Molto spesso si dice che ognuno di noi abbia un destino prefissato, del quale magari non si è a conoscenza, ma che è insito dentro di noi a nostra più totale insaputa. Può essere una persona che ronza sempre intorno alla nostra vita, talvolta ci si lega ad un qualcosa di più astratto come un numero, oppure si può avere nel proprio destino un luogo, che non per forza deve essere casa nostra, il luogo in cui siamo nati: un posto chissà dove nel mondo, ma che è il nostro posto nel mondo. Per uno come l’argentino Germán Denis é l’Italia, non certo un luogo dietro l’angolo.

Nato ormai ben trentasei anni fa nella provincia di Buenos Aires, il buon Germán ha da sempre nel suo destino lo stivale bagnato dal Mar Mediterraneo: per gran parte della sua carriera ha indossato le maglie di svariati club italiani, risultando quasi sempre uno degli idoli delle curve delle squadre per le quali ha segnato. Fisicità, carisma, spirito di sacrificio e soprattutto tanti, ma tanti gol. Si vocifera da giorni che possa tornare nel nostro campionato, per l’esattezza in quello cadetto: la Cremonese ha necessità di acquistare un attaccante d’esperienza che sostituisca l’infortunato Benjamin Mokulu, vittima di un terribile infortunio al tendine d’achille. E quale miglior occasione di un usato sicuro quale El Tanque?
Già, tanque: raramente si è visto un soprannome più azzeccato di questo, dato che rispecchia totalmente le caratteristiche del bomber argentino. Lo sappiamo benissimo, in quanto ad epiteti in Sudamerica non sono secondi a nessuno. Ed è proprio per la sua indole in stile carro armato che l’Italia è da sempre nel suo destino, fin da quando si fece notare a poco più di 20 anni con la maglia del Los Andes: gol a grappoli e una massa muscolare notevole convinsero il Cesena a tentare la sorte con questo ragazzone argentino, per tentare la risalita dalla C1 alla B. In pochi lo ricordano, anche perché i risultati in Romagna non furono eccelsi, visto che Denis segnò soltanto 3 reti in una trentina di partite giocate nell’arco di due stagioni; un’avventura che gli ha dato uno schiaffo forte, che gli ha fatto capire cosa significhi giocare in Europa, in Italia, nonostante si parli di una terza serie.
Ma uno schiaffo cosa pensate che possa fare ad un carro armato? Denis si rimbocca le maniche e torna a casa, nella sua Argentina, nella quale in 5 stagioni gioca 160 partite segnando la bellezza di 81 reti divise tra le casacche dell’Arsenal de Sarandí, del Colón ed infine dell’Independiente; con el Rey de Copas esplode definitivamente grazie al gioco di Pedro Troglio, che gli permette di sfruttare tutte le sue potenzialità in area di rigore, che dopo due anni di Italia poteva affiancare a quanto imparato dal punto di vista tattico. Denis arrivò ad un passo dal record di reti in un campionato di un certo Martín Palermo, e per questo motivo gli occhi dell’Europa puntarono lo sguardo sul Tanque. Ma il possente Germán aspettava chiamate solo da un paese: l’Italia.

E la benedetta chiamata arriva, peraltro da una società che per gli argentini ha dei ricordi dolcissimi: a chiamare è il Napoli di De Laurentiis, che vuole un attaccante da affiancare all’altro argentino appena arrivato dal San Lorenzo, un certo Ezequiel Lavezzi. 72 partite e 15 gol nella sua avventura nel calore infernale del San Paolo, apparentemente pochi per un attaccante, ma a Napoli Denis è sempre stato apprezzato per la sua garra e la sua mole che trascinava sia i difensori che provavano ad anticiparlo, sia i tifosi sugli spalti. Non a caso, il suo fare la guerra in area di rigore ha creato nelle varie partite migliaia di spazi, dei quali hanno beneficiato Lavezzi e la sua proverbiale velocità. Il Napoli anche grazie alla propria coppia d’attacco albiceleste ha pian pianino risalito la china della Serie A, tornando ai vertici e nutrendo ambizioni superiori rispetto a quelle che Denis aveva conosciuto al suo arrivo. In sintesi, non c’è più spazio per Germán, almeno da protagonista. Allora c’è di nuovo da rimboccarsi le maniche, da riprendere le valigie e tornare a fare la guerra nelle aree di un altro stadio: prima è la volta di Udine, luogo agli antipodi rispetto a Napoli, e forse anche per questo l’ambientamento del Tanque non è dei migliori. Pochi gol (4) in una sola stagione, nella quale nè lui si è legato particolarmente ad Udine, nè i supporters dell’Udinese si sono legati a lui. Dunque altro giro, altra corsa. Ma stavolta è quella giusta.

Si va a Bergamo, all’Atalanta. Sì, quell’Atalanta che già diversi anni prima volava sulle ali di un argentino, quel Claudio Caniggia che trascinò la Dea fino all’Europa. Denis ha trovato casa. Fin dall’inizio della sua avventura in terra orobica si vede un certo feeling con la maglia nerazzurra: lui e il suo connazionale Maxi Moralez formano una coppia atipica ma dal rendimento notevole, potremmo definirli una versione precedente a quella che attualmente si vede all’Atleti Azzurri d’Italia, ossia Gomez-Petagna, un piccolo ed un gigante. El Tanque segna, fa esplodere la Nord e fa innamorare tutta una città: quattro anni e mezzo di vero e proprio amore tra la gente di Bergamo e questo ragazzone argentino che, se apprezzato, getta sempre il cuore oltre l’ostacolo, immergendosi totalmente nella causa che ha intrapreso e combattendo come un vero e proprio soldato. All’Atalanta segna 56 gol in 158 partite, diventando uno dei migliori marcatori nerazzurri ma soprattutto il miglior marcatore straniero nella storia della società, della quale indosserà anche la fascia di capitano per tante partite, o battaglie che dir si voglia.
Nel febbraio 2016 ha lasciato Bergamo tra le lacrime, le sue e quelle della sua gente, che tanto l’ha amato e che con grande emozione tutt’oggi lo ricorda. Germán ha sempre ricambiato con le prestazioni, molto spesso con i gol, ma soprattutto con l’impegno ed il rispetto per la maglia, quello che poi permette al proprio nome di entrare nell’Olimpo di una tifoseria.

Una volta asciugate le lacrime, è l’ora di tornare a casa, all’Independiente prima ed al Lanús poi, con il quale pochi giorni fa ha sfiorato una clamorosa vittoria della Copa Libertadores, impeditagli soltanto in finale dal più quotato Gremio. E proprio dopo questa sconfitta, Denis ha dichiarato di voler lasciare Los Granates.
Per tornare nel suo luogo nel mondo. Stavolta con colori diversi, che non sono il bianco ed il nero, non è l’azzurro e nemmeno il neroazzurro: stavolta parrebbe essere il grigiorosso, ma poco importa, conta solo volver. Volver a casa.