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Top Diez Gol: Roberto Mancini

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Top Diez Gol: Roberto Mancini

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Serie A

Dopo aver ripercorso la carriera di Roberto Baggio, attraverso i suoi gol, questa settimana passiamo al suo omonimo Roberto Mancini, attuale CT della Nazionale.
Il Mancio, in termini di spettacolarità realizzativa, ha avuto alcuni picchi davvero mostruosi (che vedremo tra poco), nonostante prediligesse confezionare assist rispetto a segnare personalmente.
Partiamo dunque con la Top Diez Gol di Roberto Mancini, rigorosamente in ordine cronologico, perché classificare queste reti, soprattutto le prime due, sarebbe davvero difficile.

UNA SUPERNOVA A BOLOGNA

Roberto Mancini debutta in Serie A con il Bologna ad appena 16 anni, nel settembre 1981; appena una settimana dopo Franco Battiato regala agli italiani “La Voce Del Padrone”, il suo undicesimo album. Tra le tracce inserite nel disco c’è anche “Centro di Gravità Permanente”, uno dei simboli del cantautore, che sembra calzare a pennello per il giovane Mancini.
Nemmeno un mese dopo il suo debutto, infatti, il Mancio segna il suo primo gol a Como, con un bel pallonetto sull’uscita di Giuliani.
La rete che  ho scelto, però, non è questa, ma la seconda, segnata l’8 novembre 1981 in quello che diventerà uno degli stadi simbolo della sua carriera: l’Olimpico di Roma.
Siamo al 53’, i giallorossi di Liedholm sono avanti di una rete, segnata dal bomber Pruzzo a fine primo tempo. Mancini è entrato in campo nell’intervallo ed è fresco, così Franco Colomba lo serve in area.
Lo scatto del Mancio è strepitoso, brucia l’avversario ed arriva in area, dove si coordina e colpisce delicatamente al volo di destro, scavalcando Tancredi.
Una rete davvero bella, che però non basta al Bologna per portare a casa punti dall’Olimpico, visto che prima Conti e poi ancora Pruzzo siglano il 3-1 finale.
Al termine della stagione d’esordio in Massima Serie, Mancini chiude con 9 reti, un bottino decisamente importante per un ragazzo così giovane in un campionato competitivo come la Serie A di quegli anni. Purtroppo il Bologna retrocede in Serie B, nonostante una grande vittoria alla penultima contro l’Inter.
Per Mancini si scatena il mercato, tutti lo vogliono, ma alla fine a spuntarla è Paolo Mantovani, patron della Sampdoria appena tornata in A.

UNA FACCENDA DA UOMINI

Nel 1983 Bonnie Tyler rilascia “Total Eclipse of the Heart”, una delle ballad più iconiche degli anni ’80, il racconto di una relazione sfibrante ma allo stesso tempo forte e splendido, così come la storia dei primi anni di Roberto Mancini alla Sampdoria.
Nel momento del suo arrivo a Genova, Mantovani sta costruendo, pezzo dopo pezzo, quella che sarà la Sampd’Oro di fine decennio, pescando i migliori giovani italiani. Il Mancio è tra questi, e nonostante qualche mugugno i tifosi si appassionano da subito a quel ragazzo dal carattere fumantino così bravo tecnicamente.
Nella seconda stagione in blucerchiato, Mancini vince da protagonista il suo primo Derby della Lanterna, entrando per sempre negli incubi di Mario Faccenda, ex difensore pilastro del Genoa negli ’80 e della Fiorentina nei ’90.
Dopo un quarto d’ora, spaventato da Mancini alle sue spalle, il difensore rossoblù spedisce nella sua porta il pallone, messo in mezzo da Marocchino.
Nella ripresa, poco prima dell’ora di gioco, il gol che chiude i giochi. Mancini riceve palla e parte, salta Onofri, mandando il pallone alla sua sinistra e sorpassandolo dall’altro lato, per poi concludere dal limite con un diagonale di destro che si infila all’angolino.

CHIRURGIA

Settembre 1987, gli Starship, band rock statunitense, passano come una meteora nel mondo della musica, con “Nothing’s Gonna Stop Us Now”, orecchiabile ballad che scala le classifiche di tutto il Mondo.
Il brano, evidentemente, deve essere risuonato spesso negli spogliatoi di Bogliasco, visto che la Sampdoria da questa stagione diventa inarrestabile. Dopo il successo in Coppa Italia nel 1985, e gli arrivi dei vari Vierchowod, Mannini, Pagiuca e Cerezo, i blucerchiati iniziano a vincere. Per Mancini, però, l’arrivo più gradito è quello di Gianluca Vialli, con il quale forma una coppia micidiale.
Dopo una vittoria e una sconfitta, alla terza giornata la Samp ospita il Verona, squadra sempre temibile, ma che sta concludendo il suo ciclo.
La partita viene sbloccata dall’ex di turno Briegel, che porta avanti i padroni di casa, raggiunti a fine primo tempo da Elkjaer.
Al 63’ Roberto Mancini decide che la Samp quella partita la deve vincere e si mette in proprio. Sulla fascia sinistra punta un avversario e poi si accentra di colpo, per poi calciare un siluro con il destro, che si insacca all’incrocio dei pali, imparabile per Copparoni.
La partita viene poi chiusa nel finale da una rete di Vierchowod, che sigilla la vittoria dei doriani.

IL MONDO AL CONTRARIO

Febbraio 1989, Raf si chiede “Cosa Resterà degli Anni ‘80”, in uno dei pezzi italiani più significativi del periodo.
Del decennio che sta per andare in archivio sicuramente resta la Samp, che vince la sua seconda Coppa Italia nel 1988 e sta galoppando verso la terza. Parallelamente i blucerchiati stanno correndo verso la finale di Coppa delle Coppe, che perderanno a Berna contro il Barcellona.
La semifinale di Coppa Italia mette di fronte alla Sampdoria l’Atalanta, squadra ostica che all’andata, a Bergamo, perde per 3-2, ma gioca davvero bene.
Il ritorno, in programma l’8 febbraio 1989 al Ferraris, viene aperto da una rete clamorosa del Mancio.
Su un cross lungo e alto di Vialli dalla destra, il numero 10 si coordina alla grande e spara una rovesciata perfetta, che non lascia scampo a Piotti.
Un gol in acrobazia, una rete che fa esplodere Marassi e proietta i blucerchiati verso la finale di Coppa Italia 1988/89.

COME LA NEVE A NAPOLI

17 novembre 1990, sulla ruota di Napoli escono il 9 e il 10, proprio alla vigilia dell’incontro tra i partenopei e la Sampdoria. Gli azzurri, Campioni d’Italia nella stagione precedente, confidano che sia un buon segno e che si riferisca a Careca e Maradona, i numeri 9 e 10 del Napoli: non sarà così.
La Sampdoria, dopo la vittoria in Coppa delle Coppe nel maggio 1990, appare matura al punto giusto per poter competere per lo Scudetto. L’incontro con i Campioni uscenti è già un crocevia importante per la stagione dei doriani, che non falliscono.
Dopo il gol di Incocciati, i blucerchiati annichiliscono i padroni di casa, con una doppietta di Vialli e una rete di Mancini, tutte di splendida fattura. Ma il Mancio non ha ancora finito di stupire.
Siamo al 90’, Attilio Lombardo sprinta per l’ennesima volta sulla fascia destra e crossa. Il pallone prende un effetto ad uscire e giunge quasi al limite dell’area, dove c’è Mancini, che non controlla la palla, ma decide di tirare. Il Mancio si piega leggermente, accompagnando con il corpo la conclusione, di collo destro, che è semplicemente splendida, un fulmine a ciel sereno. Il pallone colpisce il palo alla sinistra di Galli e si infila in rete.
Questa vittoria sancisce una sorta di passaggio di consegne tra il Napoli e la Sampdoria, che nel maggio seguente vincerà lo Scudetto.
Dunque quei due numeri estratti sulla ruota di Napoli alla fine erano davvero un segno premonitore… però non si riferivano a Careca e Maradona, ma ai due attaccanti avversari: Gianluca Vialli e Roberto Mancini, i gemelli del gol.

WE GO TO WEMBLEY

Il 15 aprile 1992, la Sampdoria si appresta a raggiungere il punto più alto della sua storia. Al Ferraris, nell’ultima partita del girone di semifinale, basta un punto ai blucerchiati per raggiungere la finale di Coppa dei Campioni.
In uno stadio stracolmo, con una coreografia da brividi, la Samp passa in svantaggio contro il Panathinaikos, che segna con Marangos la prima rete del suo girone.
La paura di fallire ad un passo dalla finale è tanta, ma i doriani si compattano e vengono presi per mano dal numero 10: Roberto Mancini.
Al 36’ Invernizzi lancia in area un pallone che il Mancio addomestica da campione. Con la coscia, infatti, accompagna la sfera verso l’esterno, in modo da eludere il difensore, ma così facendo si trova praticamente sulla riga di fondo. In quel momento, Mancini dimostra tutta la sua follia, calciando forte sul primo palo, con un angolo praticamente nullo, segnando il gol del definitivo 1-1.
La Sampdoria vola così a Wembley, dove, però, perderà la finale contro il Barcellona, chiudendo un ciclo meraviglioso e lasciando Mancini in lacrime per un’occasione che non capiterà più.

UN LAMPO NELL’OSCURITÀ

Settembre 1992, Luca Barbarossa a febbraio vince il Festival di Sanremo con “Portami a Ballare”, un brano che calza a pennello sul Mancini post Wembley alla Samp.
Diventato capitano dei blucerchiati a tutti gli effetti nel 1991, il Mancio resta legato alla Sampdoria, nonostante l’andazzo sembra promettere tempesta.
Nella seconda giornata del campionato 1992/93 i blucerchiati volano ad Ancona per sfidare i dorici, al primo anno in Serie A.
La partita è un vero shock per i doriani, che passano in svantaggio per due volte e restano in 10 per l’espulsione di Katanec.
Al 59’ arriva, puntuale, il guizzo di Mancini a togliere le castagne dal fuoco. Un lancio di Invernizzi lo pesca in area, e il Mancio riesce a passare davanti a Ruggeri, che lo tira giù. Un calciatore normale inizierebbe a lamentarsi e chiederebbe il rigore, ma Mancini, da fuoriclasse, ha in mente altro. Mentre sta cadendo non perde mai il contatto visivo con il pallone e lo colpisce con il sinistro, spedendolo alle spalle di Nista.

L’ULTIMA GIOIA

Aprile 1995, Gianluca Grignani ha appena lanciato la sua bomba con “Destinazione Paradiso”, uno dei suoi brani più apprezzati. La destinazione della Sampdoria e di Mancini, invece, è più vicina, si tratta del Parco dei Principi, lo stadio parigino dove si disputerà la finale della Coppa delle Coppe.
Per giungere all’atto finale, però, i blucerchiati hanno un ultimo scoglio da superare, l’Arsenal di Ian Wright.
La partita di andata nel mitico Highbury è uno spettacolo, i Gunners vincono 3-2, ma Mancini si guadagna la standing ovation dell’intero impianto con l’assist di tacco per il secondo gol di Jugovic.
Due settimane dopo, dunque, la Samp è chiamata all’impresa al Ferraris, e a suonare la carica è sempre lui, il capitano.
Dopo meno di un quarto d’ora un rilancio di Ferri equivale allo sparo di uno starter per il Mancio, che parte in progressione seminando il diretto avversario. Il pallone rimbalza davanti a lui e Seaman è molto avanzato. Mancini non si fa pregare, in tutta l’azione tocca la sfera una sola volta, delicatamente con il destro, mettendo il pallone in rete con un morbido pallonetto.
La serata magica della Samp, e di Claudio Bellucci in particolare, si ferma nella maniera più atroce. Avanti 3-1 all’89’, grazie alla doppietta del giovane attaccante, i doriani vengono beffati da una punizione di Schwarz che coglie impreparato Zenga.
L’Arsenal passerà il turno ai calci di rigore, per poi perdere la finale contro la Real Saragozza.
Per Mancini questa sarà l’ultima presenza europea con la maglia blucerchiata, un finale sicuramente molto amaro per una storia così bella.

DE TACCO (PT 1)

Nell’estate del 1997 Roberto Mancini passa alla Lazio, dove dimostrerà ancora una volta tutta la sua grandezza.
Il 29 novembre 1998, due giorni dopo il suo 38° compleanno, il Mancio segna una splendida doppietta nel Derby romano.
Se il primo gol è un bel destro al volo in diagonale, con il secondo fa definitivamente deflagrare l’Olimpico.
Il minuto è il 56’, sulla sinistra Sinisa Mihajlovic è pronto a mettere in mezzo una punizione. La battuta è come al solito, forte, tesa, sul primo palo; Mancini sfila davanti a Aldair e colpisce delicatamente con il tacco, battendo Chimenti.
La rete non servirà a portare a casa tre punti per la Lazio, perché Di Francesco e Totti impatteranno sul 3-3 il finale.

DE TACCO (PT 2)

17 gennaio 1999, la Lazio gioca in serata a Parma, in una sfida ricca di talento e campioni, tra due formazioni simbolo dell’ultima metà degli anni ’90.
Dopo un primo tempo equilibrato la ripresa si apre con un botta e risposta tra Salas e Crespo, che portano il punteggio sull’1-1.
Al 68’ arriva il colpo del campione, la giocata che non ti aspetti. Su un corner dalla sinistra, battuto dal solito Mihajlovic, Mancini sbuca sul primo palo e colpisce ancora di tacco.
La conclusione, però, è decisamente diversa da quella contro la Roma, tanto delicata e quasi beffarda quella, tanto potente e precisa questa. Il pallone si insacca all’incrocio sul primo palo, lasciando inebetito Buffon (non proprio l’ultimo arrivato). Durante l’esultanza, emblematica la faccia di Bobo Vieri, che strattona Mancini e poi si rivolge ai tifosi dicendo “Questo è matto”.

Si chiude qui questo viaggio quasi ventennale tra le prodezze di Roberto Mancini, un vero e proprio fenomeno, che ha vinto molto, ma che avrebbe meritato sicuramente qual cosina in più, specie a livello di considerazione in Nazionale.

 

 

 

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Frattesi potrebbe riscoprirsi esterno destro?

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Inter Frattesi, il centrocampista si racconta a New Brothers

FRATTESI POTREBBE RISCOPRIRSI ESTERNO DESTRO? – La strepitosa metamorfosi di Çalhanoğlu nella posizione di mediano mette in chiaro una cosa: Simone Inzaghi sa lavorare con la sua rosa, e ha quel talento unico di vedere nei giocatori potenzialità che loro stessi non sanno di avere.

La stessa rivoluzione potrebbe avvenire anche per Davide Frattesi, che nella sfida di San Siro contro l’Udinese potrebbe riscoprirsi esterno destro di centrocampo, data l’indisponibilità del titolare.

Ma l’intuizione avuta dal tecnico piacentino sul talento ex Sassuolo sarà racchiusa solo nel contesto della partita contro i friulani o potrebbe presentare echi anche nel futuro? Le caratteristiche del classe ’99 sono adatte a un ruolo così specifico?

Per rispondere a queste domande, è fondamentale analizzare le caratteristiche dell’esterno destro nel 3-5-2 “inzaghiano”, oggi ruolo interpretato magistralmente da Denzel Dumfries.

CARATTERISTICHE DEL RUOLO

Nei complessi ingranaggi del 3-5-2 di Inzaghi, i due esterni di centrocampo ricoprono funzioni estremamente centrali e si differenziano molto l’uno dall’altro, sia per caratteristiche tecniche che per compiti da svolgere durante i 90 minuti.

L’esterno sinistro (il più delle volte Federico Dimarco) è sicuramente un giocatore più tecnico, e nel gioco interista ricopre un ruolo fondamentale: l’italiano è infatti uno dei giocatori che tocca più palloni nell’Inter, fungendo quasi da regista aggiunto. Entra dentro il campo per ricevere palla, si propone ai centrocampisti, crossa e fa le veci da indispensabile “bilanciere tattico”.

In alcuni momenti i suoi movimenti con e senza palla lasciano spazio agli assalti del braccetto di difesa, ruolo notoriamente interpretato da un giocatore formidabile come Alessandro Bastoni, che molto spesso si inserisce o arriva addirittura al cross.

L’esterno di destra, invece, vede titolare come precedentemente anticipato l’olandese Dumfries, giocatore molto più fisico rispetto a Dimarco, ma sicuramente con meno capacità tecniche.

Il ruolo dell’esterno destro nel gioco nerazzurro è, infatti, quello di attaccare lo spazio e agire da finalizzatore, ed è molto meno coinvolto nella manovra se relazionato all’esterno opposto. Vedremo infatti molto più frequentemente il cross di Dimarco verso l’olandese che va a chiudere sul secondo palo rispetto alla situazione contraria, questo anche per la grande predominanza fisica dell’ex PSV.

L’ala di centrocampo destra interista è dunque più un compito da interpretare senza palla ed incentrato all’assalto degli spazi avversari, col fine di concludere le azioni della squadra. Molto raramente Dumfries dialoga coi compagni, gestisce il pallone o ricopre ruoli estremamente tattici, il suo è un incarico quasi da attaccante aggiunto, predisposto dunque ad accogliere i cross e le giocate dei compagni, sfruttando la grande fisicità di cui dispone.

FRATTESI POTREBBE RICOPRIRE QUESTO RUOLO?

Sulla carta, le caratteristiche dell’esterno destro appena elencate, sono esattamente le medesime che Frattesi (due gol all’attivo in stagione) svolge però in un altro ruolo, quello di mezz’ala.

Egli è infatti un giocatore estremamente fisico, esplosivo e con una spiccata dote negli inserimenti, ma con il difetto di non essere troppo prestante nel gioco corale e con la palla tra i piedi.

Questo è forse uno dei motivi per cui Inzaghi nutre ancora delle perplessità nello schierarlo dall’inizio: i tre centrocampisti titolari (Çalhanoğlu, Mkhitaryan e Barella) sono infatti, ancora, superiori al classe ’99 dal punto di vista tecnico e della costruzione di gioco.

L’esperienza da esterno destro, quindi, potrebbe essere per Frattesi un ottimo esperimento anche in funzione del suo prosieguo di carriera. L’italiano dispone infatti di intensità, tempismo e progressione, e chissà se l’ormai soprannominato “demone di Piacenza” ci abbia visto lungo un’altra volta.

Questo mutamento non sarebbe chiaramente immediato. Per quanto predisposto per caratteristiche, il numero 16 dovrebbe migliorare sia dal punto di vista difensivo (importantissimo nel ruolo di esterno a tutta fascia) che nella dinamica degli inserimenti, ovviamente differenti rispetto al ruolo di mezz’ala.

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Giovani per il futuro

Chi è Jack Hinshelwood, il marcatore più giovane della Premier League

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CHI È JACK HINSHELWOOD – Grazie alla vittoria contro il Brentford, il Brighton allenato da mister De Zerbi continua a rincorrere le prime 6 posizioni della classifica di Premier League. L’obiettivo è dare continuità ad un percorso di crescita individuale e di gruppo straordinaria, culminata con la partecipazione all’attuale UEFA Europa League. Oltre al solito Pascal Groß, la marcatura decisiva a ribaltare il risultato sul 2-1 porta la firma di Jack Hinshelwood, diventato il marcatore più giovane nella storia dell’EPL. Di seguito analizzeremo le caratteristiche del giocatore.

CHI È JACK HINSHELWOOD: PROFILO DEL GIOCATORE

Hinshelwood è nato l’11 aprile 2005 in Inghilterra. Si tratta di un mediano di centrocampo. All’occorrenza, però, può essere impiegato anche come difensore centrale, considerando le ottime capacità fisiche e le abilità difensive. La sua attuale valutazione di mercato è di 1 milione di euro. Tuttavia, è destinata a salire molto presto (fonte Transfermarkt). Infatti, il Brighton and Hove Albion, club proprietario del cartellino, difficilmente lo valuterebbe con cifre così basse. Il suo contratto che lo lega ai Seagulls scadrà il 30 giugno 2026, precisando che la firma del primo contratto professionistico risale allo scorso aprile, poco dopo il raggiungimento della maggiore età.

CHI È JACK HINSHELWOOD: IL CALCIO È DI FAMIGLIA

La famiglia Hinshelwood è storica nel mondo del calcio e, in particolare, nel mondo Brighton. Infatti, il giovanissimo Jack è solo l’ultimo di una serie di leggende del club. Ad esempio, suo padre Adam o suo zio Paul, la cui militanza nel club è stata meno significativa. Allo stesso modo, anche suo nonno Paul è stato icona degli anni ’70 del Crystal Palace dopo il suo bisnonno Wally, militante in club importantissimi  come  ChelseaFulham Reading negli anni ’50.

La sua famiglia, dunque, si incrocia ai colori biancoazzurri ma non solo, avendo segnato molteplici epoche del calcio inglese. Dunque, il 18enne è l’ultimo di una “tradizione” decennale, sul quale le aspettative sono molto alte.

CHI È JACK HINSHELWOOD: IL PERCORSO GIOVANILE

Jack Hinshelwood è stato formato totalmente dalla talentuosa scuola Brighton sin dai primi calci. Infatti, complice anche l’importanza familiare nel club, il suo ingresso nei settori giovanili gli ha permesso fin da subito di bruciare le tappe. Nella stagione 2021/22 ha presenziato nella selezione u18, a 16 anni. Poi, è promosso nella stagione successiva, a 17 anni, nella rosa u23 del Brighton, in cui è diventato un punto fermo.

Il suo ottimo percorso nel club, gli ha garantito la convocazione per l’Inghilterra u18, dove mister Neil gli ha concesso di debuttare il 22 marzo dello scorso anno, racimolando 6 presenze da quel momento in poi. Attualmente, invece, è un punto fermo dell’Inghilterra u19 di mister Rusk, sotto la cui gestione conta già 8 presenze a partire dallo scorso settembre.

CHI È JACK HINSHELWOOD: L’ESORDIO E IL GOL IN PRIMA SQUADRA

Nonostante un breve spezzone concessogli da de Zerbi in FA Cup contro il Chelsea, l’esordio ufficiale dic Hinshelwood in Premier League è datato 30 settembre 2023. In quell’occasione, si segnala l’esordio da titolare nell’incrocio contro l’Aston Villa. Da quel momento in poi, ha presenziato in campo contro NottinghamChelsea e Brentford, di cui queste ultime due dal 1′. Inoltre, è da segnalare anche il debutto europeo in occasione del match in casa dell’AEK Atene.

In tali occasioni, il giocatore ha ripagato la fiducia del tecnico italiano, avendo siglato anche la prima rete “fra i grandi” nell’ultimo match. Il gol, decisivo ai fini del risultato, si somma a un salvataggio sulla linea decisivo pochi minuti prima della gioia personale, che aiuta anche a ridurre la voce “gol subìti“.. Questa rete gli ha permesso di diventare il giocatore più giovane ad aver segnato nel massimo campionato britannico, non essendovi nessuno ad aver siglato una rete nato dopo di lui.

Fonte immagine in evidenza: canale YouTube ufficiale Brighton & Hove Albion

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Flash News

Dove vedere Sampdoria-Lecco in tv e streaming

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Dove vedere Sampdoria-Lecco in tv e streaming

DOVE VEDERE SAMPDORIA-LECCO IN TV E STREAMING – In occasione della 16ˆgiornata di questo campionato di Serie B, la Sampdoria di Andrea Pirlo, si prepara ad affrontare il Lecco al Ferraris, in una sfida cruciale per i blucerchiati, che hanno bisogno assolutamente di vincere per provare a risalire la classifica e raggiungere almeno la zona play-off.

COME ARRIVANO LE DUE SQUADRE

DOVE VEDERE SAMPDORIA-LECCO IN TV E STREAMING – Entrambe le squadre si trovano al momento appaiate in classifica al 14° posto, con 16 punti ciascuno. Tuttavia, se per la matricola Lecco, la stagione si può definir discreta fino a questo momento, visto che l’obiettivo della salvezza sarebbe virtualmente raggiunto, le considerazioni da fare per la Samp sono decisamente, giacchè a inizio campionato era tra le favorite assolute per la promozione diretta e ora si ritrova nei bassi fondi della classifica. I liguri vengono da 3 vittorie nelle ultime 5 partite, ma la sconfitta rimediata nell’ultima uscita a Brescia, proprio nello scorso weekend, impone un pronto riscatto alla formazione genovese, la quale vuole continuare a risalire la graduatoria.

DOVE VEDERE SAMPDORIA-LECCO IN TV E STREAMING

DOVE VEDERE SAMPDORIA-LECCO IN TV E STREAMING – Il match tra la Sampdoria e il Lecco, in programma questo sabato 9 dicembre, alle ore 14:00, allo stadio Luigi Ferraris di Genova, sarà trasmesso in diretta tv sia su DAZN che su Sky Sport, oltre che sui canali streaming delle due piattaforme che detengono i diritti, attraverso un apposito dispositivo mobile.

LE PROBABILI FORMAZIONI 

DOVE VEDERE SAMPDORIA-LECCO IN TV E STREAMING – Qui, di seguito, proponiamo i possibili due schieramenti, che potrebbero animare Sampdoria-Lecco. Ecco le probabili formazioni:

SAMPDORIA (4-3-2-1): Stankovic; Stojanovic, Ghilardi, Gonzalez, Giordano; Askildsen, Yepes, Kasami; Esposito, Verre, De Luca. All. Pirlo

LECCO (4-3-3) Saracco; Lemmens, Celjak, Bianconi, Caporale; Ionita, Degli Innocenti, Crociata; Lepore, Novakovich, Buso All. Bonazzoli

 

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La Juve merita di stare lì

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Juve, meriti di stare lì ma...

Quando si fanno certe dichiarazioni è essenziale evidenziare il momento: siamo alla vigilia di Juventus-Napoli, stagione 2023/24. I bianconeri di Max Allegri sono al secondo posto alle spalle dell’Inter e a due punti di distanza.
Lo scontro diretto è già stato disputato e gli uomini di Simone Inzaghi hanno appena vinto e convinto al Maradona con un sonoro 0-3.
Domani andrà a concludersi una sorta di mini triangolare proprio con lo scontro tra la Vecchia Signora e gli uomini di Walter Mazzarri.
Il turno non è favorevole visto che l’ex Ambrosiana affronterà il casa l’Udinese ma nel calcio, si sa, a volte accade anche l’imponderabile.

RISULTATI E PRESTAZIONI

Ci sono due considerazioni da fare riguardo a questa Juve, che, appunto, merita di stare lì. A livello di risultati, voto 10 a tutti: dai dirigenti, ai giocatori, ad Allegri. In estate mi sarei messo a ridere se mi avessero mostrato questa classifica, dopo questo calendario, con quei presupposti passati e in questo momento specifico. Bravi, nient’altro da dire.
Temo, però, come spesso ripeto, che la Juve stia raccogliendo tanto di più di quanto prodotto in campo.
E se avrò ragione (e spero di sbagliarmi), a breve inizieremo a vedere una squadra meno capace di raccogliere e macinare punti come da dopo Sassuolo in avanti. Piccolo campanello d’allarme: sono tre partite di seguito che la Juve subisce gol. Vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno? Almeno contro Cagliari e Monza si è dovuto segnare più di un gol per vincere le partite.

QUELLO CHE MANCA

Credo che il problema principale di questa squadra sia accontentarsi. Nelle ultime dieci partite ci sono state sette vittorie, di cui solo una con più di due gol di vantaggio (il derby contro il Torino vinto per 2-0).
Tutte le altre sono arrivate o per 1-0 o per 2-1, e questo è un segnale forte di quello che è attualmente la Juve.
Quello che non manca di vedere quest’anno, e per fortuna, è la voglia di lottare su ogni pallone e portare a casa il risultato in un modo o nell’altro. La cattiveria nei minuti finali delle partite contro Hellas Verona e Monza è sicuramente un punto a favore di questi ragazzi.
Il problema, secondo il mio punto di vista, è nel resto della gara, soprattutto quando si va in vantaggio “presto” come contro Fiorentina, Inter e Monza. In quelle occasioni (Inter a parte, ad onor del vero) è sembrato di vedere una Juve già “sazia”.


COME MIGLIORARE?

Proprio le partite contro Inter e Monza, secondo me, regalano una morale profonda. A Torino, una volta in vantaggio, la Juve ha preso un gol per errori di lettura difensivi multipli che nascono da un’uscita scellerata di Rugani a centrocampo.
Non si è preso gol perché non si stava difendendo, bensì perché lo si è fatto male e senza leggere bene l’azione avversaria.
All’U-Power Stadium invece abbiamo vissuto momenti di rabbia e sconforto dopo il pareggio (casuale e fortuito) di Carboni dopo un cross sbagliato.
Il punto è che se non chiudi le partite con cattiveria, poi anche un episodio singolo in 90 minuti tranquilli può diventare impattante sul risultato. Allegri dovrà unire l’utile al dilettevole e trovare la linea di equilibrio tra le ultime due gare.
Se i bianconeri inizieranno a essere costanti nel mezzo della partita e non solo a sprazzi come stiamo vedendo ultimamente, possono diventare una seria e solida candidata al titolo.

LA VELOCITÀ DEL CALCIO

Il giudizio nel mondo del calcio è destinato a cambiare e molto velocemente: dipende dai momenti di forma e dal rendimento dei diretti interessati.
Basti pensare anche banalmente alle rivali.
Pioli era “on fire” due stagioni fa, oggi fatica tantissimo a trovare la quadra anche dopo una campagna acquisti importante come quella estiva. Inzaghi stava per essere esonerato e nella stessa stagione si è ritrovato in finale di Champions.
Il Napoli campione d’Italia oggi è addirittura quinto, a pari punti con la Roma quarta, e quindi fuori dalla Champions (motivo in più per prestare attenzione).
La Juve, oggi, e lo ripeto con forza, merita di stare lì, anche al netto di vittorie rocambolesche o non pienamente convincenti. Ma se vuole rimanere lì in alto deve necessariamente dare continuità al rendimento anche dentro la partita, altrimenti avremo un nuovo giudizio destinato a cambiare in fretta.
Tutto dipenderà dal vero obiettivo nella testa dei protagonisti: ci si accontenterà di una delle prime quattro posizioni o si vuole provare a rimanere ancorati ai nerazzurri? L’assenza di impegni settimanali, in questo caso, potrebbe essere il miglior alleato dei piemontesi.

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