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Vrsaljko, un signor terzino

Calcio e dintorni

Vrsaljko, un signor terzino

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Se il mondo si evolve, il calcio ne è l’esempio più lampante. Prendendo in considerazione i ruoli dei giocatori all’interno del rettangolo verde, il calcio moderno regala varie sfumature rispetto al passato: il portiere non deve più soltanto parare, ma anche essere bravo nell’impostare la manovra; il centrocampista non può avere soltanto visione di gioco, deve anche aiutare e fare da filtro alla difesa; l’attaccante non è solo più quello che aspetta la palla nell’area avversaria, ma deve ripiegare a centrocampo per far salire la squadra. Così come i terzini, che da “difensori laterali” si stanno evolvendo a “esterni a tutto campo”. Ne è’ un esempio Šime Vrsaljko, calciatore sulla bocca di tutti per le ottime prestazioni dell’ultimo periodo.

IL MONDIALE

La carriera di un calciatore è bella perché ti dà la possibilità di rifarti in pochi giorni, poiché ormai le partite, tra campionato e coppe varie, si susseguono rapidamente.

Diceva nella sua autobiografia Carlo Ancelotti. Questo concetto, di partite che si presentano in rapido divenire, per Vrsaljko non serve a sistemare eventuali scarne prestazioni bensì a replicare, sempre sulla stessa onda di qualità e quantità, quella prerogativa che lo contraddistingue dagli altri terzini.

Il mondiale appena concluso ne è una dimostrazione. Dopo una stagione impegnativa con l’Atletico Madrid –con i Colchoneros arrivati 2° in Liga e vincenti in Europa League -, dove il classe 1992 ha totalizzato 29 presenze realizzando 5 assist nonostante la concorrenza del veterano Juanfran, le prestazioni sono continuate in Russia.

In questa spedizione Vrsaljko ha realizzato un solo assist – lo splendido traversone raccolto da Perisic contro l’Inghilterra in semifinale -, ma si è distinto per il numero di intercetti – 12, il più alto tra i terzini di tutta la competizione -.

Dunque, nessuna vacanza e nessun riposo per il terzino, schierato titolare dal ct Dalic per i campionati del mondo in sei gare su sette, in panchina soltanto nel match contro l’Islanda, con la qualificazione già matematicamente in tasca ai croati.

SITUAZIONE MERCATO

Per le buone prestazioni gongola l’Atletico Madrid che vede lievitare, secondo il portale transfermarkt, il prezzo del cartellino del giocatore fino a 25 milioni. Sulle tracce del giocatore c’è soprattutto l’Inter, con il mister nerazzurro Spalletti che ha inserito il croato come primo nome sulla lista di mercato per rendere la rosa più competitiva.

Nei giorni scorsi, il volo in Cina nella sede Suning del ds interista Piero Ausilio ha dato certezze, rassicurazioni e conferme: c’è il via libera per trattare il croato

Le due società sembrano vicine: da Milano è partita un offerta di prestito oneroso a 6 milioni e riscatto fissato a 16. Da aspettare la risposta dell’Atletico Madrid, che potrebbe assecondare la volontà del giocatore di tornare in Serie A.
Per l’Inter un ruolo chiave sembrano averlo giocato Perisic e Brozovic, a Milano già da parecchi anni e della stessa nazionalità di Vrsaljko: i due potrebbero aver raccontato e magari convinto dell’ambiente nerazzurro il terzino dell’Atletico Madrid.

EVOLUZIONE

Il progresso, dicevamo. Quello di Vrsaljko è stato una spirale in crescendo. In maglia Sassuolo, alla corte di Di Francesco, Vrsaljko ha saputo dapprima garantire solidità difensiva, per poi esplodere metaforicamente dalla cintola di centrocampo in sù. Ed è proprio questa caratteristica, la poliedricità, ovvero il multiuso, che ha fatto innamorare e spendere 18 milioni all’Atletico Madrid nell’estate 2016.

Per chi non lo conoscesse, Vrsaljko è un terzino con il pregio, in fase difensiva, di mantenere una buona posizione non facendosi saltare, per poi sprigionare, con molta disinvoltura quando è in possesso palla, un abilissimo controllo sia da fermo che in corsa. Categorico nel dialogare con i compagni, preciso nei cross per le punte, pericoloso sui colpi di testa data la sua struttura fisica. Si, un signor terzino.

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L’Italia si prepara alla Nations League: il programma

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Italia

Sta per tornare la Nazionale: in arrivo gli appuntamenti della Nations League, in cui vedremo impegnate Italia, Spagna, Olanda e Croazia per la final four. Come riporta Il Corriere dello Sport, inizia tutto stamattina. Alle ore 12 il presidente Malagò, Carlo Mornati (segretario generale del Coni) e Gabriele Gravina intitoleranno il campo numero 3 del centro di preparazione olimpica all’Acqua Certosa a Gianluca Vialli. Alla cerimonia parteciperanno gli Azzurri. Inoltre Mancini ha programmato un leggero allenamento in cui, ad assistere, ci saranno anche trenta giovani pazienti del Bambin Gesù, ospedale che collabora insieme alla Nazionale.

Nel pomeriggio, alle ore 17:15, l’Italia si imbarcherà da Fiumicino per volare in Sardegna, al Forte Village di Santa Margherita di Pula (come avvenne per Euro 2021). Ai giocatori sarà consentito portare le famiglie. Il tecnico ha previsto tre allenamenti: domani, mercoledì e giovedì; venerdì alle 10 rifinitura con la primavera del Cagliari. Domenica in serata nuovo ritrovo a Coverciano fino a mercoledì, in cui si partirà per Enschede (Olanda). Giovedì 15 la sfida contro la Spagna (mercoledì Olanda-Croazia). Domenica 18 le finali.

Mancini in Sardegna porterà 26 giocatori, ma già entro la mezzanotte di stasera dovrà inviare all’UEFA la lista dei 23 giocatori da portare in Olanda. Tra questi, anche se non presenti al ritiro perchè impegnati con l’Inter, ci dovrebbero essere Acerbi, Bastoni, Darmian, Dimarco, Barella.

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[VIDEO] – Pirlo non perde il tocco neanche in Kings League: la punizione

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Pirlo

Andrea Pirlo gioca ancora, e lo fa nella Kings League di Gerard Piquè. La sua squadra è il Jijantes che, anche se esce sconfitta per 4-3 contro il Pio FC, gli dà ancora modo di esprimersi e di far vedere di che cosa è capace, soprattutto con le punizioni. Infatti, il campione del mondo del 2006 si è reso protagonista di una punizione a dir poco sensazionale, che per poco non entrava in porta. Il tiro si è stampato sul palo.

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ESCLUSIVA – Errico Porzio: “Il segreto del successo? Dare spazio all’estro, ma con dedizione”

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ESCLUSIVA ERRICO PORZIO – Il tema dell’alimentazione ha spesso generato molti dubbi e polemiche nel suo rapporto con il mondo dello sport, creando molte discussioni su diete sane e bilanciate per mantenere la miglior condizione possibile. Tuttavia, spesso ci si interroga su quale sia la relazione ideale tra cibo ed attività fisica, ma in pochi riescono a fornire una soluzione ben determinata.

La redazione di Numero Diez ha avuto il piacere di affrontare questo argomento con Errico Porzio, grande esperto della sfera alimentare. Porzio è un pizzaiolo campano molto celebre sui social network, sui quali conta complessivamente 1.5 milioni di follower. Oltre ad essere un pizzaiolo molto celebre, è un grande tifoso del Napoli e, ai nostri microfoni, ha espresso le sue sensazioni ed emozioni in merito a questa stagione molto positiva per i partenopei.

L’INTERVISTA AD ERRICO PORZIO

L’alimentazione, per un atleta, è uno step cruciale per avere successo nell’attività fisica. In qualità di figura esperta nel campo alimentare, cosa pensa di tutte quelle leggende e tabù su diete rigorose e sull’imposizione di limiti per il consumo di prodotti come la pizza?

“Oltre che un pizzaiolo io sono stato e sono tuttora uno sportivo. La cosa importante è affidarsi a persone che capiscono davvero di equilibrio alimentare, e non ad improvvisati o appassionati. Io, ad esempio, quando vado in palestra potrei sempre mangiare una pizza. Per chi non fa attività fisica, non si può abusare di carboidrati in generale e bisogna sapersi controllare. Condanno assolutamente chi elimina la pizza dalle diete, e te lo dico da persona che andando in palestra può mangiarla anche 3 volte a settimana”.

I suoi locali hanno mai ospitato dei giocatori? Se sì, c’è qualche aneddoto che vorrebbe raccontarci?

“L’ultimo aneddoto molto curioso riguarda Alessandro Zanoli. È stato mio ospite nel locale sul lungomare di Napoli e mi ha chiesto lui la foto. È stato un episodio molto simpatico, sembrava quasi mi volesse prendere in giro, ma mi ha fatto enormemente piacere. Però in realtà lui già mi conosceva e si era ricordato che ero stato a Castel Volturno qualche giorno prima per seguire gli allenamenti del Napoli. Inoltre abbiamo avuto clienti in passato come Ancelotti, che ordinava da casa, Pepe ReinaGabbiadiniCallejon, che abitava a poche centinaia di metri dalla pizzeria”.

In una sua recente intervista lei ha dichiarato: “Nelle pizze, vale come per il calcio: conta l’estro. Ogni calciatore ha un ruolo diverso, e, allo stesso modo, esistono diversi tipi di pizzaiolo con varie qualità”. Alla luce di questa dichiarazione, quanto è importante, secondo lei, esaltare le capacità individuali di un professionista e farle coesistere con il lavoro di squadra?

“È davvero importante. Io feci il paragone con una squadra di calcio, in cui trionfa il gioco di squadra, però è anche normale che al suo interno si esaltino le singole qualità. In questa stagione, per esempio, il Napoli ha avuto Osimhen come finalizzatore, Kvaratskhelia che faceva la differenza, Lobotka Anguissa che a centrocampo sono stati maestosi. Quindi, oltre al gioco di squadra bisogna dare sempre spazio all’estro e alla personalità. Anche nel caso del pizzaiolo, saper ascoltare ed individuare chi all’interno di un gruppo può fare la differenza e affidargli determinate responsabilità, altrimenti saremmo tutti uguali. Invece, c’è il personaggio più conosciuto, il più veloce, quello bravo a fare la pizza, quello veloce a fare gli impasti…

La cosa perfetta sarebbe trovare colui che, a prescindere da tutto, si intravede abbia qualità importanti, per dargli sicuramente più spazio e permetterti di fare la differenza all’interno di un locale. Ovviamente questo discorso vale per ogni lavoro di squadra, è una caratteristica generale della vita. Io uso sempre l’espressione “s’adda sape’ fa'” per esprimere questo concetto ed è riferito a qualsiasi elemento della vita. Se c’è qualcuno che ha estro e si applica con spirito di sacrificiodedizione passione, allora sicuramente può aiutare. Quindi, oltre alla bravura serve anche molta dedizione per fare bene”.

Nelle ultime settimane lei ha girato per tutta Italia a causa di eventi importanti a cui ha partecipato, come a Milano. Che atmosfera si respirava in città in attesa della finale di Champions League che affronterà l’Inter?

“Io sono stato a Milano il giorno del ritorno dell’euroderby. Già in quel momento c’era un umore ottimista da parte dei tifosi dell’Inter, meno da parte dei tifosi del Milan, che si erano già rassegnati dopo lo 0-2 dell’andata. Da parte interista, ovviamente, c’è grande entusiasmo e soprattutto consapevolezza che dall’altro lato c’è una squadra che ha battuto l’altra probabile finalista, che era il Real Madrid. Il caso ha voluto che si sono scontrate in una semifinale, ma in realtà si pensava che una vera finale fosse stata proprio quella. E non c’è stata partita”. 

La finale è una partita secca e fa storia a sé. Un episodio può indirizzarla verso una o l’altra strada, ma tutti siamo consapevoli che dall’altro lato c’è il Manchester City, una squadra di un livello superiore. Se dovessimo parlare di percentuali, personalmente direi 70% Manchester City 30% Inter. Il calcio, come dicevamo prima, è un gioco di squadra, però effettivamente i Citiziens, oltre che la squadra, hanno 15/16 fenomeni“.

Lei è un grande tifoso del Napoli, come attestato dalla produzione di giacche personalizzate per lei e il suo staff, oltre alla pizza inedita per celebrare la vittoria del campionato di Serie A. Ci racconta come ha vissuto i festeggiamenti e i momenti più belli della stagione?

“Sembrerà strano, ma uno dei momenti più belli della stagione è stato Napoli-Liverpool del girone di UCL. Fino a quel momento il Napoli macinava vittorie e bel gioco, ma fino a quel momento non aveva mai avuto un rivale di alto livello. Dopo quella partita, mi sono auto-convinto che il Napoli avrebbe vinto lo scudetto. Registrai un video con un membro del mio staff tifoso del Milan in cui dicevo che il Napoli avrebbe vinto il campionato con un mese o due mesi di anticipo sarebbero arrivato tra le prime 4 di Champions. Mi sono sbagliato solo in quest’ultimo caso, ma ci siamo andati molto vicini, anche a causa della sfortuna nelle due partite contro il Milan. Comunque, Napoli-Liverpool mi diede la consapevolezza che il Napoli quest’anno sarebbe stato inarrivabile.

Il titolo non è mai stato in discussione ed era solo questione di tempo. Abbiamo vinto con 5 giornate d’anticipo, ma già 6 giornate prima era tutto fatto, anche in caso di eventuale spareggio contro la Lazio, se le avesse vinte tutte. La vittoria molto anticipata ha fatto sì che i festeggiamenti ci fossero tutte le settimane, già dopo Juventus-Napoli 0-1, ben 7 giornate prima della fine del campionato, e si impazziva. Io ero all’aeroporto tra i 10/15mila tifosi ad accogliere la squadra rientrante e c’era aria di festa, si gridava, si cantava. Ho vissuto tutti i 3 scudetti del Napoli: il primo non si scorda mai, ma l’ultimo appena conquistato ha avuto una durata così lunga che ci siamo quasi stancati di festeggiarlo.

Il presidente De Laurentiis è molto bravo ad organizzare feste e celebrare le vittorie e in ogni vicolo e quartiere di Napoli si respirava l’aria di gioia che si aspettava da 33 anniIn particolare, Udinese-Napoli rimarrà nella storia. I miei figli e i miei fratelli mi hanno portato un pezzo di prato dallo stadio di Udine e questo è un ricordo storico”.

Per rimanere in tema Napoli e festeggiamenti, come festeggerà domenica 4 giugno la premiazione ufficiale degli azzurri?

“Non so se andrò allo stadio. Io preferisco stare per strada tra la gente, cantare e divertirsi piuttosto che trattenersi dopo la partita. Ripeto, stiamo festeggiando da due mesi e, arrivati ad un certo punto, si preferisce festeggiarlo in modo diverso. Le partite del Napoli ormai sono un obbligo di proseguire il campionato, ma danno al mister la possibilità di provare nuovi giocatori. Effettivamente ogni partita del Napolisia in casa che fuoriè una festa. Questo mi rende molto orgoglioso da tifoso e tutto ciò ha dato nuova linfa non solo alla Campania, ma a tutto il Sud Italia.

Girando spesso per il Paese da Nord a Sud, devo essere sincero, ogni tifoso si è dimostrato felice della vittoria del Napoli. Vincere a Napoli non è come farlo in altre città: solo chi ci vive sa cosa significa. Siamo molto felici di questa vittoria, soprattutto perché arrivata in modo schiacciante. A volte l’organizzazione conta più del potere“.

Cosa pensa dell’addio di Spalletti e chi le piacerebbe come allenatore per la prossima stagione?

Spalletti ha dato delle motivazioni più che valide. Non ha detto di lasciare Napoli per allenare un’altra squadra, anche perché dopo uno scudetto e tutto quel che ha vissuto in due anni, sarebbe stato molto difficile da digerire, soprattutto se avesse trovato squadra in Italia. Lui va via per restare con la famiglia e godersela, per stare più sereno. Effettivamente vincere a Napoli ed esserne l’allenatore comporta molte responsabilità. In strada si è osannati se si va bene, ma si può essere disprezzati molto se si va male. Quest’anno l’atmosfera di grossa responsabilità si è sentita sin da subito, per fortuna dei tifosi, ma sfortunatamente per lui. Essere tra i favoriti comporta di non poter sbagliare e, secondo me, è davvero molto stressante ed intenso, soprattutto per lui che non si sposta mai da Castel Volturno.

Come prossimo allenatore del Napoli ho un altro “sogno nel cuore”. Ci sono 3 allenatori che apprezzo in ordine crescente. Al terzo posto Thiago Motta, che mi piace tanto e sta facendo cose importanti a Bologna, dimostrando di poter essere un buon allenatore. Poi, al secondo posto metterei De Zerbi, ma ha una clausola molto alta e difficilmente può avverarsi. Al primo posto, nonostante tutti facciano i nomi di Italiano, Benitez, Conceiçao, io considero Jurgen Klopp l’allenatore ideale per una piazza come Napoli. Sembrerebbe che a fine anno possa divorziare con il Liverpool e lo vedrei veramente molto bene a Napoli”.

                                                              Fonte immagine di copertina: profilo instagram di Errico Porzio                           

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Calcio e dintorni

Guai in vista per Quincy Promes: mosse accuse per possesso di cocaina

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Promes

Il Servizio d’Accusa Pubblica dei Paesi Bassi ha condannato Quincy Promes, giocatore dello Spartak Mosca, per possesso e trasporto di cocaina. L’avvenimento risale al 2020, quando erano avvenute le intercettazioni di 1370 kg di sostanze stupefacenti, trasportate dal giocatore olandese, dal valore complessivo di circa 75 milioni di euro,  secondo quanto riportato da NOS.

L’ex giocatore di Ajax Siviglia, tra le altre, sarà al centro della discussione di un’udienza preliminare che avrà luogo il prossimo lunedì, 5 giugno. In seguito al processo, l’accusa potrà essere chiarita definitivamente, ma si tratta di una situazione molto delicata e rischiosa per il classe ’92, già al centro di altri problemi legali.

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