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Stefano Borghi presenta Theo Hernández

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Stefano Borghi presenta Theo Hernández

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Nel corso degli anni tutti i ruoli nel calcio hanno subìto un processo di evoluzione ed uno dei ruoli che io credo sia cambiato di più è quello del terzino. Una volta, tanti anni fa quando ancora non c’erano le sostituzioni, il ruolo del terzino era decisamente sottostimato. Veniva addirittura detto il ruolo dello zoppo, perché se uno si faceva male pur di non lasciare la squadra in dieci veniva messo appunto a fare il terzino, bastava che si reggesse in piedi. Con il passare degli anni, con l’avvento di questo calcio iper-tattico ma che ci dimostra ogni anno che per vincere bisogna trovare il modo di dare un surplus di qualità in ogni posizione, il ruolo del terzino è diventato sempre più interessante, perché avere qualità sugli esterni bassi, sia che si giochi con una difesa a 4 sia che si giochi con dei laterali a tutta fascia, porta spesso a poter fare la differenza.

Il primo acquisto dell’estate del Napoli è stato un terzino, cioè Di Lorenzo. L’Inter sta investendo parecchio per prendere un terzino, Lazaro, mentre Juventus e Roma sono state protagoniste nelle ultime ore di uno scambio decisamente articolato ed interessante, con Spinazzola in giallorosso e Luca Pellegrini in bianconero.

Un’operazione sulla quale vale la pena fare anche delle riflessioni, al di là dei bilanciamenti economici e delle situazioni di bilancio che possono esserci dietro. La Juventus porta a casa un giovane che anche con l’Under-20 si è dimostrato molto interessante, ma la Roma porta a casa un giocatore che al netto degli infortuni se sta bene può davvero già essere considerato di fascia importante, oltretutto in grado di agire su entrambe le catene laterali.

Anche fuori dall’Italia il Bayern Monaco, per esempio, nella sua opera di ricostruzione – dopo 2 anni in cui ha vinto comunque in patria, ma a livello internazionale è stato poco più di una comparsa – ha investito addirittura 80 milioni per prendere il terzino sinistro campione del Mondo dell’Atlético Madrid, ovvero Lucas Hernández.

Il fratello di Lucas, Theo, sembra poter essere il nuovo terzino del Milan. In Spagna lo danno per certo, parlano già di un’operazione chiusa grazie al blitz di Maldini, un investimento di circa 20 milioni, con un contratto di 6 anni per questo ragazzo classe ’97 che compirà 22 anni ad ottobre. Dunque, anche il Milan ha deciso di fare un investimento poderoso per cercare di migliorare e aumentare il livello qualitativo che ha sugli esterni.

DALL’ATLÉTICO AL REAL

Theo Hernández è un giocatore molto interessante, è vero che nelle ultime due stagioni non è riuscito a fiorire come ci si poteva aspettare, dopo quella stagione di prorompente imposizione con la maglia dell’Alavés. Era di proprietà dell’Atlético Madrid, un canterano dei colchoneros – e occhio ai prodotti che continua a sfornare il settore giovanile dell’Atlético, perché sono tutti veramente molto qualitativi – è andato in prestito per il suo primo anno vero da professionista all’Alavés. A Vitoria ha infilato una stagione clamorosa giocando appunto da terzino sinistro ma governando tutta la fascia, tant’è che si leggevano dei commenti che lo associavano al primo Gareth Bale.

Fonte immagine: profilo Instagram del calciatore

Bale dal settore giovanile del Southampton emerse in Championship proprio come laterale difensivo, con grandissima qualità, batteva i calci di punizione e si faceva spesso notare con azioni offensive. Ma proprio quel tipo di capacità di avere grande qualità nella giocata e soprattutto un’esuberanza fisica incontenibile aveva fatto scaturire questo paragone –  secondo me però i paragoni per quanto riguarda i giovani sono più dannosi che utili – appiccicando questa etichetta a Theo Hernández.

Un’etichetta talmente luccicante che ha portato alla rottura di un ormai antico patto di non belligeranza fra i due colossi di Madrid, ovvero l’Atlético e il Real: Theo era di proprietà dell’Atlético e il Real Madrid è andato a pagare la sua clausola rescissoria pur di portarselo a casa, un atto che ha creato diversi scossoni nella capitale di Spagna. E che non ha portato dei veri e propri bonus al Real, perché nella sua stagione in blanco Theo è stato stabilmente la riserva di Marcelo, quando è stato chiamato in causa ha avuto più problemi che non possibilità di esprimere il proprio talento. Con Zidane non è scattato il feeling, ha fatto degli errori piuttosto grossolani, ma è comunque rimasto in una rosa che ha vinto la Champions League e il Mondiale per club.

Fonte immagine: profilo Instagram del calciatore

Quest’anno c’era la necessità per Theo Hernández di riciclarsi e allora il Madrid ha scelto per un altro prestito. È stato mandato alla Real Sociedad, squadra che ha avuto grandissimi problemi nella prima parte di stagione perché ha sbagliato l’allenatore, andando a prendere Garitano, un tecnico poco adatto al tipo di calcio che si vuole fare a San Sebastián, uno molto pratico, mentre la rosa della Real Sociedad era stata costruita per giocare un calcio tecnico, arioso. È arrivato successivamente Imanol Alguacil, che al contrario è un allenatore molto allineato a questo tipo di visioni e la Real Sociedad ha chiuso in crescendo, sfiorando l’Europa.

Per Theo è stata una stagione migliore rispetto a quella precedente, però non la stagione del ritorno definitivo sui livelli che aveva mostrato all’Alavés. Quindi parliamo di un giocatore che non ha ancora compiuto 22 anni ma che ha già vissuto delle fasi alterne nella propria carriera, con una grande imposizione iniziale e poi una flessione; per qualcuno preoccupante, per me fino ad un certo punto, perché il rapporto fra l’età e il rendimento ci dice che la strada di questo giocatore è tutta davanti a lui e non dietro.

Fonte immagine: profilo Instagram del calciatore

Oltretutto si legge anche questo, cioè fuori dal campo a livello caratteriale Theo Hernández, come suo fratello Lucas, sono stati protagonisti di episodi un po’ al limite, sono elementi esuberanti che in certe situazioni faticano a mantenere il controllo. Sono anche dei ragazzi molto giovani con una storia di vita abbastanza pesante: il loro padre Jean-François è stato un calciatore di alto livello, un difensore che ha militato anche nell’Atlético Madrid, nel Rayo, nell’Marsiglia (per questo entrambi sono nati nella bellissima città costiera francese) che però ha poi abbandonato la famiglia e li ha lasciati in difficoltà, dunque i due fratelli sono cresciuti senza la figura del padre con un grande sforzo della madre. Questioni personali da considerare quando si effettua una valutazione anche temperamentale del giocatore, ma che poi sono esterne quando si parla di calcio.

THEO NEL MILAN DI GIAMPAOLO

Penso che questa operazione del Milan sia estremamente interessante, perché Theo è un giocatore che nel calcio italiano può trovare l’habitat per imporsi. Dal punto di vista tecnico la qualità è indiscutibile, è un terzino che riesce a gestire tutta la fascia e quando arriva negli ultimi 30 metri di campo può fare la differenza, ma è anche un ragazzo che ha una prepotenza fisica e un impatto atletico in grado di dare delle cose determinanti in un calcio come il nostro.

Dovrà essere molto bravo Giampaolo a completare la sua maturazione dal punto di vista delle gestioni tattiche strettamente difensive, perché queste sono ancora un neo di Theo Hernández. Per quanto ci ha fatto vedere Giampaolo negli ultimi anni la sua interpretazione del terzino sinistro può calzare a pennello con le caratteristiche di Theo, perché nel suo gioco i terzini sono elementi molto aggressivi e determinanti per lo sviluppo della manovra offensiva. Nella Sampdoria dello scorso anno il terzino sinistro era Murru, un giocatore che ha vissuto la sua miglior stagione in carriera, arrivando a fornire una quantità molto importante di assist per il ruolo che ricopriva.

Nel mio immaginario Theo Hernández nella squadra di Giampaolo è un giocatore che troverebbe l’habitat ideale per potersi esprimere, un giovane che andrà gestito. Theo è un giocatore che però mette in questo Milan d’estate, che sta vivendo scossoni e non sta trovando molte certezze, la possibilità di poter investire su un elemento di qualità. Vedremo come si svilupperà il mercato dei rossoneri.

Per ora Krunic e Theo Hernandez sono due giocatori che magari non fanno palpitare fortemente il cuore dei tifosi, ma sono due giocatori che parlano della volontà di fare un progetto tecnico legato ai dettami di un altro allenatore che non scalda il cuore ai tifosi, ma che può dare delle cose molto interessanti al Milan.

Fonte immagine in evidenza: profilo Instagram del calciatore

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Arrivano le parole di Gravina su Acerbi: “La sentenza va rispettata”

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FIGC

Dopa la decisione del giudice sportivo di assolvere Acerbi sono arrivate le dichiarazioni del presidente della Figc Gabriele Gravina circa l’accaduto. Nelle ultime ore la sentenza aveva scatenato le reazioni più disparate, a partire dall’indignazione del Napoli resa nota tramite un suo comunicato ufficiale. A cercare di placare le acque ci ha provato proprio Gravina, a conclusione dell’Assemblea di Lega odierna. Gravina ha invocato il rispetto verso la sentenza del giudice sportivo. Inoltre si è pure detto disposto a credere alla difesa di Acerbi che aveva saltato per via del caso gli ultimi impegni con la Nazionale italiana. Di seguito vi riportiamo le sue dichiarazioni.

GRAVINA – “L’assoluzione di Acerbi? Si tratta di una decisione del giudice che tutti devono accettare, compreso chi non si sente soddisfatto. Esistono  principi che devono essere rispettati altrimenti corriamo il rischio di  far saltare tutto il sistema. Io accetto il verdetto e sul piano umano  abbraccerò il ragazzo quando lo incontrerò. Abbiamo saputo di una verifica da parte del giudice sportivo e allora, per evitare forme di distrazione, lo abbiamo lasciato a casa. È stata una decisione a scopo precauzionale, non perché già condannato. Acerbi ha fornito le proprie motivazioni e noi crediamo alle parole del ragazzo”.

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Flash News

Kvaratskhelia in dubbio per l’Atalanta: oggi la decisione

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Khvicha Kvaratskhelia, giocatore del Napoli - Serie A, Coppa Italia, Supercoppa Italiana, Champions League

Nella giornata di oggi Khvicha Kvaratskhelia farà ritorno a Napoli. Nel corso del match contro la Grecia che è poi valso la qualificazione a EURO24 con la sua Georgia, l’esterno sinistro è stato costretto ad uscire dal campo a causa di un dolore all’inguine. La sua nazionale ha poi vinto lo stesso ai calci di rigore. La sua presenza contro l’Atalanta resta ancora in dubbio.

LE CONDIZIONI DI KVARATSKHEILA

Come riporta Il Mattino, Kvaratskhelia sarà valutato nelle prossime ore dallo staff del Napoli. La speranza è che si tratti solo di un affaticamento muscolare. Se così dovesse essere la sua presenza in campo per la sfida contro l’Atalanta non sembra essere in discussione. Se invece si dovesse trattare di uno stiramento il georgiano dovrà stare ai box per qualche settimana. il Napoli aspetta il rientro di Kvaratskhelia per capire se sarà necessaria o meno una risonanza magnetica. Vedendo i video che sono circolati sui profili social dello stesso georgiano, che lo ritraevano festeggiare coi compagni, la speranza è che davvero non sia nulla di grave. Il popolo azzurro dovrà restare con il fiato sospeso ancora per qualche ora. Ricordare l’importanza della sfida contro l’Atalanta è quasi superfluo: si potrebbe trattare infatti dell’ultima chance per la Champions League.

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Calcio Internazionale

Futuro Lewandowski: l’Arabia un’opzione ma attenzione all’Atletico

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Barcellona Lewandowski

Il futuro di Robert Lewandowski è molto incerto. I media spagnoli parlano da qualche settimana di un interesse molto forte da parte dell’Arabia Saudita. Si parla addirittura di un’offerta da 100 milioni di ingaggio, cifre folli che potrebbero far vacillare l’attaccante polacco. Secondo quando riporta Sport ES però, su Lewandowski ci sarebbe anche un interesse di un altro club spagnolo: l’Atletico Madrid. Nonostante la rivalità sportiva tra Barcellona e Atletico, le due società hanno spesso fatto affari insieme, quindi quest’operazione non sembra del tutto impossibile.

Lewandowski non sembra voler andare via da Barcellona, ma il club catalano sta prendendo in considerazione una sua possibile cessione, in quando per contratto, l’ingaggio del giocatore è destinato a salire con il passare degli anni. Il classe ’88 ha segnato 20 gol e fornito 9 assist in 39 partite totali: numeri ancora una volta super. La carta d’identità però recita 35 anni e anche per questo motivo il Barcellona potrebbe decidere di sacrificare il suo bomber per puntare su un giocatore più giovane come Vitor Roque, andando ad allinearsi con la politica del club degli ultimi anni.

Una cosa è certa: chiunque riuscirà ad accaparrarsi il contratto di Lewandowski sarà autore di un affare. Basterà solo aspettare per vedere con quale maglietta segnerà una valanga di gol il prossimo anno.

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Calcio Internazionale

ESCLUSIVA – Andrea Compagno, dalla chiamata in Nazionale di Mancini all’avventura in Cina

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Andrea Compagno

Andrea Compagno si è da poco trasferito in Cina, al Tianjin Tiger Football Club, lasciando lo Steaua Bucarest dopo 1 anno e mezzo di gol e grandi soddisfazioni personali. Compagno è nativo di Palermo, nel quale gioca con le giovanili della squadra della città prima di trasferirsi al Catania. Inizia dunque il suo girovagare per l’Italia, sempre giocando nei vari gironi della Serie D, ma senza mai incidere veramente. La sliding doors della sua carriera porta il nome di San Marino, dove va a giocare accasandosi al Tre Fiori.

All’ombra del Titano Compagno vince campionato e coppa, venendo eletto nella stagione 2018/2019 miglior giocatore straniero e capocannoniere del campionato con 22 gol. Trova anche il tempo di segnare il suo primo gol internazionale durante i preliminari di Europa League. Tutto ciò gli vale la chiamata del Craiova, nella Serie B romena, che vince al primo tentativo. L’impatto in SuperLiga è ottimo, tanto da convincere lo Steaua Bucarest (oggi FCSB) a comprarlo per 1.5 milioni di euro, più una clausola del 10% sulla futura rivendita. Nel 2022 è il miglior marcatore italiano nei massimi campionati europei, con Mancini, allora CT della Nazionale, che confida ai media di seguirlo.

La chiamata del tecnico arriva, con la dirigenza dello Steaua Bucarest che riceve la notifica dell’inserimento del loro attaccante nella lista dei pre-convocati di marzo 2023. Andrea Compagno vive il momento più alto della sua carriera, ma inspiegabilmente, all’alba della corrente stagione, arriva la rottura con la società. Il vulcanico presidente dello Steaua, George Becali, cambia improvvisamente opinione su Compagno. Tante le parole dette e riportate dai giornali romeni sulla trattativa che lo ha portato in Cina, ma in esclusiva per l’Italia, Compagno ha spiegato a noi di Numero Diez come sono andate realmente le cose, ripercorrendo questi mesi così difficili per lui. Inevitabile porre uno sguardo su quello che è stato il suo passato, sulle tante fatiche fatte per arrivare dove è oggi, ma anche sul suo futuro, in un altro continente e con la solita voglia di migliorarsi giorno dopo giorno.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA SERIE D E L’ALL IN CON SAN MARINO

In Italia hai giocato in Serie D, spostandoti dal Sud al Nord sin da molto giovane, con contratti che specialmente all’inizio ti obbligavano ad andare a fare la spesa con la calcolatrice. Che consiglio ti senti di dare a quei ragazzi che stanno vivendo oggi quel tuo momento?

Quello è stato un periodo bello e brutto allo stesso tempo. Lì vedi più passione di quella che trovi a livelli più alti. Andando avanti nella mia carriera ho visto molti giocatori con la pancia piena, che mi hanno fatto pensare a quanti miei vecchi compagni di squadra avrebbero pagato per essere al loro posto. Quello che a me ha salvato è stato vivere nel mio sogno, nella incondizionata fiducia di potercela fare. Vivevo, mi allenavo e giocavo come se fossi in Serie A. Neanche quando prendevo 400 euro al mese la mia testa è andata a cercare altro, un qualcosa di più sicuro. Fondamentale poi è stata la perenne voglia di migliorarmi. Ce l’ho ancora adesso e penso che ce l’avrò fino all’ultimo giorno della mia vita“.

Lo snodo cruciale della tua carriera è stato scegliere di andare a giocare a San Marino. Nonostante non fosse una lega di livello, era un campionato che ti permetteva di giocarti le coppe europee, cosa che nel CV di un calciatore fa la differenza.

Sono coincise due cose. La risoluzione di un problema alle ginocchia in primis, una condropatia rotulea, grazie a un medico di Palermo che ha capito quale fosse il problema. Fino a quel momento io mi ero abituato all’idea di dover giocare a calcio con il dolore. E poi essendo a San Marino mi stavo giocando un trofeo e l’accesso ai preliminari delle coppe europee, cosa che mi galvanizzava. Ho fatto molto bene, trovando anche il gol in Europa e riuscendo ad aprirmi le porte per l’estero“.

Dopo tutto il tuo percorso, dopo tutte le fatiche che hai dovuto affrontare, cosa ha voluto dire per te essere nella lista dei convocati della Nazionale campione d’Europa?  

Ancora adesso mi vengono i brividi a pensarci. Era un buon momento della stagione con lo Steaua, eravamo in una buona posizione in classifica e a coronamento del momento arriva la chiamata. Mi cercavano tutti, ma a me non piace stare sotto i riflettori, volevo essere concentrato sul campo e sulla squadra. Sono orgoglioso se ripenso a ciò che ho fatto e ciò che ho ottenuto, per me era impensabile. L’unico rimpianto è stato poi che la convocazione in sé non si è concretizzata, per cui non ho mai varcato i cancelli di Coverciano. Farlo penso che avrebbe donato a qualche direttore di squadre di Serie A un pizzico di coraggio in più sullo scommettere su di me la scorsa estate. Rimane però tutto così bello e magnifico che per me è impossibile dargli un’accezione negativa“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – L’ESCLUSIONE SENZA PREAVVISO ALLO STEAUA

Il tuo trasferimento dallo Steaua Bucarest ha molto a che fare con i rapporti compromessi con il presidente. La sua opinione su di te quando cambia e perché?

Dopo la stagione dei 21 gol, per cui per me era inimmaginabile in quel momento un cambio di opinione sul mio conto. Inoltre aveva deciso di giocare con il falso 9. Un attaccante con le mie caratteristiche non era più quello che voleva, secondo lui non ero neanche da Steaua Bucarest. Ha fatto si che giocassero punte centrali dei calciatori non abituati a quel ruolo pur di non mettere me. Sono stati 6 mesi d’inferno da questo punto di vista, ma i tifosi mi hanno sempre dimostrato il loro affetto. Mi dispiace per come si è chiusa, se proprio avessi dovuto lasciare lo Steaua, l’ideale sarebbe stato farlo d’estate. Dopo i tanti gol e la chiamata di Mancini, sarebbe stato perfetto andare in crescendo, aumentando l’importanza del campionato“.

C’è stata una concreta opportunità durante quel periodo di fare questo salto di qualità?

Il mio obiettivo era quello di andare in un campionato che fosse più competitivo agli occhi della Serie A, che rimane il mio sogno. Quello olandese o quello belga sarebbero stati perfetti. Un’offerta come quella che desideravo era anche arrivata, dall’Heerenveen in particolare. Offrirono 1.5 milioni, ma il presidente rilanciò a 2. In quel frangente non voleva cedermi, l’obiettivo era entrare nei gironi della Conference League. Nel momento in cui non ci riuscimmo, si convisse del fatto che in campionato avrebbe voluto quel famoso falso 9. Tutto questo però è accaduto poco dopo aver rifiutato l’offerta dell’Heerenveen. Erano arrivate anche proposte dall’Italia, dalla Serie B, ma sentivo che non fosse la tappa ideale per il mio percorso“.

E come mai se il tuo obiettivo è giocare un giorno in Serie A, hai deciso di rifiutare la cadetteria? Per certi versi ti avrebbe avvicinato al suo raggiungimento. 

Se fossi sceso in una lega di secondo livello, avrei poi avuto problemi se un un giorno avessi scelto di tornare all’estero. La Serie B è un campionato di assoluta importanza, con molta più qualità di quella che ne è la sua considerazione in altri paesi, ma fuori dall’Italia si concentrano su altro. Prima di te guardano altri 100 mila giocatori che giocano in campionati di serie superiori, anche se di livello inferiore alla B. Stare all’estero mi ha dato tanto, non voglio perderlo. Oltre quelle c’erano state offerte dal Kazakistan e dall’Ungheria, ma non avrei alzato il livello rispetto la Romania come volevo“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA VERITÀ SULLA TRATTATIVA CON IL KONYASPOR

I giornali romeni hanno riportato anche dell’offerta del Konyaspor, in Turchia, che però avresti rifiutato nonostante saresti stato in un campionato con diversi ponti per la Serie A. 

Proprio per tutto il discorso che abbiamo fatto finora sul prestigio del campionato, io do subito la mia disponibilità quando vengo a sapere di quest’offerta da 150 mila euro che avevano fatto al club. Era una trattativa ben avviata, ma sono mancate le condizioni per chiuderla“.

È stata fatta uscire la notizia per la quale l’offerta del Konyaspor non fosse di 150 mila euro, ma di circa mezzo milione, e che tu avessi rifiutato la destinazione preferendo lo stipendio cinese. 

Tutte cavolate, sia le cifre sia il fatto che l’offerta del Konyaspor fosse arrivata insieme a quella cinese. Si era semplicemente inserita una persona che per puro interesse personale prometteva al presidente di fargli arrivare un’offerta più alta dalla Turchia, ma non ce ne era più nessuna in realtà. In Cina stava per arrivare il capodanno cinese, e mi avrebbero dovuto tesserare per forza prima di questa scadenza. Per colpa di questo contrattempo stavo rischiando di non ultimare in tempo i dettagli con il Tianjin“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA CINA COME NUOVA TERRA DA CONQUISTARE

Non ti ha spaventato la fuga dei grandi nomi che c’è stata negli ultimi anni dal campionato cinese nel momento in cui lo hai scelto? 

Non posso esserne spaventato. Quelli erano giocatori che percepivano stipendi molto lontani dalla mia situazione. È un’opportunità importante per me, ci sono solo 5 posti per gli stranieri per squadra, e le speranze che ripongono in questi sono alte. Per questo è difficile vedere dei contratti lunghi, ma anche solo entrare nel campionato è complicato“.

Cosa ti ha sorpreso in questi primi mesi lì?

Il livello degli stranieri è molto alto, ma anche tra i cinesi vedo buone individualità. Certo, le mie sono solo prime impressioni, sono appena arrivato, ma è chiaro che loro stiano investendo tanto. Hanno degli stadi enormi e all’avanguardia, nella città dove sono io ce n’è uno da 30 mila posti e un altro da 60 mila. Non hanno però la cultura del centro d’allenamento come casa base, noi ci alleniamo direttamente allo stadio per esempio. È diverso da quello a cui ero abituato. Quello che certamente dimostrano è tanto entusiasmo e tanta organizzazione, che si riflette anche in allenamento. Prepariamo ogni situazione, calci piazzati, rimesse laterali… sto lavorando sulla tattica molto più qui che in passato“.

La Cina porta 4 squadre alla Champions League asiatica, che oltre a essere un’altra competizione internazionale a cui potresti prendere parte, ti potrebbe far vivere delle esperienze con giocatori incredibili. Quanto speri di ritrovarti a giocare il prossimo anno con personaggi del calibro di CR7?

Se non è lui ce ne sono tanti altri. Qui c’è un entusiasmo incredibile anche solo per il campionato, non oso immaginare cosa vorrebbe dire fare la Champions. Sono sincero, come ho fatto appena arrivato in Romania, me la voglio vivere giorno per giorno. Ragiono partita dopo partita con la volontà di farmi apprezza qua come fatto altrove“.

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