Un punto che non fa male a nessuno, che fa felice il Real Madrid e che offre, alla fin fine, uno spettacolo intenso e passionale, in un Mestalla gremito che per ventidue minuti è stato a -1 dal primo posto. Valencia-Barcellona ha rispettato le attese offrendo allo sport mondiale la faccia di una Liga quanto mai complicata e indecisa, in cui il Barca vince ma non stravince e il Real – si, quello delle tre Champions in quattro anni – non riesce a smarcarsi da criptici problemi di personalità. Ne approfitta fra tutti l’entusiasmo del Valencia, stasera con lo smoking da grandi occasioni che ci ha creduto fino in fondo senza l’obbligo di dover cambiare pelle, non mutando il suo gioco e anzi sfiorando il grande colpo proprio grazie alla nuova natura proposta da Marcelino in questa stagione. Mentre il Barcellona, al fronte di un 1-1 abbastanza meritato, confonde la rabbia con il rammarico perchè se è vero che i padroni di casa hanno spesso messo a ferro e fuoco la difesa blaugrana è anche vero che a Valverde e soci manca un gol non convalidato dalla terna arbitrale e soprattutto, un primo tempo in cui le azioni da gol per gli ospiti si perdono nei conti. L’1-1 (Rodrigo 60′, Jordi Alba 82′) è un risultato giusto per quanto fatto vedere e permette alle due squadre di tenersi strette le stesse posizioni del turno precedente, anche se, per quel che riguarda il Valencia, il fiato sul collo di Zidane si fa sentire e le Merengues sono ora a -4.
COSE NOIOSE
Parlando un po’ di tattica e tralasciando le magie di Messi e Rodrigo, il Valencia come già detto non ha fatto una gara diversa dal solito approccio. Difesa e centrocampo molto vicini e grande sacrificio richiesto a tutto il reparto offensivo, perché in effetti un motivo c’è se a fine partita Rodrigo è stato sostituito e Zaza è apparso poco lucido nello sfruttare il match ball a pochi secondi dalla fine. La rincorsa della coppia offensiva italo-spagnola ha obbligato il Barcellona a ragionare più in fretta e a consegnare il pallone velocemente a chi di dovere, e a volte questo non è bastato: nel secondo tempo i tackle di Zaza su Messi e Busquets sono almeno quattro. E poco importa se il Barca ha il più alto numero di passaggi effettuati a partita (644,9), il Valencia ci ha comunque messo del suo nell’impedire l’interdizione fra il rombo basso blaugrana (portiere-centrali-mediano) e Messi o Iniesta. In tutto ciò le linee corte in fase difensiva hanno permesso a Marcelino di controllare al meglio le azioni ospiti tappando i canali di passaggio e ostruendo la visuale alle pistole del pistolero Suarez: la prestazione dell’uruguagio è comunque da apprezzare per impegno e caparbietà nonostante Garay e Gabriel lo abbiano arginato con fortuna. Valverde dal canto suo ha insistito con Iniesta esterno nel tentativo di favorire la fluidità di gioco sulle laterali e di conseguenza, aprire lo spazio per far piovere palloni al centro, anche se pure in questo caso la fisicità valenciana ha avuto la meglio. Per tanto Messi si è inventato la tattica del Barcellona dialogando il più possibile con Don Andrès nel tentativo di sbloccare i boccaporti offensivi della propria squadra, e ciò nonostante c’è voluta comunque una magia de La Pulce affinchè il Barca trovasse una via per il gol: l’invenzione di Messi ha permesso a Jordi Alba di punire la sua ex squadra anche se fino a lì, malgrado il gol negato su errore di Neto e qualche tiro poco convincente, il Barca non ha avuto lo stesso grado di pericolosità che è solito creare. Gli ingressi di Denis Suarez e Deulofeu hanno sicuramente costretto il Valencia ad aprirsi un po’ nel tentativo di arginare la loro velocità, ma la pressione psico-acustica creata dal Mestalla ha creato attorno ai giocatori del Barca un clima di tensione tant’è che il pallone, a un certo punto, pesava parecchio.
L’ANTROPOLOGIA DEL MESTALLA
Giornalisti e addetti ai lavori parlavano di Valencia-Barcellona come del decisivo confronto fra i due pichichi del campionato Messi e Zaza, e non avevano tutti i torti. Seppur senza segnare l’argentino e l’italiano sono stati i motori spettacolari delle proprie compagini: da una parte Messi ha continuato col solito lirismo tecnico introvabile in qualsivoglia emporio dell’eccellenza, dall’altra, Zaza ci ha messo sangue e sudore nel dare ai suoi riferimenti offensivi e ripiegamenti ai limiti della sua area di rigore. Divinità contro eroe, organo contro batteria. La battaglia antropologica fra i due migliori giocatori delle rispettive squadre si è conclusa appunto con zero reti a testa, anche se Messi alla fine ha disegnato un assist da momentum per il gol di Alba, che senza un lancio così difficilmente avrebbe potuto raggiungere un pallone in quella posizione. Per il resto, il Valencia ha proposto il suo solito calcio frizzante, anche troppo, con alcuni key pass decisamente troppo frettolosi e una smania di arrivare in porta che quasi lanciava il contropiede avversario. Fuori dal Mestalla stanno ancora applaudendo Rodrigo e la sua esultanza con la parrucca di un tifoso, perchè come non mai il gol del vantaggio è stato un esplosione di gioia incontenibile: la goduria del vantaggio sulla squadra più forte del mondo. Una prestazione in cui l’abilità tecnica e la bravura nel muoversi negli spazi stretti hanno reso lo spagnolo (fresco di chiamata da Lopetegi) l’mvp del Valencia nel big match più atteso dalla Liga, e nuovamente il centravanti nato a Rio de Janeiro si è reso protagonista di un gruppo che ha solo voglia di stupire.
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Prescindendo dall’intoccabile prestazione di Dani Parejo, al contrario Kongdogbia ha dimostrato nuovamente di essere in parte discontinuo nella gara, una prestazione fatta di impassibilità fisica e amnesie mentali, un’onnipresenza sia in difesa che in attacco alternata a passaggi totalmente sbagliati. Insomma, per l’ex Inter una buona partita con la solita presenza di macchie, un “più alti che bassi” piacevole di questo suo personale ritrovamento valenciano. In mezzo al campo impossibile non applaudire anche le prestazioni della corsia destra del Barcellona e la sua corrispettiva sinistra del Valencia. Sia Semedo che Gaya hanno offerto ai presenti una prestazione completa di corsa e dribbling, abilità tecnica e sangue freddo. In pratica, tutto quello che un match del genere richiedeva. Al contrario, se da una parte ter Stegen ha confermato di essere definitivamente uno dei migliori tre portieri d’Europa, il suo collega Neto è incappato in una serata più che storta, e graziato dalla svista di Ignacio Iglesias, si è visto non certificare dal risultato un clamoroso paperone su un innocuo tiro di Messi. Da lì in poi per l’ex portiere della Juve tanta insicurezza ma buoni riflessi in un paio di occasioni: certo, se quel pallone fosse entrato nel primo tempo … Infine, toccando le difese, da applaudire la prestazione di Umtiti, anno scorso spesso sotto le mire aggressive della critica, stasera al contrario molto concentrato e con continue comparsate anche in fase offensiva; il suo compagno Vermaelen, all’esordio stagionale, ha avuto di certo più da fare vista la desuetudine recente a impegni come questi: tuttavia il belga ha saputo dire la sua contro un avversario ostico come Zaza e seppur con qualche brivido, il body check con l’attaccante di Policoro ha avuto esiti abbastanza positivi. Alla fine dei conti si può dire che Valencia-Barcellona è stata una gran bella partita, una gara in cui lo spettacolo ha tagliato il bottino finale a entrambi in termini di classifica; le squadre escono a testa alta da uno scontro alla fin fine alla pari, in cui se è vero che il Barcellona ha fatto la partita nel primo tempo è altrettanto vero che il Valencia nella ripresa ha abbassato la testa e ha trovato il gol per prima. Il pareggio è stato il risultato più giusto.
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