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Top Diez: i migliori talenti cresciuti nella Dinamo Zagabria

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Top Diez: i migliori talenti cresciuti nella Dinamo Zagabria

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Il calcio è paralizzato da settimane e, mentre tiene banco il tema della ripresa dei campionati, sono stati ufficialmente rinviati gli Europei in programma per quest’estate. Tra le squadre più attese c’erano sicuramente l’Inghilterra, ricca di giovani ma affermati talenti, la Francia campione del mondo, ma anche l’Italia di Mancini, attesa al grande riscatto dopo l’onta della mancata qualificazione ai Mondiali del 2018. Impossibile poi non pensare alla Croazia, grande sorpresa della rassegna iridata, finita proprio nel girone degli uomini di Southgate.

In Russia, la nazionale croata ha raggiunto il suo miglior piazzamento, perdendo solo in finale, di fronte alla corazzata guidata da Deschamps. Anche nel ’98, anno del terzo posto della Croazia, era stata la Francia ad interrompere i sogni della piccola nazione slava. Ma cosa hanno in comune gli ottimi risultati di queste due selezioni? In entrambi i casi, gli elementi di spicco provenivano dalla Dinamo Zagabria, la squadra più titolata del campionato croato. Nata nel 1945 dall’unione delle tre principali squadre della capitale, la Dinamo ha sfornato negli anni numerosi campioni, che hanno conquistato titoli in giro per tutta l’Europa. Ecco una Top Diez, in ordine puramente casuale, dei migliori giocatori cresciuti tra le fila dei blu.

MARIO MANDZUKIC

Il primo grande talento di questa lista è anche il primo volto noto del nostro campionato. Mario Mandzukic ha da poco concluso la sua esperienza alla Juventus per trasferirsi in Qatar, ma prima dell’avventura bianconera ci sono stati l’Atletico Madrid, il Bayern Monaco, il Wolfsburg e appunto la Dinamo Zagabria. Mr. No good, come è stato ribattezzato a Torino, non è cresciuto nelle giovanili del club, ma ci è arrivato nel 2007 dai rivali dell’NK Zagabria. In tre stagioni Mandzukic ha realizzato 53 reti i 112 apparizioni, vincendo ogni anno lo scudetto e aggiudicandosi due coppe nazionali. Numeri e prestazioni che gli sono valsi la chiamata dei lupi e che hanno dato il via alla sua fortunata carriera in giro per l’Europa. In nazionale ha contribuito al secondo posto di Russia 2018.

Fonte immagine: profilo Instagram @mariomandzukic

 

DAVOR SUKER

Un bel balzo indietro nel tempo ci porta al secondo grande giocatore di questo elenco, uno dei più grandi talenti croati di sempre: Davor Suker. Solo due stagioni a Zagabria, ma tanti goal che lo hanno lanciato alla conquista della Liga e dell’Europa, prima con la maglia del Siviglia e poi con quella del Real Madrid. Nel massimo campionato spagnolo ha collezionato più di 200 presenze e 114 goal. Dopo la disgregazione della Jugoslavia, Suker è stato grande protagonista anche con la Croazia, della quale è tutto’ora il top scorer. Nel mondiale ’98, ha trascinato la sua nazionale, vincendo anche il titolo di capocannoniere. In quell’anno arrivò secondo nella classifica del Pallone d’Oro, dietro ad un inarrivabile Zidane (suo compagno nei blancos). Oggi è presidente della Federazione Calcistica Croata.

Fonte immagine: contrassegnata per essere riutilizzata

ZVONIMIR BOBAN

Tocca ora ad un altro protagonista di Francia ’98 ed altro volto noto della Serie A. Si parla di Zvonimir Boban, fenomeno del Milan degli anni ’90 e fiore all’occhiello del vivaio della Dinamo. Zvone ha fatto il suo debutto a soli 16 anni nel massimo campionato croato e tre anni più tardi è diventato capitano. Ha giocato con i blu dal 1985 al ’91, dimostrando di essere uno dei talenti più interessanti del panorama europeo. La sua esperienza in patria è terminata con il passaggio al Diavolo, costato 10 miliardi di lire. Dopo il prestito al Bari, Boban è tornato a Milano vincendo subito il primo dei suoi quattro scudetti. Impossibile poi non citare la Champions vinta nel ’94. Come tutti sanno, è da poco terminata la sua esperienza nella dirigenza rossonera.

Fonte immagine: sito ufficiale A.C. Milan

LUKA MODRIC

Si torna ai giorni nostri e si torna anche (ma non solo) al Real Madrid. In questa lista non poteva assolutamente mancare Luka Modric, il primo umano ad interrompere il monopolio extraterrestre targato Messi e Ronaldo. Il Pallone d’Oro conquistato nel 2018, prima volta per un giocatore croato, è stato un riconoscimento dall’immenso valore per un’intera nazione, soprattutto dopo la Coppa del Mondo sfiorata. Anche Modric è cresciuto nelle giovanili della Dinamo Zagabria, arrivando in prima squadra nel 2005 dopo una serie di prestiti. Nel 2008, ultima stagione in Croazia, è stato il miglior marcatore della squadra, al pari del sopra citato Mandzukic. Dopo tre scudetti è passato al Tottenham e infine è arrivato in Spagna, dove ha vinto praticamente tutto da assoluto protagonista. Si può dire senza esagerare che Modric non sia solo il miglior giocatore croato della storia, ma che sia uno dei centrocampisti più forti degli ultimi 10 anni.

Fonte immagine: profilo Instagram @lukamodric10

VEDRAN CORLUKA

Fin qui è stata una parata di stelle, ma ci sono anche giocatori che probabilmente non sono riusciti ad esprimere appieno il loro potenziale. Forse questo è il caso di Vedran Corluka, capitano della Lokomotiv Mosca, che vanta più di 500 partite in carriera ed un discreto palmarés, ma che di certo non gode della fama dei campioni citati precedentemente. Il duttile difensore della compagine russa, ha mosso i primi passi nel mondo del pallone con la maglia della Dinamo. Corluka ha esordito in prima squadra nel 2006, dopo un esperienza in prestito, stesso anno della prima convocazione in nazionale. Dopo essere passato al Manchester City nel 2007, ha vestito anche la maglia Tottenham e del Bayer Leverkusen, prima di partire alla volta di Mosca, dove gioca stabilmente dal 2012.

Fonte immagine: profilo Instagram @corlukav05

MARCELO BROZOVIC

Il prossimo nome è quello di un grande protagonista della Serie A in corso: Marcelo Brozovic. Arrivato all’Inter nel 2015, il mediano sembra aver finalmente raggiunto la maturità e la personalità che nei suoi primi anni nerazzurri sembravano mancare. Brozo è diventato il fulcro del gioco di antonio Conte, uno dei migliori interpreti del ruolo in Italia, e si è ritagliato uno spazio fondamentale anche nella sorprendente selezione croata. A scovarlo era stata proprio la Dinamo, che nel 2012 lo aveva prelevato dalla Lokomotiva Zagabria per appena 2 milioni di euro. In tre stagioni  sono arrivati altrettanti scudetti, anche grazie ai suoi 9 goal e 13 assist. Sono bastati 8 milioni per portarlo a Milano, ora il suo prezzo si aggira attorno ai 50 (secondo Trasfermarkt).

Fonte immagine: profilo Instagram @marcelo_brozovic

ROBERT PROSINECKI

Ecco l’ennesimo grande campione, uno dei giocatori che hanno scritto la storia della Croazia calcisticamente parlando. Robert Prosinecki è l’allenatore del Kayserispor, in Turchia, ma prima di guidare il gioco dalla panchina, lo ha fatto nel cuore di alcune delle squadre più forti d’Europa. A dire il vero, si tratta dell’unico giocatore di questa lista che a Zagabria non ha trovato fortuna, almeno all’inizio. Le porte sbattute i faccia dall’allenatore di allora lo hanno spinto alla Stella Rossa, dove ha vinto la Champions nel ’91. Dopo l’esperienza a Belgrado ci sono state, tra le altre, anche Real e Barcellona, prima di tornare trionfalmente alla Dinamo. Dal ’98 al 2000 sono arrivati tre scudetti che gli hanno permesso di cancellare quel brusco addio di 10 anni prima.

Prosinecki

Fonte immagine: contrassegnata per essere riutilizzata

MATEO KOVACIC

Brozovic non è stato l’unico croato a trovare accoglienza sulla sponda nerazzurra del Naviglio. Con lui ci sono stati Vraslijko (anche lui prodotto della Dinamo), Perisic (cresciuto invece nell’Hajduk Spalato) e per alcuni giorni si è sperato che addirittura Modric potesse aggiungersi a loro. Riavvolgendo ancora il rullino di qualche anno si trova anche Mateo Kovacic, che all’Inter ha affrontato la sua prima esperienza in un campionato di livello. L’avventura in Italia non è stata memorabile e il talento messo in mostra nei tre anni a Zagabria si è visto solo a sprazzi. Il Real gli ha permesso di vincere tre Champions, ma non di avere lo spazio desiderato. Ora, al Chelsea, sembra aver trovato la sua dimensione.

Fonte immagine: profilo Instagram @chelseafc

DEJAN LOVREN

Un difensore centrale che è passato dal Southampton al Liverpool per una cifra spropositata per poi diventare un giocatore fondamentale per Klopp. No, Virgil Van Dijk non ha mai giocato con i blu, ma Dejan Lovren sì. Certo, i 25 milioni sborsati per il suo cartellino ora sembrano una cifra da niente, soprattutto se paragonati agli 85 spesi per il compagno olandese, ma nel 2014 quella era una cifra decisamente importante per un difensore. Vero anche che Van Dijk abbia qualità superiori, ma prima del suo arrivo è toccato a Lovren guidare la difesa del mago. Compito che svolge ancora per la sua Croazia al fianco di Vida, ennesimo ex Dinamo. Il roccioso centrale, campione d’Europa con i reds, è cresciuto nelle giovanili del club croato prima di passare al Lione e appunto ai saints.

Fonte immagine: profilo Instagram @dejanlovren06

IVICA OLIC

Dulcis in fundo: Ivica Olic. Purtroppo per lui, Olic è l’unico di questo elenco a non aver griffato una delle due imprese mondiali della Croazia da giocatore, ma solo dalla panchina. L’ex bomber era infatti il vice di Niko Kovac 2 anni fa in Russia e ha potuto vivere da vicinissimo la cavalcata di Modric e compagni. Nonostante gli scarsi successi con la nazionale, Olic è stato un grande attaccante. Più di 170 reti in giro per l’Europa gli hanno permesso di vincere trofei con le maglie di CSKA Mosca, Wolfsburg, Bayern Monaco e, ovviamente Dinamo Zagabria, dove in realtà è arrivato all’età di 23 anni. I tre scudetti vinti in patria però gli hanno permesso di trasferirsi in Russia, dove è arrivata anche una Coppa UEFA.

Fonte immagine: contrassegnata per essere riutilizzata

(Fonte immagine di copertina: profilo Instagram @gnkdinamo)

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Calcio Internazionale

ESCLUSIVA – Andrea Compagno, dalla chiamata in Nazionale di Mancini all’avventura in Cina

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Andrea Compagno

Andrea Compagno si è da poco trasferito in Cina, al Tianjin Tiger Football Club, lasciando lo Steaua Bucarest dopo 1 anno e mezzo di gol e grandi soddisfazioni personali. Compagno è nativo di Palermo, nel quale gioca con le giovanili della squadra della città prima di trasferirsi al Catania. Inizia dunque il suo girovagare per l’Italia, sempre giocando nei vari gironi della Serie D, ma senza mai incidere veramente. La sliding doors della sua carriera porta il nome di San Marino, dove va a giocare accasandosi al Tre Fiori.

All’ombra del Titano Compagno vince campionato e coppa, venendo eletto nella stagione 2018/2019 miglior giocatore straniero e capocannoniere del campionato con 22 gol. Trova anche il tempo di segnare il suo primo gol internazionale durante i preliminari di Europa League. Tutto ciò gli vale la chiamata del Craiova, nella Serie B romena, che vince al primo tentativo. L’impatto in SuperLiga è ottimo, tanto da convincere lo Steaua Bucarest (oggi FCSB) a comprarlo per 1.5 milioni di euro, più una clausola del 10% sulla futura rivendita. Nel 2022 è il miglior marcatore italiano nei massimi campionati europei, con Mancini, allora CT della Nazionale, che confida ai media di seguirlo.

La chiamata del tecnico arriva, con la dirigenza dello Steaua Bucarest che riceve la notifica dell’inserimento del loro attaccante nella lista dei pre-convocati di marzo 2023. Andrea Compagno vive il momento più alto della sua carriera, ma inspiegabilmente, all’alba della corrente stagione, arriva la rottura con la società. Il vulcanico presidente dello Steaua, George Becali, cambia improvvisamente opinione su Compagno. Tante le parole dette e riportate dai giornali romeni sulla trattativa che lo ha portato in Cina, ma in esclusiva per l’Italia, Compagno ha spiegato a noi di Numero Diez come sono andate realmente le cose, ripercorrendo questi mesi così difficili per lui. Inevitabile porre uno sguardo su quello che è stato il suo passato, sulle tante fatiche fatte per arrivare dove è oggi, ma anche sul suo futuro, in un altro continente e con la solita voglia di migliorarsi giorno dopo giorno.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA SERIE D E L’ALL IN CON SAN MARINO

In Italia hai giocato in Serie D, spostandoti dal Sud al Nord sin da molto giovane, con contratti che specialmente all’inizio ti obbligavano ad andare a fare la spesa con la calcolatrice. Che consiglio ti senti di dare a quei ragazzi che stanno vivendo oggi quel tuo momento?

Quello è stato un periodo bello e brutto allo stesso tempo. Lì vedi più passione di quella che trovi a livelli più alti. Andando avanti nella mia carriera ho visto molti giocatori con la pancia piena, che mi hanno fatto pensare a quanti miei vecchi compagni di squadra avrebbero pagato per essere al loro posto. Quello che a me ha salvato è stato vivere nel mio sogno, nella incondizionata fiducia di potercela fare. Vivevo, mi allenavo e giocavo come se fossi in Serie A. Neanche quando prendevo 400 euro al mese la mia testa è andata a cercare altro, un qualcosa di più sicuro. Fondamentale poi è stata la perenne voglia di migliorarmi. Ce l’ho ancora adesso e penso che ce l’avrò fino all’ultimo giorno della mia vita“.

Lo snodo cruciale della tua carriera è stato scegliere di andare a giocare a San Marino. Nonostante non fosse una lega di livello, era un campionato che ti permetteva di giocarti le coppe europee, cosa che nel CV di un calciatore fa la differenza.

Sono coincise due cose. La risoluzione di un problema alle ginocchia in primis, una condropatia rotulea, grazie a un medico di Palermo che ha capito quale fosse il problema. Fino a quel momento io mi ero abituato all’idea di dover giocare a calcio con il dolore. E poi essendo a San Marino mi stavo giocando un trofeo e l’accesso ai preliminari delle coppe europee, cosa che mi galvanizzava. Ho fatto molto bene, trovando anche il gol in Europa e riuscendo ad aprirmi le porte per l’estero“.

Dopo tutto il tuo percorso, dopo tutte le fatiche che hai dovuto affrontare, cosa ha voluto dire per te essere nella lista dei convocati della Nazionale campione d’Europa?  

Ancora adesso mi vengono i brividi a pensarci. Era un buon momento della stagione con lo Steaua, eravamo in una buona posizione in classifica e a coronamento del momento arriva la chiamata. Mi cercavano tutti, ma a me non piace stare sotto i riflettori, volevo essere concentrato sul campo e sulla squadra. Sono orgoglioso se ripenso a ciò che ho fatto e ciò che ho ottenuto, per me era impensabile. L’unico rimpianto è stato poi che la convocazione in sé non si è concretizzata, per cui non ho mai varcato i cancelli di Coverciano. Farlo penso che avrebbe donato a qualche direttore di squadre di Serie A un pizzico di coraggio in più sullo scommettere su di me la scorsa estate. Rimane però tutto così bello e magnifico che per me è impossibile dargli un’accezione negativa“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – L’ESCLUSIONE SENZA PREAVVISO ALLO STEAUA

Il tuo trasferimento dallo Steaua Bucarest ha molto a che fare con i rapporti compromessi con il presidente. La sua opinione su di te quando cambia e perché?

Dopo la stagione dei 21 gol, per cui per me era inimmaginabile in quel momento un cambio di opinione sul mio conto. Inoltre aveva deciso di giocare con il falso 9. Un attaccante con le mie caratteristiche non era più quello che voleva, secondo lui non ero neanche da Steaua Bucarest. Ha fatto si che giocassero punte centrali dei calciatori non abituati a quel ruolo pur di non mettere me. Sono stati 6 mesi d’inferno da questo punto di vista, ma i tifosi mi hanno sempre dimostrato il loro affetto. Mi dispiace per come si è chiusa, se proprio avessi dovuto lasciare lo Steaua, l’ideale sarebbe stato farlo d’estate. Dopo i tanti gol e la chiamata di Mancini, sarebbe stato perfetto andare in crescendo, aumentando l’importanza del campionato“.

C’è stata una concreta opportunità durante quel periodo di fare questo salto di qualità?

Il mio obiettivo era quello di andare in un campionato che fosse più competitivo agli occhi della Serie A, che rimane il mio sogno. Quello olandese o quello belga sarebbero stati perfetti. Un’offerta come quella che desideravo era anche arrivata, dall’Heerenveen in particolare. Offrirono 1.5 milioni, ma il presidente rilanciò a 2. In quel frangente non voleva cedermi, l’obiettivo era entrare nei gironi della Conference League. Nel momento in cui non ci riuscimmo, si convisse del fatto che in campionato avrebbe voluto quel famoso falso 9. Tutto questo però è accaduto poco dopo aver rifiutato l’offerta dell’Heerenveen. Erano arrivate anche proposte dall’Italia, dalla Serie B, ma sentivo che non fosse la tappa ideale per il mio percorso“.

E come mai se il tuo obiettivo è giocare un giorno in Serie A, hai deciso di rifiutare la cadetteria? Per certi versi ti avrebbe avvicinato al suo raggiungimento. 

Se fossi sceso in una lega di secondo livello, avrei poi avuto problemi se un un giorno avessi scelto di tornare all’estero. La Serie B è un campionato di assoluta importanza, con molta più qualità di quella che ne è la sua considerazione in altri paesi, ma fuori dall’Italia si concentrano su altro. Prima di te guardano altri 100 mila giocatori che giocano in campionati di serie superiori, anche se di livello inferiore alla B. Stare all’estero mi ha dato tanto, non voglio perderlo. Oltre quelle c’erano state offerte dal Kazakistan e dall’Ungheria, ma non avrei alzato il livello rispetto la Romania come volevo“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA VERITÀ SULLA TRATTATIVA CON IL KONYASPOR

I giornali romeni hanno riportato anche dell’offerta del Konyaspor, in Turchia, che però avresti rifiutato nonostante saresti stato in un campionato con diversi ponti per la Serie A. 

Proprio per tutto il discorso che abbiamo fatto finora sul prestigio del campionato, io do subito la mia disponibilità quando vengo a sapere di quest’offerta da 150 mila euro che avevano fatto al club. Era una trattativa ben avviata, ma sono mancate le condizioni per chiuderla“.

È stata fatta uscire la notizia per la quale l’offerta del Konyaspor non fosse di 150 mila euro, ma di circa mezzo milione, e che tu avessi rifiutato la destinazione preferendo lo stipendio cinese. 

Tutte cavolate, sia le cifre sia il fatto che l’offerta del Konyaspor fosse arrivata insieme a quella cinese. Si era semplicemente inserita una persona che per puro interesse personale prometteva al presidente di fargli arrivare un’offerta più alta dalla Turchia, ma non ce ne era più nessuna in realtà. In Cina stava per arrivare il capodanno cinese, e mi avrebbero dovuto tesserare per forza prima di questa scadenza. Per colpa di questo contrattempo stavo rischiando di non ultimare in tempo i dettagli con il Tianjin“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA CINA COME NUOVA TERRA DA CONQUISTARE

Non ti ha spaventato la fuga dei grandi nomi che c’è stata negli ultimi anni dal campionato cinese nel momento in cui lo hai scelto? 

Non posso esserne spaventato. Quelli erano giocatori che percepivano stipendi molto lontani dalla mia situazione. È un’opportunità importante per me, ci sono solo 5 posti per gli stranieri per squadra, e le speranze che ripongono in questi sono alte. Per questo è difficile vedere dei contratti lunghi, ma anche solo entrare nel campionato è complicato“.

Cosa ti ha sorpreso in questi primi mesi lì?

Il livello degli stranieri è molto alto, ma anche tra i cinesi vedo buone individualità. Certo, le mie sono solo prime impressioni, sono appena arrivato, ma è chiaro che loro stiano investendo tanto. Hanno degli stadi enormi e all’avanguardia, nella città dove sono io ce n’è uno da 30 mila posti e un altro da 60 mila. Non hanno però la cultura del centro d’allenamento come casa base, noi ci alleniamo direttamente allo stadio per esempio. È diverso da quello a cui ero abituato. Quello che certamente dimostrano è tanto entusiasmo e tanta organizzazione, che si riflette anche in allenamento. Prepariamo ogni situazione, calci piazzati, rimesse laterali… sto lavorando sulla tattica molto più qui che in passato“.

La Cina porta 4 squadre alla Champions League asiatica, che oltre a essere un’altra competizione internazionale a cui potresti prendere parte, ti potrebbe far vivere delle esperienze con giocatori incredibili. Quanto speri di ritrovarti a giocare il prossimo anno con personaggi del calibro di CR7?

Se non è lui ce ne sono tanti altri. Qui c’è un entusiasmo incredibile anche solo per il campionato, non oso immaginare cosa vorrebbe dire fare la Champions. Sono sincero, come ho fatto appena arrivato in Romania, me la voglio vivere giorno per giorno. Ragiono partita dopo partita con la volontà di farmi apprezza qua come fatto altrove“.

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Hazard torna a giocare: disputerà la Kings World Cup

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hazard

Direttamente dalla pagina X della Kings League, Eden Hazard ha annunciato in un video-annuncio la sua partecipazione alla Kings League di Gerard Piqué. Nella descrizione del contenuto pubblicato si legge inoltre la frase Il ritiro non è per tutti.

L’ANNUNCIO

“Si è parlato molto del motivo per cui ho lasciato il calcio. Ma io sono sicuro di una cosa: giocherò la Kings World Cup“.

A meno di un anno di distanza dall’addio al calcio professionistico, l’ex Real Madrid ha comunicato la scelta di iniziare questo nuovo capitolo della propria vita, comunicando che farà parte del team Deptorstra FC, guidato dalla streamer Celine Dept (la più seguita in assoluto su YouTube nel 2023), in occasione del torneo di calcio a 7 in programma il 26 maggio in Messico. La competizione si concluderà l’8 giugno.

Oltre ad Hazard, anche Rio Ferdinand è entrato a far parte di questo contesto relativamente nuovo, composto da altre stelle del passato come Zlatan Ibrahimovic, Mario Gotze e Neymar. L’ex bandiera del Manchester United sarà infatti co-presidente del team Five FC, insieme a Jeremy Linch (freestyler e content creator con oltre 50 milioni di follower su tutti i suoi social).

Il torneo vedrà la partecipazione di 32 squadre qualificate, che voleranno in America centrale per disputare la competizione.

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Juventus, la squadra più giovane degli ultimi 30 anni: il dato

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Juventus Danilo Fagioli Cambiaso

La Juventus, nelle passate due stagioni, ha dovuto fare i conti con un ricambio generazionale fondamentale per il prosieguo della storia vincente della società. Via Buffon, via Chiellini, via Bonucci. Via le colonne portanti dei bianconeri per fattori d’età. A pensare che, come riportato dal Corriere dello Sport, nella stagione 2016-2017, l’età media della squadra ha raggiunto il picco dei 28 anni e 8 mesi.

Questo ha portato al vincere subito, all’instant team che, come abbiamo poi visto, è stato difficile da gestire. Sia economicamente (il monte ingaggi arrivava a 150 milioni, contro i 122 di oggi), sia a livello fisico. Il Coronavirus, poi, ha dato il colpo di grazia sulle casse dei club e la Juventus è una delle squadre che ha subito più perdite. Probabilmente, anche questo modo di agire avrà aggiunto mil carico, sulla situazione economica non idilliaca della Vecchia Signora.

Quello che è sicuro è che la Juventus ha cambiato filosofia. Ed è un cambio storico. Per la prima volta dopo 30 anni, come riportato dal Corriere dello Sport, i bianconeri sono più giovani che mai. Bisogna tornare nella stagione 1993-1994 per una Signora ancora più giovane. Età media di 25 anni e 3 mesi. Conte, Peruzzi, Ravanelli e un neanche ventenne Del Piero. Più vecchia di 5 mesi, quella attuale.

Il tema è quello del dominio sul campionato: la Juventus vinceva e convinceva sempre di più perché aveva esperienza. Tanta esperienza. Eppure, con questo ricambio generazionale, dai vari Nicoloussi Caviglia, a Vlahovic e Iling-Junior, passando per Miretti e Cambiaso, il piazzamento è comunque più che buono. La Juventus avrà perso d’esperienza ma, a lungo termine, ha fatto un cambio di filosofia storico che potrebbe giovare, economicamente, nel prossimo futuro.

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Tripletta da record per Gudmundsson: c’è un solo precedente

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Gudmundsson calciatore del Genoa - Serie A - Coppa Italia

Quella in corso è, senza troppi dubbi, la stagione di Albert Gudmundsson. Tra Serie A e Coppa Italia, infatti, l’islandese ha messo a referto 12 gol e 4 assist in 29 presenze complessive. Il giocatore aveva già fatto vedere ottime cose in Serie B (11 gol e 5 assist lo scorso anno), ma replicare questi numeri in massima serie non era cosa scontata. L’ultima perla è arrivata in nazionale. Nella sfida della sua Islanda contro Israele, andata in scena giovedì e valevole per le semifinali dei playoff di qualificazione ad Euro 2024, Gudmundsson ha dato prova delle sue incredibili qualità mettendo a referto una tripletta. Per il classe 1997 si tratta del primo hat trick in carriera, escludendo quelli messi a referto con squadre giovanili.

UN SOLO PRECEDENTE

Potremmo dire, per certi versi, che i tre gol di Gudmundsson rappresentano quasi un unicum. Nella storia, infatti, un solo giocatore era riuscito a realizzare una tripletta in una sfida valevole per gli spareggi di un europeo. Stiamo parlando di Ruud van Nistelrooy, leggenda del calcio ed ex calciatore, tra le altre, di Manchester United e Real Madrid. L’attaccante olandese fu in grado di realizzare una tripletta in un match tra Olanda e Scozia che terminò con un tennistico 6-0. La vittoria, risalente al 19 novembre 2003, valse alla nazionale dei Paesi Bassi il pass per gli europei dell’estate successiva.

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