L’orgoglio di Mourinho ha sempre piuttosto spazientito tutti, soprattutto i colleghi. Quando non si è trattato di meri fatti calcistici le botte verbali tra lo Special One e l’avversario di turno sono mosse anche da fattori personali. Mourinho si è sempre dovuto confrontare con i migliori del suo campo, che logicamente, sono a loro volta delle personalità importanti. Dalla sua il portoghese ha sempre potuto vantare successi, storia e carriera, figli a loro volta di un atteggiamento personale che è rimasto poi un marchio di fabbrica. Le conferenze di Mourinho e il suo status di perenne insoddisfatto sono stati fattori comunicativi importanti, che hanno significato spesso la difesa del gruppo e opposto il proprio club al mondo delle critiche.
José Mourinho, colui che non credette in Lukaku
La carriera dell’ex allenatore dell’inter è diventata negli anni una commistioni di falli verbali e clamorose esposizioni, nonché, di recente, pure di singolari conferenze stampa. Ma se la categoria dei giornalisti è quella preferita dallo Special One, pure i colleghi sembrano essere delle vere e proprie spine nel fianco del portoghese. In ogni torneo in cui ha vinto Mourinho ha trovato degli avversari non solo tattici ma pure comunicativi, con cui si sono dilungati negli anni confronti, sfide e pessime accuse reciproche. Mou è in parte un uomo d’onore (mai tirato in ballo famiglie altrui o permesso che qualcuno avvicinasse seppur verbalmente la sua) ma di uscite poco galanti ne ha commesse tante pure lui.
AD PERSONAM
Uno con cui ha sempre discusso parecchio è Rafa Benitez, attualmente manager del Newcastle. Nonostante nell’ultimo confronto i due abbiano viaggiato su toni rispettosi, esaltando e difendendo (addirittura) il lavoro dell’altro, il disegno non era lo stesso alcuni anni fa. Fra lo spagnolo e il portoghese c’è sempre stata un’amara alchimia di dispregio, dovuta forse anche a dei motivi di gelosia. Nessuna donna ovviamente ma squadre. I due allenatori hanno condiviso nella loro carriera diversi spazi: Real Madrid, Chelsea, Inter. Guarda caso, tre esperienze in cui Mourinho ha stravinto (a parte, in termini di eccellenza, in Spagna) e in cui al contrario Benitez ha sofferto parecchio. Tra punzecchiature, accuse e frasi poco corrette spicca l’attacco del portoghese a don Rafé quando la moglie dell’allenatore iberico stuzzicò il portoghese. Non svegliare il can che dorme.
La moglie di Benitez è confusa. Non si ricorda che al Chelsea fui rimpiazzato da Roberto Di Matteo e al Real Madrid da Carlo Ancelotti. L’unico posto dove mi sostituì Benitez fu l’Inter ed in sei mesi triturò i campioni d’Europa. Meglio per lei dedicarsi alla dieta del marito che a parlare di queste cose”.
Te la stai prendendo veramente con mia moglie ?
Non proprio miele. Come quando dopo un burrascoso post partita di Atalanta-Inter chiarì quello che successe con il giornalista del Corriere dello Sport Andrea Ramazzotti.
“Quella nella quale è accaduto il nostro diverbio non era una situazione pubblica, non c’era nessuno oltre a me, Roberto Scarpini e il giornalista. Da uomini si potrà risolvere tutto. Ma ora vorrei chiudere questa storia e il modo migliore è farlo con il buon’umore, dirgli che mi aspetto da lui un regalo di Natale perchè fino ad oggi il Ramazzotti famoso era Eros, ma da qualche giorno è Andrea”.
Del periodo interista è giusto ricordare anche quando nervosamente, dopo una sconfitta a Genova contro la Sampdoria, scelse di ricordare a Gigi Delneri chi è che è riuscito a vincere in Portogallo.
“Sì, certo: è la mia bestia nera perché sono diventato campione d’ Europa con il Porto, me ne sono andato, lui mi ha sostituito ed è stato esonerato dopo 15 giorni. Bestia nera è il mio assistente José Morais: lui sì che è nero ed è una bestia grossa così”
Di clamoroso poi c’è il suo passaggio al Real Madrid, in cui trova dalla parte opposta Pep Guardiola, la sua nemesi in tutto e per tutto: pacato, aperto, e con uno stile di gioco all’opposto rispetto alla visione mourinhiana. Fra i tanti botta e risposta fra i due – c’è da dire che pure Guardiola si tirò indietro raramente – spicca un commento durante una polemica tra il portoghese e il Barcellona.
“Guardiola è un allenatore di calcio fantastico, ma ha vinto una Champions League che a me creerebbe imbarazzo, dopo lo scandalo avvenuto a Stamford Bridge (nel 2009, ndr). Se quest’anno la rivincerà, sarà grazie allo scandalo del Bernabeu”.
Eppure qualcosa pare esserci … colpa di Mourinho ?
Secondo El Confidencial, quotidiano spagnolo, Mou avrebbe addirittura rivolto questa frase al collega catalano durante una riunione UEFA
“Se ami quello che fai, non perdi i capelli. Guardate Guardiola: sta diventando calvo. Significa che non gli piace il calcio”
Ma c’è anche tanta altra Italia nelle bagarre di Mourinho, a partire da quel Claudio Ranieri che il portoghese non ha mai stimato troppo. Anche qui c’è di mezzo il Chelsea, la vera intoccabile “amante” di Mourinho,
“Ho vinto tante cose nella mia carriera, lui chissà per avere questa mentalità di definirsi uomo che non ha bisogno di vincere…ha quasi settant’anni, ha vinto una supercoppa, una piccola coppa, le grandi cose non le ha mai vinte. Deve cambiare mentalità, ma forse è troppo vecchio”.
1-1 e palla al centro ?
Sempre in Italia c’è un personaggio che Mou pare non conoscere, si chiama Zdenek Zeman, e ci tiene a precisarlo.
“Dice che sono un allenatore mediocre? Rispetto la sua opinione anche se non lo conosco. Dove gioca? Ah, è un allenatore? Non lo sapevo… Adesso che sono in vacanza andrò su Google per cercare di sapere cosa ha fatto, cosa ha vinto”.
Poi, tra qualche attaccabrighe di turno e un giornalista impertinente, c’è tempo per i grandi nomi della Premier League. Da quando Mou è tornato in Inghilterra, sponda Manchester, i razzi verso gli altri sembrano aver assunto traiettorie diverse. C’è meno l’esigenza di offendere e ribadire la superiorità e più invece la necessità di sottolineare la propria fase di deficit. Il portoghese, memore della critica di Jurgen Klopp riguardo gli acquisti eccessivamente costosi, stuzzica il collega tedesco all’alba di una campagna acquisti da oltre duecento milioni.
“Sono divertito, sorrido: si può cambiare opinione e anche come persone, è divertente. Se hai i soldi e li investi bene è meglio che tenerli in banca, gli interessi sono così bassi, ma il punto è che se investi bene, e penso che loro l’abbiano fatto prendendo grandi giocatori, ti aspetti che possano vincere il titolo. Penso sia giusto pensare che debbano vincere”.
La possibile reazione di Klopp ?
Dulcis in fundo, l’anti-Mourinho per eccellenza, in nemico con cui si sono sfiorate le mani e che verbalmente ha sempre risposto alle accuse. Arséne Wenger è stato il parafulmine preferito dalle parole dello Special One, che nel 2014, con i Blues in testa, rispose all’accusa di “paura di perdere il titolo” lanciata dal francese dei Gunners.
“Inutile che parli di paura di vincere, lui è uno specialista nei fallimenti. Otto anni senza vincere un trofeo sono tanti. Se io avessi fatto la stessa cosa al Chelsea, sarei già andato via. Io lo rispetto come allenatore, ma se parliamo di successi, la situazione mi sembra abbastanza chiara”
Oggi Morunho sfida il Chelsea a Londra, rincontrando un pubblico che dopo il “tradimento” con lo United pare averlo scaricato. E a guidare i Blues c’è Maurizio Sarri, nuovo in Premier League ma vecchia volpe delle conferenze stampe al vetriolo. Speranze di amicizia o arringhe invise ?