Il calcio sta cambiando. Dall’ingresso del Video Assistant Referee, il cosiddetto VAR, fino alle cinque sostituzioni. Sulla scia di questa evoluzione, l’ultima idea per un calcio nuovo riguarda l’inserimento del tempo effettivo, conosciuto soprattutto perché elemento e regola fondamentale nel mondo della pallacanestro, del quale si parla da decenni.
I PROBLEMI
Durante le partite, specie nel calcio italiano, nascono le polemiche relative alle “perdite di tempo”, dovuto a vari motivi, tra cui l’attesa della responso del Var, un giocatore a terra dopo aver preso un colpo oppure la questione relativa al rilancio del portiere. A questi vanno aggiunte le proteste – talvolta esagerate – degli allenatori. “Tempi morti” che fanno perdere ritmo alla gara, sul quale ne risente lo spettacolo. Negli anni la perdita di tempo è stata un fattore sia positivo che negativo, tuttavia, al giorno d’oggi sembra rappresentare qualcosa di sfavorevole.
L’OPINIONE DEI PROTAGONISTI
In Serie A, tra gli addetti ai lavori del calcio giocato, ce n’è uno che spesso si esprime sull’argomento tempo effettivo: Stefano Pioli. Il tecnico del Milan si è soffermato, durante questo campionato, in tre occasioni: contro la Juventus (“Dobbiamo alzare il tempo effettivo se vogliamo rapportarci ad altri campionati dove la mentalità e la cultura sono diverse. Così migliorerebbe anche lo spettacolo per il pubblico”), l’Udinese (“Non è possibile anche che il tempo effettivo sia stato solo di un tempo praticamente. Non si può giocare così poco, non è corretto”.) e, infine, contro il Torino, gara nella quale è stato giocato il 54% del tempo effettivo (“Ho detto all’arbitro di non dire che recuperano le perdite di tempo e invece poi non fare niente per evitare che si interrompa il ritmo della partita”).
Andando fuori dal territorio italiano, un altro personaggio a parlarne è stato Marco Van Basten. Il tre volte Pallone d’oro, favorevole a un calcio più veloce, ha affermato:
“La gente non vuole vedere i giocatori che perdono tempo, che ritardano le rimesse laterali e che sprecano minuti stando a terra. Dobbiamo fare qualcosa per evitare questi comportamenti, gli spettatori vogliono azione. Ci sono troppe situazioni dove si sta guardando il nulla, questo non va bene per il gioco”.
Parole forti e pesanti, le quali fanno intendere sia direttamente che indirettamente, che questa rivoluzione è richiesta e – prima o poi – arriverà.
IL LAVORO DELLA FIFA
La FIFA è già a lavoro per trovare una soluzione. Andando in ordine cronologico, il Presidente Gianni Infantino, ha dichiarato così, a Radio Anch’io Sport, il 3 gennaio 2022:
“Il problema è che se una squadra vince e il suo giocatore subisce un fallo resta per terra come se l’avesse colpito un fulmine, cosa che non succede nel calcio femminile e bisognerebbe prendere esempio. Non è possibile che le partite durino 47-48 minuti su 90, devono durare almeno 60 minuti effettivi. Se la soluzione è il cronometrista non lo so. Ero contrario al Var all’inizio, ma abbiamo visto dei benefici. Qualsiasi cosa possa aiutare il calcio ben venga, come anche la regola del fuorigioco per dare vantaggi agli attaccanti, questa è anche una regola che si sta studiando”.
Successivamente erano uscite diverse indiscrezioni, le quali affermavano l’introduzione del tempo effettivo nei Mondali in Qatar, per renderli i più spettacolari di sempre. Opzione prontamente smentita dalla FIFA attraverso un comunicato ufficiale, nel quale si legge: “A seguito della diffusione di alcune segnalazioni e indiscrezioni, la FIFA desidera chiarire che non ci saranno modifiche alle regole relative alla durata delle partite di calcio per la Coppa del Mondo FIFA di Qatar 2022 o qualsiasi altra competizione”.
POSSIBILI SOLUZIONI E FUTURO
La proposta più interessante che sta circolando sarebbe quella di un match di sessanta minuti, divisi in due tempi da trenta minuti, con un time-out per tempo: un fatto che rivoluzionerebbe il modo di preparare e giocare la gara, perché si avrebbe più intensità nelle gare e un conseguente spettacolo maggiore per il pubblico. Gli allenatori avrebbero anche più spazio per interagire con i propri giocatori. Inoltre, ci sarebbero cambiamenti dal punto di vista della preparazione fisica, riducendo il rischio di infortuni. Sarebbe anche un compromesso che risolverebbe la polemica attuale del “si gioca troppo”, tra club e nazionali.
Non si sa se avverrà questo cambiamento oppure se le cose rimarranno così. L’importante, in primis, è che venga messa al primo posto la gente, i tifosi che possano godersi uno spettacolo a pieno regime. In secundis va data ai giocatori – gli ‘attori’ principali – la possibilità di mettersi nelle migliori condizioni dal punto di vista fisico e mentale. Infine è importante che si migliori quella che ormai è considerata una industria vera e propria, cercando di ricavarne il più possibile.