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Uniti è meglio: dieci fratelli che hanno indossato la stessa maglia

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Uniti è meglio: dieci fratelli che hanno indossato la stessa maglia

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L’unione fa la forza e da questo non si scappa. È una delle regole base della vita per superare ostacoli o momenti di difficoltà e come spesso accade, ciò avviene allo stesso modo nel calcio. Senza un gruppo compatto non si vince mai, neanche con i giocatori più forti del mondo. Se poi hai la fortuna di finire in una squadra molto unita e di poter lottare al fianco di chi è sangue del tuo sangue, allora non esiste ostacolo insormontabile.

E allora, solo per voi,  Numero Diez vi porta alla scoperta delle migliori dieci coppie di fratelli che hanno giocato nella stessa squadra.

10) GARY E PHILL NEVILLE

La prima coppia arriva dall’Inghilterra, precisamente da Manchester, dove i Neville’s brothers fecero le fortune dei Red Devils per ben undici anni (1994-2005).  Entrambi furono colonne portanti della difesa di Sir Alex Ferguson che spostò Gary sulla fascia destra dopo un inizio di carriera da difensore centrale. Phill, il fratello minore, venne impiegato prevalentemente sulla corsia di sinistra ma la sua versatilità lo rese un importante jolly, schierabile all’occorrenza anche a centrocampo. Dopo il calcio giocato, la carriera da allenatore: Gary è stato tecnico del Valencia e collaboratore della nazionale inglese tra il 2012 e il 2016; Phill è una matricola della panchina e ha vissuto con il fratello l’esperienza a Valencia come suo vice. Una vita insieme.

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9) GONZALO E FEDERICO HIGUAIN

Questa proprio, non la sapevate vero? Ebbene si, il numero nove rossonero condivise lo spogliatoio con suo fratello per 6 mesi, ai tempi del River Plate nel 2004. Naturalmente, con l’enorme divario tecnico che intercorreva tra i due, era naturale che la loro strada si sarebbe dovuta dividere ben presto. In Argentina, Federico non riuscì ad esprimersi al meglio, collezionando appena dieci presenze in tre anni e nemmeno una marcatura. Per il Pipita, invece, fu il trampolino di lancio verso gli importanti palcoscenici europei: con la maglia del River arrivarono 13 reti in 35 presenze, prima di approdare alla corte di Florentino Perez nel 2007. Oggi Federico, all’età di 33 anni, ha trovato la sua dimensione in America, idolo dei tifosi del Columbus Crew, per i quali ha già realizzato 54 reti in 184 apparizioni.

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8) MICHAEL E KARL-HEINZE RUMENIGGE

La famiglia nobile del calcio tedesco. I Rumenigge infatti, sono stati gli unici in Germania a portare tre fratelli nel calcio professionistico. Wolfgang, il più grande, arrivò al massimo in seconda divisione e non giocò mai con i due fratelli minori. Il più famoso è certamente l’attuale amministratore delegato del Bayern Monaco, Karl-Heinz, che militò in Italia con la maglia dell’Inter tra il 1984 e il 1987. Per ben dieci anni ha indossato la maglia dei bavaresi, assieme al fratello Michael, sicuramente meno talentuoso. Assieme vinsero tutti gli allori nazionali, sfiorando anche il trionfo della Coppa Campioni del 1987: il sogno fu infranto solo in finale, persa per 2-1 contro il Porto.

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7) ROBERT E NIKO KOVAC

Sempre in Germania troviamo una coppia croata, monumento per la propria nazionale. I fratelli Kovac  giocarono assieme per ben cinque anni in due club diversi: dal 1996 al 1999 nel Bayer Leverkusen, poi dal 2000 al 2003 nel Bayern Monaco. Se il destino avesse un colore, di certo il loro sarebbe bianco rosso: dopo le straordinarie prestazioni con l’Eintracht Francoforte, Niko si è conquistato meritatamente la panchina dei bavaresi, naturalmente portando con se il fratello minore Robert nel ruolo di vice. Da calciatori vinsero un campionato e una coppa tedesca con la maglia del Bayern Monaco ma in due ruoli differenti: Niko da centrocampista, Robert come difensore centrale.

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6) THIAGO E RAFINHA ALCANTARA

Torniamo nel presente, a due giocatori ancora in attività. Nonostante abbiano scelto due nazionalità diverse (il primo spagnolo, il secondo brasiliano) i fratelli Alcantara sono certamente tra i migliori talenti a cui il calcio moderno stia dando visibilità. I due furono compagni per due stagioni nel Barcellona, tra il 2011 e il 2013. Prodotti della cantera blaugrana, hanno caratteristiche tecniche molto simili: rapidità nel dribbling, ottimi tempi d’inserimento e una visione di gioco davvero straordinaria. Le loro strade si sono poi divise: Thiago è volato a Monaco per indossare la maglia del Bayern; Rafinha dopo i prestiti al Celta Vigo e all’Inter, è tornato al Camp Nou da protagonista. In una favola così bella, resta la nota dolente di non aver giocato nemmeno un minuto assieme con la maglia del Barça.

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5) FABIO E PAOLO CANNAVARO

Storici difensori italiani, giocarono assieme nel Parma tra il 1999 e il 2001. Per Fabio la carriera parla da se: pallone d’oro nel 2006 dopo il miracoloso mondiale con gli azzurri, fu protagonista assoluto nella Coppa Uefa conquistata con il compagno di una vita: Gianluigi Buffon. Ai tempi Paolo aveva solo 18 anni e approcciava al mondo della Serie A, entrando in punta di piedi. Non toccò mai gli altissimi livelli del fratello ma con la maglia del Napoli ha vissuto una buona carriera, con prestazioni da vero leader al centro della difesa. Con i partenopei ha toccato quota 239 partite, siglando anche 9 reti. Il suo ritiro dal calcio giocato è arrivato nel 2017 dopo le 109 presenze con la maglia del Sassuolo. Oggi allenano assieme in Cina nel Guangzhou Evergrande.

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4) YAYA E KOLO TOURÈ

Cresciuti assieme nel ASEC Mimosas, squadra ivoriana, i fratelli Tourè si ritrovarono assieme tra il 2011 e il 2013 nel Manchester City. Yaya è attualmente un centrocampista dell’Olympiacos al tramonto di una carriera davvero fenomenale, ricca di trofei e soddisfazioni. Memorabile la conquista della Coppa D’Africa con la sua nazionale nel 2015, sicuramente il ricordo più bello condiviso con il fratello, anche lui facente parte della spedizione nel ruolo di difensore centrale. Attualmente Kolo ha 37 anni e lavora in Scozia come collaboratore tecnico dei Celtic, squadra per la quale ha giocato nella stagione 2016-2017 con sole 9 presenze.

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3) JONATHAN E GIOVANI DOS SANTOS

Grandissime aspettative, un’enorme delusione. Due fratelli davvero talentuosi, cresciuti nella cantera del Barcellona, che non hanno saputo confermarsi a grandi livelli. La coppia messicana ha giocato assieme nel 2015 con la maglia del Villarreal,  scendendo in campo quasi sempre da titolari e realizzando a fine stagione ben  14 reti in due. La curiosità è che attualmente giochino ancora assieme, questa volta in America con maglia dei Los Angeles Galaxy. Giovani ha messo in luce le sue migliori doti fin da ragazzino, tanto da essere inserito nel 2010 nella lista dei migliori calciatori nati dopo il 1989 da Don Balòn. Jonathan è arrivato a L.A. lo scorso anno dopo aver lasciato la Spagna, ricongiungendo la coppia che fece sognare il sottomarino giallo.

 

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2) DIEGO E GABI MILITO

Il Principe e il talentuoso difensore ex Barcellona. Entrambi hanno vissuto una carriera davvero straordinaria e possono essere orgogliosi di aver iniziato assieme, al Real Saragozza (2005-2007). Una coppia argentina vincente sul campo e con una bacheca ricca di successi. Il centrale ha vinto due Champions League, una Supercoppa Europea e un Mondiale per Club con la maglia dei blaugrana. Diego Milito è stato il protagonista principale del Triplete nerazzurro, segnando quattro goal nelle tre gare decisive per alzare tutti trofei conquistabili in una stagione. Il loro rapporto non fu sempre idilliaco, come il celebre episodio del 2003 evidenzia: nel match argentino Racing-Independiente, los hermanos iniziarono a litigare pesantemente, venendo addirittura alle mani sotto lo sguardo allibito dell’arbitro. Rancori da gara, lasciati al passato. Oggi Diego è direttore tecnico del Racing mentre Gabi ha optato per il percorso da allenatore.

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1) NACHO E ALEX FERNANDEZ

Entrambi hanno indossato la camiseta blanca del Real Madrid. Nacho, classe ’90, è il fratello maggiore e nel Real ha trovato grande continuità. La sua polivalenza lo ha portato a scendere in campo in tutti i ruoli della difesa, sia come terzino destro e sinistro ma anche come centrale. Le 116 presenze con le merengues gli sono valse innumerevoli trofei: 4 Champions League, 3 Supercoppe europee, 3 Mondiali per Club. Alex ha esordito con la maglia del Real il 6 Marzo 2011, subentrando a Ozil nella gara contro il Racing. Fu per lui l’unica gara disputata a Madrid, poi visse varie esperienze in giro per l’Europa che lo hanno portato fino alla Segunda Division dove attualmente cerca il rilancio con la maglia del Cadice.

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Kvaratskhelia in dubbio per l’Atalanta: oggi la decisione

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kvaratskhelia napoli

Nella giornata di oggi Khvicha Kvaratskhelia farà ritorno a Napoli. Nel corso del match contro la Grecia che è poi valso la qualificazione a EURO24 con la sua Georgia, l’esterno sinistro è stato costretto ad uscire dal campo a causa di un dolore all’inguine. La sua nazionale ha poi vinto lo stesso ai calci di rigore. La sua presenza contro l’Atalanta resta ancora in dubbio.

LE CONDIZIONI DI KVARATSKHEILA

Come riporta Il Mattino, Kvaratskhelia sarà valutato nelle prossime ore dallo staff del Napoli. La speranza è che si tratti solo di un affaticamento muscolare. Se così dovesse essere la sua presenza in campo per la sfida contro l’Atalanta non sembra essere in discussione. Se invece si dovesse trattare di uno stiramento il georgiano dovrà stare ai box per qualche settimana. il Napoli aspetta il rientro di Kvaratskhelia per capire se sarà necessaria o meno una risonanza magnetica. Vedendo i video che sono circolati sui profili social dello stesso georgiano, che lo ritraevano festeggiare coi compagni, la speranza è che davvero non sia nulla di grave. Il popolo azzurro dovrà restare con il fiato sospeso ancora per qualche ora. Ricordare l’importanza della sfida contro l’Atalanta è quasi superfluo: si potrebbe trattare infatti dell’ultima chance per la Champions League.

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Calcio Internazionale

Futuro Lewandowski: l’Arabia un’opzione ma attenzione all’Atletico

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Barcellona Lewandowski

Il futuro di Robert Lewandowski è molto incerto. I media spagnoli parlano da qualche settimana di un interesse molto forte da parte dell’Arabia Saudita. Si parla addirittura di un’offerta da 100 milioni di ingaggio, cifre folli che potrebbero far vacillare l’attaccante polacco. Secondo quando riporta Sport ES però, su Lewandowski ci sarebbe anche un interesse di un altro club spagnolo: l’Atletico Madrid. Nonostante la rivalità sportiva tra Barcellona e Atletico, le due società hanno spesso fatto affari insieme, quindi quest’operazione non sembra del tutto impossibile.

Lewandowski non sembra voler andare via da Barcellona, ma il club catalano sta prendendo in considerazione una sua possibile cessione, in quando per contratto, l’ingaggio del giocatore è destinato a salire con il passare degli anni. Il classe ’88 ha segnato 20 gol e fornito 9 assist in 39 partite totali: numeri ancora una volta super. La carta d’identità però recita 35 anni e anche per questo motivo il Barcellona potrebbe decidere di sacrificare il suo bomber per puntare su un giocatore più giovane come Vitor Roque, andando ad allinearsi con la politica del club degli ultimi anni.

Una cosa è certa: chiunque riuscirà ad accaparrarsi il contratto di Lewandowski sarà autore di un affare. Basterà solo aspettare per vedere con quale maglietta segnerà una valanga di gol il prossimo anno.

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Calcio Internazionale

ESCLUSIVA – Andrea Compagno, dalla chiamata in Nazionale di Mancini all’avventura in Cina

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Andrea Compagno

Andrea Compagno si è da poco trasferito in Cina, al Tianjin Tiger Football Club, lasciando lo Steaua Bucarest dopo 1 anno e mezzo di gol e grandi soddisfazioni personali. Compagno è nativo di Palermo, nel quale gioca con le giovanili della squadra della città prima di trasferirsi al Catania. Inizia dunque il suo girovagare per l’Italia, sempre giocando nei vari gironi della Serie D, ma senza mai incidere veramente. La sliding doors della sua carriera porta il nome di San Marino, dove va a giocare accasandosi al Tre Fiori.

All’ombra del Titano Compagno vince campionato e coppa, venendo eletto nella stagione 2018/2019 miglior giocatore straniero e capocannoniere del campionato con 22 gol. Trova anche il tempo di segnare il suo primo gol internazionale durante i preliminari di Europa League. Tutto ciò gli vale la chiamata del Craiova, nella Serie B romena, che vince al primo tentativo. L’impatto in SuperLiga è ottimo, tanto da convincere lo Steaua Bucarest (oggi FCSB) a comprarlo per 1.5 milioni di euro, più una clausola del 10% sulla futura rivendita. Nel 2022 è il miglior marcatore italiano nei massimi campionati europei, con Mancini, allora CT della Nazionale, che confida ai media di seguirlo.

La chiamata del tecnico arriva, con la dirigenza dello Steaua Bucarest che riceve la notifica dell’inserimento del loro attaccante nella lista dei pre-convocati di marzo 2023. Andrea Compagno vive il momento più alto della sua carriera, ma inspiegabilmente, all’alba della corrente stagione, arriva la rottura con la società. Il vulcanico presidente dello Steaua, George Becali, cambia improvvisamente opinione su Compagno. Tante le parole dette e riportate dai giornali romeni sulla trattativa che lo ha portato in Cina, ma in esclusiva per l’Italia, Compagno ha spiegato a noi di Numero Diez come sono andate realmente le cose, ripercorrendo questi mesi così difficili per lui. Inevitabile porre uno sguardo su quello che è stato il suo passato, sulle tante fatiche fatte per arrivare dove è oggi, ma anche sul suo futuro, in un altro continente e con la solita voglia di migliorarsi giorno dopo giorno.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA SERIE D E L’ALL IN CON SAN MARINO

In Italia hai giocato in Serie D, spostandoti dal Sud al Nord sin da molto giovane, con contratti che specialmente all’inizio ti obbligavano ad andare a fare la spesa con la calcolatrice. Che consiglio ti senti di dare a quei ragazzi che stanno vivendo oggi quel tuo momento?

Quello è stato un periodo bello e brutto allo stesso tempo. Lì vedi più passione di quella che trovi a livelli più alti. Andando avanti nella mia carriera ho visto molti giocatori con la pancia piena, che mi hanno fatto pensare a quanti miei vecchi compagni di squadra avrebbero pagato per essere al loro posto. Quello che a me ha salvato è stato vivere nel mio sogno, nella incondizionata fiducia di potercela fare. Vivevo, mi allenavo e giocavo come se fossi in Serie A. Neanche quando prendevo 400 euro al mese la mia testa è andata a cercare altro, un qualcosa di più sicuro. Fondamentale poi è stata la perenne voglia di migliorarmi. Ce l’ho ancora adesso e penso che ce l’avrò fino all’ultimo giorno della mia vita“.

Lo snodo cruciale della tua carriera è stato scegliere di andare a giocare a San Marino. Nonostante non fosse una lega di livello, era un campionato che ti permetteva di giocarti le coppe europee, cosa che nel CV di un calciatore fa la differenza.

Sono coincise due cose. La risoluzione di un problema alle ginocchia in primis, una condropatia rotulea, grazie a un medico di Palermo che ha capito quale fosse il problema. Fino a quel momento io mi ero abituato all’idea di dover giocare a calcio con il dolore. E poi essendo a San Marino mi stavo giocando un trofeo e l’accesso ai preliminari delle coppe europee, cosa che mi galvanizzava. Ho fatto molto bene, trovando anche il gol in Europa e riuscendo ad aprirmi le porte per l’estero“.

Dopo tutto il tuo percorso, dopo tutte le fatiche che hai dovuto affrontare, cosa ha voluto dire per te essere nella lista dei convocati della Nazionale campione d’Europa?  

Ancora adesso mi vengono i brividi a pensarci. Era un buon momento della stagione con lo Steaua, eravamo in una buona posizione in classifica e a coronamento del momento arriva la chiamata. Mi cercavano tutti, ma a me non piace stare sotto i riflettori, volevo essere concentrato sul campo e sulla squadra. Sono orgoglioso se ripenso a ciò che ho fatto e ciò che ho ottenuto, per me era impensabile. L’unico rimpianto è stato poi che la convocazione in sé non si è concretizzata, per cui non ho mai varcato i cancelli di Coverciano. Farlo penso che avrebbe donato a qualche direttore di squadre di Serie A un pizzico di coraggio in più sullo scommettere su di me la scorsa estate. Rimane però tutto così bello e magnifico che per me è impossibile dargli un’accezione negativa“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – L’ESCLUSIONE SENZA PREAVVISO ALLO STEAUA

Il tuo trasferimento dallo Steaua Bucarest ha molto a che fare con i rapporti compromessi con il presidente. La sua opinione su di te quando cambia e perché?

Dopo la stagione dei 21 gol, per cui per me era inimmaginabile in quel momento un cambio di opinione sul mio conto. Inoltre aveva deciso di giocare con il falso 9. Un attaccante con le mie caratteristiche non era più quello che voleva, secondo lui non ero neanche da Steaua Bucarest. Ha fatto si che giocassero punte centrali dei calciatori non abituati a quel ruolo pur di non mettere me. Sono stati 6 mesi d’inferno da questo punto di vista, ma i tifosi mi hanno sempre dimostrato il loro affetto. Mi dispiace per come si è chiusa, se proprio avessi dovuto lasciare lo Steaua, l’ideale sarebbe stato farlo d’estate. Dopo i tanti gol e la chiamata di Mancini, sarebbe stato perfetto andare in crescendo, aumentando l’importanza del campionato“.

C’è stata una concreta opportunità durante quel periodo di fare questo salto di qualità?

Il mio obiettivo era quello di andare in un campionato che fosse più competitivo agli occhi della Serie A, che rimane il mio sogno. Quello olandese o quello belga sarebbero stati perfetti. Un’offerta come quella che desideravo era anche arrivata, dall’Heerenveen in particolare. Offrirono 1.5 milioni, ma il presidente rilanciò a 2. In quel frangente non voleva cedermi, l’obiettivo era entrare nei gironi della Conference League. Nel momento in cui non ci riuscimmo, si convisse del fatto che in campionato avrebbe voluto quel famoso falso 9. Tutto questo però è accaduto poco dopo aver rifiutato l’offerta dell’Heerenveen. Erano arrivate anche proposte dall’Italia, dalla Serie B, ma sentivo che non fosse la tappa ideale per il mio percorso“.

E come mai se il tuo obiettivo è giocare un giorno in Serie A, hai deciso di rifiutare la cadetteria? Per certi versi ti avrebbe avvicinato al suo raggiungimento. 

Se fossi sceso in una lega di secondo livello, avrei poi avuto problemi se un un giorno avessi scelto di tornare all’estero. La Serie B è un campionato di assoluta importanza, con molta più qualità di quella che ne è la sua considerazione in altri paesi, ma fuori dall’Italia si concentrano su altro. Prima di te guardano altri 100 mila giocatori che giocano in campionati di serie superiori, anche se di livello inferiore alla B. Stare all’estero mi ha dato tanto, non voglio perderlo. Oltre quelle c’erano state offerte dal Kazakistan e dall’Ungheria, ma non avrei alzato il livello rispetto la Romania come volevo“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA VERITÀ SULLA TRATTATIVA CON IL KONYASPOR

I giornali romeni hanno riportato anche dell’offerta del Konyaspor, in Turchia, che però avresti rifiutato nonostante saresti stato in un campionato con diversi ponti per la Serie A. 

Proprio per tutto il discorso che abbiamo fatto finora sul prestigio del campionato, io do subito la mia disponibilità quando vengo a sapere di quest’offerta da 150 mila euro che avevano fatto al club. Era una trattativa ben avviata, ma sono mancate le condizioni per chiuderla“.

È stata fatta uscire la notizia per la quale l’offerta del Konyaspor non fosse di 150 mila euro, ma di circa mezzo milione, e che tu avessi rifiutato la destinazione preferendo lo stipendio cinese. 

Tutte cavolate, sia le cifre sia il fatto che l’offerta del Konyaspor fosse arrivata insieme a quella cinese. Si era semplicemente inserita una persona che per puro interesse personale prometteva al presidente di fargli arrivare un’offerta più alta dalla Turchia, ma non ce ne era più nessuna in realtà. In Cina stava per arrivare il capodanno cinese, e mi avrebbero dovuto tesserare per forza prima di questa scadenza. Per colpa di questo contrattempo stavo rischiando di non ultimare in tempo i dettagli con il Tianjin“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA CINA COME NUOVA TERRA DA CONQUISTARE

Non ti ha spaventato la fuga dei grandi nomi che c’è stata negli ultimi anni dal campionato cinese nel momento in cui lo hai scelto? 

Non posso esserne spaventato. Quelli erano giocatori che percepivano stipendi molto lontani dalla mia situazione. È un’opportunità importante per me, ci sono solo 5 posti per gli stranieri per squadra, e le speranze che ripongono in questi sono alte. Per questo è difficile vedere dei contratti lunghi, ma anche solo entrare nel campionato è complicato“.

Cosa ti ha sorpreso in questi primi mesi lì?

Il livello degli stranieri è molto alto, ma anche tra i cinesi vedo buone individualità. Certo, le mie sono solo prime impressioni, sono appena arrivato, ma è chiaro che loro stiano investendo tanto. Hanno degli stadi enormi e all’avanguardia, nella città dove sono io ce n’è uno da 30 mila posti e un altro da 60 mila. Non hanno però la cultura del centro d’allenamento come casa base, noi ci alleniamo direttamente allo stadio per esempio. È diverso da quello a cui ero abituato. Quello che certamente dimostrano è tanto entusiasmo e tanta organizzazione, che si riflette anche in allenamento. Prepariamo ogni situazione, calci piazzati, rimesse laterali… sto lavorando sulla tattica molto più qui che in passato“.

La Cina porta 4 squadre alla Champions League asiatica, che oltre a essere un’altra competizione internazionale a cui potresti prendere parte, ti potrebbe far vivere delle esperienze con giocatori incredibili. Quanto speri di ritrovarti a giocare il prossimo anno con personaggi del calibro di CR7?

Se non è lui ce ne sono tanti altri. Qui c’è un entusiasmo incredibile anche solo per il campionato, non oso immaginare cosa vorrebbe dire fare la Champions. Sono sincero, come ho fatto appena arrivato in Romania, me la voglio vivere giorno per giorno. Ragiono partita dopo partita con la volontà di farmi apprezza qua come fatto altrove“.

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Hazard torna a giocare: disputerà la Kings World Cup

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Direttamente dalla pagina X della Kings League, Eden Hazard ha annunciato in un video-annuncio la sua partecipazione alla Kings League di Gerard Piqué. Nella descrizione del contenuto pubblicato si legge inoltre la frase Il ritiro non è per tutti.

L’ANNUNCIO

“Si è parlato molto del motivo per cui ho lasciato il calcio. Ma io sono sicuro di una cosa: giocherò la Kings World Cup“.

A meno di un anno di distanza dall’addio al calcio professionistico, l’ex Real Madrid ha comunicato la scelta di iniziare questo nuovo capitolo della propria vita, comunicando che farà parte del team Deptorstra FC, guidato dalla streamer Celine Dept (la più seguita in assoluto su YouTube nel 2023), in occasione del torneo di calcio a 7 in programma il 26 maggio in Messico. La competizione si concluderà l’8 giugno.

Oltre ad Hazard, anche Rio Ferdinand è entrato a far parte di questo contesto relativamente nuovo, composto da altre stelle del passato come Zlatan Ibrahimovic, Mario Gotze e Neymar. L’ex bandiera del Manchester United sarà infatti co-presidente del team Five FC, insieme a Jeremy Linch (freestyler e content creator con oltre 50 milioni di follower su tutti i suoi social).

Il torneo vedrà la partecipazione di 32 squadre qualificate, che voleranno in America centrale per disputare la competizione.

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