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Juventus-Milan e i motivi per l'accesso o non accesso in Champions

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Juventus-Milan e i motivi per l’accesso o non accesso in Champions

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Negli ultimi tempi intorno a Juventus e Milan si è alzato un polverone che ancora oggi imperversa alla Continassa e a Milanello. Sui rossoneri gravano i problemi relativi ad alcuni rinnovi, mentre sulla sponda bianconera il posto di Andrea Pirlo sta scricchiolando come non mai.

La partita di domenica sera, in programma alle 20:45, sarà quindi un vero e proprio aut aut. Unico imperativo: vincere, perchè chi perde è (probabilmente) fuori dalla prossima Champions League. A sorpresa, potrebbero anche rimanere fuori entrambe, dal momento che un pareggio favorirebbe decisamente le dirette concorrenti. Per questo Juventus-Milan sarà lo spartiacque nella caccia alla prossima edizione della “Coppa dei Campioni”.

Ma come hanno fatto due squadre di questo calibro, seppur per motivi diversi, a ridursi a una situazione tanto preoccupante?

 

LA JUVENTUS MERITA LA CHAMPIONS? SÌ, PERCHÉ…

Nonostante la stagione al di sotto delle aspettative, la Vecchia Signora, alla 34esima giornata di campionato, conta la seconda miglior difesa e il quarto miglior attacco. Sicuramente non la stagione più brillante dei bianconeri in termini di numeri, ma allo stesso tempo neanche catastrofica come si vuol far credere.

A favore della Juventus gioca sicuramente il fatto di poter disporre dell’attuale capocannoniere del campionato: con 27 reti, infatti, Cristiano Ronaldo guida la classifica marcatori, distanziando di sei lunghezze Romelu Lukaku e di otto Ciro Immobile. Sarebbe strano vedere la squadra con il top scorer assoluto non riuscire a centrare la qualificazione per la prossima Champions League.

Inoltre, va osservato il fatto che la Juve, durante la stagione, ha perso numerosi punti contro le squadre più abbordabili mentre con le “grandi” si è (quasi) sempre dimostrata all’altezza. Considerando le quattro squadre con cui si sta giocando la qualificazione, solo contro l’Atalanta è veramente apparsa in balia degli avversari. I due secondi tempi disputati contro i bergamaschi, infatti, sono stati interamente all’insegna di un assedio all’area bianconera, con continue azioni pericolose e occasioni non capitalizzate a dovere da parte dei ragazzi di Gasperini.

Quella contro il Milan, invece, è stata una delle prove migliori di tutta l’annata bianconera. La vittoria di “San Siro” per 1-3 aveva infatti rilanciato la Juve alla (momentanea) rincorsa scudetto, mentre la concentrazione e la solidità mostrate erano state un chiaro segnale per tutti. In più, in un momento in cui pedine fondamentali come Cuadrado, Morata e Alex Sandro non erano a disposizione.

Anche nelle due gare con il Napoli di Gattuso gli uomini di Andrea Pirlo non hanno affatto sfigurato, mettendo in mostra una fase difensiva eccellente. Non a caso, in entrambe le gare, le conclusioni pericolose dei partenopei si contano sulle dita di una mano; tuttavia, nella prima gara è stato invece estremamente deficitario l’apporto offensivo, con la porta di Meret mai messa in pericolo fino agli ultimi minuti, mentre nel recupero dell’andata le azioni dei due gol sono state tra le poche sortite offensive bianconere degne di nota.

Infine, le occasioni in cui la Juventus ha mostrato la sua faccia migliore sono stati i due confronti con la Lazio di Simone Inzaghi. Il match dell’”Olimpico” di novembre, conclusosi sul risultato di 1-1, ha visto la Vecchia Signora dominare per lunghi tratti, salvo poi subire il gol del pareggio a causa di un’ingenuità in uscita. Più in discesa il ritorno, quando le reti di Rabiot e Morata hanno messo al sicuro il risultato, pregiudicato dall’iniziale regalo di Kulusevski a Joaquìn Correa.

Fonte: Getty Images

È evidente, quindi, che nei big match contro le sue avversarie dirette la squadra piemontese ha saputo farsi valere, tirando fuori gli artigli e lottando fino alla fine. Perché per arrivare in Champions League conta soprattutto l’esperienza, e i giocatori bianconeri indiscutibilmente ne hanno da vendere.

La stessa esperienza che, nel momento del bisogno, ha permesso alla Juventus di tirare fuori gli attributi e vincere gli scontri diretti decisivi. Per questo, forse, una sua eventuale qualificazione per “l’Europa che conta” non sarebbe poi del tutto immeritata.

 

LA JUVENTUS MERITA LA CHAMPIONS? NO, PERCHÉ…

A inizio stagione solo pensare a una situazione come quella attuale sarebbe sembrato fuori di testa. Per non dire impossibile. La squadra campione d’Italia per quasi un decennio che non riesce ad arrivare nemmeno tra le prime quattro? Eresia.

Eppure, il contesto è proprio questo. Un terzo posto che rischia di peggiorare tragicamente visto il calendario delle pretendenti. Se poi si considera che quest’anno la Juventus è stata tutt’altro che perfetta, qualche dubbio avanza.

Tornando a Cristiano Ronaldo, si può dire che il portoghese sia la vera croce e delizia di questa Juve. Infatti, se da un lato il suo apporto in fase realizzativa non si può che definire brillante, dall’altro va messo in evidenza il fatto che la sua costante e ossessiva ricerca della marcatura personale condizioni fortemente il rendimento dei compagni.

Fonte: Getty Images

Non è un caso se, finora, il secondo e il terzo marcatore dei bianconeri in questa stagione, Alvaro Morata e Federico Chiesa, hanno realizzato insieme un totale di 17 reti (9 lo spagnolo, 8 l’italiano). Una distanza di ben 10 reti rispetto a CR7, attualmente l’unico bianconero in doppia cifra.

Le difficoltà di costruzione e di realizzazione sono lampanti, e di certo dover passare la palla all’ex Real Madrid non aiuta. Quando la Vecchia Signora si è infatti trovata ad affrontare le squadre di livello inferiore, è spesso andata in difficoltà nel momento in cui gli avversari tendevano a tenere il baricentro basso e ad aspettare le iniziative bianconere. Il portoghese vuole spesso la palla da fermo, ma di fronte a linee difensive compatte fa tremendamente fatica. A ciò, inoltre, si aggiunge anche il problema del giro palla, il più delle volte lento e macchinoso, per cui trovare spazi all’interno della difesa avversaria diventa un compito più che arduo.

Fonte: profilo Instagram @bncalcio

Se poi subentrano anche errori nella gestione del pallone, ecco che si spiegano tutti i punti persi da Madama in questa stagione. 14, per la precisione, con le ultime dieci squadre del tabellone. Con quei punti, oggi si parlerebbe di un’altra classifica: la Juventus si troverebbe infatti prima con 83 punti, davanti all’Inter a quota 82.

E con la qualificazione in Champions già in tasca…

 

IL MILAN MERITA LA CHAMPIONS? SÌ, PERCHÉ…

Quando si trascorrono 118 giorni da capolista, la risposta appare piuttosto scontata. Perché se il Milan dovesse riuscire a centrare, dopo anni di tentativi, la qualificazione tra le prime 4, lo dovrebbe in gran parte alla prima metà di stagione.

Fino a febbraio, i rossoneri sembravano la vera squadra da battere, la vera pretendente per conquistare il titolo a fine stagione. Basti pensare che sono rimasti imbattuti fino al 6 gennaio, quando la Juventus è riuscita a espugnare “San Siro” imponendosi per 1-3. 15 risultati utili consecutivi, di cui 11 vittorie e 4 pareggi. Numeri, potenzialmente, da scudetto.

Per testimoniare il grande avvio del Diavolo basta ricordare il derby di andata, quando una doppietta di Ibrahimović ha regalato al Milan una vittoria in una stracittadina che in campionato mancava dal 31 gennaio 2016. Quasi quattro anni. Senza dimenticare che l’avversario in questione era l’Inter, la squadra che ha poi vinto il campionato con ben quattro giornate di anticipo.

Probabilmente nessuno si sarebbe aspettato un Milan tanto in forma già all’inizio della stagione, nonostante dopo la quarantena dell’anno scorso fosse una tra le squadre ad aver ripreso meglio il proprio percorso in campionato. Il mercato tardo-estivo, infatti, non ha visto il club meneghino spiccare dal punto di vista delle trattative concluse: riscattati i cartellini di Simon Kjær e Alexis Saelemekers, rinnovato il contratto di Ibra e sistemato l’acquisto a titolo definitivo di Ante Rebić, i rossoneri si sono impegnati maggiormente nell’assemblare una squadra molto giovane, puntando in gran parte su profili di grande prospettiva. Su tutti, Brahim Diaz, Sandro Tonali, Pierre Kalulu e Diogo Dalot, calciatori non certo sconosciuti, ma non ancora del tutto maturi.

L’ossatura della squadra è quindi rimasta la stessa, e se da un lato poteva rappresentare un vantaggio, dal momento che movimenti e tattiche erano già ben noti, dall’altro la campagna acquisti delle altre avversarie avrebbe potuto creare (apparentemente) un gap non di poco conto.

Tuttavia, al termine del girone di andata è stato proprio il Milan a laurearsi campione d’inverno, e dall’introduzione dei tre punti a vittoria la squadra in testa al giro di boa è sempre arrivata al massimo terza.

 

IL MILAN MERITA LA CHAMPIONS? NO, PERCHÉ…

Un calo così vistoso davvero in pochi se lo sarebbero aspettato. Tornando a quanto detto sopra, dal 1995-96 non è mai successo che la squadra campione d’inverno a fine campionato non riesca a raggiungere la qualificazione in Champions League. È vero, attualmente il Milan è quarto, ma negli ultimi tempi sta manifestando qualche scricchiolio di troppo.

Da febbraio, infatti, è iniziata una parabola discendente che, in alcuni momenti, ha portato i rossoneri addirittura fuori dalla zona Champions. Proprio in occasione dell’ultima giornata disputatasi, la 34esima del calendario, al minuto 93 della partita tra Napoli e Cagliari, erano i partenopei ad occupare la quarta posizione, in virtù del punteggio momentaneo di 1-0. Solo la rete in extremis di Nahitan Nandez ha impedito loro di fare bottino pieno, e ha permesso al Milan di mantenere, per un’altra giornata, il quarto posto.

In realtà, in molti si aspettavano un calo del Diavolo, che logicamente non aveva i mezzi per poter continuare a viaggiare alla velocità di inizio campionato. Ma nessuno si sarebbe mai immaginato nulla di tutto ciò. Sembra quasi che dalle due sconfitte di febbraio contro Spezia e Inter la situazione non sia stata più la stessa. Nella gara contro i nerazzurri, in particolare, è stata la squadra di Conte a dominare la partita, salvo i dieci minuti successivi all’intervallo, quando si è visto un Milan che ha tentato in tutti i modi di raggiungere il pareggio, ma che si è poi sciolto come neve al sole.

Più gravi, però, sono state le due sconfitte più recenti, subìte per mano del Sassuolo e della Lazio. In un caso si è assistito a un Milan tignoso, voglioso di abbattere l’ostacolo neroverde, ma decisamente troppo ingenuo in alcune situazioni di gioco; in un altro, invece, pare che la squadra di Pioli non sia neanche scesa in campo. O almeno, non il Milan che si era abituati a vedere.

A rimarcare il crollo dei meneghini nel 2021 è il fatto che, prima della sconfitta con la Juve dell’Epifania, il Diavolo contava 9 punti di vantaggio sul Napoli quinto (oggi solo 2) e ben 11 sull’Atalanta, oggi appaiata ai rossoneri in classifica.

Il cedimento, però, non è soltanto di natura fisica. Un ruolo importante è da attribuire sicuramente alla situazione interna allo spogliatoio, che non è delle migliori. Il caso dei mancati rinnovi, infatti, sta diventando un problema serio, e sta inevitabilmente condizionando giocatori e tifosi. È più di un mese che si dice che Hakan Calhanoğlu sia sul punto di rinnovare, che mancano solo le firme finali e la conseguente ufficialità. Eppure, ancora tutto tace.

Ancora più problematico il caso di Gigio Donnarumma, che sembra essere tale e quale a quello del 2017, quando Mino Raiola era riuscito a strappare uno stipendio da 6 milioni di euro. A distanza di quattro anni, il procuratore italo-olandese ha alzato nettamente la posta, chiedendone addirittura 10.

Arrivare a maggio con una situazione tanto precaria di certo non fa che inasprire notevolmente i rapporti con l’ambiente, che mai come ora non ne può più di questo batti e ribatti che, quattro anni fa, è stato solo rimandato. Non è infatti un caso se nei giorni scorsi, durante un allenamento dei ragazzi di Pioli a Milanello, alcuni ultras hanno posto un vero e proprio ultimatum a “Gigio”: o il rinnovo o la panchina contro la Juve.

Paradossalmente, infatti, potrebbe essere proprio il classe ’99 lo spettatore più interessato al match di domenica sera. Le voci di un suo passaggio in bianconero non accennano a spegnersi, per cui non è escluso che il suo futuro possa dipendere, in gran parte, dal risultato finale di Juventus-Milan.

 

Fonte immagine in evidenza: profilo Twitter @juventusfc

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Arrivano le parole di Gravina su Acerbi: “La sentenza va rispettata”

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FIGC

Dopa la decisione del giudice sportivo di assolvere Acerbi sono arrivate le dichiarazioni del presidente della Figc Gabriele Gravina circa l’accaduto. Nelle ultime ore la sentenza aveva scatenato le reazioni più disparate, a partire dall’indignazione del Napoli resa nota tramite un suo comunicato ufficiale. A cercare di placare le acque ci ha provato proprio Gravina, a conclusione dell’Assemblea di Lega odierna. Gravina ha invocato il rispetto verso la sentenza del giudice sportivo. Inoltre si è pure detto disposto a credere alla difesa di Acerbi che aveva saltato per via del caso gli ultimi impegni con la Nazionale italiana. Di seguito vi riportiamo le sue dichiarazioni.

GRAVINA – “L’assoluzione di Acerbi? Si tratta di una decisione del giudice che tutti devono accettare, compreso chi non si sente soddisfatto. Esistono  principi che devono essere rispettati altrimenti corriamo il rischio di  far saltare tutto il sistema. Io accetto il verdetto e sul piano umano  abbraccerò il ragazzo quando lo incontrerò. Abbiamo saputo di una verifica da parte del giudice sportivo e allora, per evitare forme di distrazione, lo abbiamo lasciato a casa. È stata una decisione a scopo precauzionale, non perché già condannato. Acerbi ha fornito le proprie motivazioni e noi crediamo alle parole del ragazzo”.

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Flash News

Kvaratskhelia in dubbio per l’Atalanta: oggi la decisione

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Khvicha Kvaratskhelia, giocatore del Napoli - Serie A, Coppa Italia, Supercoppa Italiana, Champions League

Nella giornata di oggi Khvicha Kvaratskhelia farà ritorno a Napoli. Nel corso del match contro la Grecia che è poi valso la qualificazione a EURO24 con la sua Georgia, l’esterno sinistro è stato costretto ad uscire dal campo a causa di un dolore all’inguine. La sua nazionale ha poi vinto lo stesso ai calci di rigore. La sua presenza contro l’Atalanta resta ancora in dubbio.

LE CONDIZIONI DI KVARATSKHEILA

Come riporta Il Mattino, Kvaratskhelia sarà valutato nelle prossime ore dallo staff del Napoli. La speranza è che si tratti solo di un affaticamento muscolare. Se così dovesse essere la sua presenza in campo per la sfida contro l’Atalanta non sembra essere in discussione. Se invece si dovesse trattare di uno stiramento il georgiano dovrà stare ai box per qualche settimana. il Napoli aspetta il rientro di Kvaratskhelia per capire se sarà necessaria o meno una risonanza magnetica. Vedendo i video che sono circolati sui profili social dello stesso georgiano, che lo ritraevano festeggiare coi compagni, la speranza è che davvero non sia nulla di grave. Il popolo azzurro dovrà restare con il fiato sospeso ancora per qualche ora. Ricordare l’importanza della sfida contro l’Atalanta è quasi superfluo: si potrebbe trattare infatti dell’ultima chance per la Champions League.

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Calcio Internazionale

Futuro Lewandowski: l’Arabia un’opzione ma attenzione all’Atletico

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Barcellona Lewandowski

Il futuro di Robert Lewandowski è molto incerto. I media spagnoli parlano da qualche settimana di un interesse molto forte da parte dell’Arabia Saudita. Si parla addirittura di un’offerta da 100 milioni di ingaggio, cifre folli che potrebbero far vacillare l’attaccante polacco. Secondo quando riporta Sport ES però, su Lewandowski ci sarebbe anche un interesse di un altro club spagnolo: l’Atletico Madrid. Nonostante la rivalità sportiva tra Barcellona e Atletico, le due società hanno spesso fatto affari insieme, quindi quest’operazione non sembra del tutto impossibile.

Lewandowski non sembra voler andare via da Barcellona, ma il club catalano sta prendendo in considerazione una sua possibile cessione, in quando per contratto, l’ingaggio del giocatore è destinato a salire con il passare degli anni. Il classe ’88 ha segnato 20 gol e fornito 9 assist in 39 partite totali: numeri ancora una volta super. La carta d’identità però recita 35 anni e anche per questo motivo il Barcellona potrebbe decidere di sacrificare il suo bomber per puntare su un giocatore più giovane come Vitor Roque, andando ad allinearsi con la politica del club degli ultimi anni.

Una cosa è certa: chiunque riuscirà ad accaparrarsi il contratto di Lewandowski sarà autore di un affare. Basterà solo aspettare per vedere con quale maglietta segnerà una valanga di gol il prossimo anno.

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Calcio Internazionale

ESCLUSIVA – Andrea Compagno, dalla chiamata in Nazionale di Mancini all’avventura in Cina

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Andrea Compagno

Andrea Compagno si è da poco trasferito in Cina, al Tianjin Tiger Football Club, lasciando lo Steaua Bucarest dopo 1 anno e mezzo di gol e grandi soddisfazioni personali. Compagno è nativo di Palermo, nel quale gioca con le giovanili della squadra della città prima di trasferirsi al Catania. Inizia dunque il suo girovagare per l’Italia, sempre giocando nei vari gironi della Serie D, ma senza mai incidere veramente. La sliding doors della sua carriera porta il nome di San Marino, dove va a giocare accasandosi al Tre Fiori.

All’ombra del Titano Compagno vince campionato e coppa, venendo eletto nella stagione 2018/2019 miglior giocatore straniero e capocannoniere del campionato con 22 gol. Trova anche il tempo di segnare il suo primo gol internazionale durante i preliminari di Europa League. Tutto ciò gli vale la chiamata del Craiova, nella Serie B romena, che vince al primo tentativo. L’impatto in SuperLiga è ottimo, tanto da convincere lo Steaua Bucarest (oggi FCSB) a comprarlo per 1.5 milioni di euro, più una clausola del 10% sulla futura rivendita. Nel 2022 è il miglior marcatore italiano nei massimi campionati europei, con Mancini, allora CT della Nazionale, che confida ai media di seguirlo.

La chiamata del tecnico arriva, con la dirigenza dello Steaua Bucarest che riceve la notifica dell’inserimento del loro attaccante nella lista dei pre-convocati di marzo 2023. Andrea Compagno vive il momento più alto della sua carriera, ma inspiegabilmente, all’alba della corrente stagione, arriva la rottura con la società. Il vulcanico presidente dello Steaua, George Becali, cambia improvvisamente opinione su Compagno. Tante le parole dette e riportate dai giornali romeni sulla trattativa che lo ha portato in Cina, ma in esclusiva per l’Italia, Compagno ha spiegato a noi di Numero Diez come sono andate realmente le cose, ripercorrendo questi mesi così difficili per lui. Inevitabile porre uno sguardo su quello che è stato il suo passato, sulle tante fatiche fatte per arrivare dove è oggi, ma anche sul suo futuro, in un altro continente e con la solita voglia di migliorarsi giorno dopo giorno.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA SERIE D E L’ALL IN CON SAN MARINO

In Italia hai giocato in Serie D, spostandoti dal Sud al Nord sin da molto giovane, con contratti che specialmente all’inizio ti obbligavano ad andare a fare la spesa con la calcolatrice. Che consiglio ti senti di dare a quei ragazzi che stanno vivendo oggi quel tuo momento?

Quello è stato un periodo bello e brutto allo stesso tempo. Lì vedi più passione di quella che trovi a livelli più alti. Andando avanti nella mia carriera ho visto molti giocatori con la pancia piena, che mi hanno fatto pensare a quanti miei vecchi compagni di squadra avrebbero pagato per essere al loro posto. Quello che a me ha salvato è stato vivere nel mio sogno, nella incondizionata fiducia di potercela fare. Vivevo, mi allenavo e giocavo come se fossi in Serie A. Neanche quando prendevo 400 euro al mese la mia testa è andata a cercare altro, un qualcosa di più sicuro. Fondamentale poi è stata la perenne voglia di migliorarmi. Ce l’ho ancora adesso e penso che ce l’avrò fino all’ultimo giorno della mia vita“.

Lo snodo cruciale della tua carriera è stato scegliere di andare a giocare a San Marino. Nonostante non fosse una lega di livello, era un campionato che ti permetteva di giocarti le coppe europee, cosa che nel CV di un calciatore fa la differenza.

Sono coincise due cose. La risoluzione di un problema alle ginocchia in primis, una condropatia rotulea, grazie a un medico di Palermo che ha capito quale fosse il problema. Fino a quel momento io mi ero abituato all’idea di dover giocare a calcio con il dolore. E poi essendo a San Marino mi stavo giocando un trofeo e l’accesso ai preliminari delle coppe europee, cosa che mi galvanizzava. Ho fatto molto bene, trovando anche il gol in Europa e riuscendo ad aprirmi le porte per l’estero“.

Dopo tutto il tuo percorso, dopo tutte le fatiche che hai dovuto affrontare, cosa ha voluto dire per te essere nella lista dei convocati della Nazionale campione d’Europa?  

Ancora adesso mi vengono i brividi a pensarci. Era un buon momento della stagione con lo Steaua, eravamo in una buona posizione in classifica e a coronamento del momento arriva la chiamata. Mi cercavano tutti, ma a me non piace stare sotto i riflettori, volevo essere concentrato sul campo e sulla squadra. Sono orgoglioso se ripenso a ciò che ho fatto e ciò che ho ottenuto, per me era impensabile. L’unico rimpianto è stato poi che la convocazione in sé non si è concretizzata, per cui non ho mai varcato i cancelli di Coverciano. Farlo penso che avrebbe donato a qualche direttore di squadre di Serie A un pizzico di coraggio in più sullo scommettere su di me la scorsa estate. Rimane però tutto così bello e magnifico che per me è impossibile dargli un’accezione negativa“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – L’ESCLUSIONE SENZA PREAVVISO ALLO STEAUA

Il tuo trasferimento dallo Steaua Bucarest ha molto a che fare con i rapporti compromessi con il presidente. La sua opinione su di te quando cambia e perché?

Dopo la stagione dei 21 gol, per cui per me era inimmaginabile in quel momento un cambio di opinione sul mio conto. Inoltre aveva deciso di giocare con il falso 9. Un attaccante con le mie caratteristiche non era più quello che voleva, secondo lui non ero neanche da Steaua Bucarest. Ha fatto si che giocassero punte centrali dei calciatori non abituati a quel ruolo pur di non mettere me. Sono stati 6 mesi d’inferno da questo punto di vista, ma i tifosi mi hanno sempre dimostrato il loro affetto. Mi dispiace per come si è chiusa, se proprio avessi dovuto lasciare lo Steaua, l’ideale sarebbe stato farlo d’estate. Dopo i tanti gol e la chiamata di Mancini, sarebbe stato perfetto andare in crescendo, aumentando l’importanza del campionato“.

C’è stata una concreta opportunità durante quel periodo di fare questo salto di qualità?

Il mio obiettivo era quello di andare in un campionato che fosse più competitivo agli occhi della Serie A, che rimane il mio sogno. Quello olandese o quello belga sarebbero stati perfetti. Un’offerta come quella che desideravo era anche arrivata, dall’Heerenveen in particolare. Offrirono 1.5 milioni, ma il presidente rilanciò a 2. In quel frangente non voleva cedermi, l’obiettivo era entrare nei gironi della Conference League. Nel momento in cui non ci riuscimmo, si convisse del fatto che in campionato avrebbe voluto quel famoso falso 9. Tutto questo però è accaduto poco dopo aver rifiutato l’offerta dell’Heerenveen. Erano arrivate anche proposte dall’Italia, dalla Serie B, ma sentivo che non fosse la tappa ideale per il mio percorso“.

E come mai se il tuo obiettivo è giocare un giorno in Serie A, hai deciso di rifiutare la cadetteria? Per certi versi ti avrebbe avvicinato al suo raggiungimento. 

Se fossi sceso in una lega di secondo livello, avrei poi avuto problemi se un un giorno avessi scelto di tornare all’estero. La Serie B è un campionato di assoluta importanza, con molta più qualità di quella che ne è la sua considerazione in altri paesi, ma fuori dall’Italia si concentrano su altro. Prima di te guardano altri 100 mila giocatori che giocano in campionati di serie superiori, anche se di livello inferiore alla B. Stare all’estero mi ha dato tanto, non voglio perderlo. Oltre quelle c’erano state offerte dal Kazakistan e dall’Ungheria, ma non avrei alzato il livello rispetto la Romania come volevo“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA VERITÀ SULLA TRATTATIVA CON IL KONYASPOR

I giornali romeni hanno riportato anche dell’offerta del Konyaspor, in Turchia, che però avresti rifiutato nonostante saresti stato in un campionato con diversi ponti per la Serie A. 

Proprio per tutto il discorso che abbiamo fatto finora sul prestigio del campionato, io do subito la mia disponibilità quando vengo a sapere di quest’offerta da 150 mila euro che avevano fatto al club. Era una trattativa ben avviata, ma sono mancate le condizioni per chiuderla“.

È stata fatta uscire la notizia per la quale l’offerta del Konyaspor non fosse di 150 mila euro, ma di circa mezzo milione, e che tu avessi rifiutato la destinazione preferendo lo stipendio cinese. 

Tutte cavolate, sia le cifre sia il fatto che l’offerta del Konyaspor fosse arrivata insieme a quella cinese. Si era semplicemente inserita una persona che per puro interesse personale prometteva al presidente di fargli arrivare un’offerta più alta dalla Turchia, ma non ce ne era più nessuna in realtà. In Cina stava per arrivare il capodanno cinese, e mi avrebbero dovuto tesserare per forza prima di questa scadenza. Per colpa di questo contrattempo stavo rischiando di non ultimare in tempo i dettagli con il Tianjin“.

ANDREA COMPAGNO IN ESCLUSIVA – LA CINA COME NUOVA TERRA DA CONQUISTARE

Non ti ha spaventato la fuga dei grandi nomi che c’è stata negli ultimi anni dal campionato cinese nel momento in cui lo hai scelto? 

Non posso esserne spaventato. Quelli erano giocatori che percepivano stipendi molto lontani dalla mia situazione. È un’opportunità importante per me, ci sono solo 5 posti per gli stranieri per squadra, e le speranze che ripongono in questi sono alte. Per questo è difficile vedere dei contratti lunghi, ma anche solo entrare nel campionato è complicato“.

Cosa ti ha sorpreso in questi primi mesi lì?

Il livello degli stranieri è molto alto, ma anche tra i cinesi vedo buone individualità. Certo, le mie sono solo prime impressioni, sono appena arrivato, ma è chiaro che loro stiano investendo tanto. Hanno degli stadi enormi e all’avanguardia, nella città dove sono io ce n’è uno da 30 mila posti e un altro da 60 mila. Non hanno però la cultura del centro d’allenamento come casa base, noi ci alleniamo direttamente allo stadio per esempio. È diverso da quello a cui ero abituato. Quello che certamente dimostrano è tanto entusiasmo e tanta organizzazione, che si riflette anche in allenamento. Prepariamo ogni situazione, calci piazzati, rimesse laterali… sto lavorando sulla tattica molto più qui che in passato“.

La Cina porta 4 squadre alla Champions League asiatica, che oltre a essere un’altra competizione internazionale a cui potresti prendere parte, ti potrebbe far vivere delle esperienze con giocatori incredibili. Quanto speri di ritrovarti a giocare il prossimo anno con personaggi del calibro di CR7?

Se non è lui ce ne sono tanti altri. Qui c’è un entusiasmo incredibile anche solo per il campionato, non oso immaginare cosa vorrebbe dire fare la Champions. Sono sincero, come ho fatto appena arrivato in Romania, me la voglio vivere giorno per giorno. Ragiono partita dopo partita con la volontà di farmi apprezza qua come fatto altrove“.

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