Connect with us
TB Diez - Il fallimentare Napoli di Rafa Benítez ed un rigore che pesa come un macigno

Generico

TB Diez – Il fallimentare Napoli di Rafa Benítez ed un rigore che pesa come un macigno

Pubblicato

:

“Un match che vale una stagione intera in palio: terzo posto e preliminari di Champions League! […] 38esima ed ultima giornata di Serie A TIM, Napoli contro Lazio, una sfida da brividi che vale gloria e… milioni. Sono circa 50 i milioni in palio per Napoli e Lazio”.

La trentottesima giornata di quel campionato, che già si preannunciava pregna di tensione per via della posta in palio, non fu uno scontro a nervi tesi tra due squadre che attendevano il momento propizio per affondare il colpo, ma un vero e proprio Rollercoaster di emozioni per qualsiasi tifoso da casa, coinvolto o non coinvolto emotivamente circa l’esito.

LA PREMESSA

Ma andiamo con ordine: il 2015 è l’anno che vede la solita Juventus conquistare il tricolore, la Roma seguire con diciassette punti di distacco dal primato ed un terzo posto tutto da scoprire. In corsa per la qualificazione alla Champions League – che in quel periodo si può bramare solo attraverso una delle posizioni del podio – compaiono tre club appaiati in pochi punti: Lazio, Fiorentina e Napoli. La prima a chiamarsi fuori dalla corsa è la Fiorentina di Vincenzo Montella: la cavalcata in UEFA Europa League della Viola è memorabile ma si arresta sul più bello, esattamente come la speranza di qualificarsi in Champions League attraverso il percorso in campionato.

La lotta serrata tra le pretendenti, così, muta in un duello che vede affrontarsi la Lazio di Stefano Pioli ed un traballante Napoli. È un Napoli che sa stupire in fase d’assedio, in termini di prolificità degli interpreti, quanto sorprendere – in negativo – sulla base di una fase difensiva improponibile per un gruppo che punta con decisione l’accesso all’Europa dei grandi. I partenopei della seconda temporada di Rafa Benítez, d’altronde, sono i protagonisti della storia di un gruppo reo di aver abbandonato la UCL ai preliminari, e tuttavia abile a tal punto da addentrarsi sino alle semifinali di UEL nello stesso anno, quanto, al contempo, colpevole di aver incassato 54 reti in campionato, confezionando una fase difensiva da dodicesimo posto in classifica.

Fonte immagine: profilo IG @SSCNapoli

La stagione partenopea, nonostante si ergesse su solidi presupposti e su di un gruppo affiatato, non decollò mai come sperato e mise da parte l’entusiasmo per accogliere lo sconforto già alle prime battute, sull’onda di alcuni fattori che avevano gradualmente deteriorato l’unità d’intenti della squadra. La rocambolesca uscita di scena partorita contro l’Athletic Bilbao, ad esempio, lasciava l’amaro retrogusto della beffa ed una nichilistica sensazione d’incompiutezza che avrebbe caratterizzato l’intero anno. Il mancato accesso alla finale di Europa League a favore del modesto Dnipro, inoltre, suonava ancor più truffaldino dell’episodio precedente, sulla scorta di un arbitraggio inadeguato che sicuramente non favorì il Napoli. A rendere ancor più rovente l’atmosfera vi era inoltre il celebre caso Rafa Benítez: il tecnico spagnolo aveva smarrito credibilità e motivazione sulla via del contratto per il Real Madrid, abbandonando nella capitale campana la copia sbiadita di un tecnico che era stato presentato, poco prima, in toni euforici come un rivoluzionario maestro del pallone che avrebbe spianato la strada ad un Napoli formato europeo.

Contestualmente a tali frustrazioni, l’ottica di poter, attraverso una singola partita, ridare senso ad una stagione così logorante dal punto di vista psicologico suonava come una dolce compensazione del karma – mostratosi sino a quel momento fin troppo spietato. Chiariamoci, il Napoli non sembrava affatto meritevole del terzo posto in classifica: troppa discontinuità di risultati, eccessivo il numero di reti subite e crescenti le incertezze sul futuro del club in termini di partenze ed investimenti. Eppure, se sulla lunga distanza gli azzurri latitavano di credibilità, è da puntualizzare come in gara secca fossero, di contro, degli insidiosi avversari capaci di mettere alle corde qualsiasi rivale – come ampiamente mostrato nel corso dell’annata.
Lo scenario, pertanto, appariva limpido: era necessario sconfiggere la Lazio al San Paolo in modo da raggiungere i biancocelesti alla vetta di 66 punti ed arrogarsi il terzo posto sulla scorta dei risultati maturati nello scontro diretto con i capitolini.

UN ROLLER COASTER DI EMOZIONI: UN MATCH CHE RIASSUME UNA STAGIONE

Come preannunciato dall’introduzione della voce narrante del telecronista, il match è carico di significato poiché capace di dettare il futuro a breve termine di ambedue le fazioni, in un senso o nell’altro.
Lo scontro, che in un primo momento appare abbastanza contratto, si rivela essere un monologo a tema Napoli in termini di occasioni da gol ed il climax di questa corrente si concretizza al minuto ‘24 quando Dries Mertens, dopo aver accolto un suggerimento di passaggio di Marek Hamšík, traccia con matita e squadra un’inappuntabile linea di passaggio che spedisce Callejón a sfidare Marchetti in uno contro uno nell’area di rigore. L’ex Real Madrid marcia con decisione, rallenta, mira ed affonda il colpo.

Fonte immagine: profilo Ig @SSCNapoli

“Centimetri! Non di più…pochissimi centimetri!” commenterà Compagnoni, mentre lo sguardo della telecamera, implacabile, inquadra lo spagnolo inginocchiato sul campo, mani sul volto, smorfie di sconforto sul viso. Il karma, il quale sembrava dovesse essere in debito col Napoli, sembrava soffiare sulla traiettoria del pallone, portando la sfera a dirigersi, irrimediabilmente, verso il fondo del campo.

Pochi minuti immediatamente dopo, da una trama di gioco apparentemente non minacciosa, nasce la marcatura che porta in vantaggio gli ospiti: Candreva raccoglie un suggerimento sulla trequarti ma non verticalizza e preferisce consegnare il pallone al compagno più arretrato, Parolo, che dopo essersi esibito in un ottimo controllo in corsa calcia dalla distanza con il piede debole. Andújar non è impeccabile e la sfera si insacca alle sue spalle, consegnando l’uno a zero ad una cinica Lazio che festeggia allegramente mentre il Napoli – che già di norma brancolava nell’oscurità dei propri fantasmi – incomincia a sprofondare verso il fondale. La tenuta psicologica degli azzurri è ancora una volta in crisi ed emblematica, in tal senso, è l’azione che consegna il doppio vantaggio ai biancocelesti di Pioli: all’occhio vigile di Lulić, libero nella propria metà campo, non sfugge la tragicomica disposizione in campo della difesa degli avversari che vengono travolti in pochi istanti: il bosniaco imbecca Candreva, il quale, come un treno in corsa, taglia fuori i suoi inseguitori e in un uno contro uno non così dissimile dall’occasione avuta da Callejón poco prima, affonda il colpo che sembra virtualmente chiudere il match. Zero a due che giunge nei minuti di recupero della prima frazione, una batosta psicologica che precede di pochi secondi l’ingresso negli spogliatoi.

I titoli dei quotidiani sono già in corso di battitura, la classifica è servita, la crisi del Napoli è annunciata. Che altro poteva raccontare, dopotutto, questo turno di campionato in soli quarantacinque minuti?La colonna sonora dello scontro? ‘Life is a Roller Coaster’ di Ronan Keating, poiché ciò che accade all’uscita degli spogliatoi è degno delle pagine di storia più celebri del campionato nostrano.

IL SECONDO TEMPO

Il Napoli – che non a caso avevamo definito ‘mina vagante’ nei passaggi precedenti – abbandona gli spogliatoi e si dirige sul rettangolo verde con una carica ed un approccio completamente differenti da quanto visto sino a quel momento. Indicativo di quella forza d’animo è l’asfissiante pressing che i partenopei incominciano ad attuare nel momento in cui la Lazio, colta in stato di ingenua serenità, si limita a gestire la sfera nel tentativo di controllare il match. Così, Parolo, per contrappasso, si fa scippare la sfera da Hamšík che in un battito di ciglia consegna il pallone a Callejón: lo spagnolo, desideroso di farsi perdonare per il goal sfumato nella prima frazione, impacchetta un cioccolatino che il rapace Higuaín deve solo scartare. Taglio alle spalle del difensore e colpo a botta sicura di destro: al San Paolo è ancora tutto in gioco, 1-2, con l’inerzia della gara a favore dei padroni di casa.

I partenopei, che nel primo tempo boccheggiavano crollando sotto i colpi di una spietata Lazio, sembrano aver trasformato in rabbia agonistica le delusioni di un’intera stagione e giocano a pallone con la furia serena di chi è smanioso di vincere ad ogni costo.

Il vento in poppa, inoltre, soffia a favore a dei partenopei quando l’autore della prima marcatura, Parolo, in ritardo su David López, accumula il secondo giallo che gli vale l’espulsione. La Lazio è in dieci uomini a casa del Napoli, nello scontro diretto che deciderà le sorti di un terzo posto che rappresenta l’El Dorado.
Sono sufficienti due minuti di superiorità numerica per consegnare al Napoli il pareggio, ancora una volta frutto del pressing forsennato degli azzurri: Koulibaly recupera il pallone nella metà campo della Lazio e lo consegna a Mertens che, dopo aver saltato l’uomo, smista in mezzo per Higuaín. Il Pipita elude la marcatura sul primo controllo e con un rapido fendente di destro gonfia la rete. La strada è in discesa: il Napoli osserva l’obiettivo che fino a venti minuti prima appariva utopia divenire realtà, quasi come si potesse toccare.

Nella corsa all’oro che sembrava così alla portata, tuttavia, avviene un imprevisto non di poco conto. La decantata superiorità numerica, difatti, si annulla quando Ghoulam, colpevolmente in ritardo su Lulic, viene mandato sotto la doccia. Il percorso, che sembrava in discesa sulla base dell’inerzia della partita e della superiorità numerica, si riequilibra lentamente, trasformando un’agevole discesa in una piatta pianura. La magia che aveva accompagnato il Napoli a quella remuntada quasi completata sembra, così, svanire lentamente, lasciando spazio ad un clima pregno di pressioni ed aspettative da mantenere. È il primo segnale di come nell’aria non serpeggi più il misticismo tangibile fino a poco prima e, lentamente, l’alchimia di quella gara scompare in favore di una realtà colma di tensione, di un’atmosfera rarefatta che il Napoli difficilmente si è mostrato in grado di domare.

Manca un quarto d’ora al termine del match quando Christian Maggio viene messo giù in area di rigore da Senad Lulić. La decisione dell’arbitro è irremovibile, calcio di rigore per il Napoli. È questo episodio il climax della vicenda, il momento preciso in cui crolla il castello di sogni, il morale della squadra ed in cui si eclissano gli sforzi di una stagione vissuta sotto il segno delle montagne russe.
Higuaín sul punto di battuta è pallido, teso, ha lo sguardo smarrito di chi sembra profondamente scombussolato da ciò che accade sul campo da gioco e, soprattutto, all’interno della propria testa. Dicono che i rigori siano un duello psicologico contro l’avversario piuttosto che una lotteria strutturata sulla sorte del fato. Se questa teoria fosse reale – e probabilmente, in buona parte, lo è – molti avrebbero scoperto, ancor prima dell’esecuzione del penalty, come quel macigno che giaceva sul dischetto, emblematico di un’intera annata spesa a galleggiare in un oceano di incertezze, non sarebbe mai entrato. La sfera si stacca dal piede dell’argentino e termina alta sopra la traversa, librandosi in volo assieme ai sogni di gloria – e di milioni – degli azzurri.

Quel rigore mancato non sarebbe stata l’unica occasione di vincere un match casalingo, eppure, quell’istante così carico di simbolismo ed emotività rivestiva un’importanza tale da avere le sorti del match in mano. Higuaín era in equilibrio su di un sottile filo ed osservando in basso scorgeva la tremenda sorte che lo attendeva in caso di errore. E l’errore più grande che potesse compiere, in fondo, era proprio quello di guardare in basso.
Il fallimento, in quel momento topico, del giocatore più forte della squadra assume i contorni di un’ineluttabile maledizione che non vuole il Napoli vincitore. Quel mancato tiro dagli undici metri richiamava, ancora una volta, l’incompiutezza di quella squadra: la rimonta non sublimata, il vantaggio sfumato, la tripletta che avrebbe consacrato Gonzalo Higuain e che invece lo consegnava alle feroci critiche degli avventori. In quel momento, quella sera, non esisteva un modo diverso per vincere la partita. Solamente e solo quel rigore avrebbe potuto deciderla, in quei tempi, in quei modi. Non esistevano vie differenti: doveva accadere così, oppure, non doveva accadere affatto.

“Life is a rollercoaster
Just gotta ride it.”

Al minuto ottantacinque le angoscianti paranoie che divorano il gruppo mutano in realtà. Onazi si inserisce nell’apatica difesa del Napoli che si scioglie come burro sotto i fendenti della Lazio. 2-3. È game over.
Il prosieguo della partita è solo una formalità, un tentativo poco convincente di salvare l’onore e tale atteggiamento si palesa al 92’ quando Miro Klose spedisce in rete il pallone che vale il 2-4.

La sconfitta, ora, è netta ed il fallimento del Napoli è consacrato con tutta la sua forza in tono perentorio dalla classifica: dal terzo posto sfiorato, il club – in un’unica gara – retrocede ad un quinto posto alle spalle di Lazio e Fiorentina.

Il karma aveva portato a termine la sua crudele missione.

Life is a Roller Coaster […] so don’t fight it […] life is a Roller Coaster, just gotta ride it.

 

Fonte immagine in evidenza: sito ufficiale SSC Napoli

Continue Reading
Commenta

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Coppa Italia

Pronostico Fiorentina-Parma, statistiche e consigli per la partita

Pubblicato

:

Pronostico Fiorentina-Parma

PRONOSTICO FIORENTINA-PARMA, STATISTICHE E CONSIGLI PER LA PARTITA – Mercoledì 6 dicembre, alle ore 21:00, la Fiorentina incontra il Parma per gli ottavi di finale di Coppa Italia, in un match che può nascondere insidie. Scopriamo, dunque, il pronostico per la partita insieme a qualche statistica e qualche consiglio per gli scommettitori.

COME ARRIVANO LE DUE SQUADRE

Partiamo dai padroni di casa. La Fiorentina ha vissuto tanti alti e bassi nell’ultimo periodo, con alcune cadute evitabili, come contro l’Empoli, ma anche vittorie prestigiose, come quella di Napoli. La squadra di Italiano si è imposta nel corso dell’ultima giornata per 3-0 contro la Salernitana e ha preparato al meglio la partita di Coppa Italia. Vedremo se la preparazione sarà ripagata anche dal verdetto del campo.

Il Parma viene da sei vittorie in otto partite nell’ultimo mese. Gli uomini di Pecchia procedono spediti verso la risalita nel massimo campionato e si trovano, ad oggi, a pari punti – 33 – col Venezia. Gli emiliani stanno facendo molto bene e ora sognano anche i quarti di finale di Coppa Italia, un risultato che sarebbe importantissimo per il loro morale. In mezzo c’è la Viola, che avrà tutte le intenzioni di battere i crociati.

IL PRONOSTICO DI FIORENTINA-PARMA

Per quanto sulla carta l’esito sembri scontato e i pronostici siano tutti a favore della Fiorentina, spesso la Coppa Italia ha regalato sorprese. Attenzione, dunque, al Parma, che vorrà fare uno scherzetto agli avversari. Per questo, non consigliamo alcun segno fisso, bensì una giocata sul numero complessivo di gol. Il pronostico che potrebbe essere meno rischioso e pagare di più è il MULTIGOL CASA 2-4, in quota 1.62. Benché l’esito finale non sia scontato, la Viola, infatti, potrebbe andare a segno più volte, data la tendenza dei giocatori di Italiano a tenere palla. In alternativa, anche il segno GOL, quotato, invece, 1.75 sui principali bookmakers, potrebbe essere fruttuoso, dato che entrambe le squadre sono decisamente inclini al gol.

PROBABILI FORMAZIONI

Fiorentina (4-2-3-1): Christensen; Kayode, Martinez, Ranieri, Parisi; Mandragora, M.Lopez; Ikone, Barak, Sottil; Nzola. All. Italiano

Parma (4-3-2-1): Chichizola; Delprato, Osorio, Circati, Di Chiara; Bernabé, Hernani, Estevez; Mihaila, Man; Benedyczak. All. Pecchia

 

Continua a leggere

ESCLUSIVE

ESCLUSIVA – L’agente di Ikwuemesi: “Si sta adattando alla Serie A, la Salernitana sta lavorando nella giusta direzione”

Pubblicato

:

La Salernitana sta affrontando un periodo delicato, in piena lotta per la permanenza in Serie A. Nell’ultima giornata di campionato, i granata sono usciti sconfitti dal Franchi perdendo 3-0 contro la Fiorentina. Nonostante la sconfitta anche abbastanza netta, però, i campani sono reduci da un momento anche abbastanza positivo. A risollevare il morale infatti sono il pareggio preziosissimo in casa del Sassuolo e, soprattutto, la prima vittoria in campionato arrivata all’Arechi contro la Lazio.

Uno dei volti di quest’ultimo periodo in casa Salernitana, è sicuramente Chukwubuikem Ikwuemesi. Arrivato quest’estate dagli sloveni del Celje, l’attaccante nigeriano sotto la gestione Inzaghi sta trovando spazio ed anche i primi gol della sua avventura italiana. Per scoprirne di più sul classe 2001, noi della redazione di Numero Diez abbiamo intervistato Thaddeus Kennedy Idama, agente del calciatore facente parte del KCG Sporting Management.

Di seguito, la nostra intervista ESCLUSIVA.

L’INTERVISTA ESCLUSIVA A THADDEUS KENNEDY IDAMA, AGENTE DI IKWUEMESI

Parto chiedendole la sua opinione sul momento attuale di Ikwuemesi alla Salernitana.

“Sta provando a dare il massimo. Essendo calciatore giovane, che proviene da un campionato non molto noto in Europa, sta cercando di adattarsi. Credo farà meglio sul lungo termine”.

Crede che la Salernitana riuscirà a centrare l’obiettivo salvezza?

“Siamo in attesa di scoprirlo, perché la Salernitana è una buona squadra, staff e dirigenti hanno il compito di gestire la situazione e lo stanno facendo molto bene. Il club non sta ottenendo il miglior risultato, ma spetta all’organismo che lo rappresenta fare la cosa giusta. Credo siano nella giusta direzione“.

Di recente Ikwuemesi ha segnato il suo primo gol in Serie A, contro il Sassuolo. Quali sono state le sensazioni a riguardo?

È stato un bel momento. A Sassuolo erano partiti molto bene, andando in vantaggio per 0-2. È stato comunque un buon risultato per la squadra. È un momento in cui hanno ripreso il controllo e hanno realizzato di poter tornare ad una situazione normale. Io so che chi è ai vertici della società sta facendo molto per assicurarsi di mettere i calciatori sulla buona strada. Poi vincere le partite (contro la Lazio, n.d.r.) è un sollievo per la squadra“.

Con l’arrivo di Inzaghi in panchina sembrerebbe esserci stata una svolta: 5 presenze da titolare e 2 gol in 7 partite. Com’è il rapporto con il tecnico granata?

“Gli dico che dipende tutto dall’impostazione professionale. Il ragazzo è un professionista e conosce i suoi obblighi in campo. L’allenatore è stato un professionista di altissimo livello da calciatore. Sono contento perché metterà Ikwuemesi nelle condizioni migliori e lo preparerà per le partite. Inzaghi è stato un giocatore di punta, un top player. Quando giocava, ai suoi tempi, io tifavo la Juventus e lo guardavo tanto. L’ho guardato tanto all’Atalanta quando ha segnato 15 gol in Serie A prima di trasferirsi alla Juventus. Quindi lo conosco molto bene. Quando un’ex attaccante allena il tuo calciatore, che è anche lui un attaccante, secondo me è una cosa positiva. Sono felice di vedere Inzaghi fare le cose giuste da allenatore. Poi il calciatore ha l’obbligo di rispettarlo. È questa la sua responsabilità quando scende in campo”.

Tornando invece alla trattativa che ha portato Ikwuemesi alla Salernitana: com’è nata? Ci sono retroscena?

“Per me non c’è stato nessun aspetto negativo. Eravamo tutti d’accordo nel fargli accettare questa nuova sfida. Sapevamo che non sarebbe stato facile, ma quando un giocatore focalizza la mente su qualcosa è possibile. Quindi io penso che abbia deciso di andare in Serie A e noi, dopo, siamo andati a cogliere la sfida. Sapevamo che fosse  piuttosto impegnativa, ma finora tutto bene. Si abituerà a questa situazione e, a lungo termine, otterrà risultati”.

Qual è invece il sogno per il futuro?

“Ogni giocatore ha un sogno per il futuro. Noi li lasciamo a loro. Lui ha l’ambizione di diventare un top player, di giocare club famosi. Al momento siamo concentrati prima sulla Salernitana, e poi dopo lui pensa al suo meglio. Poi lasciamo che il futuro svolga il suo ruolo”. 

Fonte immagine in evidenza: profilo Instagram kcg_project

Continua a leggere

Generico

Thauvin torna protagonista e si confessa: “Andai a giocare in Messico perché soffrivo di depressione”

Pubblicato

:

Thauvin

Un gol e un assist nelle ultime due partite per Florian Thauvin, indubbiamente uno degli uomini di maggior classe e talento a disposizione di Cioffi. La missione salvezza, in questa stagione, non sembra scontata come in altre annate per l’Udinese, che dovrà affidarsi anche (e non poco) al sinistro del francese, campione del mondo nel 2018. Neanche il più grande trionfo immaginabile nella carriera di un calciatore può però colmare i demoni interiori di una persona, come ammesso da Thauvin nel corso di un’intervista a Canal+.

DEPRESSIONE – Tre mesi prima di lasciare l’Olympique Marsiglia andai da una persona specializzata su consiglio di alcuni amici, che mi ascoltò e mi fece scoppiare a piangere. In quel momento capii di non stare bene. Ero nella fase iniziale ma già accertata di depressione. Per quello poi decisi di andare in Messico, per stare più tranquillo e avere meno pressioni nel giocare da parte di tifosi e media”.

UN PASSO INDIETRO – “Atleticamente mi sentivo al meglio, ma dal punto di vista mentale ero a pezzi. Quando questa persona mi ha fatto rendere conto della mia situazione, ho deciso che era meglio fare un passo indietro per la mia serenità. Per questo poi scelsi di andare a giocare al Tigres, in Messico”.

Continua a leggere

Flash News

Furia De Laurentiis dopo Napoli-Inter: telefonate alla Federcalcio per protestare

Pubblicato

:

De Laurentiis

Il Napoli, dopo un inizio di campionato altalenante e l’esonero di Garcia, ci si aspettava un cambio di rotta imminente. Occasione sfumata nel match di ieri giocato al Maradona contro l’Inter, perdendo per 3-0. Tuttavia secondo quanto riportato da Il Mattino, De Laurentiis sembrerebbe essersi infuriato al punto da chiamare la Federcalcio e l’AIA per protestare, riguardo la direzione gara con i nerazzurri. La scelta di non far presentare Mazzarri ai microfoni, prediligendo silenzio totale, sarebbe stata proprio la sua, dopo aver accerchiato il direttore di gara nel tunnel per cercare di ottenere delle spiegazioni, invano.

Gli episodi che avrebbero scatenato l’ira del patron partenopeo sarebbero due. Il primo per un mancato rigore concesso per un presunto fallo di Acerbi su Osimhen. Il secondo a causa della decisione di non annullare il primo gol di Calhanoglu per un fallo in precedenza di Lautaro su Lobotka.

Continua a leggere

I nostri approfondimenti

Giovani per il futuro

Esclusive

Fantacalcio

Serie A

Trending

Scarica L'App

Copyright © 2022 | Testata giornalistica n.63 registrata presso il Tribunale di Milano il 7 Febbraio 2017 | numero-diez.com | Applicazione e testata gestita da Número Diez SRL 12106070969