Il Mondiale che verrà si è già caricato di suspense e congetture, sopratutto in Italia, dove il mistero di quello che sarebbe potuto accadere se ci fossimo stati è la premessa fondamentale di ogni discorso sulla Coppa del Mondo. Ma di fatto, tra speculazioni e opinioni, le imprevedibilità del caso scelgono una testa di serie da condannare sul campo (è successo all’Italia nel 2014, alla Francia nel 2010 e al Brasile nel 2006) in favore di un’outsider che si incastra tra le grandi con il vento del non aver nulla da perdere. Perchè effettivamente, ogni Mondiale ha la sua squadra rivelazione, di quelle che non vinceranno mai ma che probabilmente rischiano sempre di farlo; che sia africana o sudamericana poca importa: è un’incognita che si palesa in itinere.
Per l’edizione russa della Coppa del Mondo la critica pare aver eletto le europee Croazia e Polonia come possibili cenerentole che potranno far male sia durante il girone che nella fase a eliminazione diretta. E se nel 2014 il Costa Rica di Campbell e Keylor Navas aveva conquistato la simpatia mondiale con un cammino interrotto solo dalla superpotenza olandese, nel 2010 era stato l’Urguay di Oscar Tabarez a mettere paura al mondo. Anche in quell’occasione, gli avventurieri olandesi fecero razzie della Selection uruguagia e andarono in finale (perdendo) contro la Spagna. Ma nell’edizione più drammatica e becera per la storia del calcio italiano, quel Giappone e Corea 2002 che ha liberato il kraken Moreno sulla squadra di Trapattoni, la Turchia di mister Senol Gunes incantò tutto il mondo classificandosi al terzo posto finale.
CAMMINO
La Turchia che arrivò in semifinale a Corea 2002 era una squadra imprevedibilmente pronta a livello mentale, che con merito e sgomento da parte di tutti riuscì a sostenere la competizione. Nonostante il girone non fosse così proibitivo, la iniziale sconfitta contro il Brasile di Rivaldo e Ronaldo avrebbe potuto complicare i piani dei turchi. E infatti, dopo il 2-1 inflitto dai Verdeoro (reti di Ronaldo e Rivaldo, quest’ultimo poi squalificato per una simulazione clamorosa) il percorso della formazione di Gunes ha visto un pareggio col Costa Rica per 1-1 e una netta vittoria per 3-0 nella sfida thriller contro la Cina.
Il secondo posto del Girone C se lo aggiudica per un soffio la Turchia: i turchi conquistano il pass per la fase a eliminazione diretta a pari punti con il Costa Rica ma con una differenza reti vantaggiosa. Più avanti, nel cammino turco si interpone con angustia il Giappone (paese ospitante) di Nakata, battuto con un 0-1 pragmatico ma efficace. A sua volta, nei delicatissimi quarti, la Turchia incontra il Senegal, anch’esso sorpresa di quel Mondiale asiatico.
Un gol di Umit regala una storica semifinale mondiale alla Turchia, che a parte la vittoria per 3-0 contro la Cina aveva segnato solo un gol a partita. Dopo gli africani la formazione di Günes pesca il Brasile già incontrato ai gironi, che ripassa ancora una volta sulla Nazionale di Istanbul per 2-0, stavolta senza concedere reti agli avversari. Alla fine il Brasile si rivelerà campione finale contro la Germania.
L’opportunità di gratificare al meglio lo splendido e clamorosamente a sorpresa cammino dei turchi è la finalina per il terzo e quarto posto contro uno degli avversari più ostici di quella edizione del Mondiale. Per la seconda volta nel percorso nella Coppa del Mondo, dopo aver già affrontato una squadra incontrata nel girone, la sequenza dei doppioni si ripresenta ai turchi con le squadre ospitanti. Il mostro finale di quel cammino turco sono i sudcoreani allenati da Guus Hiddink e padroni di casa. Intorno agli ospitanti gira una brutta aria, le critiche e le accuse di favoritismo dopo le polemiche post-Italia hanno destabilizzato la squadra, che nonostante tutto, si è sbarazzata per 3-0 della Spagna e si ritrova nella finalina con i turchi. La sfida è emozionante e per la prima volta i turchi riescono a segnare più di due gol nella stessa partita, e il pirotecnico finale di 2-3 regala alla squadra di Günes il terzo posto con merito, finiti sul podio insieme alle superpotenze Germania e Brasile.
GLI EROI
Non erano certamente undici fenomeni i membri della formazione base della Turchia di Senol Günes, all’epoca allenatore della Nazionale turca dal 2002 al 2004 e oggi tecnico del Besiktas. Una vita spesa sui campi da calcio turchi (ad eccezione di una stagione con il Seoul), mentre con la Selezione del suo paese ha pure vinto la medaglia di bronzo all’Europeo francese del 2003.
Per quel che riguarda i giocatori, addirittura c’erano ben tre italiani nella spedizione asiatica: Emre Belozglu e Okan Buruk dell’Inter, Umit Davala del Milan e lo storico Hakan Sukur del Parma. Quest’ultimo era in patria uno dei giocatori più famosi, capitano, fra i pochi a militare all’estero (oltre agli italiani, insieme al centravanti parmense c’erano altri sei giocatoti chiamati da squadre non turche) e teoricamente uno dei punti forti della squadra. Al contrario, la sua esperienza coreana si dimostrò una mezza delusione, visto che molti si aspettavano un suo exploitmondiale e invece si sono dovuti accontentare di una sola rete. Un gol arrivato dopo 11 secondi nella finalina con la Sud Corea, che alla fine, visto che è diventato un record mondiale, proprio nulla non è.
Altri importanti giocatori sono stati il portiere Rüstü (il titolare) e l’ex centrocampista Hasan Sas, in gol contro il Brasile nel primo incontro e punto di riferimento per tutta la squadra. In difesa, nel 4-2-3-1 furono fondamentali le prestazioni del laterale destro Akyel e del vice capitano Korkmaz, che insieme all’aggressivo (troppo) Ozalan ha costituito una cinta muraria alquanto elevata per tutto il torneo (solo 6 gol presi in tutta la competizione). Mentre il capocannoniere della Turchia nella spedizione asiatica è stato Ilhan Mansiz, in gol contro il Senegal ai quarti e per ben due volte nell’ultima partita contro la Sud Corea.
Punto d’informazione, di impressioni e passioni condivise, i social network oggi più che mai raccontano le emozioni dei tifosi. Numero Diez vi presenta la rassegna dedicata ai più importanti messaggi della giornata di ieri.
Dopo il gol salvezza del #Cosenza al 95', lancio di fumogeni in campo dei tifosi di casa. Un tentativo di invasione provoca pure il fuggi fuggi generale nel tunnel dei giocatori. Partita interrotta. ✋ https://t.co/KDEJV9Ez2D
Il futuro di Josè Mourinho è ancora da definire. Le dichiarazioni criptiche dello Special One rilasciate al termine della finale di Budapesthanno infuso nell’ambiente giallorosso forti preoccupazioni. Decisioni che si dice siano state giá comunicate al gruppo, ricostruzioni di discorsi più o meno attendibili e un gelo totale tra allenatore e proprietà: la permanenza dell’uomo di Setubal a Roma é una questione più che mai aperta. A scombinare le carte in tavola, secondo una ricostruzione fatta dal The Sun, potrebbe essere la squalifica che la UEFA infliggerá con ogni probabilità ai danni di Mourinho. Vediamo perché.
NIENTE PSG IN CASO DI MAXI SQUALIFICA
Sebbene il contatto tra le due parti sia stato smentito in diverse occasioni dall’attuale tecnico della Roma, la destinazione parigina è sicuramente tra i pensieri dell’ex Inter e United (tra le altre). Il PSG sembra voler rompere con Galtier e tra i nomi scelti per sostituirlo spicca quello di Mourinho, già cercato anche dalla Federazione Portoghese. I francesi tuttavia non sarebbero disposti a metterlo sotto contratto nel caso in cui questo riceva una maxi squalifica da parte della UEFA.
Le pesanti parole dello Special One nei confronti dell’arbitro Taylor avranno sicuramente ripercussioni e se il massimo organo calcistico europeo dovesse squalificare il mister per più di 5 partite il club di proprietà qatariota girerebbe altrove lo sguardo. Il PSG vuole la Champions e, anche se apparentemente “piccolo” come fattore, un’eventuale assenza del tecnico per tutta la fase a gironi peserebbe molto, forse troppo.
La gara di andata dello spareggio per conquistare l’ultimo posto nella prossima Bundesliga tra Stoccarda e Amburgo termina con un netto 3-0, che in vista del ritorno mette in chiaro le cose: lo Stoccarda è ad un passo dalla permanenza nel massimo campionato tedesco. Infatti in Germania, visto che la prima serie è a 18 squadre invece che a 20 come in Italia, le ultime due della classe (18esima e 17esima) retrocedono direttamente, mentre la 16esima, in questo caso proprio lo Stoccarda, deve giocarsi la permanenza contro la terza classificata della 2. Bundesliga, la “Serie B” tedesca, l’Amburgo.
Nella gara di andata non c’è storia: Mavropanos mette subito la gara in discesa per i padroni di casa segnando dopo appena 42 secondi, mentre Vagnoman e Guirassy siglano il secondo e il terzo gol rispettivamente al 51′ e al 54′. Al 69′ l’espulsione di Suhonen per l’Amburgo complica ancora di più le cose in vista della gara di ritorno (in programma lunedì 5 giugno alle ore 20:45) per la storica squadra tedesca che, salvo miracoli, sarà costretta a restare in seconda serie anche l’anno prossimo.
Edson Alvarez, mediano (ma all’occorrenza anche difensore centrale) dell’Ajax accostato nelle ultime settimane a Borussia Dortmund, che sembra vicinissimo a prelevarlo, e Bayern Monaco, non smentisce l’interesse di grandi squadre nei suoi confronti in un’intervista a Vi.nl. Delle parole che sanno di addio per il calciatore messicano che dal 2019 veste maglia biancorossa. Di seguito, le sue dichiarazioni:
SUL POSSIBILE TRASFERIMENTO – “C’è una possibilità che parta, ma tutto può succedere nel corso dell’estate anche se finché non ci sono le firme non possiamo sbilanciarci. Quando c’è un interesse concreto i miei procuratori me lo comunicano e poi io inizio a pensarci, ho letto e sentito delle voci che mi riguardano e non mentirò, fa piacere essere accostati a grandi club, ma anche l’Ajax lo è“.
SULL’AJAX – “Sono arrivato qui che ero sconosciuto quattro anni fa e ho dovuto convincere molte persone delle mie qualità, penso di esserci riuscito come calciatore e come persona. Qui sono cresciuto tanto, sono felice di aver dato tanto alla società e ai tifosi e di aver contribuito a vincere dei titoli. Ovunque giocherò la prossima stagione conserverò dei bei ricordi dell’Ajax”.
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