell’Espanyol poi, ecco il richiamo della foresta: a portarlo oltremanica è stato infatti il Leeds United nel gennaio 2022.

Nei successivi due anni, Joseph avrebbe proseguito il proprio stage nell’Under 21 dei Peacocks, mettendosi in mostra come attaccante un po’ atipico; i suoi 180 centimetri forse non sono tantissimi per essere un centravanti, tant’è che predilige soprattutto calpestare le zolle del mezzo spazio di sinistra per poi venire a giocare in posizioni più centrali. La convocazione dell’Inghilterra U20 non tarda ad arrivare, e il giovane puntero riesce anche a ritagliarsi un piccolo spazio durante lo scorso Mondiale della sopracitata categoria. Il ct Ian Foster lo impiega però come esterno sinistro nel proprio tridente, e l’avventura dei Tre Leoni si interrompe precocemente agli ottavi di finale contro l’Italia di Casadei.

IL DEBUTTO CON LE FURIE ROSSE

I tempi intanto sono ormai maturi per il debutto in prima squadra, seppur sul palcoscenico minore della Championship; Joseph però, in un Leeds che stradomina il campionato insieme al Leicester, non riesce ad accumulare abbastanza minuti, restando dunque a secco di gol. Per sbloccarsi sceglie dunque un’occasione speciale: gli ottavi di finale di FA Cup in casa del Chelsea, in cui mette a segno una doppietta che non basta per avere la meglio sui Blues, salvati da un gol allo scadere di Gallagher.

Sono a tutti gli effetti le sue due prime reti da professionista, ed è forse grazie alla notte di Stamford Bridge che la Spagna U21 lo ha convocato nell’ultima pausa per le nazionali; Joseph ha dunque deciso di accettare la chiamata delle Furie Rosse, che annovera ragazzi del calibro di Fermin Lopez Pablo Barrios, debuttando da subentrato nell’amichevole persa contro la Slovacchia. Poco male, perchè nel match successivo contro il Belgio, valido per le qualificazioni al prossimo Europeo U21, ha firmato il gol vittoria all’88’, dopo essere sceso in campo appena 5 minuti prima. Come inizio poteva andare decisamente peggio…

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