Calcio e dintorni
Il Real Valladolid oltre Ronaldo

Pubblicato
5 anni fa:
Il Real Valladolid, tornato in Liga quest’anno, è balzato agli onori della cronaca quando Ronaldo Nazario, il 3 Settembre 2018, ha deciso di acquisire il 51% delle quote di proprietà della società, diventando così presidente e azionista di maggioranza del Pucela. Seppur tutto ciò sia stato di risalto ed abbia contribuito ad alimentare la fama ed il merchindising di un club storico ed abituato a competere nella prima divisione spagnola, ci sono alcuni aspetti dell’ottimo lavoro fatti in Castilla y Leon che sono stati oscurati involontariamente da questa presenza.
CONTI A POSTO E PROGETTI FUTURI
In primo luogo, come evidenzia il magazine El Espanol, la società biancovioletto viveva già un periodo di ottima salute finanziaria, avendo ridotto il suo debito a soli 45 milioni nel 2012: il contraccolpo della retrocessione, nel 2014, fu in parte attutito da un’operazione di questo tipo ed il club poté riprogrammarsi per la risalita che durò più del previsto a causa di aspetti sportivi e puramente di campo, piuttosto che di organizzazione del club.
Nel 2015, poi, il comune di Valladolid aveva approvato il progetto Valladolid Arena, che prevede l’ampliamento ed il miglioramento delle infrastrutture adiacenti allo stadio, arricchite di hotel e parcheggi e nella quale troverà spazio un palazzetto per la squadra di pallacanestro e pallamano. Seppur si parli di un progetto approvato preventivamente, della quale non si conosce la partecipazione economica del club, ciò che sembra certa è la costruzione di campi di allenamento e di un centro di formazione per le giovanili del Real Valladolid, arricchito dal ristorante e dalla fan zone della squadra. Un vero e proprio distretto biancoviola, come mostrato in questo video del Febbraio 2019.
È certo quindi che il fenomeno sia stato lungimirante nei suoi investimenti ed abbia scelto un luogo sicuro ed in espansione per poter fare il suo ingresso nel calcio europeo in forma dirigenziale dopo l’esperienza di Fort Lauderdale in NASL.
SUL MERCATO
La lungimiranza progettuale spiegata poc’anzi si rispecchia nella maniera con cui il Valladolid ha deciso di intervenire in fase di campagna acquisti, acquistando in maniera ordinata pur rispettando le richieste dell’allenatore Sergio Gonzalez Soriano che, giunto nell’Aprile del 2018, poteva finalmente disporre di una finestra di mercato “personalizzata”. La difesa, una delle fautrici del trionfo nei playoff 2018, è rimasta pressoché la stessa, conservando tutto il lavoro di Sergio. A centrocampo invece è spiccato l’acquisto di un centromediano metodista di ottima qualità come Ruben Alcaraz, descritto come l’idea del Valladolid del mercato: reperire ottimi profili del calcio spagnolo in cerca di minuti di gioco e rilancio. L’ex Girona è stato acquistato per 1 milione ed adesso ne vale circa 9: il Siviglia ha già messo gli occhi su di lui.
In attacco si è invece puntato sui prestiti importanti, come quello di Enes Unal, l’Ibrahimovic di Turchia, classe 1997, alla quale si sono uniti l’ex Roma Daniele Verde e Duje Cop, anch’egli passato dalla Serie A con la maglia del Cagliari.
LA STAGIONE
Seppur il futuro di Sergio Gonzalez come allenatore fosse quello di un predestinato, visti i precedenti come tecnico della selezione catalana (dove fece da vice a Cruijff nella sua ultima partita da coach): di lui in Liga si conosceva poco o nulla ma si è rivelato invece un tecnico semplice, un motivatore, un cultore del gioco camaleontico che non disprezza il possesso ordinato e palla a terra, eredità mai persa dell’olandese che gli fu mentore. La squadra ama costruire con un 4-4-2 ordinato, dove il centromediano metodista è importante per il primo possesso (spesso rasoterra) atto a servire le ali, importanti per crossare e ricevere le sponde delle due punte quando tagliano, capace di trasformarsi in 4-5-1 quando l’avversario ha la supremazia del possesso palla. La stagione si è rivelata un moto ondoso che non smette di regalare sussulti dalle parti del José Zorrilla: le prime quattro giornate avevano regalato due miseri punti, mentre le successive cinque ne avevano portati in serbo tredici, facendo di fatto salire la squadra sino al sesto posto. Da lì ad oggi sono giunte soltanto altre cinque vittorie, con un Febbraio da dimenticare visto il bottino di un solo punto. Eppure, sul mercato, il Real Valladolid aveva saputo sfruttare le tipiche occasioni da mese di Gennaio, pescando il jolly con l’arrivo di Sergi Guardiola, pagato 5 milioni dal Cordoba, in seconda divisione, per cambiare lo spartito di un attacco che sulla carta appariva assai lento.
Il maiorqui, nato a Manacor come Rafael Nadal, ha dovuto compiere il giro della morte per poter giungere in Liga: da giovane era considerato una promessa ma si era fatto sfuggire qualche tweet anticatalano ed antibarcelonista di troppo, tanto che, quando il Barça B lo acquistò dall’Alcorcon, le critiche furono talmente aspre da dover compiere subito un dietrofront rescindendo il contratto del ragazzo, allora un ventenne pieno di speranze. Guardiola dovette così ripartire dal Granada B, giungendo sino ad Adelaide in Australia, salvo poi tornare in patria alla volta di Murcia, Cordoba (con un prestito al Getafe) e finalmente Valladolid, dove in quattordici partite ha saputo dare un volto nuovo ad un attacco risultato troppo affannato per l’assenza di reti di Unal, che adesso ama giocare di sponda con il nuovo partner di reparto.
https://youtu.be/85Vx_KsYIAc
Nell’ultimo mese e mezzo sono arrivate solo due sconfitte, condite da tre pareggi e due vittorie (di cui l’ultima in uno scontro diretto contro il Girona) che al momento vedrebbero la squadra di Ronaldo salva e con un altro campionato di Liga alle spalle. La lotta è ancora lunga, ma qualsiasi cosa accada il programma di Ronaldo e di tutta una società non si fermerà ad una fugace annata di Liga senza lasciare a Valladolid ed al suo pubblico una realtà moderna ed all’altezza del calcio di oggi.
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Calcio e dintorni
Mourinho convocato in procura federale: squalifica in arrivo?

Pubblicato
3 ore fa:
Dicembre 9, 2023Di
Simone Rippa
MOURINHO PROCURA FEDERALE – Nelle scorse settimane le dichiarazioni di José Mourinho in merito all’arbitro Mercenaro e il capitano del Sassuolo, Domenico Berardi, hanno scatenato una reazione a catena nell’opinione pubblica e legale del mondo calcistico.
Le accuse rivolte dall’allenatore della Roma nei confronti dei due personaggi sopracitati hanno avuto un peso, considerando che sia gli organi arbitrali che il club neroverde hanno accusato lo Special One di aver violato l’art. 4 e l’art. 37 del codice di giustizia sportiva, sottolineando la mancanza di lealtà e di esempio disciplinare. Pertanto, Mourinho ha dovuto difendersi personalmente, presenziando presso la procura federale e avendo un colloquio diretto con Giuseppe Chiné, cercando di giustificare le sue dichiarazioni attraverso valutazioni frutto di evidenze, come riportato dal Corriere dello Sport.
L’esito dell’udienza è ancora ignoto, ma persiste la possibilità di una squalifica di Mourinho, presumibilmente nel nuovo anno, seppur di minore durata in relazione alla richiesta iniziale dell’accusa. Maggiori informazioni saranno comunicate nei prossimi giorni, ma gli scenari possibili sono ancora molteplici.
Nel frattempo la Roma si prepara ad accogliere la Fiorentina in un match che potrà dire molto sul percorso in campionato dei giallorossi. Con la sconfitta del Napoli di ieri sera, aumentano le possibilità per i capitolini di consolidare il quarto posto in classifica, ma occhio all’armata viola, anch’essa animata da forti speranze europee.
Calcio e dintorni
Ennesimo atto vandalico alla targa di Valentino Mazzola: la denuncia del Torino

Pubblicato
4 ore fa:
Dicembre 9, 2023Di
Simone Rippa
MAZZOLA – Il Grande Torino è stato e sempre sarà nell’album dei ricordi del calcio italiano e non solo, venendo ricordato come uno dei più grandi gruppi della storia del gioco per risultati e, purtroppo, per la tragica fine capitatagli. Tra questi, uno dei personaggi di maggiore spicco è senza alcun dubbio il capitano Valentino Mazzola, leggenda eterna del Toro. L’affezione della città piemontesenei confronti di tale mito sportivo è sempre stata molto forte, tanto da dedicargli un parco in piazza Galimberti, con tanto di targa celebrativa ad honorem.
Tuttavia, questo elemento commemorativo è stato vittima di vandalismo nella giornata di ieri, essendo distrutto in mille pezzi. Considerando che non si tratta dell’unico precedente a riguardo, la risposta del club Torino non si è fatta attendere, denunciando fortemente l’accaduto sui social con un forte messaggio:
“Valentino Mazzola resterà nella storia, mentre i vandali resteranno tali”.
Una targa si può vandalizzare anche 100 volte.
Valentino Mazzola resterà per sempre nella storia del calcio italiano, patrimonio di tutti. Mentre i vandali resteranno tali, gente senza dignità e valori, vergogna di tutti.
— Torino Football Club (@TorinoFC_1906) December 8, 2023
Sdegno e disgusto causato da un gesto deplorevole, che va contro il ricordo di un campione senza tempo che ha legato il proprio destino ad una maglia e ad un’intera città. Il ricordo di Mazzola rimane vivo nella mente e nello spirito del Torino in tutte le sue forme. Rimane la solidarietà unanime nei confronti dell’ambiente granata per gesti vergognosi come quello accaduto nella giornata di ieri.
Calcio e dintorni
ESCLUSIVA – Lo sviluppo dei nuovi talenti di adidas studiando Bellingham

Pubblicato
3 giorni fa:
Dicembre 6, 2023
La crescita e la formazione di nuovi talenti è da sempre uno dei punti cardini all’interno del progetto adidas. Il brand, infatti, ha fatto della crescita e l’accompagnamento verso i propri obiettivi di giovani calciatori una propria prerogativa. L’ultima importante iniziativa del Team Football Italia è stata quella di proporre un viaggio nella dimensione Real Madrid per studiare da vicino l’ambiente in cui lavora quello che al momento è il giovane più forte al mondo: Jude Bellingham. Sette giovanissimi calciatori seguiti dal brand, sono partiti alla volta della capitale spagnola per poi immergersi in un clima da grande calcio. Dalla visita al Bernabeu e al museo del club, fino ad assistere alla gara di Champions League Real Madrid-Napoli. Una vera e propria esperienza a 360 gradi, per arricchire il proprio bagaglio culturale oltre che calcistico.
Di seguito la lista completa dei giovani calciatori che ne hanno preso parte:
• Jacopo De Vincenzo, Lazio
• Lorenzo Hallidri, Verona
• Francesco Paesanti, SPAL
• Marco Damioli, Atalanta
• Samuel Prendi, Atalanta
• Gabriel Masullo, Monza
• Gabriele Borsa, Milan
ESCLUSIVA 🚨 – Lo sviluppo dei nuovi talenti #adidas studiando #Bellingham: 7 giovani calciatori seguiti dal brand sono partiti per immergersi nella dimensione del #RealMadrid. Un viaggio con l’obiettivo di crescere sia sotto l’aspetto calcistico che umano. ✈️⚽️ [@adidas] pic.twitter.com/4T5DAwpTsq
— Numero Diez (@NumeroDiez_10) December 6, 2023
Noi di Numero Diez abbiamo intervistato lo Scouting Manager di adidas Kevin Cauet, che compone il team football SPOMA con Alfredo Freda, Senior Manager del brand tedesco. Siamo entrati nei particolari di quella che è stata questa importante esperienza, approfondendo il tema della crescita calcistica e soprattutto personale di questi ragazzi: dallo stile di vita sano alla mental health, indispensabili per raggiungere traguardi importanti. Di seguito l’intervista.
L’INTERVISTA A KEVIN CAUET, SCOUTING MANAGER ADIDAS
Quali sono i criteri utilizzati per la scelta dei talenti da seguire?
“È molto complesso. Fino a 17/18 anni si fa una valutazione prettamente calcistica: aspetto tecnico, tattico, fisico e mentale. In più di quello che può essere l’ambiente di crescita del ragazzo: famiglia, stile di vita ecc. Arrivati a una certa età ci dobbiamo ricordare che siamo un brand sportivo e non un club. Dobbiamo fare una selezione molto stringente: non solo di chi arriverà in Serie A, ma anche di chi un giorno potrà arrivare a vestire la maglia della Nazionale italiana o di un top club mondiale. Per quello è fondamentale valutare anche la realtà in cui cresce il ragazzo, il suo percorso di crescita e il progetto intorno a lui. Ci sono tantissimi aspetti di cui tenere conto”.
Anche Francesco Camarda è tra i talenti della scuderia di adidas Italia. Che idea si è fatto del suo avvicinamento alla prima squadra del Milan e il traguardo di più giovane esordiente di sempre in Serie A?
“Innanzitutto se lo merita. È un ragazzo d’oro, che viene da una famiglia spettacolare. Per lui ci sono dei presupposti di crescita importanti. Avere un quadro sano extra-calcistico è decisivo. Così il ragazzo può lavorare tranquillo, va a scuola e non è vittima dell’ossessione di arrivare. Lui sta vivendo questo momento a modo suo. È un ragazzo mentalmente molto preparato per la sua età. Tecnicamente, credo salti all’occhio di tutti, è a un livello molto avanzato se lo si paragona ai suoi coetanei. E anche tatticamente direi che ha una comprensione del gioco importante. Sa quello che può fare – e lo fa molto bene – e quello che non può fare. Ha ancora 15 anni e deve ancora formarsi dal punto di vista fisico: chiaro che, rispetto a quando giochi in Primavera, in prima squadra gli avversari sono molto più grossi e forti fisicamente. Lui però è un giocatore molto intelligente e lo sta facendo vedere: così riesce a compensare”.
Tornando sulla spedizione a Madrid e l’immersione nel mondo del Real Madrid: come nasce l’idea del viaggio e quali sono gli obiettivi dell’iniziativa?
“È un’iniziativa in generale del Team Football, non solo in italiana. In tutto il mondo, Europa compresa, cerchiamo sempre di coinvolgere i nostri ragazzi con questo tipo di iniziative. L’idea è quella di dare a questi ragazzi un’esperienza extracalcistica. Questo viaggio non è né una selezione tra i nostri talenti né una ricompensa ai migliori. È semplicemente un viaggio, un’opportunità in più per i ragazzi di adidas per arricchirsi di un’esperienza, che li possa fare crescere dal punto di vista personale, facendoli lavorare sulla propria maturazione psicologica ed emotiva. Io credo che oggi questi ragazzi vengano considerati troppo presto come giocatori di calcio, quando hanno ancora 13 o 14 anni. Talvolta ci si dimentica che oltre a sapere giocare con i piedi, per essere professionisti c’è bisogno di una certa stabilità mentale. Per questo il tema di mental health è molto importante. A 13 anni sappiamo che siamo sempre condizionati dalle nostre emozioni, quindi ci si apre al mondo, si vedono altre culture, lingua diversa e si respira anche un calcio diverso. Non a caso siamo andati a vedere lo stadio, il museo e abbiamo conosciuto tante persone diverse. Quello che facciamo sulla nostra Next Gen è un progetto che permette di lavorare sulle attitudini individuali del ragazzo in termini di adattamento, prese di decisione, apertura mentale, tolleranza. Aspetti che servono nel calcio ma anche nella vita. E proprio per questo colgo l’occasione per ringraziare i club che hanno messo a disposizione i loro ragazzi, garantedogli la possibilità di vivere questo viaggio: non è una cosa scontata”.
Lavorando anche in paesi diversi, ha riscontrato differenze significative con l’Italia nel modo di rapportarsi ai giovani calciatori?
“Io credo che ogni Paese abbia il suo modo. Ogni paese ha una propria cultura, l’importante è capirne le caratteristiche e lavorarci sopra. Sarebbe presuntuoso e non da intenditore dire che dobbiamo allenare i ragazzi o le ragazze tutti allo stesso modo. I bambini e le bambine vanno capiti, ognuno di noi è fatto a modo suo e sta’ a noi farlo. È un dovere non solo nostro che siamo sponsor ma spetta ai club, alla scuola, ai genitori… ognuno deve trovare le chiavi di questi ragazzi per farli crescere nel miglior modo possibile. Sicuramente io ritrovo differenze nella metodologia non solo calcistica, ma anche nell’apprendimento scolastico. Io arrivo dal settore francese e quindi noto grande differenza da questo punto di vista. Da noi per esempio si cerca di trasmettere degli strumenti che permettano ai ragazzi di poter essere autonomi il più presto possibile. Quindi di prendere delle decisioni, avere la capacità di ragionare per quello che può essere l’ambiente che ci circonda, per arrivare all’obiettivo e trasmettere un certo stile di vita. Qui abbiamo un approccio diverso, perché siamo più su una metodologia direttiva. Con questo viaggio invece si cerca di far capire che possiamo comunque raggiungere obiettivi e fare cose ottimali senza per forza dover seguire un sistema solo, ma prendere il meglio da tanti sistemi e tante metodologie per creare qualcosa che arricchisca il proprio bagaglio. Sulle attività che organizziamo c’è sempre un fine: l’obiettivo in questo caso è veramente quello di creare un percorso per questi ragazzi e dargli la possibilità di crescere sotto tutti questi punti di vista. Altro esempio: recentemente, nell’ambito di un evento adidas è intervenuto Alessandro Nesta, un’icona del nostro calcio. Abbiamo deciso di affiancargli sul palco un difensore del domani, come Marco Palestra dell’Atalanta. Non c’era nessun intento pubblicitario, ma solo l’obiettivo di farli interagire. Il fatto che un aspirante calciatore possa confrontarsi con una leggenda come Nesta, chiedere consigli, imparare a parlare in pubblico: è una gran cosa. Esercitarsi nel public speaking aiuta a gestire lo stress ed è una skill che serve per la vita, non solo da calciatore”.
Il viaggio a Madrid ha permesso di studiare da vicino quello che probabilmente è il giovane calciatore più forte al mondo: Jude Bellingham? C’è un nome che secondo lei potrà ripercorrere le orme dell’inglese?
In questo caso faccio fatica a fare un nome. Parliamo di ragazzi giovanissimi e le variabili sono infinite. Prendiamo la storia di Bellingham: arriva al Real Madrid dopo un percorso calcistico realizzato in vari paesi. Parte dal Birmingham, poi va al Borussia Dortmund per poi arrivare al Real. Un viaggio. Ed è proprio questa la connessione che voglio fare con l’esperienza dei ragazzi a Madrid. Prendere un aereo significa sperimentare, in Italia ma anche all’estero. Ci permette di vedere come funziona il calcio altrove, di capire come si lavora cercando di migliorarsi tutti i giorni. Questa predisposizione, abbianata alla continuità mentale che Bellingham ha sempre avuto, è l’inizio del percorso. Quello che sta facendo Bellingham è qualcosa di eccezionale. Tra i nostri atleti ce ne sono diversi di grandissimo talento, con ottime predisposizioni; ma da qui ad arrivare a 18 anni passa tanto tempo. Ci vogliono tranquillità, umiltà e tanto lavoro. Questo è il mio consiglio più che dare un nome”.
Qual è il suo obiettivo con adidas per il futuro?
“L’obiettivo è continuare così come stiamo facendo. In Serie A è stato fatto un grande lavoro in termini di share of voice. Anche in ambito di Nazionale maggiore direi che siamo messi molto bene: è stato fatto qualcosa di davvero importante da parte del team football, e mi riferisco a Giacomo Zerella e Alfredo Freda, che hanno aumentato il portfolio dei calciatori per il nostro Paese selezionando tanti ottimi profili. Nello scouting vogliamo andare ad arricchire il nostro gruppo di giocatori con grande potenziale. Questo è qualcosa a cui tengo particolarmente: siamo una grande famiglia. Ci sono tanti ragazzi che fanno tutti parte di questo progetto e noi vogliamo ovviamente cercare quelli che arriveranno a questo livello qui. Ma con calma e pazienza, perché prima di tutto deve rimanere un piacere e non un’ossessione. Un altro esempio è Wisdom Amey, che ha esordito prima di Camarda e deteneva il record di più giovane debuttante di sempre in A. Bisogna continuare sempre a lavorare con questi ragazzi e far sì che arrivino a realizzare i propri obiettivi accompagnandoli tutti i giorni. La qualità del servicing, della famiglia, delle persone per adidas è sempre stata un must”.
Calcio e dintorni
Cellino e l’incredibile retroscena ai tempi del Leeds: allenatore esonerato per colpa di… un divano!

Pubblicato
1 settimana fa:
Dicembre 1, 2023Di
Simone Rippa
CELLINO LEEDS – Massimo Cellino è da anni una delle personalità più controverse e particolari del calcio italiano, e non solo. Infatti, l’attuale presidente del Brescia è stato il patron del Leeds nel periodo compreso fra il 2014 e il 2017, periodo in cui il club alternata promozioni e retrocessioni in Premier League.
Alla base dei vari problemi vissuti in alcune situazioni vi erano incomprensioni tecnico-tattiche, ma anche linguistiche. Infatti, secondo quanto dichiarato ai microfoni del Daily Mail, la pronuncia inglese dell’originario cagliaritano non è mai stata impeccabile. Pertanto, a causa di questa insufficienza linguistica, le conseguenze sono state importanti anche nel percorso del Leeds.
Nello specifico, la richiesta del presidente di cambiare un divano presente nel suo ufficio ha subìto un’interpretazione del tutto erronea, spingendo i dirigenti del club a esonerare Brian McDermott, allenatore in carica fino a quel momento. Il problema di fondo è stato l’incomprensione fra il termine couch (divano) e coach (allenatore). Inoltre, secondo quanto sottolineato da Cellino stesso, l’equivoco non è stato mai noto, venendone a conoscenza solo il giorno della vigilia del successivo impegno.
Un episodio molto controverso, quindi, che ha portato all’esonero di un indifeso allenatore a causa di, incredibile ma vero, un divano. Questo episodio, dunque, è sempre rimasto incompreso dai tifosi, che non hanno mai visto di buon occhio Cellino.
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