Muso lungo. Paradosso dopo una doppietta in Champions. Non tanto se obbligato e inutile rimedio a un proprio errore. Tutto e niente. Il muso lungo di Nainggolan incapace di festeggiare o quantomeno di accennare a sentimento positivo è il sunto di un anno tutt’altro che negativo nei numeri, ma che per il Ninja non è stato in discesa, anzi. Spesso gol e assist di questa stagione – potenzialmente la sua seconda migliore in giallorosso dopo l’exploit spallettiano – sono serviti da prova, perdono o riscatto di troppe situazioni scomode che Radja spesso si è creato da solo. Capodanno docet.
NINJA SENZA KATANA
Questa potenzialmente – nel complesso – la miglior stagione in numeri di Radja a Roma. 40 presenze e 6 gol. Senza contare gli 11 assist totali. Altro record in giallorosso. Solo nell’extraterrestre stagione con Spalletti, complice di una posizione molto più vicina alla porta, aveva fatto segnare numeri migliori. E di tanto.
Paradossalmente però allo stesso tempo forse una delle peggiori per rendimento dentro (e tanto fuori) dal campo.

Vero che non era iniziata male la stagione. Un gol e due assist nelle prime 6 di campionato, il gol e la vittoria nel derby, la grande tornata dei gironi di Champions passata, oltre che indenne, addirittura da primi inaspettati in classifica. Anche se già qualche scricchiolio nel rapporto con Di Francesco c’era. Limitatamente al campo s’intenda. Il tutto come facile capire, per il modulo diverso da quello di Spalletti che ha costretto Radja a fare passi indietro, ad allontanarsi dalla porta stringendo prevedibilmente la cinghia in quanto a gol segnati. Le triangolazioni sulle catene esterne che portavano le mezz’ali ad allargarsi per stendere le praterie più interne a favore del taglio delle ali – tipiche scelte tattiche di Di Francesco – sono state difficile piatto da digerire per un Nainggolan abituato ad altro, alle incursioni centrali e allo sfruttamento dei movimenti di Dzeko, valsi i 14 gol dello scorso anno.
Un progressivo calo quello del Ninja, che lo ha ammorbidito, limitato anche forse.
Poi come lui la Roma ha rallentato. Dal 10 dicembre al 28 gennaio, dalla trasferta clivense alla seconda partita contro la Samp, in 8 partite una sola vittoria, quella sofferta nel finale contro il Cagliari risolta da San Fazio. Calo di rendimento che ha visto Nainggolan uno fra i più, se non quello più colpito.

Nell’intermezzo il capodanno. Fatale fu il video.
Ecco la situazione scomoda accennata in precedenza. Da capodanno e dal famoso video, scelta consapevole e inspiegabile visto che da lui stesso era stato girato in ebbre situazioni che non hanno bisogno di memoria, il rendimento di per sè già non sfavillante è crollato.
I provvedimenti dalla Roma erano stati presi immediatamente lasciandolo fuori dai convocati per la poi infausta trasferta contro l’Atalanta. Esclusione pesante, accompagnata dalle pesanti accuse di Monchi in un non tanto indiretto riferimento al ninja:
Chi non ha la mentalità vincente non può stare nella Roma, serve rispetto.
Una crisi fomentata dalle parallele voci di mercato orientali quasi come necessario provvedimento per un gesto immaturo e poco professionale su cui gravavano i dissensi più assoluti di chi dalla tribuna o dal divano lo innalzava a proprio paladino.
Come detto da lì il suo rendimento è sprofondato in un oblio di indolenza alla ricerca di un forzato riscatto personale, misurando ogni prestazione e ogni gesto nella volontà di redenzione per il peccato di Capodanno.
Un rendimento almeno nelle prime immediate giornate in balia di se stesso e delle critiche quasi insopportabili da portare per uno che di fatto poche volte era stato in discussione. Forse mai. Uno che – come si dice – faceva parlare sempre il campo non dando mai e poi mai l’opportunità di qualche “ma” nei suoi confronti.
La partita contro il Milan forse il punto più basso punto in quanto a rendimento, annientato e annichilito nel confronto diretto con Kessie e dai rossoneri in rinascita ma non postulato mattatore giallorosso.
La Champions ha poi redento il redimibile nella stagione della Roma e di Nainggolan. Almeno fino a Liverpool perchè il 5-0 parziale che il tabellino segnava lasciava poco da dire e avrebbe aperto, chissà, quante altre polemiche e accuse. Menomale che il Liverpool si sia guardato troppo allo specchio per lasciare spazio ad un comunque possibile secondo miracolo.
Ma ancora qui, torna il senso e il leitmotiv della stagione di Radja, dover essere chiamato a rincorrere – come è suo stile in campo – e dover riscattare un proprio scivolone potenzialmente fatale. Perchè se la rimonta era lontanamente possibile, un suo passaggio orizzontale ha aiutato il Liverpool ad archiviare dopo 9 minuti ogni sogno illusorio giallorosso.
Da quel momento catalizzatore della stagione di Nainggolan con troppi scivoloni in momenti in cui proprio lui sarebbe dovuto essere – come in campo – in prima linea il muso si è allungato con altri 81 minuti per redimersi. Redenzione parziale alla fine arrivata, con il 3-2 e poi il 4-2 scagliato con potenza e tutta la frustrazione accumulata. Doppietta impossibile da festeggiare, lacrime, gravante dell’impossibilità di essere soddisfatti dopo un errore che un gol subito in casa in una semifinale di Champions porta con sè.

Da qui alla fine la Roma avrà bisogno di uomini, senatori, guerrieri. Perchè tutto è ancora in discussione, la Roma e Nainggolan potranno riprovarci l’anno prossimo.
Radja ha giurato amore eterno alla Roma ma voltando indietro la testa l’errore di Capodanno pesa ed è ancora ricordato ma forse non a tal punto da portare a separazioni.
Perchè in fondo Nainggolan, costretto, è riuscito sempre a redimersi e farsi perdonare dando voce – al solito – al campo.
Radja quest’anno troppo spesso non ha fatto Nainggolan. Guardare indietro non serve. La Roma e il suo ninja devono guardare aventi. Adesso serviranno uomini, servirà rispetto, anima e zero errori.
Servirà Nainggolan.