Puntuale appuntamento del lunedì. Raccolta dei protagonisti e degli appuntamenti mancati nella due giorni di calcio. In Italia e non solo. Ecco la top e flop del weekend.
I TOP
LA CARICA DEI 101

100 e 101 in un solo colpo. Anche il rossonero inizia a portare bene a Higuain dopo che nei tre confronti dello scorso anno non era mai riuscito a segnare, anzi, si era anche giocato la Supercoppa. Due gol pesanti ma così facili, apparentemente, per chi era a San Siro e per chi da casa è rimasto ammaliato dalla facilità con cui quei due palloni hanno gonfiato le reti. Tutte e due, una per tempo. Quasi a stabilire il proprio dominio totale su tutto il terreno di San Siro. Un dominio e un’autorità con cui il Pipita ha ammaestrato l’intero Milan in tutti i 90 minuti. Su ogni filo d’erba calpestato. Da solo. “E’ stata una partita giocata alla pari, la differenza l’ha fatta Higuain” dolorosa ammissione montelliana di manifesta superiorità dell’argentino. 100 e 101 per chi era messo in discussione fino a qualche settimana prima. 100 e 101 per far rimangiare critiche e supposizioni di debacle personale. 100 e 101 per raggiungere Ibrahimovic nell’Olimpo dei grandi. I soli due a segnare oltre 100 reti in due dei cinque maggiori campionati europei.
Lo si metta ancora in discussione…
CUCITEVI LA BOCCA

SpecialOne. Da uno così, da uno come lui, è lecito non aspettarsi la normalità. Non sarebbe lui. Essere pronti sempre e solo a qualcosa di sorprendente, non convenzionale per la categoria “giacca e cravatta” ma non per lui, essere sempre pronti a qualcosa di folle. A qualcosa da Mourinho. E SpecialOne si è riconfermato sabato dopo aver rispedito a casa il Tottenham con la saccoccia vuota. Al triplice fischio, sguardo alla telecamera e dito davanti alla bocca a far tacere chi troppe ne ha dette e sul suo Manchester ha (s)parlato abbastanza. “La gente parla molto. Rilassatevi e non parlate così tanto. Rilassatevi, rilassatevi, rilassatevi”. Gesto condivisibile o meno ma virale e già scoop ancora prima di arrivare in sala stampa per la conferenza post match. Mourinho è questo, Mourinho divide. Un gesto provocatorio, liberazione dopo un grandissimo risultato liberandosi da ogni catena, rigore e normal costume di allenatore. Scavalcato l’insidiosissimo ostacolo Tottenham per mantenere il ritmo dell’altra parte di Manchester già in principio di fuga. Mourinho TopOne.
CI SONO ANCHE IO

Piccolino per natura. Spesso nell’ombra di professione. Perché il regista è un ruolo chiave, fondamentale, ma non altrettanto frequentemente prestato a riflettori, reti gonfiate, scivolate sotto la curva e cognomi risonanti fra le tribune. Perché Lucas non è mai stato uno che i riflettori se li è cercati. Anzi. Lavoratore instancabile, architetto del gioco, dinamico e mai domo. Tutto in centosessantasette centimetri e ventuno anni. Tutto è Lucas Torreira. Per due anni lodato e acclamato a Genova – e non solo – senza mai la pretesa o l’occasione di un istante per godersi il “silenzioso” affetto doriano. Fino a domenica, quando Lucas si è finalmente preso con gli interessi tutto il dovuto. Due gol per far finalmente calare su di sé l’attenzione meritata ma sempre oscurata dalla presenza sul palcoscenico di chi la palla la buttava dentro. Sempre contorno alla portata principale. Ma ieri Lucas si è finalmente preso il proprio spazio sulla ribalta doriana.
I FLOP
METACALCIO

Storia. Significati che vanno oltre il rettangolo verde. Prospettive che possono intimorire e segnali che possono tradire. Tutto riassunto nel 2-1 del Girona al Real Madrid. Perché allargare i significati che una partita del genere ha avuto, ha e avrà, può e non può allo stesso tempo essere soltanto un gioco goliardico di fantasia. Perché non succedeva da 27 anni che il Real Madrid perdesse contro una debuttante. E succede dopo 27 anni, in un momento storico potenzialmente – o già di per sé – spartiacque nella storia europea. Succede nell’anno dello sprint nella “lotta” intestina fra indipendentismo catalano e stato centrale. Succede che i Blancos perdono nella debuttante Girona, in Catalogna. In una partita catalizzatrice di vicende extracalcistiche ma che con il calcio finiscono inevitabilmente per incrociarsi. Si incrociano nell’immagine finale di uno stadio ribollente di allegria – e forse anche di prima “vendetta” – e nei frame che catturano – per chi si è goduto dal divano lo spettacolo di Girona – Cristiano Ronaldo, immagine del Real “centrale”, che esce mesto al triplice fischio di fianco al capitano del Girona che indossa al braccio, a petto largo, la fascia giallo rossa, la fascia catalana.
SENZA LUCE

La luce in fondo al tunnel è spenta. Se accesa ha un bagliore tenue, quasi invisibile. Il record del Benevento continua a “migliorare” e aumentare di durata e migliorare, quasi per essere sicuri di restarne i detentori per molto tempo. L’unica in Europa a 0 punti a far aumentare i dubbi e le perplessità su un gap, un salto – dalla B alla A – davvero troppo grande da colmare. Soprattutto per una squadra capace di raggiungere la A – dalla Lega Pro – in soli due anni. Un doppio balzo che ora sta presentando il conto. Il primo tempo contro la Lazio imbarazzante. Il cambio di allenatore in settimana apparentemente inspiegabile ma unica mossa possibile alla ricerca di una disperata inversione di marcia quando la qualità in rosa è quella che è. Il secondo tempo con un filo di orgoglio impotente difronte allo schiacciasassi biancoceleste. Immaginare una speranza di punti, anche singolo che sia, non ha sicuramente orizzonte di una settimana. L’Allianz Stadium la prossima tappa di un altro, ennesimo, e chissà quando e quanto evitabile fallimento.
ODORE DI CRISI

Un punto nelle ultime tre partite. Dieci gol subiti. Numeri di una crisi che sta buttando via quanto di buono fatto nelle prima giornate dal Borussia Dortmund. Burki, il catalizzatore di una crisi con il secondo rigore causato in due giornate. Dopo la sconfitta con il Lipsia e il pareggio contro l’Eintracht arriva la sconfitta ad Hannover – la usa è la miglior partenza degli ultimi 7 anni – aggravata dall’espulsione di Zagadou e premessa al gol del 3-2 sulla stessa punizione principio del tracollo. La testa della classifica è persa. Il Bayern è da solo in vetta a 3 punti. Nulla è compromesso, nulla è deciso ma quanto fatto è andato sprecato. E sabato c’è il Klassiker. Al Signal Iduna Park arriva il Bayern Monaco, già primo crocevia della stagione giallonera. Forse non nel momento migliore che potesse capitare…