Quante volte nell’ultimo anno e mezzo abbiamo desiderato abbracciare un nostro familiare, un nostro amico o la nostra fidanzata? Quante volte tutto ciò è stato impossibilitato dal distanziamento sociale, dalle restrizioni e dalla paura? Un gesto così semplice, dietro il quale si cela affetto, vicinanza e calore, che è stato minacciato da un nemico invisibile che ha scombussolato le nostre vite.
Dopo lunghi mesi di battaglia un abbraccio è diventato qualcosa di più profondo, l’equivalente di rinascita e di rivincita. Questo gesto, così semplice ma tanto nobile, ha permesso di mettere da parte tutta la frustrazione e il dolore che tutti noi abbiamo provato in questo lungo anno e mezzo.
RINASCITA
Rinascita delle nostre vite che scaturisce nello sport, che in questa calda estate, tra Europei ed Olimpiadi, ci ha uniti, ci ha fatto appassionare ed emozionare, ci ha legati in un grande abbraccio che è sinonimo di felicità e di speranza. Le medaglie d’oro conquistate da Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi, nella storica notte di domenica 1° agosto, ci hanno regalato la commovente immagine del loro abbraccio.

Fonte dell’immagine: profilo Twitter Coni
Un abbraccio che racchiude un agglomerato di emozioni: la soddisfazione per aver conseguito un risultato storico; la resilienza di Tamberi in seguito alle lacrime e alla delusione di Rio 2016; l’orgoglio di Jacobs che è diventato l’uomo più veloce del mondo, raccogliendo l’importante eredità di un mostro sacro come Usain Bolt.
UNIONE ED ENTUSIASMO
Il percorso dell’Italia di Mancini è emblematico. In seguito alla mancata qualificazione al Mondiale 2018 il nostro Commissario Tecnico eredita dal predecessore una nazionale allo sfacelo. Per l’Italia è l’anno zero: il clima che si respira a Coverciano è carico di delusione e rassegnazione, tuttavia l’impatto di Mancini è incoraggiante. Occorre tramutare la voglia di riscatto in entusiasmo, e tutto ciò deve essere accompagnato da idee e duro lavoro.

Fonte dell’immagine: profilo instagram Azzurri
Le prestazioni della nazionale sono convincenti e la crescita è graduale e costante. Mancini riesce a creare una coesione tra calciatori, staff tecnico e tifosi inimmaginabile, che alla vigilia dell’Europeo appare come l’arma in più di una nazionale organizzata ma non favorita per la vittoria finale.
L’esordio con la Turchia è promettente, gli azzurri sono solidi in fase difensiva e spumeggianti in quella offensiva. Tuttavia i segnali che ci hanno maggiormente strappato un sorriso li abbiamo constatati sui volti dei calciatori carichi di entusiasmo. La felicità con la quale un panchinaro correva a festeggiare il compagno che aveva appena segnato e i calorosi abbracci del post-partita ci hanno fatto capire quanto quel gruppo fosse unito da un legame indissolubile, a tratti magico.
E SCIOGLI IN UN ABBRACCIO LA FOLLIA
L’epilogo lo conosciamo tutti bene: l’Italia sconfigge l’Inghilterra a Wembley e diventa Campione d’Europa. Legate a queste Notti magiche ci sono molte immagini, che a distanza di un mese ci strappano ancora qualche lacrima e tanti brividi. La camminata di Donnarumma, ignaro della vittoria appena raggiunta nei primi istanti, le lacrime di Bernardeschi, Beppe Bergomi che urla “Abbracciami!” al suo compagno di telecronaca Fabio Caressa: tutte queste scene ci emozionano, ci fanno sorridere e ci rendono tanto orgogliosi di quanto questo gruppo abbia realizzato.
Particolarmente emozionante è stato l’abbraccio tra Chiellini e Locatelli al momento dell’ultimo rigore di Jorginho in semifinale. Nel momento in cui il centrocampista del Chelsea, con il suo classico saltello, spiazza Unai Simon, ha alle sue spalle il capitano della nazionale e il giovane centrocampista, che qualche istante prima aveva sbagliato il calcio di rigore, che si stringono in un abbraccio a dir poco strappalacrime. Emozione, paura, gioia e riscatto racchiusi in un unico gesto: il capitano, che a quasi 37 anni si appresta a giocare una nuova finale europea, stringe a sé il giovane al quale, pochi istanti prima, era caduto il mondo addosso per l’errore.
“Locatelli me lo sono abbracciato dal primo all’ultimo rigore. Quando è tornato era disperato”.
– Giorgio Chiellini

Fonte dell’immagine: profilo Twitter SoyCalcio
L’AMICIZIA TRIONFA A WEMBLEY
Altrettanto significativo è l’abbraccio tra Mancini e Vialli dopo l’ultimo rigore parato da Donnarumma contro l’Inghilterra. I gemelli del gol dal 1984 al 1992 hanno fatto sognare i tifosi della Sampdoria. Indelebile nella loro memoria è la Coppa delle coppe del 1990 e lo storico scudetto del 1991, il culmine più prestigioso della storia del club blucerchiato. Con la maglia della Sampdoria però i due hanno anche condiviso la grande delusione del 1992: a Wembley i doriani sono stati sconfitti nella finale di Coppa dei Campioni dal Barcellona.
Ventinove anni dopo, nello stadio più prestigioso dell’Inghilterra, avviene la loro rivincita, che si concretizza in un abbraccio intenso ed emozionante. Vialli e Mancini hanno gli occhi lucidi, si rendono conto di aver scritto insieme la storia del calcio e di aver vinto insieme un trofeo che è il coronamento di una lunga e sincera amicizia. In quel momento i due amici si sono lasciati andare in un’esplosione di gioia, che è la stessa provata da tutto il nostro Paese.

Fonte dell’immagine: profilo Twitter Faisal HQ
Trent’anni fa eravamo insieme e abbiamo sofferto molto. Oggi si è chiuso un cerchio. Nel 1992 ho pianto lacrime amare a Wembley, oggi erano lacrime di gioia. Poi erano anche quelle di due un po’ anziani.
-Roberto Mancini
Per Gianluca Vialli questo trionfo ha un sapore particolarmente speciale. Nel 2017 gli fu diagnosticato un tumore al pancreas che ha sconfitto nel corso di due anni. Nel 2019 Mancini l’ha voluto fortemente nel suo staff come capo delegazione, condividendo con lui un percorso destinato a diventare speciale.
IMMAGINI INDELEBILI
È il 9 luglio 2006 e ci troviamo all’Olympiastadion. Fabio Grosso sistema il pallone sul dischetto del calcio di rigore e tutti gli italiani hanno il fiato sospeso. Un istante durato un’eternità che tutti noi ricordiamo alla perfezione, un istante di paura e incredulità durante il quale speranza e frenesia si alternavano.
In quel momento le telecamere immortalarono Fabio Cannavaro e Andrea Pirlo. Il capitano è immobile, concentrato, con le braccia conserte; dal suo volto traspare lucidità e consapevolezza di ciò che stava per succedere. Pirlo, con un’espressione preoccupata e leggermente spaventata, abbraccia con una commovente dolcezza il suo imperturbabile e serafico capitano.

Fonte foto: profilo Facebook Around Turin
Tutti noi in quell’infinito momento ci siamo sentiti come Andrea Pirlo, fragili ma allo stesso tempo fiduciosi, pronti ad impazzire di gioia da lì a poco. La tranquillità di Cannavaro in quel lungo istante è stata rassicurante, ci ha tolto un pizzico di tensione in attesa dell’istante successivo nel quale abbiamo compreso di essere i campioni del mondo.
Tante Notti magiche abbiamo vissuto, alcune più fortunate di altre, ma tutta all’insegna della passione, di quel calore tipicamente italiano che solo un abbraccio può rappresentare.
Fonte dell’immagine: profilo Twitter SoyCalcio