Il gol di Son al minuto 78 ha sancito la vittoria del Tottenham nell’andata dei Quarti di Finale di Champions League contro il Manchester City. La squadra di Pochettino, in un match misero in termini di occasioni da ambo le parti, oltre ad aver giocato tatticamente in maniera brillante ha confermato quei progressi mentali che la doppia sfida con il Borussia Dortmund aveva messo in luce. I Citizens hanno patito la fisicità avversaria e giocato l’intera partita a ritmi bassissimi, impensierendo Lloris solo nell’occasione del rigore sbagliato da Aguero.
Seppur presentate dalle grafiche della Uefa in maniera differente, entrambe le squadre si sono schierate in fase di possesso con un 4-2-3-1. Il Tottenham, in questo senso, non ha sorpreso: Winks e Sissoko come interni, Alli alle spalle di Kane e Son ed Eriksen ai lati del numero 20. Guardiola, invece, ha sostituiuto l’infortunato Zinchenko con Delph nel ruolo di terzino sinistro e ha rinunciato a De Bruyne preferendo un centrocampo più difensivo con Fernandinho e Gundogan davanti alla difesa e David Silva a supporto di Aguero. Sugli esterni Sterling ha occupato la fascia sinistra mentre Mahrez è stato preferito a Sanè sulla destra.

GLI SPURS CON E SENZA PALLA
Con la palla tra i piedi, come detto, il Tottenham si disponeva con un 4-2-3-1 in cui i due trequartisti laterali svolgevano compiti differenti: Eriksen si abbassava per facilitare la manovra in costruzione e Son, sulla destra, garantiva l’ampiezza. La fascia sinistra, lasciata libera dagli accentramenti del danese, era territorio di Rose, mentre Trippier completava i movimenti di Son con sovrapposizioni meno profonde. I due mediani, invece, raramente agivano sulla stessa linea: Winks restava prevalentemente bloccato per aiutare le transizione difensive, mentre Sissoko si aggiungeva alla batteria degli attaccanti. Entrambi però, in fase di prima costruzione erano abilmente schermati da Aguero e David Silva. Quindi, Vertonghen, Alderweireld e i due terzini non disdegnavano lanci lunghi alla ricerca della fisicità di Kane e Alli o i loro movimenti alle spalle del centrocampo di Guardiola. Alla fine del match i lanci lunghi tentati dai quattro difensori saranno 31.

La prima occasione il Tottenham la crea proprio saltando il centrocampo: Rose pressato da Mahrez e David Silva vede il movimento di Alli alle spalle del centrocampo avversario mal posizionato..

…servito alla prefezione dal compagno di squadra e Nazionale, Alli controlla e ha tutto il tempo per premiare l’inserimento profondo di Sissoko. L’azione si concluderà con un destro al volo lontano dalla porta di Ederson dello stesso Alli.
Nella ripresa, l’ingresso di Lucas Moura al posto dell’infortunato Kane ha reso questa tipologia d’attacco meno efficace, portando Pochettino ad allargare il brasiliano sulla sinistra, accentrare Eriksen ed utilizzare Alli come riferimento offensivo più avanzato. In generale, l’uscita del numero 10 dal campo ha tolto profondità agli Spurs, rendendo meno costanti le offensive casalinghe.
Nonostante ciò, il Tottenham ha continuato a creare più occasioni rispetto ai rivali. Il sudcoreano Son, mattatore dell’incontro, ha concluso verso la porta di Ederson 4 volte nella ripresa, centrando il bersaglio grosso dopo un gran lancio filtrante di Eriksen. Mentre Ederson sbaglia nel non seguire Son dopo l’errore nel primo controllo, Delph perde tempo nel protestare e si fa superare come un birillo dall’ex Dortmund.
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Anche dopo il gol realizzato, Il Tottenham ha continuato a difendere in maniera ordinata ed impeccabile. Esclusa l’ingenuità di Rose che poteva costar cara, il piano gara di Pochettino ha limitato i rifornimenti a David Silva e reso quasi inefficaci i due esterni. L’obbiettivo prinicpale era quello di coprire al meglio gli spazi centrali, portando i difensori del City (liberi in prima costruzione) a cercare fortune sulle fasce, dove ad attendere Sterling e Mahrez c’erano il terzino di riferimento ed Eriksen a Son in raddoppio. Mahrez, nello specifico, ha giocato una partita assai deludente: 4 dribbling tentati di cui solo uno completato, 0 tiri in porta e 3 palle perse.
Il 4-4-1-1 disegnato dall’allenatore argentino in fase di non possesso, come detto, aveva la finalità di schermare David Silva e Aguero. In questo senso la partita di Winks è stata fondamentale: il ragazzo inglese, diventato inamovibile dopo l’infortunio di Dier e la cessione di Dembelè, ha concluso la sua partita con 3 duelli aerei vinti e 2 intercetti, di cui uno determinate su un contropiede condotto da Sterling.
L’INEFFICACIA DEL MANCHESTER CITY
I soli 2 tiri in porta in 98 minuti di gioco sono lo specchio della deludente partita dei Citizens. Guardiola, consapevole di trovarsi di fronte una netta opposizione nella zona centrale del campo, ha cercato di facilitare la prima costruzione adottando il doble pivote. Nei primi 10 minuti ad accentrarsi per affiancare Fernandinho è stato Delph, con Gundogan in una posizione fluida tra la fascia sinistra e il mezzo spazio sinistro.

Evidente la posizione di Delph al fianco di Fernandinho.
Successivamente, a causa delle difficoltà nelle transizione difensive, Delph è tornato a ricoprire in entrambe le fasi la fascia sinistra, mentre Gundogan ha stabilmente affiancato Fernandinho.
Nel primo tempo entrambi gli interni di Guardiola sono stati limitati dall’ottimo lavoro in copertura di Kane e Alli. Il centrocampista inglese, nello specifico, seguiva in ogni zona Fernandinho. Nella ripresa invece, quando la squadra ha innalzato la velocità del primo palleggio, in particolare Gundogan ha preso ritmo, anche se ciò che è mancato nella manovra è stata la qualità in rifinitura. David Silva, che in Champions League viaggia ad una media di 2,5 passaggi chiave a partita, ne ha concluso solo 1. A tal proposito, la scelta di Guardiola di tenere Sanè e soprattutto De Bruyne in panchina per 89 minuti è inspiegabile. Nonostante una condizione non ancora ottimale, il belga appariva in evidente crescita e la sua creatività avrebbe sicuramente potuto disordinare la due linee degli Spurs.
NULLA E’ DECISO
Sebbene le due squadre arrivassero al match in una condizione psico-fisica opposta, il campo ha invertito i rapporti di forza. Pochettino ha studiato un piano di gara che ha reso quasi nullo il potenziale offensivo del City, mentre Guardiola è sembrato troppo conservativo sia nella scelta dell’undici titolare che nelle sostituzioni.
Il risultato finale lascia aperti molteplici scenari in vista della gara di ritorno, e la necessità di rimontare spingerà Guardiola a fare scelte più coraggiose. Dall’altra parte, l’assenza di Kane, per il quale si parla anche di stagione terminata, priverà gli Spurs del giocatore più forte a disposizione e di una pedina fondamentale per provare a mettere in cassaforte la qualificazione. Difficile predire quali saranno le mosse dei due manager, ma la pressione è tutta dalla parte dei Citizens e di Pep Guardiola. Dopo la pesante eliminazione contro il Liverpool finalista l’anno scorso, un’altra eliminazione in un derby nazionale sarebbe difficile da digerire per la sponda blu di Manchester.