Si dice che gli inglesi abbiano inventato il calcio e gli argentini la passione per il calcio. Di sicuro c’è che quest’ultimi non smettono di produrre e lanciare talenti a livello mondiale. Come Emiliano Ariel Rigoni, argentino purosangue soprannominato “Rayo”, ovvero fulmine, un appellativo che si porta dietro fin da bambino, che con le sue ultime prestazioni ha creato aspettative in un mondo, quello bergamasco, nel quale può confermarsi senza troppe pressioni. Un fulmine a ciel sereno.
VELOCIDAD
Velocità, nella lingua madre del calciatore. È la caratteristica che ha attuato l’Atalanta nell’operazione Rigoni. In ottica mercato, la fretta non è amica dei risparmi. Lo sa bene l’Atalanta, messa alle strette negli ultimi giorni di calciomercato dalle dichiarazioni suo allenatore, irritato da una rosa, secondo il suo punto di vista, poco competitiva:
Il mercato purtroppo è stato fatto in tono minore, la squadra per questo è in difficoltà. La società sa di cosa c’è bisogno perché l’ho sempre detto, ha messo a disposizione un budget importante ma sono arrivati tanti giovani che non sono ancora pronti. La rosa, così com’è, difficilmente può competere su più fronti: se le aspettative sono quelle di ripetere le due annate precedenti, forse ci vuole un allenatore più bravo
La risposta della società non si è fatta attendere. Nessuna parola, nessun comunicato: la dirigenza ha scelto la strada concreta del parlare con i fatti, accontentando ancora una volta il proprio allenatore e portando a termine l’operazione Emiliano Rigoni dallo Zenit – 1 milione di prestito annuale e 15 per il diritto di riscatto. Un colpo last minute, fulmineo verrebbe da dire, proprio come lui.
HISTORIA
Non Luca Rigoni – tutt’ora al Parma – e neanche Nicola Rigoni – attualmente in forza al Chievo -: In Serie A è sbarcato Emiliano Rigoni, tutt’altro giocatore.

La sua storia parte da lontano, precisamente da Colonia Caroya, una città argentina nella provincia di Córdoba. E’ li che nel 1993 nasce, ed è sempre lì, ma questa volta nella vicina capitale provinciale, che muove i primi passi nel mondo del calcio. È il Belgrano il primo club ad ospitarlo, dove nasce, cresce, migliora e, dopo aver fatto tutta la trafila tra giovanili e prima squadra, decide di fare il salto di qualità, accontentato anche dal club stesso: nel 2016/17 l’Independiente, società con un altro blasone storico ed economico, bussa alla porta del piccolo club azzurro-nero richiedendo a gran voce quel piccoletto.

Il trasferimento è immediato, così come tempestive sono le prestazioni del giocatore argentino, che diventa fin da subito un punto fisso della sua nuova squadra: 31 presenze, 11 reti e 2 assist, il tutto in una singola stagione. Sono numeri che proiettano il calciatore in una nuova dimensione, non più una giovane promessa, ma un “campioncino” affermato. Questo mutamento lo percepisce lo Zenit, che per lui coglie, avverte e infine comprende che nove milioni – la richiesta del club di Avellaneda – può essere una cifra tutto sommato ragionevole per una pedina che potrebbe svelarsi di svolta per un club che non vince il campionato russo dal 2014/15.
Nell’estate 2017 l’operazione si concretizza, rendendo tutte le parti in gioco soddisfatte: a partire dall’Independiente, che grazie a Rigoni realizza la seconda cessione più fruttuosa della propria storia dopo quella di Aguero, fino al giocatore stesso, felice di potersi misurare in un calcio per lui nuovo.

Per Mancini, allora allenatore dello Zenit, il nuovo acquisto è fondamentale per rendere qualitativo e sostanziale – in termini di goal – il suo credo calcistico. Tant’è che il giocatore stesso sceglie la maglia numero 10, da sempre simbolo di centralità e importanza all’interno dello spogliatoio, e non solo. Ma per il giocatore i problemi d’ambientamento caratterizzano fin da subito la sua stagione: i goal e gli assist arrivano lo stesso – rispettivamente 6 e 5 in 28 presenze -, ma Rigoni non riesce a esprimere a pieno il suo talento. Lo Zenit, a fine anno, complice anche la mancata convocazione al mondiale casalingo – proprio per questi alti e bassi -, ne capisce le difficoltà e decide di mandarlo in prestito annuale all’Atalanta. Da qui inizia un’altra storia, che principalmente deve essere ancora scritta.
CALIDAD
Qualità, in spagnolo. È la principale peculiarità di Rigoni, che ne ha in abbondanza. Di ruolo ala destra, ma capace anche di ricoprire il versante sinistro, l’argentino si riscopre prezioso per la tecnica che permette di calciare e dribblare con entrambi i piedi, oltre che alla duttilità che sa offrire alla squadra ed all’allenatore in primis.
La velocità, di pensiero e d’esecuzione, è un’altra prerogativa che differenza il calciatore stesso da un suo collega qualsiasi: Rigoni si muove, non dà punti di riferimento, e con il pallone tra i piedi riesce molte volte a lasciare sul posto l’avversario di turno.

Certamente di tecnica devi averne se al tuo esordio in Serie A sigli una doppietta in un match, tra l’altro non semplice, vista la trasferta all’Olimpico contro la Roma. L’intuizione di Gasperini di schierarlo in una posizione offensiva, ovvero in coppia con Pasalic dietro all’unica punta Zapata, ha avuto i suoi frutti: l’argentino ha seminato il panico nella difesa avversaria, entrando per due volte nel tabellino dei marcatori e regalando attimi di calcio argentino, quell’essenza che balla tra l’utile e il dilettevole di una giocata. Gasperini e tifosi hanno potuto così apprezzare per la prima volta il nuovo Rigoni, forse rinato dopo la parentesi in Russia. Tutto ciò grazie ai cambi di formazione effettuati dal tecnico dei bergamaschi, intento a far riposare chi di dovere per l’impegno europeo.
In poche parole, il turnover, principio unico e fondamentale di una squadra che cambia per non cambiare. Strana storia, storia vincente. Benedetto turnover. Bendito turnover.