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Chi sono gli svizzeri che hanno giocato con il Milan

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Chi sono gli svizzeri che hanno giocato con il Milan

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Okafor

Chi sono gli svizzeri che hanno giocato con il Milan – Con l’ufficialità dell’acquisto di Okafor, diventano 5 gli svizzeri tesserati dal Milan nel corso della sua storia. Per celebrare l’arrivo del nuovo numero 17 rossonero, andiamo a vedere chi sono stati i precedenti elvetici ad aver giocato per la squadra con più successi internazionali del nostro Paese.

JOHANN VOGEL

Nel calciomercato estivo del 2005 arriva a parametro 0 il centrocampista Vogel, dal PSV, per il quale firmò dopo anni di successi in patria. Vogel infatti vince con il Grasshoppers per ben tre volte il campionato svizzero da protagonista, militandoci dal 1992 al 1999. Gli olandesi si convincono che possa essere l’uomo giusto per il loro centrocampo, e ci vedono lungo. 7 anni, più di 200 presenze condite da 4 Eredivisie, 3 Coppe Nazionali e 3 Supercoppe. Formò assieme Van Bommel e Cocu una delle mediane più invidiate d’Europa, decidendo di trasferirsi in Italia solo a contratto scaduto. Con il Milan però le cose non vanno come si immaginava lui e i tifosi. Vogel non trova spazio, cala di prestazioni e vive una delle poche annate di quella squadra di campioni senza neanche un trofeo. Chiuderà la sua esperienza in Italia alla fine di quella stagione con una ventina di presenze in tutte le competizioni.

PHILIPPE SENDEROS

Centrale difensivo che in quel di Londra, sponda Arsenal ricordano con affetto. Arriva ai gunners nel 2003 dal Servette, per 2.5 milioni di sterline, ma passa tutta la prima stagione in tribuna per un infortunio. La svolta arriva nel 2004-2005 , quando a infortunarsi non è lui ma il capitano Campbell, prendendone il posto da titolare e mantenendolo poi in coppia con lo storico centrale inglese. Giocherà dal primo minuto la finale di FA Cup quell’anno, vincendola ai rigori contro lo United. Nella stagione 2005-2006 arriva la consacrazione, diventando un punto fermo per Wenger e protagonista del record di 10 partite consecutive in una singola edizione della Champions League a porta imbattuta. Salterà però per infortunio la finale contro il Barcellona, che i Gunners perderanno. Gli acciacchi fisici saranno la ragione del fallimento di Senderos al Milan, arrivato in prestito con diritto di riscatto nel 2008. A causa di una lussazione ad un dito del piede, il centrale svizzero esordisce in rossonero solo a novembre, mentre per la Serie A dovrà aspettare addirittura l’anno nuovo. Inutile dire che il contributo fu minimo, e il Milan non lo riscattò.

MATTIA DESOLÉ

Un nome che con un facile gioco di parole, in Italia, non prometterebbe mai qualcosa di buono. E forse Mattia lo ha imparato da subito con le prime battute dei ragazzi che si ritrovò come compagni nelle giovanili, ma dall’altra parte di Milano. Desolé infatti viene prelevato dall’Inter, dove era arrivato nel 2008 dalla Svizzera. Viene aggregato all’Under-20 rossonera, con cui gioca terzino sinistro per 2 stagioni, dal 2010 al 2012. Seguiranno solo prestiti, prima al Monza, poi al Foligno, oltreoceano dagli statunitensi del Brown Bears, e per finire il ritorno in patria al Chiasso. A quel punto scadrà il contratto che lo legava al Milan, con cui non esordirà mai. Da lì in avanti vivrà una carriera mediocre, giocata soprattutto nelle leghe minori svizzere.

RICARDO RODRIGUEZ

Il primo nome di facile memoria per i tifosi milanisti, ma c’è da capire con quanta gioia riaffiori tale ricordo. Rodriguez arriva a Milanello nella faraonica campagna acquisti di Fassone e Mirabelli, quella che precedette la stagione 2017-2018. Venne prelevato dal Wolfsburg, dove aveva giocato per 5 anni divenendone punto fermo e conquistando anche una DFB-Pokal e una DFL-Supercup. Si era distinto per la sua capacità di spinta sulla fascia sinistra, ma specialmente per le sue abilità da calcio di punizione e dal dischetto. Viene pagato 15 milioni, ed il suo impatto è stato anche molto positivo. Segna proprio su punizione all’esordio, contro il Cracovia nel preliminare d’andata d’Europa League, e in quello di ritorno mette a referto un assist per la rete di Cutrone. Sarà solo una veloce fiammata quella dello svizzero. Tante volte soggetto dei mugugni di San Siro, Rodriguez non raggiunge mai i livelli che ci si aspettava da lui, passando 3 anni a Milano senza lasciare il segno. Dopo una stagione in prestito al PSV, viene ceduto per meno di due milioni al Torino, dove gioca tutt’ora e in cui sembra aver trovato la sua dimensione.

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Colpani interessa a tutti, ma in quale squadra splenderebbe davvero?

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Colpani

Una delle grandi soprese di questo campionato risponde al nome di Andrea Colpani. Il brianzolo interessa a tutti, ma dove renderebbe davvero?

Dopo una stagione intermittente dal punto di vista dei numeri, da quest’anno il centrocampista italiano ha aggiunto al suo indiscutibile talento concretezza e costanza. Grande merito va dato al tecnico Raffaele Palladino, che ha insistito sul talento ex Atalanta e ha costruito un ecosistema tattico che potesse valorizzarlo al meglio.

Oggi Colpani vale già il doppio di quanto la società brianzola ha speso per acquistarlo. Prima di affrontare questo tema, vediamo però quali sono le sue caratteristiche tecniche.

CARATTERISTICHE TECNICHE

Prima di lasciar scena ai tecnicismi, è importante una constatazione: Colpani proviene dal settore giovanile dell’Atalanta, il che pone su di lui un timbro di attendibilità. Il vivaio nerazzurro, infatti è incredibilmente all’avanguardia, sia in Italia che all’estero, e i nomi dei giocatori venuti fuori da questo ecosistema e impostosi ad alti livelli nel calcio europeo sono ormai un infinità.

Colpani potrebbe essere uno di questi. Ma andiamo con ordine.

COLPANI: IL RUOLO

Il classe ’99 è essenzialmente un trequartista, che può ricoprire anche il ruolo di mezz’ala o di seconda punta. La sua caratteristica principale è la finalizzazione, e proprio a riguardo il ventiquattrenne vanta un dato sensazionale: ha registrato infatti il 46% di precisione nei tiri in porta. Un dato eclatante, che ci disegna Colpani come uno stoccatore mancino di altissimo livello.

Proprio per questo, tende molto spesso a solcare tratti del campo in cui possa trovare spazi per la conclusione, come per esempio la zona franca tra difesa e centrocampo avversario.  Lì il più delle volte tenta la conclusione (e trova il gol). Sono 6 quelli collezionati in questa stagione, conditi inoltre da un assist: numeri impressionanti che se mantenessero questa costanza per tutto il campionato renderebbero Colpani un profilo interessantissimo non solo in Italia, ma anche per il calcio internazionale.

Il numero 28 è inoltre un giocatore elegantissimo, che pare a tratti quasi “danzare” sul pallone. Egli ha ha nelle corde anche un controllo palla delizioso, con cui riesce a liberarsi della marcatura avversaria e rendersi pericoloso anche nello stretto.

Si possono citare inoltre le ottime capacità non solo in fase di realizzazione, ma anche dal punto di vista dei passaggi chiave. Calci d’angolo, calci di punizione, passaggi filtranti, sono tutte occasioni che sfrutta per porre i compagni nelle situazioni ottimali per il gol. Chiaramente non è avulso da difetti.

È infatti, nonostante il metro e 84, molto gracile fisicamente e quasi nullo in fase difensiva. I suoi dati da questo punto di vista sono problematici, sia nei contrasti che nei duelli aerei. Per ultimo, sebbene sia un giocatore estremamente tecnico, non forza la mano nei dribbling, che non sembrano proprio essere la sua specialità: 30 quelli tentati in questa stagione, solo 10 quelli riusciti.

TUTTI PAZZI PER COLPANI

Soprattutto nel panorama italiano, le squadre interessate al gioiello monzese sono davvero tante, e nella prossima finestra di mercato estivo nascerà un’asta senza esclusione di colpi.

Inter, Milan, Lazio e Juventus sembrano essere le pretendenti più attive sul giocatore, ma sarebbe interessante capire in quali di queste il trequartista bresciano potrebbe trovare la sua zona di comfort. Quella che almeno sulla carta sarebbe da escludere per prima è la Lazio.

COLPANI -LAZIO

Nel 4-3-3 di Sarri troverebbe dello spazio principalmente come ala destra, che non è però esattamente la zona in cui renderebbe maggiormente, senza considerare tra l’altro che il suo acquisto porrebbe delle ulteriori ombre sulla figura di Isaksen, che per costo del cartellino e qualità potenziali necessita di più centralità e minutaggio.

Discorso similare nell’utilità per Juventus e Inter, ma differente invece nelle motivazioni.

COLPANI-INTER/JUVENTUS

La Vecchia Signora necessiterebbe di innesti a centrocampo a gennaio, date le squalifiche di Pogba e Fagioli, ma è molto difficile che Galliani possa lasciar partire il giocatore nel mercato invernale.

Se invece considerassimo il suo approdo in bianconero in vista della prossima stagione si aprirebbero altri scenari problematici: la Juve dispone (e disporrà) di Miretti e Fagioli, due giocatori similari per caratteristiche al classe ’99 brianzolo, che rischierebbe quindi di trovarsi in fondo alle gerarchie.

Per quanto riguarda l’Inter, invece, nel caso di un suo sbarco a Milano, Colpani agirebbe come primo sostituto di Mkhitaryan, e in prospettiva (data una carta d’identità non proprio freschissima dell’armeno) potrebbe addirittura scalzarlo nelle gerarchie.

Sovviene però una problematica non da poco: l’Inter, oltre che qualitativa, è anche una squadra particolarmente fisica e intensa.

Ai centrocampisti viene richiesto anche un discreto sacrificio in fase di non possesso e decisione nei contrasti, caratteristiche non esattamente nelle corde di Colpani, come precedentemente specificato.

Probabilmente i nerazzurri vireranno su profili più completi e più “centrocampisti”, nel senso specifico del ruolo.

Si potrebbe aprire uno spiraglio (come anche nella Juve) nel ruolo di seconda punta di movimento e di rifinitura, ma in entrambe le compagini quei ruoli sono quasi dogmaticamente di proprietà rispettivamente di Lautaro e Chiesa.

La squadra in cui Colpani potrebbe trovare più spazio sia dal punto di vista del minutaggio che del ruolo, è plausibilmente il Milan.

COLPANI-MILAN

Nel 4-2-3-1 di Pioli, il biondo trequartista lombardo troverebbe centralità nello slot di trequartista sotto la punta, oggi ancora selvaggio e senza alcun proprietario. Pioli ci ha schierato alcune volte Loftus-Cheek, altre Reijnders, altre ancora addirittura Pobega, tutti giocatori più di intensità che di rifinitura e qualità.

Colpani in quel ruolo avrebbe libertà d’azione, potrebbe sfruttare il suo estro per mandare in porta i compagni e troverebbe lo spazio per la conclusione da fuori, suo marchio di fabbrica.

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Calcio Internazionale

Preferisco la Coppa: Coppa UEFA 1978/79

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Coppa UEFA

L’8 dicembre 1978 negli USA viene proiettato in anteprima “Il Cacciatore”, il mitico film di Michael Cimino che racconta in maniera molto atipica la Guerra del Vietnam e, in particolare, le sue conseguenze sui reduci. Il film arriva nelle sale italiane solamente a febbraio del 1979, ma la potenza della pellicola e le prove di un cast stellare nel quale spiccano Robert De Niro, Christopher Walken e il mitico John Cazale, morto il 13 marzo ’78 a riprese ancora in corso, fanno si che il film entri immediatamente nell’immaginario collettivo degli spettatori, colpendo dritto al cuore.

Mentre il film di Cimino spopola nelle sale americane le coppe europee hanno appena terminato la prima parte della loro stagione, e la Coppa UEFA 1978/79 ha già visto diverse cadute eccellenti nei primi tre turni.

PRIMO TURNO: DISASTRO TRICOLORE

Delle consuete quattro partecipanti italiane alla Coppa UEFA, ben tre non superano il primo turno, tra rimpianti e sfortuna.
Il Torino di Gigi Radice, ormai lontano parente di quello Campione d’Italia nel 1976, cade nella trappola dell’esordiente Sporting Gijón, squadra su cui si conosce molto poco ma che impiega appena un quarto d’ora per portarsi sul 2-0 al Molinón, grazie alle reti di Ferrero e Moran, prima di chiudere i conti nella ripresa con il secondo centro personale del numero 7.
La prestazione degli spagnoli si rivela troppo per un Torino arrivato in Spagna con intenti ben diversi e che al Comunale, due settimane dopo, non riesce nel miracolo, vincendo con un misero 1-0 a firma Graziani.
Non va meglio al Napoli di Gianni Di Marzio, che dopo l’ottimo sesto posto in Serie A dell’anno precedente parte malissimo nella stagione 1978/79, con la dirigenza partenopea che silura il tecnico dopo l’uscita dalla Coppa UEFA, arrivata per mano della Dinamo Tbilisi.
I sovietici, che stanno facendo le prove generali per il momento più alto della loro storia, sono squadra quadrata e pratica, ormai presenza fissa nelle coppe europee.
Il 2-0 con cui liquidano gli azzurri alla Dinamo Arena non ammette repliche, con il Napoli che rischia più volte di naufragare definitivamente già all’andata.
Purtroppo per i partenopei, però, anche il ritorno al San Paolo non riserva gioie, visto che la Dinamo si porta avanti a metà ripresa con Daraselia e il Napoli riesce solamente ad evitare la sconfitta interna grazie al sigillo di Savoldi su rigore nel finale.
La terza, ed ultima squadra, eliminata al primo turno è un’esordiente assoluta, si tratta del mitico Lanerossi Vicenza, guidato da G.B. Fabbri in panchina e da un giovane Paolo Rossi in avanti.
I biancorossi sono reduci da un clamoroso secondo posto in Serie A, risultato irripetibile e magnifico per una squadra come il Lane, che ha saputo dimostrarsi squadra molto difficile da battere, grazie alle reti di Rossi e alla fantasia di Roberto Filippi, centrocampista magnifico che in estate lascia Vicenza per accasarsi al Napoli.
Senza il faro del centrocampo biancorosso, la squadra fatica a girare tanto da retrocedere a fine stagione, al termine di un’annata decisamente sfortunata.
Le avvisaglie del periodo travagliato per il Lane si palesano già al primo turno della Coppa UEFA, quando i veneti pescano il Dukla Praga.
Sull’onda lunga del successo all’Europeo 1976, le squadre cecoslovacche si dimostrano sempre avversari scorbutici e, molto spesso, affrontate al “buio”, viste le poche informazioni che arrivano da oltre il Muro di Berlino.
Il 13 settembre allo Stadion Juliska basta un gol nei primi minuti di Nehoda, uno dei pilastri della Cecoslovacchia e del Dukla, con il quale giocherà per ben 12 stagioni. Il centravanti riceve in area il cross di Stambachr e fredda Galli con una gran girata al volo.
Il risultato non cambia più, nonostante le offensive dei padroni di casa, con il Vicenza  che non riesce a controbattere in fase offensiva, anche in virtù dei continui interventi duri dei giocatori del Dukla, in particolare rivolti a Rossi, maltrattato per tutto l’incontro.
L’1-0 subito in trasferta lascia aperto uno spiraglio in vista del ritorno al Menti, dove il Vicenza parte subito forte e trova il vantaggio dopo un quarto d’ora. Su un lancio in profondità di Cerilli, Briaschi salta un paio di avversari e conclude con un potente diagonale sul primo palo che sorprende Stromsik.
Il gol concede una nuova speranza agli uomini di Fabbri, che però non riescono a sfondare e prestano il fianco al contropiede ceco, che si concretizza al 50’ con Samek che calcia un punizione da lontano e il pallone che, deviato (forse da Guidati, forse da Gajdusek) finisce all’angolino.
Il Vicenza si riversa in avanti, conscio che ora servono altre due reti per passare il turno e al 76’ ha l’occasione più grossa per rimettersi in gioco, quando l’arbitro, il tedesco Einbeck concede un rigore al Lane per fallo di Samek su Guidati. Dal dischetto, però, Callioni si fa tradire dall’emozione e spedisce a lato.
Un pizzico di sfortuna e una dimensione europea totalmente assente, dunque, sono le principali cause della prematura uscita dalla Coppa UEFA del Vicenza, che tronerà in Europa in una sola occasione, ma ne parleremo più avanti…

OTTAVI DI FINALE: GRANDI SORPRESE

Se il secondo turno è decisamente avaro di sorprese, con le favorite che fanno il loro lavoro fino in fondo, è agli ottavi che iniziano a compiersi delle vere e proprie imprese.
Il primo risultato impensabile alla vigilia arriva da The Hawtorns, la casa del West Bromwich Albion, che torna in Europa dopo la Coppa delle Coppe 1968/69 e, dopo Galatasaray e Braga, elimina il Valencia di Mario Kempes, grazie ad una doppietta di Tony Brown.
Dall’altra parte del Continente, invece, la Honved elimina l’Ajax, vincendo con un sontuoso 4-1 in casa, per poi contenere i Lancieri al ritorno, perdendo 2-0.

La caduta più fragorosa, però, è quella del Milan di Liedholm, che viene annichilito dal Manchester City.
I rossoneri faticano già al primo turno contro gli altri cecoslovacchi del Lokomotíva Košice, che perdono 1-0 a San Siro (gol di Novellino) e poi restituiscono lo stesso risultato al ritorno, grazie al gol nel finale di Kozák, portando la sfida prima ai supplementari e poi ai rigori. Dal dischetto la spunta il Milan, al termine di una serie interminabile.

Ai sedicesimi i rossoneri eliminano il Levski Spartak e poi, appunto, pescano il City dall’urna degli ottavi.
I citizens sono tutt’altro che una corazzata, tanto che in campionato chiuderanno con un misero 15’ posto, ma in Coppa UEFA si trasformano totalmente e lo dimostrano già all’andata a San Siro.
In meno di un’ora di gioco gli inglesi sono avanti di due reti, firmate da Kidd, con un bel colpo di testa su cross di Hartford, nel primo tempo e dalla formidabile azione personale di Power, che parte dalla propria metà campo in solitaria e si invola a battere un rivedibile Albertosi.
Il doppio colpo sembra una mazzata troppo grande anche per una squadra come il Milan, ma due minuti dopo, su un cross di Novellino, la difesa del City si perde inspiegabilmente Bigon, che mette in rete da due passi e riapre la partita.
È lo stesso Bigon a trovare il 2-2, sfruttando un rimpallo derivante da una conclusione di Novellino.
Nonostante il 2-2 sia un risultato favorevole al City, la rimonta dei rossoneri viene interpretata come un segnale importante in vista del ritorno, soprattutto dal punto di vista mentale.
Il 6 dicembre a Maine Road, però, Booth, Hartford e Kidd, segnano tre reti nel primo tempo, passeggiando sulle macerie della difesa milanista, totalmente in balia degli avversari.

QUARTI DI FINALE: STRAPOTERE TEDESCO

La corsa del Manchester City si interrompe immediatamente al ritorno dalla pausa invernale, quando il terribile Borussia Mönchengladbach di Udo Lattek, che strappa un prezioso 1-1 a Maine Road e poi azzanna gli avversari al ritorno, con un facile 3-1.

I Fohlen sono solo la prima delle tre squadre tedesche che stanno cannibalizzano il torneo, infatti anche Herta Berlino e Duisburg superano l’esame dei quarti.
I biancoblu, dopo Botev, Dinamo Tbilisi e Esbjerg, superano anche il Dukla Praga, non senza patemi. I cecoslovacchi, infatti, passano in vantaggio sia all’andata in Germania, sia al ritorno in casa, ma in entrambi i casi vengono recuperati (1-1 e 1-2) dai tedeschi.

Affascinante, invece, il percorso del Duisburg, che dopo una toccata e fuga nella Coppa UEFA 1975/76, torna a competere in campo internazionale e lo fa da protagonista.
Le Zebre, guidate da Rolf Schafstall, partono molto forte, eliminando il Lech Poznań con un pesante 10-2, poi non subiscono reti contro Carl Zeiss Jena (3-0 complessivo) e Strasburgo (4-0).
Il sorteggio dei quarti mette di fronte ai tedeschi la Honved, carnefice dell’Ajax e squadra abituata a fornire ottime prestazioni offensive.
La sfida di andata, giocata in Ungheria il 7 marzo 1979 è splendida, con il Duisburg che passa in vantaggio con Worm e poi viene ribaltato dai magiari, che grazie a Varga e Weimper si portano sul 2-1. Il finale dell’incontro, però, premia le Zebre, che prima pareggiano, ancora con Worm e poi assestano il colpo del ko nel finale con Seliger, ipotecando, di fatto, la semifinale.
Al Wedaustadion, infatti, basta una rete di Büssers nel primo tempo ai tedeschi per mettersi al riparo da sorprese e a nulla servono i due gol della Honved nel finale, il Duisburg passa per i gol segnati in trasferta.

Quindi tre squadre su quattro provengono dalla Germania Ovest e sembra che nessuno possa interrompere questa egemonia… nessuno tranne la Stella Rossa.

DAL MARAKANA CON FURORE

Gli slavi non sono ancora la formidabile formazione di fine anni ’80, quando domineranno l’Europa, ma, guidati da Branislav Stankovic la Stella Rossa inizia a far tremare i propri avversari.
La Zvezda, si rende immediatamente protagonista al primo turno, quando perde 5-2 a Berlino Est contro la Dynamo, per poi ribaltare tutto al Marakana, con due reti negli ultimi 10 minuti.
Dopo un avvio del genere, la Stella inizia a figurare tra le possibili outsider della Coppa UEFA, sensazione consolidata ancora di più dal pragmatico 2-1 con cui gli slavi si sbarazzano dello Sporting Gijon.
Il vero capolavoro della Zvezda, però, arriva agli ottavi, quando il sorteggio recita: Arsenal.

I Gunners sono in una fase di transizione della propria storia, a metà tra i successi di Bertie Mee e il futuro periodo di fine anni ’80 sotto la guida di George Graham, ma restano un avversario temibile e rispettato in campo europeo.
Nella bolgia del Rajko Mitic di Belgrado, la Stella Rossa vince 1-0, grazie alla rete siglata al quarto d’ora da Blagojevic, un risultato positivo ma che lascia aperta anche la possibilità della rimonta per l’Arsenal.
In due settimane da un tempio del calcio ad un altro, dal Marakana al mitico Highbury, dove la squadra inglese si trasforma, ma non riesce a superare la strenua difesa degli uomini di Stankovic, fino al 69’, quando Alan Sunderland firma di testa il gol del vantaggio per i Gunners.
Il punteggio, dunque, è di totale parità e l’Arsenal sembra ad un passo dalla rimonta, ma all’87’ arriva il gol qualificazione per la Stella Rossa, con Savic che gira al volo un cross dalla sinistra e regala agli slavi il pass per i quarti.
Dopo la sosta invernale c’è un’altra squadra inglese sul cammino della Zvezda, il West Bromwich Albion, una delle rivelazioni del torneo.
Il copione del doppio confronto è identico alla sfida contro l’Arsenal: 1-0 per la Stella Rossa al Marakana e 1-1 a The Hawtorns, con gol decisivo di Sestic all’87’.

Gli slavi, dunque, sono in semifinale di Coppa UEFA e l’urna prevede lo scontro con l’Herta Berlino di Klötzer.
Anche in questo caso l’andata si gioca al Rajko Mitic, e si conclude con l’ormai consueto 1-0 in favore della Zvezda, stavolta a firma Savic, con un bel colpo di testa su cross di Borovnica.
Quello che cambia, rispetto agli altri confronti, è la voglia dell’Herta di conquistare la finale, tanto che all’Olympiastadion Beer e Sidka portano sul 2-0 i tedeschi in meno di un quarto d’ora.
Il copione dell’incontro, però, non cambia e la Stella Rossa ha bisogno di una sola rete per qualificarsi, rete che arriva al 74’, ancora con Sestic, ormai abituato a gol pesanti nel finale.

SFORTUNA E POLEMICHE

Un ultimo atto inatteso, dunque, decreterà la vincitrice della Coppa UEFA 1978/79, con il Borussia Mönchengladbach che torna in finale dopo la vittoria del 1975 e la Stella Rossa, per la prima volta ad un passo dal trofeo.

Il 9 maggio 1979 va in scena la finale d’andata al Rajko Mitic, e la Stella dimostra di poter effettivamente rompere le uova nel paniere ai favoriti Fohlen.
Sospinti da un tifo infernale, gli slavi colpiscono un palo in avvio con Savic e poi passano in vantaggio al 21’ con Sestic, ben servito in area dallo stesso Savic.
I padroni di casa sembrano in pieno controllo della situazione, ma al 60’, su un pallone innocuo messo in mezzo da Wohlers, il centrale della Zvezda, Jurišić mette nella propria porta con uno sciagurato tuffo di testa.
L’1-1 è un risultato pesante non solo per quel che riguarda il ritorno, ma anche dal punto di vista mentale, soprattutto per come è maturato il punteggio.

Due settimane dopo è il Rheinstadion il teatro della sfida di ritorno, arbitrata dall’italiano Michelotti, che si rivelerà protagonista della serata.
Dopo un quarto d’ora di equilibrio, infatti, il direttore di gara concede un rigore al Borussia per un fallo, molto dubbio, ai danni di Simonsen.
Dal dischetto il danese è implacabile è firma il gol che si rivelerà decisivo.
Nei restanti 75 minuti la Stella Rossa prova ad attaccare, ma la sfortuna e l’imprecisione non permettono agli slavi di trovare il gol dell’1-1. La Zvezda si ferma ad una clamorosa traversa colpita nella ripresa da Muslin che avrebbe portato la sfida ai supplementari.
Si conclude, dunque, in gloria un decennio splendido per il Borussia Mönchengladbach, che conquista la seconda Coppa UEFA della sua storia.

Nonostante gli anni ’80 siano ormai realtà, tra tre settimane sarà ancora il Borussia Mönchengladbach la squadra protagonista della Coppa UEFA 1979/80, ma il risultato per i Fohlen sarà ben diverso da quello che abbiamo appena ricordato.

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Alla Ricerca del Diez

Chi è Rokas Pukstas, il nuovo talento del calcio americano

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Chi è Rokas Pukstas

CHI È ROKAS PUKSTAS, IL NUOVO TALENTO DEL CALCIO AMERICANO – Tra le nuove frontiere del calcio ci sono gli Stati Uniti. Gli USA negli ultimi anni stanno alimentando il palcoscenico del calcio europeo con numerosi profili. Tra i campionati maggiormente affollati c’è la Serie A, in cui militano Christian Pulisic, Timothy Weah, Weston McKennie e Yunus Musah. A questi negli scorsi mesi si sarebbe potuto aggiungere anche il giovane Rokas Pukstas, che era finito nel mirino di alcuni club del campionato nostrano come Roma e Milan.

CHI È ROKAS PUKSTAS: CARRIERA

Rokas Pukstas è nato il 25 agosto 2004 a Stillwater, in Okahoma, negli Stati Uniti. Oltre a quella statunitense, gode anche della nazionalità lituana: suo padre Mindaugas ha rappresentato la Lituania nelle Olimpiadi del 2004. Cresciuto calcisticamente negli Stati Uniti, durante la sua formazione ha fatto anche un’esperienza nella Barça Academy, in Arizona. Il suo approdo in Europa è avvenuto nel settembre 2020 durante il periodo del Covid. Vari i club che avrebbero voluto accaparrarselo, ma la sua scelta è ricaduta sull’Hadjuk Spalato.

Il club croato è rinomato per essere uno dei settori giovanili migliori del Vecchio Continente. In Croazia Pukstas si è messo in mostra prima nelle giovanili dello Spalato con cui ha realizzato 13 reti e due assist in 32 partite. Durante la scorsa stagione si è fatto conoscere anche dal Milan, contro cui ha realizzato una rete nella semifinale di Youth League. Sempre durante la scorsa annata è arrivato anche il debutto in prima squadra con cui ha realizzato finora 7 reti e tre assist in 36 presenze.

CHI È ROKAS PUKSTAS: NAZIONALE

Con gli USA, invece, finora è arrivato fino alla nazionale U20, con cui ha finora giocato 12 partite in cui ha realizzato due reti. Una di queste è arrivata durante l’ultimo Mondiale di categoria, dove gli Stati Uniti sono stati eliminati ai quarti di finale contro l’Uruguay: Pukstas ha segnato una rete nella gara degli ottavi contro la Nuova Zelanda.

CHI È ROKAS PUKSTAS: CARATTERISTICHE TECNICHE

Alto 181 cm, Rokas Pukstas può occupare varie posizioni in campo: mediano, trequartista, centrale di centrocampo e anche ala destra. Il primo è il ruolo prediletto. Il classe 2004 è un centrocampista box to box con un grande senso del gol e tempismo negli inserimenti. Caratteristiche per cui in molti lo paragonano a Mario Pasalic.

Fonte immagine di copertina: profilo Instagram Rokas Pukstas

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Calcio Internazionale

L’Everton penalizzato: cosa succede ora e la statistica che fa ben sperare

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Everton Beto

EVERTON PENALIZZAZIONE – Quando si pensa al miglior campionato in Europa, non si può non menzionare la Premier League. Il massimo campionato britannico è un esempio per la sua grande competitività e la forte presenza di top club, che lo rendono un mix perfetto di storia e spettacolo. Tra i club più antichi d’Inghilterra figura l’Everton che, recentemente, ha subito un’importante penalizzazione di 10 punti. La classifica, ovviamente, ha risentito, trascinando i Toffees al penultimo posto in classifica, rispetto al tredicesimo posto precedentemente occupato. Cosa succede ora? Ci sono dei precedenti? Si sa ben poco, ma dietro a questa penalizzazione potrebbe esserci qualcosa di molto più grande.

LA PENALIZZAZIONE DELL’EVERTON: I MOTIVI

Penultimo posto e poche possibilità di salvarsi: la situazione attuale dell’Everton dopo la penalizzazione non è assolutamente rose e fiori. Il motivo della sottrazione dei punti risale alla violazione delle regole di sostenibilità e redditività della Premier League. I Toffess erano già stati deferiti da una commissione indipendente a marzo, per presunte violazioni riferite alla stagione 2021-22. Dopo l’udienza del mese scorso, si parlava di una possibile multa o un blocco dei trasferimenti, ma la Premier League ha preferito utilizzare la mano pesante, confermando la detrazione di punti. La squadra di Sean Dyche scivola così al diciannovesimo posto, solamente sopra il Burnley per differenza reti.

Non è finita qui: l’Everton ha intenzione di fare reclamo contro la Premier League per questa penalizzazione. La società difenderà fortemente la propria posizione, presentando ricorso contro la sanzione, definita “Del tutto sproporzionata e ingiusta“.

La nota ufficiale del club, infatti, recita che:

L’Everton Football Club è scioccato e deluso dalla decisione della commissione della Premier League. La società ritiene che la commissione abbia imposto una sanzione sportiva del tutto sproporzionata e ingiusta. Il club ha già comunicato l’intenzione di ricorrere in appello contro la decisione della Premier League. Il processo di appello inizierà ora e il caso del club sarà ascoltato a tempo debito da una commissione di appello nominata secondo le regole della Premier League”.

Sarà un processo lungo che, però, condizionerà fortemente il prosieguo della stagione dei Toffees. Dietro le quinte si svolgerà un iter burocratico molto impegnativo: i giocatori dovranno essere bravi a mantenere al di fuori della propria testa tutti i pensieri riguardanti la penalizzazione. Non sarà per nulla semplice, ma l’Everton vuole e ha bisogno di restare in Premier League.

I PRECEDENTI: CHE COSA È SUCCESSO?

Un’udienza di questo tipo è successa solamente un’altra volta nella storia. È il caso del Manchester City, imputato di oltre 100 accuse per il fair play finanziario. L’esito del processo è ancora in corso e, secondo quanto riportato dal The Athletic, il verdetto richiederebbe molto tempo per essere raggiunto, a causa di numerosissime prove da esaminare. Anche il Chelsea, all’inizio di questa stagione, ha fatto trasparire alcune informazioni finanziarie riguardanti la gestione del precedente proprietario, Roman Abramovich. La UEFA ha inflitto una multa di 10 milioni di euro per la violazione di luglio, mentre la Premier League e la Federcalcio continuano ad indagare.

Ci sono stati dei casi molto simili in passato, ma la Federazione inglese non ha mai inflitto una pena così pesante. Sono solamente due le squadre che hanno subito una decurtazione di punti nella storia della Premier League. Nel 1996-97, il Middlesbrough ha perso 3 punti per non essersi presentato ad una partita, mentre il Portsmouth ha visto 9 punti in meno nella sua classifica della stagione 2009-10 per alcuni problemi interni alla società.

GLI ULTIMI ANNI DELL’EVERTON: LE DIFFICOLTÀ CULMINATE IN UNA PENALIZZAZIONE

Con l’arrivo del nuovo presidente Farhad Moshiri nel 2016, i tifosi dell’Everton potevano tornare a sognare. Un proprietario generoso, con un portafoglio importante, che avrebbe potuto riportare i Toffees agli sfarzi di un tempo. Il magnate anglo-americano ha voluto iniziare con il botto, portando sulla panchina Ronald Koeman e spendendo circa 150 milioni di sterline sul mercato. Il presidente ebbe anche lo stesso budget per i successivi allenatori, Frank Lampard e Rafa Benitez, riportando i Toffees in Europa. Infatti, il settimo posto di Koeman riportò in Europa League l’Everton, per poi confermare dei piazzamenti nella parte sinistra della classifica con i successivi allenatori.

Queste spese vennero spesso utilizzate per giocatori ben al di sotto di quel valore, vendendoli le stagioni successive per molto meno. L’arrivo della pandemia di COVID-19 riportò i conti in una situazione grave, ma gestibile, poiché, in un mercato normale, l’Everton probabilmente non sarebbe riuscito a recuperare. Nel marzo del 2022, come riporta il The Athletic, il club ha registrato una perdita di 121 milioni di sterline, portando qualche controllo in più da parte della federazione, soprattutto da parte del Leeds e del Burnley.

Le ultime due stagioni sono lo specchio delle difficoltà recenti dell’Everton, culminate nella penalizzazione appena inflitta. Sedicesimo posto nella stagione 2021-22, con la salvezza conquistata nelle ultime battute di campionato. Stesso copione per la passata stagione, con la permanenza in Premier League raggiunta nell’ultima giornata. Un risultato che non rappresenta il monte di sterline speso per costruire una squadra che voleva puntare almeno alla parte sinistra della classifica.

È GIÀ SUCCESSO: L’EVERTON PUÒ CERCARE NUOVAMENTE IL MIRACOLO

La statistica, però, premia l’Everton, che, nonostante la penalizzazione, potrebbe puntare ad una incredibile salvezza. All’inizio della stagione, la previsione Opta dava alla squadra di Sean Dyche il 34.4% di possibilità di retrocedere. Quella cifra, però, si è vertiginosamente ridotta (3.5%) dopo un buon inizio di stagione, culminato con la vittoria contro il Crystal Palace della scorsa giornata. Il monte di punti per la salvezza dovrebbe essere intorno ai 35: in questo momento, l’Everton avrebbe bisogno di 30 punti nelle prossime 26 giornate per provare a salvarsi. Potrebbero bastarne anche di meno, poiché nella stagione 2020-21 il Fulham riuscì a piazzarsi diciottesimo con soli 28 punti.

C’è anche un dato Opta che può far sorridere Sean Dyche: l’unica squadra che riuscì a salvarsi con 4 o meno punti dopo la dodicesima giornata fu proprio l’Everton, nella stagione 1994-95. In quel caso non ci fu nessuna penalizzazione, solamente un brutto inizio. Inoltre, in quell’anno, i Toffees vinsero anche la FA Cup, unica competizione che, negli ultimi anni, sta regalando qualche soddisfazione al club. Infatti, nel biennio 2020-22, l’Everton è arrivato entrambe le volte ai quarti di finale, eliminato prima dal Manchester City, poi dal Crystal Palace.

Insomma, l’impresa è molto complicata, ma non impossibile. Nella Merseyside ci sarà anche una leggenda della Premier League come Sean Dyche: The Ginger Mourinho” è da sempre un allenatore propenso ai miracoli, come dimostrato soprattutto nella sua esperienza precedente con il Burnley.

EFFETTO DOMINO: LA PENALIZZAZIONE DELL’EVERTON, IL CHELSEA E IL MANCHESTER CITY

La penalizzazione dell’Everton potrebbe essere la prima vittima di uno scenario molto più grande. Come riporta il Times, giornale autorevole all’interno della Gran Bretagna, il Chelsea e il Manchester City starebbero rischiando tanto. I numerosi capi d’accusa per il fair play finanziario potrebbero portare due colossi della Premier League a fare i conti con la retrocessione diretta in Championship. Sarebbe la pena più grande della storia della Premier League, visto che si parlerebbe di una stangata da oltre 30 punti di penalizzazione, che andrebbe a pareggiare il record negativo del Luton Town e del calcio inglese in generale.

Non è finita qui nemmeno per l’Everton. Infatti, il processo iniziato dal club potrebbe dare il via ad un’ulteriore penalizzazione. I bilanci relativi alla stagione conclusa a giugno 2023 devono essere consegnati entro la fine di marzo. Tuttavia, ai club è stato richiesto di fornire una panoramica entro il 31 dicembre per valutare la conformità in termini di profitti e sostenibilità. Il rapporto sottolinea che l’Everton dovrà presentare risultati solidi nell’ultimo anno per evitare ulteriori sanzioni, considerando le perdite registrate di 120,9 milioni di sterline nel 2021 e 44,7 milioni di sterline nel 2022. A riportarlo è il Daily Express.

Sta per iniziare un periodo veramente complicato per l’Everton, che dovrà fare i conti sia con la penalizzazione che con il morale dei giocatori, i quali saranno chiamati a compiere nuovamente la scalata verso la salvezza.

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