La storia. Che mastodontico scenario che può aprire un singolo termine. Sei lettere che racchiudono l’Impero Romano e quello Ottomano, l’età primitiva e i dinosauri, le guerre puniche e le guerre mondiali. E nell’infinità di faldoni contenenti le gesta epiche dei più grandi condottieri, c’è un trafiletto che parla di una delle figure calcistiche più importanti di Roma e dell’Italia intera a cavallo tra le due Grandi Guerre.
Il suo nome è Rodolfo Volk, e i suoi rapporti con la storia sono così fitti da far sorgere spontaneamente una domanda: è la storia che scrive la vita dei personaggi più carismatici e segnanti, o sono i personaggi stessi a scrivere la storia? La risposta probabilmente non esiste, se non dietro ricami retorici e filosofici che però eviteremo. Per orientarci meglio, perciò, tutto ciò che serve è visualizzare le “Mani Che Disegnano”di Escher,una delle opere più celebri partorite dalla contorta e geniale mente dell’artista olandese. Il paradosso è totale: quale delle due mani disegna l’altra? Qual è la mano che ha dato vita all’altra?
Anche in questo caso, la risposta non è data sapersi. E l’intera esistenza di Rodolfo Volk si basa su questo enorme quesito: è stata la storia che ha scritto la sua incredibile vita, o lui che ha scritto pagine indelebili di storia?
FIUME, SERVIZIO MILITARE E FIORENTINA
Rodolfo Volk nasce a Fiume il 14 gennaio 1906, esattamente 104 anni fa. Il luogo che ha visto la sua nascita e ha assaggiato per prima le sue capacità calcistiche è insito di storia: prima di diventare Rijeka, l’attuale terza città più popolosa della Croazia, Fiume è stata oggetto di disputa tra l’Italia e la Jugoslavia durante il 1900. Volk ha conosciuto tutte le versioni della sua città natale. Sia quella prima della Prima Guerra Mondiale, sia quella durante il controllo di D’Annunzio e del Regno d’Italia che quella definitivamente jugoslava.
E mentre tutto il mondo fuori faceva rumore, lui pensava a giocare a calcio. I primi palloni da lui calciati rotolavano nel campo del Gloria Fiume, la squadra che assieme all‘Olympia rappresentava la città. Entrambe le compagini all’epoca in cui Volk si apprestava a entrare nel mondo del calcio professionistico militavano in Seconda Divisione, ma per una serie di vicissitudini legate a riforme e burocrazia si sono ritrovate proiettate in Prima Divisione.Nel 1925-1926, sua prima stagione con la maglia del Gloria a livello professionistico, scende in campo 15 volte e segna in 10 circostanze, facendosi trovare immediatamente pronto per quel livello di calcio.
Ma le dinamiche esterne del mondo lo hanno inevitabilmente toccato, facendo coincidere ancora il suo nome con la storia: a causa del servizio militare obbligatorio, lascia la sua Fiume e si trasferisce a Firenze, dove era appena nata la Fiorentina dopo la fusione tra C.S.Firenze e P.G.F.Libertas. Perciò quella da lui vissuta è l’alba della società viola nel vero senso della parola, tanto che ha preso parte alla seconda partita – non ufficiale – della storia della squadra, contro il Sampierdarenese nel 1926. Ma soprattutto, ha segnato il primo gol ufficiale della Fiorentina, in una partita contro il Pisa il 3 ottobre dello stesso anno. Una delle innumerevoli “prime volte” presenti nella sua vita.
La formazione della prima partita ufficiale della Fiorentina contro il Pisa. Da sinistra verso destra: : Serravalli, Posteiner, Benassi, Barigozzi, Segoni, Focosi, Baldini, Salvatorini, Volk, Baccilieri, Bandini.
RODOLFO BOLTENI
Oltre al dovere delle armi portava così avanti il piacere del pallone, che ogni partita di più sembrava il mondo costruito apposta per lui. Solo che il servizio militare comportava anche delle restrizioni particolari, che pur non avendolo costretto ad abbandonare il calcio, lo hanno penalizzato in altro modo.
Andando a spulciare tra le statistiche della stagione 1926-1927 della Fiorentina, infatti, saltano all’occhio le statistiche di un giovane di nome Rodolfo Bolteni. 14 partite giocate e 11 gol realizzati nel girone C di Lega Nord non sono numeri poi così comuni. E infatti, quel Rodolfo, di comune non aveva nemmeno il cognome. Perché quello non era il vero cognome, ma solo uno pseudonimo sotto il quale giocava Volk, costretto a mascherarsi con un’altra identità a causa della mancanza di autorizzazioni dai vertici militari.
Ha giocato solo un anno a Firenze, ma è stato abbastanza per mettere la sua firma nei momenti più importanti della storia della Fiorentina. Al termine della stagione riparte dalla Toscana per tornare a Fiume e continuare a esaltare la sua gente. Al suo ritorno però non esiste più né la Gloria Fiume né l’Olympia, perché le due formazioni si sono fuse nel 1926 per dare vita alla Fiumana. L’anno successivo, invece, è l’anno di un’altra fusione che cambierà la sua vita pur non riguardandolo direttamente: quella dell’Alba, della Fortitudo e della Roman, che nel 1927 plasmano la Roma. Basta poco prime che la linea della vita di Volk si intersechi con quella della Roma. Precisamente, un anno.
Dopo un’annata giocata ad altissimi livelli nella Fiumana, i suoi gol e quelli del forte compagno Marcello Mihalichportano la squadra nella Divisione Nazionale. Al varco, ovviamente, lo attendeva la storia.
“VORCHE E’ ‘N MAGO PE’ SEGNÀ”
Era il 1931 quando Toto Castellucci scriveva Campo Testaccio, storica canzone romanista che tutt’ora riecheggia allo Stadio Olimpico prima dell’inizio di ogni match interno. L’audio del brano è sporco, è rozzo, è puro, perché la registrazione ufficiale è andata perduta. Il testo narra le gesta della splendida Roma degli Anni 30, che ha fatto sognare i tifosi giallorossi proprio a Campo Testaccio dal 1929 al 1940. Sì, perché Campo Testaccio prima di essere una canzone, è il tempio dove la Roma si è forgiata, il primo vero stadio che l’ha ospitata. E uno dei protagonisti assoluti di quel periodo è Volk, che trova spazio nel brano di Castellucci alla fine di una strofa :“Vorche è il mago pe’ segnà”. La capacità di segnare di Volk è entrata così nell’animo della città di Roma che il suo passaggio ha lasciato orme eterne.
Il suo arrivo nella capitale è datato 1928, proprio l’anno dopo che ha portato a suon di gol la Fiumana in Divisione Nazionale. La disputa per acquistarlo che si era creata tra Roma e Napoli – che volevano sia lui che Mihelich – ha costretto addirittura la stessa Federazione ad intervenire, che decise che Volk sarebbe andato ai giallorossi, mentre il compagno di squadra Mihelich in Campania. Per chi volesse vedere della mistica in questo anomalo fatto, la può trovare traducendo Volk dallo sloveno all’italiano: vuol dire Lupo. Vuol dire che il suo destino è la Roma.
Ma anche la Roma ha nel destino Volk. Perché il fiumano è arrivato per 127.000 lire e ha impugnato subito la prima penna della storia romanista, scrivendone un libro. A Campo Testaccio, Volk è il primo a segnare un gol ufficiale. In totale di gol in 5 anni di permanenza ne fa 107 – media di 0,660 gol a partita – un’enormità, specie per un calcio come quello dell’epoca. Non è difficile perciò capire il motivo che ha portato i tifosi a chiamarloSigfrido – che si trasformerà presto nella forma romanesca Sigghefrido: egli era un eroe epico della mitologia germanica. E tra capelli biondi, statura imponente e potenza emanata, il nomignolo è più che mai su misura.
IL PRIMO DERBY NON SI SCORDA MAI
Quei 107 gol segnati lo issano ad altezze vertiginose nella classifca cannonieri all-time della Roma: 3° posto dietro ai soli inimitabili Pruzzo e Totti. Ma in questo mare di gol siglati, ce ne sono 7 che hanno un peso più nobile degli altri. E queste 7 segnature sono arrivate nei primi 7 derby di Roma della storia.
Descrivere il clima che si crea nella capitale in occasione di una stracittadina risulta quasi impossibile, perché sono le emozioni, le sensazioni e i sentimenti che prevalgono e che fanno cogliere a fondo l’anima calcistica di Roma. Ed è un’anima tanto profonda che si è stratificata con l’accumularsi delle partite e delle sfide.
E chi poteva scrivere la storia del primo derby se non uno che la penna della storia ce l’ha sempre avuta ben salda tra le mani?
#Volk è tra i migliori goleador del Derby. Il suo primo gol in un giorno speciale, il Lazio-Roma n.1 della storiahttps://t.co/gco08EUQQx
Appunto, nessun altro a parte Volk. Allo stadio della Rondinella, che ospitava le partite della Lazio in quegli anni, 15.000 persone si erano accalcate per vedere il prologo di una delle rivalità calcistiche più segnanti e sentite. Nonostante i giallorossi giocassero fuori casa, la maggior parte dei supporters presenti in quell’occasione era proprio di fede romanista, che in quell’epoca erano cinque volte tanto i laziali.
C’è un dettaglio da conoscere per capire ancora meglio perché il primo derby è stato messo in bacheca dalla Roma. Oltre ad essere chiamato Sigghefredo, difatti, Volk in città era conosciuto come Sciabboloneper due motivi: uno era per sbeffeggiare il Re Vittorio Emanuele III, chiamato Sciaboletta per via della sua statura; il secondo invece era legato alle sue peculiarità calcistiche. Sciabbolone difatti rimanda a sciabola, affilata e potente spada che richiama il suo temuto modo di calciare il pallone con un’indomabile forza. Ed è quella sua stessa forza nel piede destro che gli ha permesso di battere al 73′ di quella partita Ezio Scavi, il portiere biancoceleste che nulla ha potuto sul suo fulmineo rasoterra. La partita è finita e un’altra pagina di storia è stata firmata da Volk, che è tutt’ora il terzo marcatore più prolifico della storia dei derby.
Fonte immagine: sito ufficiale dell’AS Roma
L’ORIZZONTE NON TRAMONTA MAI
Di suoi primati se ne registrano ancora innumerevoli, come ad esempio quello che lo incorona primo capocannoniere di Divisione Nazionale con la maglia della Roma, oppure l’inserimento nella Hall of Fame romanista dello scorso 2018.
La sua eclettica storia si conclude poi con qualche meta secondaria, come le esperienze al Pisa, al Triestina e il glorioso rientro alla Fiumana.
La sua vita dopo il calcio è il vero lato negativo della sua esistenza, tanto che morirà in una casa di cura ai Castelli Romani da solo, senza un soldo e con un velo di impietosa irriconoscenza che gli ha oscurato gli ultimi attimi di vita.
Ma gli scrittori della storia come lui, i poeti del tempo come lui, non saranno mai dimenticati. Resteranno per sempre impressi nell’iride di tutti all’apice della loro esistenza. E così Volk sarà sempre alto, sarà sempre biondo, quasi germanico, e sarà sempre infinitamente decisivo. E per noi rimarrà sempre quello che “una volta l’ho visto che sollevava dal fango un pallone sprofondato per due terzi nella melma, reso pesante dall’acqua che lo aveva impregnato, e farlo volare fino a sotto l’incrocio da una distanza di trenta metri. È stato il gesto tecnico più straordinario cui abbia mai assistito”. Sopravvivrà per sempre eterna in questa dichiarazione di Fulvio Bernardini – un altro che con la storia di Roma centra molto – la sua prorompente giovinezza. Lui che è stato Rodolfo Bolteni per la Fiorentina; lui che è stato Rodolfo Folchi per la Roma durante il periodo fascista che lo ha costretto a cambiare ancora pelle; lui che è stato Rodolfo Volk per tutti, per sempre.
Perché il tempo scorre. Il sole si eclissa. Ma l’orizzonte non tramonta mai.
Come è noto, sono giorni difficilissimi in casa Juventus. I risultati sul campo latitano, l’unica gioia inCoppa Italia, e e la situazione societaria, se vogliamo, è messa ancora peggio. Dopo i 15 punti revocati, i bianconeritemono nuove sanzioni, ma bisogna comunque rispondere sul campo e restare concentrati. Nel frattempo in casa Juve si analizza anche il capitale da investire.
Come riporta Tuttosport, nelle scorse ore la Juventus ha diffuso il documento che spiega come fino al termine della stagione 2024-2025 non siano previsti ulteriori aumenti di capitale. Piove sul bagnato a via Druento.
Pessima notizia per il Milan. Come evidenziato dagli esiti degli esami svolti questo pomeriggio, Ismail Bennacer salterà il derby contro l’Inter. Come riportato da Antonio Vitiello, la risonanza magnetica ha evidenziato una lieve lesione muscolare al bicipite femorale della gamba sinistra.
Ora l’algerino verrà rivalutato settimana prossima e punterà a rientrare entro il match di Champions contro il Tottenham. Salgono le quotazioni di Krunic per un posto da titolare domenica sera.
Kylian Mbappé si ferma per infortunio. Il fuoriclasse del PSG ha accusato un problema muscolare durante la sfida contro il Montpellier, da cui è dovuto uscire anzitempo. Oggi il francese si è sottoposto ad esami strumentali che hanno evidenziato una lesione muscolare, che, di fatto, lo esclude dagli ottavi d’andata contro il Bayern Monaco in Champions League. Di seguito, riportiamo il comunicato della società parigina, che annuncia come Mbappé sarà out per tre settimane:
“Dopo essere stato sottoposto ad esami, Kylian Mbappé ha riportato un infortunio alla coscia sinistra a livello del bicipite femorale. Dovrebbe restare fermo per tre settimane. Oggi verranno effettuati altri test per Sergio Ramos”
Punto d’informazione, di impressioni e passioni condivise, i social network oggi più che mai raccontano le emozioni dei tifosi. Numero Diez vi presenta la rassegna dedicata ai più importanti messaggi della giornata di ieri.
L'ex terzino di #Roma e #Juventus è arrivato alla clinica Padeia. 🏥
🤯 Deal on the verge of collapsing around 8pm 🗣️ Owners directly involved in the negotiations 🛑 Enzo & his messages to Manuel Rui Costa 💰 Payment terms, installments and £40m now ❌ Chelsea wanted him immediately at all costs
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