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Taison, una sicurezza di classe

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Taison, una sicurezza di classe

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Nella prima decade del nuovo millennio, dopo il Milan, la Roma è stata una delle squadre più brasiliane d’Italia. La Roma di Doni, Juan, Mancini, Taddei, Julio Baptista, Alisson, Maicon e prima ancora Cafù, Pluto Aldair, Emerson, Falcao. Una tradizione ultradecennale e ben rappresentata che potrebbe contare su un nuovo nome: Taison Freda. Ala sinistra dello Shakhtar Donetsk, il giocatore è diventato negli anni uno dei simboli del calcio ucraino, dato che prima del club del Donbass aveva giocato per tre stagioni con il Metalist. Il brasiliano rientra anche lui nella flotta di giocatori verdeoro che negli anni hanno colonizzato una delle regioni più ispide e fredde d’Europa e che, allo stesso tempo, ha offerto loro una possibilità di mettersi in mostra fra i migliori. Taison è spesso rientrato nel vortice di chiacchiere da mercato che lo vogliono in questo o quel club – d’altronde a Donetsk ci sono abituati – e adesso sembra che la sua destinazione più probabile sia lo Stadio Olimpico di Roma.

Fonte immagine: profilo Instagram di Taison Freda

Ritroverebbe Paulo Fonseca, che lo ha allenato per due stagioni e lo ha incastrato al meglio nel suo 4-2-3-1 intenso e di qualità. Soprattutto, contribuirebbe a scrivere un’altra pagina del già corposo libro Brasiliani a Roma.

Carriera

Come già detto Taison – nome corto di Taison Barcellos Freda – è già da diversi anni in Europa, dove conta, fra Shakhtar Donetks e Metalist, 185 partite nel campionato ucraino e 79 in competizioni europee (ben 45 solo in Champions League). Un classe ’88 che ha già compiuto i passi della maturità in carriera e che ammette dunque doti affermate, che in toto, disegnano un profilo completo e di una certa classe tecnica. Taison a trentun anni conosce la pressione e la difficoltà di chi gioca in alta classifica, avendo vestito – in Brasile – la maglia dell’International de Porto Alegre, club con cui ha disputato anche la  Copa Libertadores. Il più grande torneo per club sudamericano è stato il primo grande passo verso la notorietà di Taison, che ha vinto la competizione nel 2010.

Fonte immagine: profilo Instagram di Taison Freda

Taison non ha avuto un grandissimo rapporto con la Nazionale del Brasile: dal 2010 in Europa, è stato convocato per la prima volta il 7 settembre del 2016 e fino a oggi ha raccolto solo otto apparizioni con la Selecao – ultima nel giugno 2018, ma è stato anche convocato senza mai scendere in campo per i Mondiali di Russia 2018. Sicuramente Tite ha notato il talento del ragazzo che negli ultimi anni ha goduto di più spazio nella Canarinha, anche se non è riuscito  tuttavia a cementificare una stabilità nelle convocazioni. Il rapporto con il Brasile è sempre molto forte, e la fuga in Europa – come al solito inevitabile per una definitiva consacrazione – è stata vissuta dal ragazzo come un passo necessario per la sua carriera, quindi costretto ad abbandonare la famiglia inclusi gli otto fratelli. Il calcio in questo caso non è stato una totale redenzione come si sente in molte storie (Adriano l’Imperatore docet) ma certo è che Taison ha dovuto lavorare molto per portare i soldi a casa: la carriera in Europa è stata una via di fuga per una vita migliore.

Ai tempi dell’International lo seguivano con insistenza il Liverpool, il Feyenoord e il Napoli, ma alla fine, con sei milioni di euro, a portato a casa è stato il Metalist. Da lì l’esplosione e l’interesse dello Shakthar, che nel gennaio del 2013 paga la clausola (15 milioni) e lo porta a Donetsk, dove in totale vince cinque campionati ucraini, cinque coppe d’Ucraina e quattro Supercoppe d’Ucraina.

Fonseca

Se Taison passerà realmente alla Roma lo deve maggiormente al suo ex allenatore Fonseca, che lo ha allenato per due anni allo Shakthar e che lo ha richiesto oggi nella Capitale. Come si è visto, l’allenatore portoghese insiste molto sui movimenti degli esterni d’attacco e per questo predilige in quel ruolo giocatori a piedi invertiti. Taison è un destro che gioca a sinistra e la tipica azione lo porta spesso verso il centro del campo per poi duettare con il resto del reparto offensivo o, in alternativa, arrivare sul fondo per provare la giocata e crossare. La cosa rilevante è vedere come lo fa. Una classe distinta e apprezzabile che si allinea allo stile tipicamente brasiliano della giocata spettacolare. 

 

Taison è un giocatore molto tecnico e rapido, che negli anni ha impostato anche una notevole fisicità nonostante l’altezza non irresistibile (172 cm). Un esterno brevilineo che si è abituato piuttosto bene ai paradigmi del football europeo e a tutto quello che ne consegue: concreto e deciso, duro e veloce. Il brasiliano non può certo ritenersi un tornante ma nel calcio di Fonseca si è adattato al meglio alle richieste dell’allenatore: il risultato è stato un biennio con trentatré assist, ventitré reti e centoundici partite giocate. Il brasiliano è stato impiegato per lo più come esterno sinistro d’attacco nel 4-2-3-1 ma spesso ha agito anche come trequartista –  soprattutto sotto la gestione di Fonseca – e addirittura seconda punta, ruolo a lui meno congeniale ma che ha comunque svolto in diverse occasioni. Taison è molto bravo nell’uno contro uno anche se la sua caratteristica migliore è il suo destro molto limato e preciso che lo rende un “terribile” dei calci piazzati e dei tiri da fuori. 

Qualora dovesse realmente presentarsi l’occasione di vederlo con la maglia della Roma andrebbe ad occupare la casella liberata da El Sharaawy sull’out di sinistra, con la possibilità anche di giocare a destra o, ulteriormente, come trequartista alle spalle della punta.

(Fonte immagine in evidenza: profilo Instagram di Taison Freda)

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Thauvin torna protagonista e si confessa: “Andai a giocare in Messico perché soffrivo di depressione”

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Thauvin

Un gol e un assist nelle ultime due partite per Florian Thauvin, indubbiamente uno degli uomini di maggior classe e talento a disposizione di Cioffi. La missione salvezza, in questa stagione, non sembra scontata come in altre annate per l’Udinese, che dovrà affidarsi anche (e non poco) al sinistro del francese, campione del mondo nel 2018. Neanche il più grande trionfo immaginabile nella carriera di un calciatore può però colmare i demoni interiori di una persona, come ammesso da Thauvin nel corso di un’intervista a Canal+.

DEPRESSIONE – Tre mesi prima di lasciare l’Olympique Marsiglia andai da una persona specializzata su consiglio di alcuni amici, che mi ascoltò e mi fece scoppiare a piangere. In quel momento capii di non stare bene. Ero nella fase iniziale ma già accertata di depressione. Per quello poi decisi di andare in Messico, per stare più tranquillo e avere meno pressioni nel giocare da parte di tifosi e media”.

UN PASSO INDIETRO – “Atleticamente mi sentivo al meglio, ma dal punto di vista mentale ero a pezzi. Quando questa persona mi ha fatto rendere conto della mia situazione, ho deciso che era meglio fare un passo indietro per la mia serenità. Per questo poi scelsi di andare a giocare al Tigres, in Messico”.

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Furia De Laurentiis dopo Napoli-Inter: telefonate alla Federcalcio per protestare

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De Laurentiis

Il Napoli, dopo un inizio di campionato altalenante e l’esonero di Garcia, ci si aspettava un cambio di rotta imminente. Occasione sfumata nel match di ieri giocato al Maradona contro l’Inter, perdendo per 3-0. Tuttavia secondo quanto riportato da Il Mattino, De Laurentiis sembrerebbe essersi infuriato al punto da chiamare la Federcalcio e l’AIA per protestare, riguardo la direzione gara con i nerazzurri. La scelta di non far presentare Mazzarri ai microfoni, prediligendo silenzio totale, sarebbe stata proprio la sua, dopo aver accerchiato il direttore di gara nel tunnel per cercare di ottenere delle spiegazioni, invano.

Gli episodi che avrebbero scatenato l’ira del patron partenopeo sarebbero due. Il primo per un mancato rigore concesso per un presunto fallo di Acerbi su Osimhen. Il secondo a causa della decisione di non annullare il primo gol di Calhanoglu per un fallo in precedenza di Lautaro su Lobotka.

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Politano e Darmian carichi nel prepartita: le parole

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All'Inter riesce una particolare impresa

Intervistati ai microfoni di DAZN nel prepartita di Napoli-Inter, Matteo Politano e Matteo Darmian hanno parlato delle loro sensazioni sul big match di giornata, molto importante per rispondere sul campo alle vittorie di Juventus e Milan.

POLITANO – “Conosciamo bene l’Inter e Dimarco, sappiamo che giocatore è ma siamo forti anche noi. Dovremo stare attenti. L’Inter ha una difesa fortissima, dovremo fare in modo di creare quante più occasioni possibili”.

DARMIAN – “Per arginare Kvara servirà lavoro di squadra, il Napoli ha tanti giocatori forti e dovremo stare attenti. La vittoria della Juve non ci mette pressione, dobbiamo scendere in campo come abbiamo sempre fatto”.

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Lecce-Bologna, le formazioni ufficiali: Zirkzee parte dalla panchina

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Lecce-Bologna

Il lunch match della 14ª giornata di Serie A mette di fronte due delle migliori formazioni del Belpaese. Guidate da due allenatori all’avanguardia e con molti spunti su cui lavorare, anche per il medio futuro. Lecce-Bologna sarà questa, ma anche molto altro. Il Lecce non vince dal 22 settembre, ma le ultime gare non sono state completamente da gettare. Indubbiamente, però, i salentini vogliono ritrovare i tre punti e vogliono farlo con la spinta del bollente pubblico di casa.

Ci proveranno contro una avversario sicuramente non facilissimo: il Bologna è, probabilmente, la rivoluzione di questa stagione ed il momentaneo sesto posto in classifica lo testimonia. Thiago Motta non potrà contare su De Silvestri in difesa, vittima di un infortunio. Mancherà anche Orsolini, ancora alle prese con l’infortunio che lo ha colpito circa una settimana fa.

D’Aversa e Thiago Motta hanno scelto i loro uomini per questo Lecce-Bologna, in scena del Via del Mare con calcio d’inizio previsto per le ore 12:30.

LE FORMAZIONI UFFICIALI

LECCE (4-3-3): Falcone; Gendrey, Pongracic, Baschirotto, Dorgu; Gonzalez, Ramadani, Oudin; Strefezza, Krstovic, Banda. All. D’Aversa.

BOLOGNA (4-2-3-1): Skorupski; Posch, Lukumi, Calafiori, Kristiansen; Aebischer, Fabbian; Ndoye, Ferguson, Saelemaekers; Van Hooijdonk. All. Thiago Motta.

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