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Duncan un po' più Duncan del solito

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Duncan un po’ più Duncan del solito

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Questo è un pezzo quasi scorretto.

Il fatto è che parlare di un’unica stagione quando si tratta di un giocatore meno “epico” è più facile, molto più facile. Mi spiego: c’è sempre un momento, un periodo, un anno in cui quel soggetto, che sia LeBron James piuttosto che Barkley o Iverson, spicca in modo particolare per un motivo, il titolo a Miami, la Gara 1 contro i Lakers, le Finals contro i Bulls ecc… Per Duncan no, è praticamente impossibile.

Lasciamo perdere il fatto, e già di suo rende la questione complicata, che la sua carriera abbraccia venti anni di basket ma insomma, Duncan, molto prosaicamente, è sempre stato Duncan nonostante titoli, MVP vari e altro. È come parlare di uno scoglio fermo in mezzo ad un oceano in tempesta. Quindi alzo le mani e alla maniera di un Deadpool in formissima sfascio inelegantemente la “quarta parete” e ve lo dico chiaramente: che gran casino. L’ultima cosa rimasta da fare è scegliere la sua stagione secondo il banale rito di “quanto ha vinto”: in pratica sceglierà qualcun altro per me, i giornalisti che votano l’MVP (della RS e delle Finals), le partite che decidono l’anello, Tim stesso che fa jackpot e vince tutti e tre i premi nella stessa stagione: 2002-2003. Il 2002 è l’anno del three-peat dei Lakers, i quali si fecero strada passando anche sopra la squadra dell’MVP della RS (sempre Tim), il penultimo anno di David Robinson con la canotta dei texani e dell’arrivo per la stagione successiva di una guardia scelta un paio di anni prima con la 58esima chiamata in arrivo dalla Virtus Bologna. Con questi presupposti si avvia quella che poi è la miglior stagione di Tim in NBA. L’opening night non è meravigliosa, 14 punti e 10 rimbalzi contro i Lakers che comunque escono battuti dallo Staples. Successivamente a questa partita Duncan non si ferma più: un dominio totale su ogni frangente del gioco. Passi per i punti e le sue doti offensive, ciò in cui eccelleva Tim (e di riflesso tutti gli Spurs) era la protezione del canestro: tre stoppate di media. Fermi, non è il numero di blocks che impressiona ma le condizioni in cui sono arrivate. Gli Spurs in quegli anni erano la miglior difesa dell’NBA al pari dei Pistons usando un sistema molto simile a quello usato oggi, con il solo Duncan a riparare il ferro ed andare liberamente in aiuto quando serve. Tra la soffocante difesa degli esterni texani e quella interna di Tim, San Antonio concedeva agli avversari nove punti in meno della media NBA, la migliore per distacco della Lega, un risultato migliore del tandem composto da lui stesso e Robinson nell’anno del primo anello. Tre stoppate quindi, ma su un numero estremamente basso di tentativi, visto che spesso la palla in area neanche aveva modo di arrivarci. Del resto, quante cose puoi fare in più tenendo i piedi per terra piuttosto che in aria. Dall’altra parte, il solito clinic offensivo di movimenti e finte che a fine anno frutta 24 punti a partita con 30elli in più di una partita e una serie impressionante di doppie doppie, forte dei 12 rimbalzi di media, molti dei quali annoverabili tra gli offensivi. Particolarmente spettacolare la sera del 29 novembre contro i Suns, che hanno avuto a che fare con 31 punti, 15 rimbalzi, 3 assist, 5 stoppate e 60% dal campo, uscendo comunque salvi dal loro palazzetto, per oggi. Circa un mese e mezzo dopo ne segnerà 38 nella rivincita in Texas, vincendo stavolta. Ancora i Suns saranno il primo ostacolo ai Playoff, superati in 5 partite agili con ancora prestazioni monstre ed una tripla doppia a chiudere Gara 5 dopo aver dominato i tabelloni per tutta la serie. Il secondo turno è ancora orsa all’MVP contro Tim. Come prospettato, la serie è appesa ad un filo e fino a Gara 5 il fattore campo rimane invariato nonostante Kobe e Shaq mettano assieme 50 o addirittura 60 punti in due. Dall’altra parte Duncan gioca 4 partite sontuose riuscendo quasi a sbloccare l’empasse di questo turno rischiando di vincere Gara 4 allo Staples. Neanche un giocatore espertissimo come Horry riesce a venire a capo delle abilità difensive di Tim: sull’arco viene preso dagli Bowen e Jackson di turno (se non è lo stesso Duncan a chiudergli la luce, soprattutto se in campo c’è anche Robinson), l’area al suo interno è già affollata da Shaq, lo stesso Duncan e spesso anche David ci degna della sua presenza. In questo modo Popovich annulla l’apporto di un giocatore fondamentale a livello tattico per i Lakers che scompare dalla serie se non per Gara 3, vinta dagli stessi Lakers peraltro. Comunque, il brutto presagio si trasforma in realtà a Gara 6 quando lo stesso Staples vede capitolare la squadra di casa 110-82 con 37 punti di Tim annessi.

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Finali di Conference contro i Mavericks di Nowitzki e Nash e le cose si complicano subito: la prima partita è tiratissima e le due squadre si affidano, nei momenti importanti e non, al tedesco, che ne mette 38, ed al ragazzo di cui stiamo festeggiando il compleanno oggi, 40. Il problema è tutto quello che gira attorno: oltre a Dirk anche Steve e Michael Finley sono in vena di bruciare le retine e, seppur per 3 punti, i Mavericks vanno avanti e col fattore campo a favore. Dopo l’1-1 all’Alamo, al serie si sposta dall’altra parte del Texas e gli Spurs devastano come un tornado tutto ciò che è attorno prendendosi di cattiveria due vittorie fuori casa e chiudendo virtualmente la serie. C’è tempo e modo per provare a riaprirla in Gara 5 ma in Gara 6, ancora a Dallas, gli Spurs volano alle Finals contro i Nets di Bryan Scott. Qui alle Finals Duncan trova addirittura nuovi modi per stupire, quando non bastano più le doppie doppie da 20-20, i 40 contro Dallas, i 36 contro i Lakers, la tripla doppia a Phoenix allora tiriamo fuori l’artiglieria, la contraerea ed il genio militare con una tripla doppia in Gara 6 da 21-20-10 e 8 stoppate, arrivando a sfiorare un’epica quadrupla doppia in una partita delle Finals.

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Di sicuro però David Robinson è tornato a casa felice. Ha appena giocato la sua ultima partita in NBA vincendo un altro anello e vedendo il suo erede spostare i limiti di questo sport a livelli che solo un LeBron James in missione ha saputo raggiungere. La dinastia Spurs è ormai pronta all’ufficiale passaggio di consegne tra le Twin Towers, guidato dalla sapiente regia di Gregg Popovich. Più avanti si affaccerà sullo sfondo della storia di San Antonio un ragazzo di Los Angeles con le treccine (e con più o meno la stessa voglia di parlare di Tim) che raccoglierà quest’eredità chiudendo simbolicamente la carriera di Tim come quella di David.

E niente, giusto le ultime due parole (le sue preferite, immagino) su una stagione ed un viaggio in NBA durato quasi vent’anni: no words, senza parole.

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LeBron James supera Kareem: i 5 canestri più iconici della carriera del Re

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Nella notte LeBron James ha superato Kareem Abdul-Jabbar diventando così il miglior marcatore di tutti i tempi nella storia dell’NBA. Nella partita persa dai suoi Lakers in casa alla Crypto.com Arena contro gli Oklahoma City Thunder, il Re ha riscritto la storia: con un canestro in fade-away ha raggiunto quota 38.388 punti in carriera, aggiungendone due poco dopo, così da superare l’ex Bucks. Riviviamo insieme i cinque canestri più iconici della sua straordinaria carriera.

I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – TOMAHAWK DUNK CONTRO MILWAUKEE

Probabilmente la giocata più conosciuta del Re: il celebre passaggio dal suo compagno di mille avventure Dwayne Wade a inizio partita con i Milwaukee Bucks. Questa giocata ha dato vita ad una delle foto più iconiche della storia del basket e non è un caso che ci sia proprio LeBron a schiacciare in contropiede, mentre Wade esulta già a mani aperte.

I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – FADE-AWAY DEL PAREGGIO CONTRO GLI WASHINGTON WIZARDS

Come dimenticare uno dei canestri forse più complicati della sua carriera. Immaginiamo il momento: 117-120 per gli Wizards con 3.4 secondi sul cronometro. I Cleveland Cavaliers di LeBron James non hanno più timeout e devono rischiare la giocata. Sarà Kevin Love a lanciare la palla stile football americano per trovare LBJ che riceve spalle a canestro. Trova il tempo di guardare dove si trova, per poi mettere i piedi dietro la linea dei tre punti e sparare una tripla impossibile in fade-away. Risultato? Canestro con sponda sul tabellone e pareggia la partita (poi vinta 140-135) per forzare i tempi supplementari. Un canestro fuori dall’ordinario, un canestro da Re.

I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – SCHIACCIATA CONTRO HOUSTON IN MEMORIA DI KOBE BRYANT

LeBron James, come in generale tutti gli amanti del basket, è sempre stato molto legato alla figura di Kobe Bryant. Dopo la sua morte il 26 gennaio 2020, l’ex Miami Heat si è mostrato tra i più commossi durante le celebrazioni allo Staples Center (ora Crypto.com Arena). Qualche giorno dopo la sua morte, esattamente il 7 febbraio 2020, LeBron ha voluto ricreare una schiacciata che fece lo stesso Kobe ben diciannove anni prima. Il Re ruba palla, parte indisturbato in contropiede e piazza una schiacciata all’indietro sullo stesso parquet, nello stesso canestro di Kobe Bryant. Un tributo apprezzato da tutti i tifosi, una schiacciata che verrà ricordata da tutti con un significato particolare.

I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – POSTER SU JASON TERRY

Bisogna dire che LeBron James potrebbe riempire le pareti di casa sua con tutti i poster che ha collezionato in carriera, ma probabilmente il più iconico e “cattivo” è quello contro i Boston Celtics nel 2013. I suoi Miami Heat rubano palla e dopo aver ricevuto da Mario Chalmers, Norris Cole alza per LBJ che arriva a schiacciare sulla testa di Jason Terry. Il giocatore dei Celtics prova a saltare per contrastarlo, ma c’è poco da fare. Dopo aver aggiunto alla sua collezione uno dei poster più conosciuti della storia dell’NBA, James guarda per terra il povero Terry, spazzato via dal suo strapotere fisico. Dominante e fisicamente incontenibile sono due definizioni che probabilmente contraddistinguono il Re.

I 5 CANESTRI PIÙ ICONICI DI LEBRON JAMES – BUZZER BEATER NELLA VITTORIA CONTRO I MAGIC NEL 2009

Si poteva mettere il fade-away di questa notte come ultimo canestro iconico, ma sarebbe troppo scontato. La scelta ricade su uno dei buzzer beater più decisivi della carriera di LBJ. Contro Orlando nel 2009, sul punteggio di 95-93 per i Magic con un 1.0 sul cronometro, la palla arriva al Re. La serie di playoff era partita male, sotto 1-0 dopo la prima sconfitta in casa e ci pensa proprio James a pareggiare momentaneamente la serie (poi persa 2-4). Rimessa per i Cavaliers, palla a LeBron che in “catch and shoot” spara da tre punti e sancisce la vittoria dei suoi Cavs per 96-95. Un buzzer beater da ricordare, il primo della sua carriera, per LBJ, nonostante poi la serie si sia conclusa con una sconfitta alle finali di conference.

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Basket

LeBron James nella storia: è il più grande di tutti i tempi!

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LeBron James

LeBron James entra nella storia dalla porta principale, frantumando uno di quelli che possono essere considerati: “record dei record“. 38.387 punti. Un numero straordinario che racchiude in sè un valore ancora più incredibile. Infatti, questa è la cifra di punti segnati da Kareem Abdul Jabbar nella sua carriera in NBA, lunga 20 anni, giocata a cavallo tra anni ’60, ’70 e ’80 con le maglie di Milwuakee Bucks e Los Angeles Lakers. Il momentaneo secondo in classifica, prima di LeBron James, era Karl Malone, fermo a 36.928. Quasi mille in meno!

LeBron James scrive con il pennarello indebile la cifra 38.390. Una cifra provvissoria, ma per ora storica e unica nel suo genere. È lui il giocatore con più punti messi a referto nella storia dell’NBA!

L’occasione è stata la sfida giocata al Paycom Center contro gli Oklahoma City Thunder, che hanno comunque esultato al termine della sfida, vincendo col il risultato di 133-130. Ma la vittoria passa in secondo piano, in questo momento, dopo il canestro che ha fatto la storia. Un tiro da due punti liberandosi dalla marcatura di Kenrich Williams che permette al King di arrivare a quota 38.388 momentanei, prima dell’ulteriore canestro che vale il 38.390 finale. Il tutto, davanti agli occhi di mister “Gancio cielo“, Kareem!

Ovviamente l’obiettivo ora, è quello di frantumare un’altra barriera: quella dei 40.000!

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Basket

Palacio dal calcio al basket, la nuova vita del ‘Trenza’

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Cambia lo sport ma non l’entusiasmo per Rodrigo Palacio, l’argentino comincia la sua nuova avventura nel mondo del basket. Ritiratosi dal calcio giocato dopo la parentesi al Brescia nello scorso anno in Serie B, il Trenza si è subito cimentato in una nuova avventura all’età di 40 anni.

Palacio è sceso in campo nella partita di basket del Garegnano Milano, in occasione di un torneo amichevole. La società cestistica milanese milita attualmente nel campionato di Serie D. L’argentino ex Inter e Genoa ha giocato contro il Basket Trezzano, mettendo a referto 4 punti.

Dopo aver segnato 101 gol in Serie A in carriera e aver fatto cantare i tifosi con la palla tra i piedi, per Palacio adesso è giunto il momento di rimettersi in gioco con la palla tra le mani.

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Basket

DAZN si allarga: arrivano la Serie C e la Serie A di Basket

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Peluso

Come riportato sui propri canali social, Dazn allarga i propri orizzonti inglobando ElevenSports. Arriveranno la Serie C e la Serie A di Basket.

NOVITÀ SU DAZN

Dazn assorbe e ingloba ElevenSports all’interno della propria piattaforma. Pare che fosse tutto confermato dallo scorso 25 agosto.

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