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Tutti pazzi per Pinamonti

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Tutti pazzi per Pinamonti

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Il cucchiaio. Una magia dagli 11 metri che regala emozioni al cardiopalma a più livelli, dal tiratore al pubblico. Un tiro audace e anarchico, senza logica apparente, figlio della sfrontatezza di chi decide di mettere tutto in gioco nel giro di pochi, intensi attimi. Momenti di genio e sregolatezza che segnano il destino di un calciatore e il modo in cui verrà ricordato negli anni a venire. Campione o perdente, trionfo o catastrofe.

Fonte: profilo instagram @azzurri

Un gesto tecnico audace e controverso insomma. Specie quando può da solo decidere un ottavo di finale di un campionato del mondo. Specie quando hai solo 20 anni. Ma la voglia di splendere di Andrea Pinamonti nel palcoscenico dei Mondiali Under 20 ha avuto la meglio sulla spavalderia fra i pali di Majecki. 2 gol in 4 partite sono l’ennesima conferma della crescita di un vero Bomber del domani già da oggi.

 

ESSERE CAPITANO

Che venga indossata fra le fila del settore giovanile o in prima squadra la fascia di capitano raccoglie in sè un significato d’eccezione. Essere capitano vuol dire infatti dimostrarsi un leader vero dentro e fuori dal rettangolo di gioco, diventando il primo punto di riferimento. E’ un riconoscimento delle proprie doti, tanto esaltante quanto responsabilizzante. Indossare quella fascia sul braccio significa fare del calcio non soltanto la propria ragione di vita ma onorare sempre e comunque i colori azzurri.

Fonte: profilo instagram @andreapinamonti

Un discorso nel quale Andrea Pinamonti ha col tempo trovato la sua dimensione ideale. Un cammino percorso tappa dopo tappa fra le diverse categorie dei cadetti azzurrini. A cominciare dall’under 16, in quel 9 settembre 2014 nel quale mister Zoratto decise di puntare sul talento di un giovanissimo interista nella doppia sfida amichevole contro la Svizzera. Successivamente, sempre presente dall’Europeo under 17 alle qualificazioni del campionato europeo dell’under 18, passaggi legati tutti da un filo conduttore: Pinamonti vive nel desiderio di indossare la maglia azzurra.

Il percorso che lo ha nel tempo portato a vestire la fascia dell’under 20 porta poi una data precisa. 6 settembre 2018: in occasione del match fra Italia e (guardacaso) Polonia il giovane attaccante calca per la prima volta il terreno di gioco vestendo la maglia azzurra. 45 minuti per mettere in mostra al mondo delle giovanili la propria stella nel segno di un 3 a 0 per l’Italia. Un match di Elite League under-20 che segna l’inizio della sua storia con la categoria di oggi.

In occasione di Ecuador-Italia: Scamacca (evidenziato in azzurro) in mezzo all’area sul cross di Pellegrini dalla sinistra compie una sonda di testa per Pinamonti (evidenziato in rosso). L’attaccante libero dalla marcatura calcia in mezza girata di collo destro sul primo palo battendo un incolpevole Ramirez.

In 9 incontri con l’under 20 ha segnato in 3 occasioni, due delle quali nel corso dell’attuale Mondiale, ma non solo. Ha infatti mostrato un carattere e un’attitudine al sacrificio. Un faro in attacco la cui luce investe il campo di gioco nella sua interezza. Un leader tecnico e motivazionale rivelatasi fondamentale nel percorso vissuto fin qui dagli azzurrini, che adesso sognano in grande.

Polonia-Italia, ottavo di finale del Mondiale under 20. Pinamonti (evidenziato in rosso) a tu per tu con Majecki (evidenziato in azzurro) dagli 11 metri batte lo spavaldo estremo difensore col cucchiaio.

UNA STAGIONE PROMETTENTE

Il momento magico vissuto da Pinamonti in questo momento non è figlio dell’improvvisazione fine a sè stessa, ma è il risultato di una prima, esaltante annata fra i grandi. Quella col Frosinone è da considerarsi a tutti gli effetti il prologo del suo percorso fra i professionisti; 3 presenze in 3 anni di militanza sulla panchina dell’Inter sono infatti da considerarsi una palestra d’eccezione fra i grandi e nulla più.

L’inizio della sua storia parte quindi dal Lazio, dal club ciociaro che appena un anno fa decisero di puntare sul giovane talento nerazzurro. La formula del prestito secco lo portò nel Frusinate, in una realtà che sembrava essere soltanto una tappa transitoria nel suo cammino di maturazione ma che, in realtà, ha riservato grandi sorprese. La gavetta e la concorrenza con professionisti di maggiore esperienza rappresentano indubbiamente un arduo ostacolo da sormontare, ma ancora una volta la voglia di sorprendere ha avuto il sopravvento.

A furia di costanza di rendimento e nel lavoro negli allenamenti Pinamonti si è ritagliato un ruolo fondamentale nello scacchiere tattico di Baroni. Una dimensione che gli ha permesso di calcare il terreno di gioco per oltre 1600 minuti nel corso della stagione. Fonte: profilo instagram @andreapinamonti

A soli 19 anni il giovane Andrea è col tempo diventato un punto fermo nella formazione di Marco Baroni, e nonostante la retrocessione in Serie B, la crescita di Pinamonti ha permesso al mister di poter contare su una rotazione degli attaccanti imprescindibile nell’economia di una squadra. 27 presenze che sfiorano le 32 di apparizioni di Ciofani e le 33 di Ciano, creando un circuito di pedine essenziali nel gioco del Frosinone.

Una manciata di statistiche sulla stagione di Andrea Pinamonti. In 27 partite di campionato ha realizzato 397 passaggi, finalizzandone positivamente 289 (72.8% di successo e 75% di successo nei passaggi lunghi). In fase di non possesso ha vinto il 42.9% di contrasti e il 38.1% di duelli. Equilibrio perfetto poi alla voce falli: 30 fatti e 30 subiti. Per quel che concerne invece l’attacco Andrea ha concluso verso la porta in 41 occasioni, andando a segno 5 volte. Fonte: profilo instagram @andreapinamonti

Una stagione nel complesso più che positiva per lui: 5 gol in 27 presenze lo hanno reso il secondo miglior marcatore di squadra, dietro soltanto a Camillo Ciano (a quota 7) e al pari del simbolo dei Leoni Daniele Ciofani. 5 reti e una voglia di stupire che lo hanno legato a tutto l’ambiente crociato, al quale ha regalato grandi soddisfazioni.

E ADESSO?

Sebbene la testa sia concentrata sul presente al sogno Mondiale i pensieri sono rivolti anche all’immediato futuro, a quel destino che lo attende la prossima stagione. Il congedo su instagram dai tifosi gialloblù evidenzia il legame profondo sviluppatosi nel corso dell’anno fra giocatore e società.

Fonte: profilo instagram @andreapinamonti

Il destino nell’immediato lo vede di ritorno dal prestito secco verso la squadra che prima fra tutte ha deciso di credere in lui. L’Inter lo riaccoglierà a braccia aperte, quantomeno nelle prime fasi del ritiro estivo di Antonio Conte. Ma le ambizioni dei nerazzurri potrebbero risultare incompatibili con la doverosa e necessaria dose di pazienza da investire su un talento come il suo. Grande e importante, su questo non ci sono dubbi, ma ancora troppo precoce per poter essere lanciato nella mischia dell’infuocata piazza di Milano. Una realtà che sa glorificarti nel momento in cui si risulta campioni decisivi, ma che al tempo stesso è in grado di bruciare prima del tempo potenziali stelle del domani.

Fonte: profilo instagram @andreapinamonti

Dal caso Icardi all’imminente arrivo di Edin Dzeko dalla Roma, passando quindi per le voci Lukaku, Griezmann e Dybala. Un ventaglio di congetture e ipotesi di mercato che lasciano poco spazio all’ipotesi Pinamonti fra le fila nerazzurre nel corso della prossima stagione.

Ogni possibilità rimane ad oggi aperta: dall’ennesimo prestito secco per farlo crescere al diritto di riscatto, passando dunque per la cessione a titolo definitivo (il Porto starebbe pensando di offrire 18 milioni per il giovane talento dei neroazzurri). La tanto inaspettata quanto prorompente crescita del giovane bomber ha senz’altro complicato (in positivo) i piani tecnico tattici dei nerazzurri. La strada per la grandezza passa anche dai campioni di domani.

Fonte immagine di copertina: profilo instagram @andreapinamonti

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Calcio Internazionale

ESCLUSIVA – Andrea Compagno, dalla chiamata in Nazionale di Mancini all’avventura in Cina

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Andrea Compagno

Andrea Compagno si è da poco trasferito in Cina, al Tianjin Tiger Football Club, lasciando lo Steaua Bucarest dopo 1 anno e mezzo di gol e grandi soddisfazioni personali. Compagno è nativo di Palermo, nel quale gioca con le giovanili della squadra della città prima di trasferirsi al Catania. Inizia dunque il suo girovagare per l’Italia, sempre giocando nei vari gironi della Serie D, ma senza mai incidere veramente. La sliding doors della sua carriera porta il nome di San Marino, dove va a giocare accasandosi al Tre Fiori.

All’ombra del Titano Compagno vince campionato e coppa, venendo eletto nella stagione 2018/2019 miglior giocatore straniero e capocannoniere del campionato con 22 gol. Trova anche il tempo di segnare il suo primo gol internazionale durante i preliminari di Europa League. Tutto ciò gli vale la chiamata del Craiova, nella Serie B romena, che vince al primo tentativo. L’impatto in SuperLiga è ottimo, tanto da convincere lo Steaua Bucarest (oggi FCSB) a comprarlo per 1.5 milioni di euro, più una clausola del 10% sulla futura rivendita. Nel 2022 è il miglior marcatore italiano nei massimi campionati europei, con Mancini, allora CT della Nazionale, che confida ai media di seguirlo.

La chiamata del tecnico arriva, con la dirigenza dello Steaua Bucarest che riceve la notifica dell’inserimento del loro attaccante nella lista dei pre-convocati di marzo 2023. Andrea Compagno vive il momento più alto della sua carriera, ma inspiegabilmente, all’alba della corrente stagione, arriva la rottura con la società. Il vulcanico presidente dello Steaua, George Becali, cambia improvvisamente opinione su Compagno. Tante le parole dette e riportate dai giornali romeni sulla trattativa che lo ha portato in Cina, ma in esclusiva per l’Italia, Compagno ha spiegato a noi di Numero Diez come sono andate realmente le cose, ripercorrendo questi mesi così difficili per lui. Inevitabile porre uno sguardo su quello che è stato il suo passato, sulle tante fatiche fatte per arrivare dove è oggi, ma anche sul suo futuro, in un altro continente e con la solita voglia di migliorarsi giorno dopo giorno.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA SERIE D E L’ALL IN CON SAN MARINO

In Italia hai giocato in Serie D, spostandoti dal Sud al Nord sin da molto giovane, con contratti che specialmente all’inizio ti obbligavano ad andare a fare la spesa con la calcolatrice. Che consiglio ti senti di dare a quei ragazzi che stanno vivendo oggi quel tuo momento?

Quello è stato un periodo bello e brutto allo stesso tempo. Lì vedi più passione di quella che trovi a livelli più alti. Andando avanti nella mia carriera ho visto molti giocatori con la pancia piena, che mi hanno fatto pensare a quanti miei vecchi compagni di squadra avrebbero pagato per essere al loro posto. Quello che a me ha salvato è stato vivere nel mio sogno, nella incondizionata fiducia di potercela fare. Vivevo, mi allenavo e giocavo come se fossi in Serie A. Neanche quando prendevo 400 euro al mese la mia testa è andata a cercare altro, un qualcosa di più sicuro. Fondamentale poi è stata la perenne voglia di migliorarmi. Ce l’ho ancora adesso e penso che ce l’avrò fino all’ultimo giorno della mia vita“.

Lo snodo cruciale della tua carriera è stato scegliere di andare a giocare a San Marino. Nonostante non fosse una lega di livello, era un campionato che ti permetteva di giocarti le coppe europee, cosa che nel CV di un calciatore fa la differenza.

Sono coincise due cose. La risoluzione di un problema alle ginocchia in primis, una condropatia rotulea, grazie a un medico di Palermo che ha capito quale fosse il problema. Fino a quel momento io mi ero abituato all’idea di dover giocare a calcio con il dolore. E poi essendo a San Marino mi stavo giocando un trofeo e l’accesso ai preliminari delle coppe europee, cosa che mi galvanizzava. Ho fatto molto bene, trovando anche il gol in Europa e riuscendo ad aprirmi le porte per l’estero“.

Dopo tutto il tuo percorso, dopo tutte le fatiche che hai dovuto affrontare, cosa ha voluto dire per te essere nella lista dei convocati della Nazionale campione d’Europa?  

Ancora adesso mi vengono i brividi a pensarci. Era un buon momento della stagione con lo Steaua, eravamo in una buona posizione in classifica e a coronamento del momento arriva la chiamata. Mi cercavano tutti, ma a me non piace stare sotto i riflettori, volevo essere concentrato sul campo e sulla squadra. Sono orgoglioso se ripenso a ciò che ho fatto e ciò che ho ottenuto, per me era impensabile. L’unico rimpianto è stato poi che la convocazione in sé non si è concretizzata, per cui non ho mai varcato i cancelli di Coverciano. Farlo penso che avrebbe donato a qualche direttore di squadre di Serie A un pizzico di coraggio in più sullo scommettere su di me la scorsa estate. Rimane però tutto così bello e magnifico che per me è impossibile dargli un’accezione negativa“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – L’ESCLUSIONE SENZA PREAVVISO ALLO STEAUA

Il tuo trasferimento dallo Steaua Bucarest ha molto a che fare con i rapporti compromessi con il presidente. La sua opinione su di te quando cambia e perché?

Dopo la stagione dei 21 gol, per cui per me era inimmaginabile in quel momento un cambio di opinione sul mio conto. Inoltre aveva deciso di giocare con il falso 9. Un attaccante con le mie caratteristiche non era più quello che voleva, secondo lui non ero neanche da Steaua Bucarest. Ha fatto si che giocassero punte centrali dei calciatori non abituati a quel ruolo pur di non mettere me. Sono stati 6 mesi d’inferno da questo punto di vista, ma i tifosi mi hanno sempre dimostrato il loro affetto. Mi dispiace per come si è chiusa, se proprio avessi dovuto lasciare lo Steaua, l’ideale sarebbe stato farlo d’estate. Dopo i tanti gol e la chiamata di Mancini, sarebbe stato perfetto andare in crescendo, aumentando l’importanza del campionato“.

C’è stata una concreta opportunità durante quel periodo di fare questo salto di qualità?

Il mio obiettivo era quello di andare in un campionato che fosse più competitivo agli occhi della Serie A, che rimane il mio sogno. Quello olandese o quello belga sarebbero stati perfetti. Un’offerta come quella che desideravo era anche arrivata, dall’Heerenveen in particolare. Offrirono 1.5 milioni, ma il presidente rilanciò a 2. In quel frangente non voleva cedermi, l’obiettivo era entrare nei gironi della Conference League. Nel momento in cui non ci riuscimmo, si convisse del fatto che in campionato avrebbe voluto quel famoso falso 9. Tutto questo però è accaduto poco dopo aver rifiutato l’offerta dell’Heerenveen. Erano arrivate anche proposte dall’Italia, dalla Serie B, ma sentivo che non fosse la tappa ideale per il mio percorso“.

E come mai se il tuo obiettivo è giocare un giorno in Serie A, hai deciso di rifiutare la cadetteria? Per certi versi ti avrebbe avvicinato al suo raggiungimento. 

Se fossi sceso in una lega di secondo livello, avrei poi avuto problemi se un un giorno avessi scelto di tornare all’estero. La Serie B è un campionato di assoluta importanza, con molta più qualità di quella che ne è la sua considerazione in altri paesi, ma fuori dall’Italia si concentrano su altro. Prima di te guardano altri 100 mila giocatori che giocano in campionati di serie superiori, anche se di livello inferiore alla B. Stare all’estero mi ha dato tanto, non voglio perderlo. Oltre quelle c’erano state offerte dal Kazakistan e dall’Ungheria, ma non avrei alzato il livello rispetto la Romania come volevo“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA VERITÀ SULLA TRATTATIVA CON IL KONYASPOR

I giornali romeni hanno riportato anche dell’offerta del Konyaspor, in Turchia, che però avresti rifiutato nonostante saresti stato in un campionato con diversi ponti per la Serie A. 

Proprio per tutto il discorso che abbiamo fatto finora sul prestigio del campionato, io do subito la mia disponibilità quando vengo a sapere di quest’offerta da 150 mila euro che avevano fatto al club. Era una trattativa ben avviata, ma sono mancate le condizioni per chiuderla“.

È stata fatta uscire la notizia per la quale l’offerta del Konyaspor non fosse di 150 mila euro, ma di circa mezzo milione, e che tu avessi rifiutato la destinazione preferendo lo stipendio cinese. 

Tutte cavolate, sia le cifre sia il fatto che l’offerta del Konyaspor fosse arrivata insieme a quella cinese. Si era semplicemente inserita una persona che per puro interesse personale prometteva al presidente di fargli arrivare un’offerta più alta dalla Turchia, ma non ce ne era più nessuna in realtà. In Cina stava per arrivare il capodanno cinese, e mi avrebbero dovuto tesserare per forza prima di questa scadenza. Per colpa di questo contrattempo stavo rischiando di non ultimare in tempo i dettagli con il Tianjin“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA CINA COME NUOVA TERRA DA CONQUISTARE

Non ti ha spaventato la fuga dei grandi nomi che c’è stata negli ultimi anni dal campionato cinese nel momento in cui lo hai scelto? 

Non posso esserne spaventato. Quelli erano giocatori che percepivano stipendi molto lontani dalla mia situazione. È un’opportunità importante per me, ci sono solo 5 posti per gli stranieri per squadra, e le speranze che ripongono in questi sono alte. Per questo è difficile vedere dei contratti lunghi, ma anche solo entrare nel campionato è complicato“.

Cosa ti ha sorpreso in questi primi mesi lì?

Il livello degli stranieri è molto alto, ma anche tra i cinesi vedo buone individualità. Certo, le mie sono solo prime impressioni, sono appena arrivato, ma è chiaro che loro stiano investendo tanto. Hanno degli stadi enormi e all’avanguardia, nella città dove sono io ce n’è uno da 30 mila posti e un altro da 60 mila. Non hanno però la cultura del centro d’allenamento come casa base, noi ci alleniamo direttamente allo stadio per esempio. È diverso da quello a cui ero abituato. Quello che certamente dimostrano è tanto entusiasmo e tanta organizzazione, che si riflette anche in allenamento. Prepariamo ogni situazione, calci piazzati, rimesse laterali… sto lavorando sulla tattica molto più qui che in passato“.

La Cina porta 4 squadre alla Champions League asiatica, che oltre a essere un’altra competizione internazionale a cui potresti prendere parte, ti potrebbe far vivere delle esperienze con giocatori incredibili. Quanto speri di ritrovarti a giocare il prossimo anno con personaggi del calibro di CR7?

Se non è lui ce ne sono tanti altri. Qui c’è un entusiasmo incredibile anche solo per il campionato, non oso immaginare cosa vorrebbe dire fare la Champions. Sono sincero, come ho fatto appena arrivato in Romania, me la voglio vivere giorno per giorno. Ragiono partita dopo partita con la volontà di farmi apprezza qua come fatto altrove“.

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Hazard torna a giocare: disputerà la Kings World Cup

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hazard

Direttamente dalla pagina X della Kings League, Eden Hazard ha annunciato in un video-annuncio la sua partecipazione alla Kings League di Gerard Piqué. Nella descrizione del contenuto pubblicato si legge inoltre la frase Il ritiro non è per tutti.

L’ANNUNCIO

“Si è parlato molto del motivo per cui ho lasciato il calcio. Ma io sono sicuro di una cosa: giocherò la Kings World Cup“.

A meno di un anno di distanza dall’addio al calcio professionistico, l’ex Real Madrid ha comunicato la scelta di iniziare questo nuovo capitolo della propria vita, comunicando che farà parte del team Deptorstra FC, guidato dalla streamer Celine Dept (la più seguita in assoluto su YouTube nel 2023), in occasione del torneo di calcio a 7 in programma il 26 maggio in Messico. La competizione si concluderà l’8 giugno.

Oltre ad Hazard, anche Rio Ferdinand è entrato a far parte di questo contesto relativamente nuovo, composto da altre stelle del passato come Zlatan Ibrahimovic, Mario Gotze e Neymar. L’ex bandiera del Manchester United sarà infatti co-presidente del team Five FC, insieme a Jeremy Linch (freestyler e content creator con oltre 50 milioni di follower su tutti i suoi social).

Il torneo vedrà la partecipazione di 32 squadre qualificate, che voleranno in America centrale per disputare la competizione.

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Flash News

Juventus, la squadra più giovane degli ultimi 30 anni: il dato

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Juventus Danilo Fagioli Cambiaso

La Juventus, nelle passate due stagioni, ha dovuto fare i conti con un ricambio generazionale fondamentale per il prosieguo della storia vincente della società. Via Buffon, via Chiellini, via Bonucci. Via le colonne portanti dei bianconeri per fattori d’età. A pensare che, come riportato dal Corriere dello Sport, nella stagione 2016-2017, l’età media della squadra ha raggiunto il picco dei 28 anni e 8 mesi.

Questo ha portato al vincere subito, all’instant team che, come abbiamo poi visto, è stato difficile da gestire. Sia economicamente (il monte ingaggi arrivava a 150 milioni, contro i 122 di oggi), sia a livello fisico. Il Coronavirus, poi, ha dato il colpo di grazia sulle casse dei club e la Juventus è una delle squadre che ha subito più perdite. Probabilmente, anche questo modo di agire avrà aggiunto mil carico, sulla situazione economica non idilliaca della Vecchia Signora.

Quello che è sicuro è che la Juventus ha cambiato filosofia. Ed è un cambio storico. Per la prima volta dopo 30 anni, come riportato dal Corriere dello Sport, i bianconeri sono più giovani che mai. Bisogna tornare nella stagione 1993-1994 per una Signora ancora più giovane. Età media di 25 anni e 3 mesi. Conte, Peruzzi, Ravanelli e un neanche ventenne Del Piero. Più vecchia di 5 mesi, quella attuale.

Il tema è quello del dominio sul campionato: la Juventus vinceva e convinceva sempre di più perché aveva esperienza. Tanta esperienza. Eppure, con questo ricambio generazionale, dai vari Nicoloussi Caviglia, a Vlahovic e Iling-Junior, passando per Miretti e Cambiaso, il piazzamento è comunque più che buono. La Juventus avrà perso d’esperienza ma, a lungo termine, ha fatto un cambio di filosofia storico che potrebbe giovare, economicamente, nel prossimo futuro.

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Tripletta da record per Gudmundsson: c’è un solo precedente

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Gudmundsson calciatore del Genoa - Serie A - Coppa Italia

Quella in corso è, senza troppi dubbi, la stagione di Albert Gudmundsson. Tra Serie A e Coppa Italia, infatti, l’islandese ha messo a referto 12 gol e 4 assist in 29 presenze complessive. Il giocatore aveva già fatto vedere ottime cose in Serie B (11 gol e 5 assist lo scorso anno), ma replicare questi numeri in massima serie non era cosa scontata. L’ultima perla è arrivata in nazionale. Nella sfida della sua Islanda contro Israele, andata in scena giovedì e valevole per le semifinali dei playoff di qualificazione ad Euro 2024, Gudmundsson ha dato prova delle sue incredibili qualità mettendo a referto una tripletta. Per il classe 1997 si tratta del primo hat trick in carriera, escludendo quelli messi a referto con squadre giovanili.

UN SOLO PRECEDENTE

Potremmo dire, per certi versi, che i tre gol di Gudmundsson rappresentano quasi un unicum. Nella storia, infatti, un solo giocatore era riuscito a realizzare una tripletta in una sfida valevole per gli spareggi di un europeo. Stiamo parlando di Ruud van Nistelrooy, leggenda del calcio ed ex calciatore, tra le altre, di Manchester United e Real Madrid. L’attaccante olandese fu in grado di realizzare una tripletta in un match tra Olanda e Scozia che terminò con un tennistico 6-0. La vittoria, risalente al 19 novembre 2003, valse alla nazionale dei Paesi Bassi il pass per gli europei dell’estate successiva.

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