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L'unico fra tanti

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L’unico fra tanti

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Lo spogliatoio del Real Madrid non è una cerchia normale, perchè i Galacticos non lo sono solo di nome ma anche di fatto. Fra Cristiano Ronaldo, Sergio Ramos e Luka Modric tuttavia spunta un giocatore che fra tante considerazioni, forse, spesso passa in secondo piano. Eppure Toni Kroos è uno degli attori più vincenti della fantastica compagnia del Real Madrid, ma più in generale di tutti i campionati europei, un curriculum in cui il titolo di optimus è un sacrosanto diritto: tre Champions League, tre Supercoppe Europee, tre Mondiali per Club, tre campionati tedeschi, una Coppa di Lega tedesca, due Supercoppe di Germania, due campionati spagnoli e una Supercoppa di Spagna. Ultimo ma solo per clichè narrativo, il suo trofeo più importante, la Coppa del Mondo vinta con la Germania nel 2014 in Brasile. Un giocatore straordinariamente vincente che si è guadagnato una speciale menzione tanta ironica quanto veritiera da parte di Jupp Heynckes, il quale gli ha fatto notare:

“Ha già vinto la Champions per ben tre volte – ha esordito Heynckes –  E’ stato fra i protagonisti del ‘triplete’ del Bayern, ha sollevato al cielo la Coppa del mondo in Brasile con la Germania. Per me dovrebbe appendere le scarpe al chiodo in questo momento… Toni è uno stratega, è migliorato molto nel Real Madrid, divenendone pilastro. Gioca come ogni tecnico vorrebbe e ha ancora fame. Non credo, però, abbia intenzione di lasciare il calcio giocato”.

Toni Kroos non è assolutamente delimitabile nel confine di un grande giocatore, dato che egli è un campione ben al di là dei normali standard di un top player, un riconoscimento ufficioso che all’unanimità gli sportivi gli riconoscono. Magari possono escluderlo per motivi calcistici – ma anche lì si scenderebbe nell’osceno – eppure in quanto a palmares, Kroos non può abitare le stesse considerazioni degli altri grandi giocatori. Oggi, il 4 gennaio, è il suo compleanno.

BIO

Toni Kroos oggi compie ventotto anni, un’età ridicola se paragonata alla mole della copia dei trofei vinti che tiene orgogliosamente in casa sua. A neanche trent’anni il tedesco è un calciatore che si è tolto tutte le soddisfazioni più grandi che un qualsiasi atleta del mondo del pallone sogna. Certo non c’è stato il Pallone d’Oro, ma chi ha detto che non ne riceverà uno prima o poi? Alla fine di tempo, a ventotto anni, ce n’è ancora molto.

https://www.youtube.com/watch?v=LriaGKmX5Og

Kroos nasce a Greifwald, una cittadina nella land di Mecleburgo dai tratti odiosamente troppo tipici per un sito teutonico: tantissimi tetti rossi, chiese gotiche e brumosa nebbia ad assediare i confini non troppo ampi del posto, un agglomerato di circa cinquantamila abitanti. È proprio lì che nasce il suo sviluppo sportivo. Papà Roland veniva già da un passato calcistico e quando la famiglia si trasferì a Rostock, un’altra cittadina,  prese immediatamente le redini delle giovanili locali, perchè il calcio non poteva abbandonare la famiglia Kroos. Da lì le attenzioni h24 per i due suoi figli, il maggiore Toni e il più piccolo Felix, entrambi con una passione smisurata per la palla. Dalle accortezze e la cura del padre per i due figli si sviluppa il grande talento di Toni Kroos, che viene notato dal Bayern Monaco e chiamato a far parte delle giovanili, con cui alla fine, nell’under 19, gioca 22 partite segnando sette reti. Dalla Baviera nasce la definizione di Kroos quale promettente centrocampista in ottica prima squadra, che in quegli anni, in Europa, fatica non poco e viene sempre eliminata prima delle finali. Il suo passaggio in prima squadra avviene definitivamente il 27 settembre 2007 in campionato, nella vittoria contro l’Energie Cottbus per 5-0. Il soliloquio di Kroos con la maglia del Bayern è un capitolo che si chiude precocemente salvo poi riaprirsi più tardi, perchè di mezzo c’è il Bayer Leverkusen, un’opportunità che Rummenigge gli dà per poter ovviare alle carenze di minutaggio. Lo score finale della stagione con le aspirine dice 40 presenze e 10 gol: requisiti minimi soddisfatti, il Bayern se lo è conquistato. La sua avventura all’Allianz Arena sarà un binomio fra il centrocampista e il club lungo quattro stagioni, giusto il tempo di vincere un triplete e fare razzie di trofei in Germania. Non c’è spazio per l’insuccesso nella vita calcistica di Toni Kroos, che più di un talismano, ha recato successi e gloria in ogni club che lo aveva scelto.

TAPAS

Il passaggio al Real Madrid di Toni Kroos dal Bayern Monaco definisce il momento più felice della vita del ragazzo. Il 13 luglio aveva alzato al cielo la Coppa del Mondo a Rio de Janeiro, il 17 palleggiava al Bernabeu davanti a migliaia di tifosi rispettando il sacro rito delle presentazioni nella capitale spagnola.

La finale vinta contro l’Argentina con il gol di Goetze ha massimizzato a livello globale il lavoro di Löw e di tutto il movimento calcistico tedesco, di cui Kroos ne è uno dei migliori esempi: la vittoria finale è il compiacimento per il bel lavoro svolto dalle fondamenta delle giovanili fino al sistema delle grandi squadre, un’organizzazione da paura che si era già intravista nel 2013 con la finale di Wembley tutta tedesca tra Borussia Dortmund e Bayern Monaco (non giocata da Toni per infortunio). In sostanza, Kroos al Bernabeu è la ciliegina sulla torta del suo percorso calcistico, che dopo un progressivo aumento raggiunge il top con l’esperienza madridista. Nella Liga Kroos conosce momenti altalenanti, dalle difficoltà di Benitez alla sorpresa vincente di Zidane, dal sodalizio con il tecnico che lo ha preteso a Madrid, Carlo Ancelotti, al difficile momento attuale. L’allenatore italiano ex Milan ha voluto il tedesco fin dalla sua nomina come responsabile tecnico delle Merengues, e lo sforzo economico del Real nel strapparlo al Bayern per 25 milioni di euro (una cifra ridicola) è stato ripagato con l’aggiunta di dieci nuovi titoli alla propria bacheca con il tedesco in campo. L’acquisto dell’allora campione del mondo doveva anche oscurare quello di Rakitic del Barcellona: cose da Clasico. A parte la splendida doppietta rifilata al Brasile in semifinale di Mondiale nell’imbarazzante 7-1, Kroos non è mai stato un centrocampista goleador, o meglio, da un inizio di carriera promettente si è passato a un esclusivo ruolo da playmaker, in cui il rapporto con il gol si è andato deteriorando.

Fra prestazioni esaltanti e vittorie memorabili l’esperienza ancora in itinere di Kroos a Madrid recita un bottino di 157 presenze e 8 reti in quattro anni; sempre nel poker di stagioni, a Monaco aveva ottenuto 25 gol in 207 apparizioni. E’ lampante come la fase bavarese sia stata forse la più produttiva di tutte per il tedesco, che oltre a segnare più gol in un campionato dai tratti meno ispidi della Liga lo ha visto più in evidenza e meglio considerato di quanto non lo fosse e non lo sia tutt’ora a Madrid. In Spagna, infatti, Kroos è un giocatore fenomenale in una squadra di altrettanti fenomeni, mentre al Bayern, nel suo periodo di vita bavarese, il centrocampista aveva un ruolo più preponderante. Adesso, al Bernabeu, Kroos ha il suo regno di predominio a centrocampo insieme a Casemiro e a Modric, uno più forte dell’altro: un’oligarchia che non può fare a meno di nessuno dei tre, e forse, più degli altri, proprio di Toni Kroos. Auguri.

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Parolo contro Mancini: “Retegui? Una forzatura. A lui preferisco Kean”

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Kean Juventus

Mateo Retegui è tra i giocatori più chiacchierati delle ultime settimane. Le due reti in Nazionale nelle sfida di qualificazione a Euro 2024, contro e Inghilterra e Malta, sono bastate per mettere d’accordo buona parte degli scettici di fede azzurra.

Ciononostante, al termine del match tra Juventus e Verona, Marco Parolo ha espresso, negli studi di DAZN, il proprio parere riguardo le ultime convocazioni di Roberto Mancini, soffermandosi sull’assenza di Moise Kean:

Tra Retegui e Kean scelgo Kean. Retegui è stata una forzatura, anche se ha segnato due gol, ma non so se messo in Italia possa fare i gol dei nostri attaccanti italiani. I gol li ha fatti Orsolini, Scamacca, Raspadori, Kean. Quando segnano si parla di attaccante del futuro e Immobile viene messo da parte, ma qui parliamo di qualcosa di diverso“.

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Szczesny: “Il calendario è stimolante, ora pensiamo alla semifinale”

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Szczesny

La Juventus ha superato 1-0 il Verona grazie a Kean: dopo il match, il portiete bianconero Szczesny è intervenuto ai microfoni di DAZN.

Il momento è buono, stasera forse non abbiamo brillato ma dopo la sosta le partite sono sempre pericolose. Alla fine conta portare a casa i tre punti, siamo contenti del risultato ma non molto della prestazione. Il calendario è bello e stimolante per arrivare a giocarci tutte le competizioni. Europa League e Coppa Italia sono due obiettivi: in campo abbiamo conquistato 59 punti, siamo a +9 sul’Inter, anche se nemmeno noi sappiamo quale sia la vera situazione. Ora pensiamo alla semifinale di Coppa Italia, è bello, non vediamo l’ora di affrontare questo mese. Portare a casa un trofeo europeo sarebbe stimolante“.

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Allegri: “Stiamo facendo qualcosa di importante. Inter? Non può sempre perdere”

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serie A

La Juventus ha superato 1-0 l’Hellas Verona grazie al gol di Moise Kean: le parole del tecnico Massimiliano Allegri dopo la vittoria dei suoi ragazzi.

LA GARA – “Era una partita complicata, sporca, il Verona ti fa giocare male, ti pressa a tutto campo. Siamo stati fermi nei primi 25 minuti, poi abbiamo iniziato a creare situazioni favorevoli. Forse potevamo fare meglio negli ultimi 10 minuti, senza concedere loro la possibilità di avvicinarsi all’area. In questo dobbiamo migliorare ma credo che i ragazzi stiano facendo qualcosa di importante”.

SU KEAN E LOCATELLI – “In Nazionale? Mancini ha esperienza nel chiamare i giocatori, io credo che alcuni giocatori della Juventus abbiano qualità importanti e che possano essree chiamati. Ma le convocazioni poi le fa Roberto, che chiama chi secondo lui è meglio. Locatelli? Ha reagito bene alla mancata convocazione in Nazionale, è cresciuto bene sul piano tattico, è più mobile nella circolazione della palla anche se deve ancora migliorare in certi tipi di giocate. Come tutta la squadra, anche Locatelli ha cuore e passione. Poi possiamo sbagliare e giocare meno bene, ma alla squadra sicuramente sotto questo aspetto non si può dire niente”.

LA SITUAZIONE DI CLASSIFICA – “Dopo la sentenza dei 15 punti abbiamo giocato a Salerno, poi abbiamo superato le altre davanti e in classifica reale siamo al settimo posto. Vincendo abbiamo staccato quelle dietro. La classifica vera fatta sul campo meritatamente dice che abbiamo 7 punti più della Lazio, 9 sull’Inter e 11 sul Milan. Questo è un bel risultato. L’Inter e le altre non possono sempre perdere, per ora siamo a -4 dal quarto posto ma vedremo Milan e Roma. Di obiettivi ne abbiamo tanti, l’importante è essere lucidi. Del Piero? Grandissimo giocatore, ha rappresentato la Juventus per tantissimi anni e ci ha fatto piacere che sia venuto allo stadio. In dirigenza? Queste cose spettano alla società, noi dobbiamo pensare la campo e non è facile”: 

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Zaffaroni: “Abbiamo creato seri presupposti per far gol: c’è rammarico”

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Verona

Ha parlato al termine del match tra Juventus e Verona, vinto 1-0 dai bianconeri, Marco Zaffaroni, tecnico dei gialloblù.

Di seguito, le sue parole ai microfoni di Sky Sport.

LE DICHIARAZIONI

PARTITA –Nella fase di finalizzazione, negli ultimi metri, abbiamo creato i presupposti per far gol. Purtroppo ci manca ancora cattiveria in quelle zone del campo. Abbiamo creato seri presupposti per segnare e c’è rammarico per questo. I ragazzi sono stati bravi soprattutto nel primo tempo, giocando alla pari. Poi abbiamo cercato di pareggiare in ogni modo, ma non è bastato nonostante la prestazione. I tifosi sono importanti, hanno bisogno di prestazioni di questo tipo, dove la squadra dà tutto e i tifosi lo riconoscono. Dobbiamo raggiungere la qualità che ci manca per ottenere i punti per raggiungere la salvezza“.

GAICH –È un ragazzo con voglia di lavorare e che sta crescendo. Gli manca ancora la capacità di scelta, di tenere la palla, di smarcarsi in maniera efficace. Deve crescere da questo punto di vista, ma ha qualità. Quando giochi con difensori di alto livello, però, risulta tutto più difficile“.

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