Una sola poltrona. Tanti, tantissimi nomi, mai troppi per creare suggestivi scenari. Il Real Madrid è stato gettato in uno stato di non programmato panico. Le dimissioni di Zidane hanno travolto di punto in blanco Florentino Perez di illogica frenesia di sostituzione. Frenesia di riempire degnamente quella poltrona desolatamente vuota. 3 Champions e 2 Mondiali per Club in 2 anni e mezzo di tatticismi sono difficili da non far rimpiangere. Un altro allenatore prodigio da trovare in una rosa di nomi tanto ampia quanto complicata per fattibilità prima e scelta poi. Fattibilità che prescinde dai milioni blancos e si scontra con clausole e giovani rinnovi. Nel momento più alto (e sulla carta saldo) della sua storia il Real si trova paradossalmente in una pericolosa difficoltà non programmata.
LA CONTA

Ampia rosa di nomi, ampissima per i bookmakers che concedono anche una possibilità su milleuno a Ezio Capuano – guarda caso – adesso senza fissa panchina. Montella, Ranieri e Paulo Sousa le altre soluzioni meno plausibili ma valutate – e quotate – lontanamente possibili.
Addentrandosi in reali toto-nomi l’ampia (e fantasiosa) rosa si ridistribuisce a una piccola manciata.
Pochettino, Conte, Klopp e Sarri affiancati da ipotesi interne sicuramente gradite alla piazza; ex leggende Real come Seedorf, Guti, Michel e Hierro per sperare di ripercorrere la strada di Zidane.
POCHETTINO

Il primissimo nome fu quello di Allegri ma il rinnovo dell’amore con la Juventus ha subito chiuso le porte all’ipotesi. Il nome più gradito a Florentino Perez era, è, quello di Mauricio Pochettino. Uscito indenne dal doppio confronto Champions con il Real è riuscito a far innamorare il presidente blanco grazie alla sua parabola ascendente che dall’Espanyol l’ha portato a giocarsi la Champions al Tottenham con un grande idea di calcio capace di coinvolgere e “rivoluzionare” la mentalità del club e di chi ne inneggia il nome sugli spalti. Chelsea e United si erano mosse facendo percepire il gradimento per tale soluzione nei rispettivi post Conte e Mourinho. Ma la spinta più forte è quella del Real Madrid. I contatti erano già in essere. As e Marca avevano dato conferma del corteggiamento.
Quel che dev’essere, sarà. Lascio che sia il calcio a portarmi dove vuole.
Le parole di Pochettino – alla presentazione della sua autobiografia – non avevano chiuso la porta alla possibilità di insediarsi sulla panchina blanca. Cosa che sembra aver fatto il rinnovo di contratto fino al 2023 nonostante i contatti reiterati. Subito dopo il rinnovo sono anche spuntate ipotesi di una clausola pro-Real che permetterebbe l’eccezionale trasferimento a Madrid. Una clausola rinnegata da Pochettino stesso.
Non esiste clausola.

All’arrivo di Pochettino potrebbero far seguito interessanti intrecci di mercato. L’arrivo di Kane a Madrid (la cui ammirazione per l’attaccante non è mai stata negata) troverebbe un importante quanto forte alleato anche per convincere definitivamente il calciatore. Il futuro di Bale potrebbe essere immediatamente cambiato. Da partente quasi certo con l’arrivo dell’allenatore del Tottenham potrebbe prolungare la sua parentesi spagnola diventando figura centrale nel progetto tecnico. Il nome di Pochettino è in ogni caso il primo in ordine di apprezzamento di Perez. Il rinnovo e la difficoltà della trattativa con il patròn Daniel Leavy sembrano però archiviare – almeno nell’immediato – la possibilità di matrimonio.
CONTE

Il piano B si chiama Antonio Conte. Decisamente più forte a livello caratteriale sarebbe il suo impatto con il Santiago Bernabéu e con la piazza blanca. Ecco perché – nonostante il futuro traballante seppur per adesso legato ancora al Chelsea – l’immagine di Antonio sulla panchina del Real sembra eufemisticamente offuscata.
Inoppugnabile a livello tecnico vista la veloce ascensione degli ultimi anni – nonostante una piccola parentesi critica in blues – Conte è di certo uno dei migliori allenatori in circolazione. Ma a volte non basta. Tradizionalmente è Florentino Perez a far scoccare la scintilla. Difficile, impossibile a quel punto sarebbe dire “no” al Real Madrid. Ma non per Conte. Solo per uno piccolo fatto. Dire si al Real – con ancora un contratto a Londra e una clausola da 20 milioni – vorrebbe dire incrinare ancora di più i rapporti con la dirigenza blues e indispettire Abramovich rischiando di trovarsi nell’occhio di un ciclone inarrestabile.
Altra considerazione da fare sarebbe sul forte carattere di Conte. Un sergente da sempre guida anche di rapporti difficili all’interno dello spogliatoio. Nessun odi et amo. Nessuna via di mezzo. Manicheo aut-aut. O lo ami o lo odi. E creare malcontenti in uno spogliatoio di proverbiali prime donne sarebbe mossa pericolosa, potenzialmente autolesionista, autodistruttiva per il Real.
Un romantico approdo per l’orgoglio tricolore e la voglia di vedere il tatticismo di Antonio Conte coadiuvato dalla quasi totale perfezione tecnica dei blancos. Un potenziale mostro vincente. Ma Conte – almeno per ora – è del Chelsea.
KLOPP

Il più fresco di osservazione per lo scontro in finale di Champions. Ma il più difficile. Nessuna crisi interna che lascia spazio a fantasie di addio. Anzi.
Una stagione da incorniciare a livello di risultati con la ciliegina di un attacco mostruoso guidato da Salah. La ferita della cessione di Emre Can è già stata abbondantemente cicatrizzata con il doppio approdo di Naby Keita e Fabinho. Un Liverpool decisamente più forte e attrezzato già ad inizio giugno per proseguire il progetto Reds con il contratto in scadenza nel 2022. Nessuno motivo concreto che spinga a pensare alla percorribilità di tale ipotesi.
Chi soprattutto spera nell’arrivo del tedesco è la vox populi. Il quotidiano As ha infatti somministrato un sondaggio nella sua versione on line sul successore di Zidane preferito. Il 41% ha indicato l’ex Dortmund. Il carattere travolgente un plus a favore di Klopp.
SARRI

Fra i citati l’unico disoccupato. Paradosso per uno dei più esaltati fra i colleghi. Doveva essere Chelsea invece non è niente, per ora. Lasciata la panchina del Napoli la situazione da allenatore vacante non può che farlo entrare nella lista dei papabili successori di Zidane.
Lo spettacolare gioco mostra a Napoli, esaltato anche da Guardiola è certamente una base buona per immaginarselo sulla panchina del Barnabeu. Non positivo è invece il curriculum europeo vista la stagione oltre i confini del Napoli martire ai gironi di Champions e subito fuori ai sedicesimi di Europa League.
Altro punto a sfavore di Sarri rappresentano sicuramente le numerosissime uscite “a vuoto” fuori dal campo, in conferenza stampa che tante ire hanno agitato e altrettante polemiche hanno montato.
Uno stile non decisamente elegante. Non decisamente Real.
PIANO C

Piano B che passa subito a C. Il piano della soluzione interna, fidata, gradita alla piazza anche se non necessariamente con un curriculum pieno. D’altronde neanche Zidane aveva un folto palmarès.
Seedorf, Guti, Michel e Hierro i nomi – ad oggi – valutati da Florentino Perez.
Il primo viene dall’esonero dopo la fallita missione in Liga di salvare il Deportivo da una situazione già quasi compromessa. Un successo non riscosso che non ha elevato il tecnico che invece nel “miracolo” di salvare il salvabile era riuscito al Milan con 35 punti in 19 giornate. Utopia in quel momento. Cacciato per motivi extra campo ma che il campo aveva rivelato decisamente essere buon prospetto in panchina. Figura carismatica, di casa al Bernabeu con oltre 120 presenza da giocatore, riuscirebbe a confrontarsi finalmente con una realtà decisamente attrezzata in cui dare continuità alle premesse mostrate a Milano.

Il secondo nome è quello di Guti finora protagonista solo nell’Under 19 del Real. Nessuna esperienza in panchina dunque. A renderne però estremamente credibile la candidatura, quasi reale approdo, è stato Victor Galvez, presidente del Real Murcia – squadra di seconda divisione.
Non allenerà da noi perché andrà al Real Madrid. Peccato, era la guida che avevo scelto per il nostro club.

A render conto a tali parole la soluzione all’enigma di chi siederà sulla poltrona lasciata libera da Zidane sembra trovata.
Ma annunci non ce ne sono, ufficialità e firma tantomeno. Ecco perchè rimangono in lizza Michel – sicuramente il più esperto tra gli ex nominati viste le esperienze in Spagna, Francia e Grecia sulle panchine del Rayo Vallejano, di Getafe, Siviglia, Olympiacos, Marsiglia e Malaga. Oltre 350 panchine per una soluzione rodata e che trova appoggio nei feedback positivi che il gioco offensivo espresso sollecita.
Situazione comunque poco chiare. Piano A, B e C pronti.
Tanti nomi per una sola poltrona.
Per una sola panchina la più bella, desiderata e pesante del mondo.