Puntuale appuntamento del lunedì. Raccolta dei protagonisti e degli appuntamenti mancati nella due giorni di calcio. In Italia e non solo. Ecco la top e flop del weekend.
I TOP
DAVIDE
Racconto biblico di facili rimandi. Davide contro Golia. Giampaolo contro Allegri. Il piccolo blucerchiato che uccide il gigante bianconero. Sfondo sul fatal Marassi per la vecchia signora. Tradizionalmente non il più facile palcoscenico per l’altrettanto sfortunata trasferta da anni ormai durante il cammino bianconero. Se un anno fa era il rossoblù ad arrivare sul 3-0. Un anno dopo le memorie riaffiorano di blucerchiato dipinto. Zapata, Torreira e Ferrari firmato. Con un regista da premio oscar su tutti. Architetto del capolavoro genovese uno che da “sorpresa” spesso si è vestito. Tempo fa in salsa empolese. Oggi doriana. Il cammino, marcia incalzante che la Doria ha compiuto fin qui, qualche sapore europeo speciale lo aveva dato. Fiorentina e Milan archiviate. Piccola caduta contro l’Inter e ieri il successo più bello, significativo, illusione di immortalità; contro la capolista. da 6 anni epilogo quasi sempre segnato. 3 delle 7 sorelle sono cadute ai suoi piedi. Napoli e Lazio ignare al destino. Roma scampata per volontà superiori. Marassi come fortino inespugnabile. 6 su 6. 100%. meglio della doria nessuno. Meglio di Giampaolo, oggi, nessuno.
COSA SAREBBE STATO
Chi parla dopo ha sempre ragione. Ma la controprova non ci è fornita quindi ci permettiamo di essere dalla parte giusta. A maggior ragione dopo quello che è stato. Aver tenuto Insigne fuori dalla sfida Mondiale è stata scelta dettata dal puro istinto suicida. Le prove partenopee di preparazione alla Svezia ne annunciavano sana titolarità. La panchina la sua casa per quasi tutti i 180 minuti. L’ingresso a gara in corso a “casa loro” ne ha motivato – in parte – l’inizio seduto a San Siro. Ma quello che ha raccontato il San Paolo sabato sera è stata accondiscendenza di idee post eliminazione. Averlo tenuto in panca è stato puro suicidio. Borini si è dovuto abituare all’idea di vederne solo il 24 sulla schiena, in costante rincorsa. Il primo gol epilogo dello strepitoso momento di forma che dura quasi dall’intero campionato. Ma è stata la giocata che ha portato al palo, “annullato” per fuorigioco, il vero dolore al cuore per gli italiani. Costretti a vederlo in panchina per quasi tutti quei maledetti 180 minuti.
TRA FRANCIA, INGHILTERRA E SPAGNA
Psg inarrestabile. Ibra come un leone. In Francia la squadra di Emery non consce tregua. Non conosce stop portando a 43 l3 reti segnate in 13 partite. Con il risultato di 3,3 gol a partita. La faraonica campagna estiva paga. Ma contro Ranieri è paradossalemnte il vecchio PSG a far le differenza. Tutto sudamericano. Neanche a dirlo con il solito Cavani sempre più Matador di chiunque incontri. I “partenti” Di Maria e Pastore a completare. Li fermi chi può. Al di qua della manica il Manchester prova a rimanere in scia del City facendo segnare il 38esimo risultato utile consecutivo all’Old Trafford. Festeggiato con il ritorno di Re Ibra. A 36 anni suonati. Dopo 6 mesi dalla rottura del crociato accompagnato dal grido “preoccupato per il ritorno? No. I leoni non recuperano come gli umani”. Welcome back Ibra!
Continua invece il Valencia a tenere il ritmo degli extraterrestri blaugrana. Se Real e Atletico si fanno lo sgambetto a vicenda, senza Zaza ci pensa Kondogbia a accendere il motore valenciano. L’ex Inter sembra rigenerato dalla cura spagnola diventando anche inatteso uomo gol. E come ha ricordato Ausilio “è ancora un giocatore dell’Inter”.
I FLOP
FATAL MARASSI
A una Doria che ride corrisponde una Juventus uguale e contraria che piange. Dopo 50 minuti di dominio un crollo di 27 minuti. Un 3-0 che riporta alla memoria imprese genoane del condottiero Juric. Da Juric a Giampaolo con lo stesso epilogo in partenza. 3-0 e poi la reazione. Solo nel finale. troppo tardi per la rimonta. Difficile scavarne le ragioni dopo più di metà partita dominata. Presunta mancanza di cattiveria denuncia di Chiellini nel post gara. Cose di spogliatoio. fatto sta che i bianconeri hanno già lasciato troppi punti per strada. Il Napoli scappa, l’Inter incalza e passa con un Icardi in condizione mostruosa e le altre sono a distanza ravvicinata. Per il settimo di fila la strada è tortuosissima, soprattutto se a fermare la Juve ci pensa la Juve…
QUESTIONE DI RIGORE
Belotti e Berardi. Weekend da cancellare. L’eterno incompiuto neroverde da anni stesso al salto decisivo manca costantemente l’appuntamento. Tanti infortuni, troppi, altrettanta incostanza e qualche comportamento sopra le righe. Catalizzatore di un decollo sempre rimandato è il rigore che ieri sarebbe potuto costare al Sassuolo i tre punti. Peluso permettendo. Malcalciato probabilmente a sinonimo di una tranquillità e sicurezza che tarda ad arrivare. Dall’altra parte il bomber granata sembra – ci passi il termine – il fratello scarso della versione vecchia di un anno. Il seppur tardo ingranare premiato però con lo splendido gol in rovesciata nelle prime giornate sembrava riproporre il Gallo dell’anno scorso. L’infortunio, la nazionale e il rigore sbagliato hanno inevitabilmente aperto un caso. Mihajlovic ha parlato di una condizione ancora da recuperare. Insieme alla tranquillità e freddezza sottoporta di tempi ormai quasi remoti. Con il Torino che aspetta…
SGAMBETTO
Equilibrio totale. Senza la presunta volontà di farsi male veramente. Grandi occasioni divorate da una parte e dall’altra. Chiara manifestazione della frenesia data dal ritardo in classifica dal Barcellona capolista. Frenesia che offusca le idee sottoposta e si realizza in uno 0-0 non senza occasioni e brividi. Rimane a secco Ronaldo con un solo gol in campionato lontano dalla gara col Getafe. Più fisicità che chiarezza. Più nervi che occasioni con Sergio Ramos ferito d’eccezione. Nel verso senso della parola. Setto nasale ko, sangue e derby terminato anzi tempo per il capitano delle merengues. 0-0, tutti scontenti e Barcellona che gode a +10. La storia parla chiaro. Nessuno è mai riuscito a rimontare tale distanza a questo punto della stagione. La Liga, storia in mano, sembra dunque questione tra Barcellona e Valencia. Pronti a essere contraddetti.