Nuovo anno, vecchie abitudini. Raccolta dei protagonisti e degli appuntamenti mancati nella due giorni di calcio. In Italia e non solo. Ecco la top e flop del primo weekend del 2018.
I TOP
SEMPRE LUI

Sicuramente il più presente, insieme alla sua Lazio nelle classifiche top di questa prima parte di Serie A. Ciro e la Lazio rivelazione e conferma dell’ultimo 2017. Ribadito anche nel 2018. Scoppole sonore alla malcapitata Spal per fa proseguire il sogno chiamato Champions League riprendendosi quanto regalato al Leverkusen ultima volta. Ciro pagato poco meno di 10 milioni dal Siviglia ha fatto schizzare il suo valore ad almeno 6 volte tanto. Se non 7, 8 o 9. Lotito non è il mercato dei saldi in materia e gli affari, ultimi, Biglia e Keita hanno reso ancora più l’idea. Di certo è che per Ciro di mero valore si parla. Giusto per giocare su cifre e immaginarie offerte. Quattro gol alla Spal, primo poker personale. Solo 4 reti a distanziarlo dalla all time dei 10 marcatori biancocelesti. In testa nella gara alla Scarpa d’Oro. Tutti. TUTTI i grandi bomber dietro. 26 gol in 24 partite in stagione. Media di un gol ogni 78 minuti. Spaventosamente Ciro!
EPIFANIA CON LA STREGA

A ragionarci sù probabilmente era scritto. Sabato 6 gennaio. Epifania. Tradizionalmente befana. Benevento, la strega. Epilogo scritto. Il 90esimo conferma. Samp che si arrende a eventi non solo fatali e Coda strabiliante con due gol, entrambi spettacolari, e un assist a firmare, autografare quasi da solo i secondi tre punti stregati. Una soglia quasi ridicola ma che fino a qualche partita fa era oggetto di scherno, El dorado della pubblica opinione. Invece nell’ultimo mese meglio addirittura delle sciagurate Inter e Roma. Quasi fantastoria a riannodare la stagione giallorossa (quella stregata). Tutto frutto di voglia di rivalsa e di un organico che scavalca evidenti limiti tecnici con il lavoro e l’abnegazione. La salvezza, il terzultimo posto, la Spal sono solo 8 punti più in là. E se il Benevento…
FINALMENTE

Il nuovo anno deve aver portato con sé, oltre alla ventata di inopinabile novità (nel senso stretto del termine), anche aria salubre e sana capace di redimere i caduti della prima parte di campionato. Perché se il Benevento sorride con altri 3 punti a ridere e gioire ancor più calorosamente è la gran parte di San Siro, quasi tutta, che da settembre probabilmente non aspettava altro che alzarsi in piedi per scandire tre sillabe in risposta allo speaker, quelle tre sillabe fra le più desiderate ultimamente. Tre sillabe urlate al cielo di San Siro forse non come semplice gioia a una rete gonfiata ma tre sillabe rimaste chiuse in gola, strozzate tante volte e da tanti, come da Alisson contro la Roma proprio nello stesso San Siro mesi prima. Sillabe che racchiudevano e incatenavano con sé il tanto amaro ingoiato dalle strisce rossonere fin qua. Tre sillabe urlate quasi più per liberazione che effettiva gioia fine a sé stessa. Le tre sillabe che forse Leonardo non vedeva l’ora di far risuonare dalle mille mila bocche di San Siro in coro unanime. Urlo che più di tutto ha ripagato il lavoro, i bocconi amari al sapore di “flop” e di “sopravvalutato” fin ora digeriti in silenzio e le prestazioni che invece cominciavano ad arrivare con continuità. Tre sillabe sputate da San Siro che forse da ora in avanti daranno altra luce al suo campionato. Tre sillabe. Finalmente BONUCCI.
I FLOP
NUOVO ANNO, VECCHIE (PER ALCUNI) ABITUDINI

Due protagonisti che si affiancano in questa classifica li avevamo inquadrati anche nell’ultimo appuntamento del 2017. Non entrambi in cornice negativa. Iniziamo dalla sorpresa, dall’inversione di tendenza, dal Real. Lasciati come campioni del mondo. Ritrovati a -16 dalla vetta in Liga. Solo con una partita in meno (da recuperare contro il Leganes per via del Mondiale per Club). Un Real che Zidane, dopo l’ennesimo flop in campionato – 2-2 contro il Celta Vigo – ha definito sfiduciata. Nonostante si sia laureata campione del mondo poche settimane fa. Un Real che non segna, o almeno, fa fatica a farlo con i suoi attaccanti. Contro il Celta ci ha pensato il ritrovato Bale, proprio nel momento del bisogno, con Benzema fuori ancora per molto. I dati rendono chiara la crisi degli attaccanti Blancos. Nessun giocatore sopra i 4 gol. A guidare con 4 reti nella classifica in casa ci sono Isco, Bale e Asensio. Lo stesso Ronaldo è fermo a 4 reti. Benzema a 2. Numeri di una crisi sembra senza fine.

Continuiamo con la conferma (in negativo). La VAR che tanti errori ha evitato e tanti equivoci ha risolto che però nelle ultime due giornate ha rivelato un’inversione di tendenza rispetto alla grande sicurezza e infallibilità mostrata rivelando lacune, falle e fomentando polemiche (quelle certo non mancheranno mai).
L’avevamo lasciata con il rigore solare negato al Crotone contro il Napoli. Lì non venne nemmeno fatto ricorso al suo ausilio. Al bonario quanto inspiegabile giallo al Borini più rosso che nero e da ultimo al contestato gol di Fazio contro il Cagliari.
Anno nuovo ma discorsi che ritornano. L’episodio lampante a rafforzare la forse così non perfetta manovra VAR teatro sardo.
Disgraziato ancora una volta il Cagliari penalizzato sull’evidentissimo tocco di mano di Bernardeschi. Sabato, come l’affine episodio di Crotone, ancora una volta è mancato il consulto personale dell’arbitro con lo strumento. Tutto a favore di una forte fiducia negli assistenti addetti al vaglio dello strumento. Il dubbio – a posteriori del grossolano errore – viene appunto sul motivo della mancata consultazione della VAR. Tutto forse a non minare la tanto acclamata responsabilità del “primo” arbitro? Controsenso.
La VAR sicuramente finora ha più meriti che demeriti. Maggiori sono le situazioni risolte rispetto alle polemiche create. Ma l’infallibilità per uno strumento nuovo apparentemente infallibile è – giustamente – assai lontana.
Certe decisioni però rimangono però davvero inspiegabili.
SCIAGURATE

Non sanno più vincere. La crisi è aperta. I primi capi d’accusa anche. I motivi profondi sfuggono anche se un fisiologico calo di rendimento è comprensibile. Tanto per la Roma che deve fare i conti con le scorie di una prima parte di stagione infernale (ma Juve e Napoli non sembrano accusare così a lungo). Meno per l’Inter data l’assenza dalle tante competizioni e visto che nelle due gare di Coppa Italia, di fatto, quella col Pordenone ha visto in campo le riserve. Per i nerazzurri l’Allianz Stadium il campanello d’allarme. Più per la prestazione che per il risultato. Un punto a Torino fa sempre comodo a che segue. Da quel 9 dicembre solo altri 2 punti raccolti in 4 partite. E una vittoria che manca dal 3 dicembre, dal 5-0 al Chievo. La pausa forse arriva nel momento migliore per riprendere energie mentali e ricaricare quelle fisiche. Alla ripresa ci sarà la Roma, l’altra sciagurata. Crisi di gol e, ovviamente, di risultati. Ultimi 3 punti, contestati, contro il Cagliari. Grazie a un difensore. Attaccanti a secco – prima del gol di Dzeko sabato – dal primo dicembre con lo stesso Dzeko a colpire la Spal. L’attacco è un problema. Sotto il gol a partita la media delle ultime 5 partite. Ottavo attacco del campionato, dietro anche a udinese e Atalanta. Nonostante il reparto avanzato sia stato il più ritoccato e mirato nella campagna estiva con i nuovi (e costosi) Shick, Defrel e Under. In classifica la Lazio è passata. E il calendario (Inter, Samp e il recupero, ancora contro la Samp) non offre facili e limpido spiragli di spensieratezza e buona speranza.