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Wesley Sneijder, l’architettura di un diez diverso
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4 anni fa:
“Sneijder è davvero un genio, un campione di cui non si può che dir bene. E vi dirò di più, a mio avviso è il miglior centrocampista che l’Olanda abbia mai prodotto”.
Parole forti di uno dei calciatori più eleganti e impattanti del calcio mondiale degli ultimi trent’anni. Marco van Basten è stato un attaccante unico nel suo modo di interpretare il ruolo, grazie ad una completezza tecnica, fisica e mentale che gli hanno permesso di essere la stella indiscussa del grande Milan a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Se l’olandese è stato frenato da una caviglia malmessa, distrutta dalle entrate dei difensori che sfogavano le loro difficoltà nel marcarlo a suon di tacchettate, sicuramente non ha perso l’occhio per dare valutazioni. Se un calciatore come lui, che è stato l’emblema del concetto di “talento”, riconosce delle qualità e si spreca in certe dichiarazioni, significa che ha visto qualcosa di superbo.
Siamo consapevoli del fatto che paragonare giocatori di diverse epoche calcistiche è cosa difficile e probabilmente anche illogica, motivo per il quale non ha senso disquisire sul fatto che la filosofia calcistica messa in pratica sul campo da Cruijff non sia minimamente raggiungibile da altri connazionali, ma Wesley Sneijder, nel suo complesso, ha dimostrato di essere un numero 10 che nella sua anarchia è riuscito a trovare uno spazio nell’Olimpo. Girovagando per il campo e sfruttando le sue caratteristiche tecniche e fisiche ha saputo ricercare una dimensione a lui adatta, che gli ha permesso di essere uno dei trequartisti più ammirati dei primi decenni del nuovo millennio.
PREDESTINATO
Se a 18 anni entri a far parte della formazione titolare dell’Ajax, ottenendo oltretutto i gradi di leader di centrocampo, significa che hai qualcosa in più. Sneijder è un classe 1984 che nasce a Utrecht ma che si trasferirà giovanissimo ad Amsterdam: già dal 1991, a 7 anni, si muoverà dalla città d’origine verso la capitale, dove entrerà a far parte dell’Academy più ambita d’Olanda. All’Ajax farà tutte le trafile fino alla stagione 2002-2003, quando Ronald Koeman si fa consigliare dall’allora allenatore della squadra B dei lancieri Danny Blind: c’è un centrocampista dal fisico brevilineo e dalla visione di gioco sviluppata precocemente che può fare al caso suo; le tante assenze e le qualità di Sneijder spingono Koeman a farlo esordire a soli 18 anni, ed il nuovo numero 15 dell’Ajax non uscirà più dalla squadra titolare. Se andiamo a ricercare l’undici titolare degli olandesi nel quarto di finale di Champions League contro il Milan – il famoso 3-2 con il gol allo scadere di Tomasson che tocca sulla linea un pallonetto di Inzaghi – Sneijder è presente: nella partita più importante della stagione dei lancieri il 18enne è padrone del centrocampo, gioca davanti alla difesa, più da play che da trequartista, quello che nel futuro diventerà il suo ruolo prediletto.
Il ragazzo è precoce, esordisce nel 2003 con la nazionale in un’amichevole contro il Portogallo a soli 19 anni e nello stesso anno metterà a segno i suoi primi due gol in oranje durante le qualificazioni a Euro 2004, manifestazione alla quale parteciperà (senza però riuscire ad aiutare l’Olanda ad evitare l’uscita ai gironi). Nella stagione successiva diventa ufficialmente un leader: è l’Ajax di van der Vaart, di Maxwell, di un giovane Zlatan Ibrahimovic, del giovane de Jong e degli iconici Pienaar e Trabelsi, due giocatori che tutti ricordano solo per il loro passato tra i lancieri di quegli anni. Ibra sarà il capocannoniere, Maxwell il miglior giocatore per distacco del campionato, Sneijder il talento più giovane a brillare. Il folletto olandese è ormai padrone della mediana, in casa Ajax sanno che anche un’eventuale partenza di van der Vaart non creerà problemi perché il talento delle giovanili che Koeman ha avuto il coraggio di lanciare è ormai diventato grande. L’Ajax vince il titolo nella stagione 2004 e sembra l’alba di una serie di titoli infinita, vista la qualità e i margini di miglioramento della squadra, ma il 2005 sarà un susseguirsi di cambi in panchina e delusioni su tutti i campi: è solo l’inizio di una serie di stagioni altalenanti per non dire deludenti per i lancieri, sebbene siano molti i talenti che sbocciano e che si consacrano. Sneijder è maturo, ormai è un centrocampista totale che può giocare serenamente in tutte e tre le posizioni di centrocampo, che sia da mezzala, da mediano o da trequartista: è il leader tecnico di una squadra che probabilmente non è più alla sua altezza, ormai Sneijder ha una maturità calcistica degna di un top club.
Secondo molti esperti Sneijder ha tardato fin troppo la partenza da Amsterdam, ma la volontà di un ragazzo affezionato alla maglia che indossa è stata più forte della ricerca della fama: il numero 10 dei lancieri ha sempre avuto grande rispetto per la squadra che ha sempre tifato, che lo ha lanciato nel grande calcio dopo averlo costruito come calciatore ma soprattutto come uomo (è risaputo quanto conti lo sviluppo del valore umano dei ragazzi all’interno delle giovanili dell’Ajax). Un esempio lampante della mentalità di Sneijder si nota dal rapporto col fratello minore Rodney, che il Real Madrid accettò di portare nella propria cantera quando Wesley fu acquistato dai blancos: sembrava una di quelle storie che vede i fratelli meno capaci seguire il parente più forte, ma Rodney Sneijder fu frenato da Wesley, che gli consigliò di avere rispetto della maglia che indossava e di doversi prima imporre con l’Ajax, senza affrettare i tempi per raggiungere immediatamente il Real. Secondo un già maturo Wesley non bisogna affrettare le cose, bisogna guadagnarsele. Concetto non scontato – e spesso sottovalutato – nel mondo del calcio.
GALÁCTICO E DOVE DIVENTARLO
L’avventura al Real Madrid di Sneijder è abbastanza contraddittoria. Il secondo acquisto più caro della storia del calcio olandese arriva a Madrid con una scelta già molto forte, perché decide di ereditare il numero 23 di David Beckham. Scelta forte di un carattere altrettanto forte. Sneijder non si è mai tirato indietro, non ha mai avuto timore ma soltanto rispetto, come quando da ragazzo studiava dal suo allenatore Koeman e dal suo compagno di nazionale van Hooijdonk per diventare un tiratore scelto su calcio di punizione. Al Real Madrid, si sa, non conta il prezzo con cui sei stato pagato, conta l’accoglienza del Bernabéu, conta come ti presenti nello stadio più regale di tutta la Spagna: Sneijder non si lascia intimorire e segna all’esordio con i blancos, perlopiù nel derby contro l’Atlético dando la vittoria per 2-1. Il 2008 sembra essere l’anno della definitiva consacrazione di Sneijder, che segna 9 reti e permette a tanti compagni di trovare la via del gol nella sua nuova posizione di trequartista, la stessa che ha tolto a Guti. Proprio con lo spagnolo Sneijder ha qualche problema al suo arrivo, complice anche una difficoltà di comunicazione dovuta ad un non immediato apprendimento della nuova lingua, ma i due riusciranno col tempo a parlarsi con la lingua più conosciuta dai calciatori: il linguaggio tecnico.
“Quando sono diventato titolare nel Real Madrid, Guti non mi ha parlato per tre mesi perché andava in panchina. Poi abbiamo iniziato a giocare insieme e avevamo un’intesa incredibile. Ci trovavamo anche senza guardarci. È un fenomeno, il più forte con cui abbia mai giocato. Mi ha fatto una grandissima impressione”.
Il secondo anno dovrebbe essere quello della definitiva consacrazione, ma un brutto infortunio durante il torneo estivo all’Emirates Stadium lo toglie fuori dai giochi per diversi mesi: lo scontro con Abou Diaby è brutto e il ginocchio di Sneijder fa crack; fortunatamente per l’olandese non è niente di tragico, ma sicuramente è un infortunio che gli impedisce di arrivare al top della forma nei mesi decisivi della stagione. L’annata del Real Madrid sarà un disastro, secondo posto in Liga, fuori agli ottavi di Champions e addirittura ai sedicesimi di Coppa del Re. Sneijder eredita addirittura il numero 10 del Real quando Robinho lascerà la capitale spagnola, ma a fine stagione la società non reputerà più indispensabile il giocatore olandese. L’addio è ai limiti della mancanza di rispetto, soprattutto per un giocatore che apparentemente era centrale nel gioco del Real Madrid e per lo stile che normalmente incarna un club di questo spessore.
“Il momento più brutto della mia carriera è stato quello legato al mio addio al Real Madrid: stavo andando al campo d’allenamento e quando arrivai trovai il mio armadietto svuotato e la mia roba messa tutta da una parte; quando parlai col presidente mi fece sapere che non rientravo più nei loro piani. Risposi che ovunque fossi andato, avrei vinto la Champions nel loro stadio”.
Ad approfittarne è l’Inter, che nel 2009-10 ha messo come obiettivo principale l’assalto alla Champions. Mourinho ha bisogno di un giocatore che sappia agire tra le linee, non un giocatore funambolico ma pratico e veloce, che veda calcio e che sia capace di servire attaccanti come Milito ed Eto’o, che arriverà nella stessa estate.
Inutile raccontare cosa successe proprio in questi giorni ben dieci anni fa. L’Inter ritornò sul tetto d’Europa dopo 45 anni, con un cammino leggendario e raggiungendo un’impresa, quella del triplete, che in Italia oggi sembra impossibile da ripetere. Sneijder diventò a modo suo eroe in quella stagione, non dal punto di vista realizzativo, ma il suo arrivo a detta di molti è stato la chiave per far girare a meraviglia quella squadra guidata da un condottiero portoghese. In quella stagione segnerà un totale di 8 gol, non tanti ma molti dei quali hanno avuto un peso specifico enorme nella stagione nerazzurra: il gol nel gelo di Kiev che ha permesso il sorpasso in classifica a discapito degli ucraini e il conseguente passaggio agli ottavi di finale, il gol in semifinale contro il Barcellona che diede nel match d’andata il momentaneo pareggio, ma tutto iniziò il giorno del suo esordio contro il Milan. Arrivato da pochi giorni, nessuno sapeva quanto l’olandese potesse diventare fondamentale nello scacchiere di Mourinho, che senza paura lo schierò davanti a 80 mila persone nel derby della Madonnina: il roboante 0-4 portò la firma anche di Sneijder, che con un bolide dalla distanza sigillò la vittoria nerazzurra e gli permise di entrare immediatamente nelle grazie della squadra e soprattutto del pubblico.
Per molti Sneijder è stata la manna dal cielo che ha permesso il definitivo salto di qualità ad una rosa già di altissimo livello. Molti lo hanno paragonato ad un Lothar Matthaus moderno, giocatore silenzioso quanto fondamentale nello scacchiere dell’undici interista: nella storia nerazzurra sono stati tanti i tentativi di riportare a Milano un numero 10 degno del tedesco, ma molti di questi sono stati vani. Da Djorkaeff (troppo attaccante) a Farinos (troppo centrocampista), da Dalmat (troppo “esterno”) a Vampeta (troppo scarso), senza dimenticare il periodo in cui si è deciso di evitare direttamente l’utilizzo del trequartista. La praticità di Sneijder nasce dal suo approccio al calcio, è stato capace di ascoltare tutti i suoi allenatori fin dal primo giorno all’Ajax, ha sempre rispettato tutti i suoi compagni, ha scelto chi eleggere ad esempio e chi invece non seguire, pur rispettandoli e condividendone lo spogliatoio. Lasciò Madrid nel periodo dell’arrivo di Cristiano Ronaldo e Kakà, per Sneijder è stato come sentirsi dire “non sei all’altezza”, eppure l’olandese non ha fatto una piega e con il suo sguardo furbo e sempre diretto all’obiettivo si è rimesso in gioco, prendendosi tutto il prendibile.
Anche dopo l’addio di Mourinho Sneijder è rimasto un giocatore fondamentale per tutti gli allenatori che si sono susseguiti sulla panchina dell’Inter, il 10 al quale nessuno poteva rinunciare. Nel 2011 sarà protagonista della vittoria in Coppa Italia contro il Palermo, dove riuscirà a segnare uno dei gol che regaleranno il trofeo ai nerazzurri, all’epoca guidati da Leonardo. Purtroppo per Sneijder il rapporto col club andrà a logorarsi nel corso delle stagioni, fino a gennaio 2013, quando un mancato accordo per il rinnovo del contratto porterà il calciatore ai margini della rosa, fino al definitivo addio che lo porterà a Galatasaray. All’Inter, nonostante un finale abbastanza discordante rispetto a quanto realizzato nelle prime stagioni in nerazzurro, Sneijder è riuscito a diventare un galáctico, ottenendo i risultati che si aspettava di raggiungere con il Real Madrid. Ma farlo con l’Inter, club apparentemente uno scalino sotto ai blancos, probabilmente lo ha fatto rimanere ancor di più un personaggio indimenticabile nella storia nerazzurra.
IL CENTROCAMPISTA PIÙ FORTE, MA NON PER TUTTI
Al Galatasaray Sneijder sarà per 4 stagioni e mezzo ancora un giocatore capace di fare la differenza, di trascinare i turchi a grandi risultati in campionato ma anche in Champions: contro la Juventus trovò il modo di soddisfare ancora una volta il tifo nerazzurro segnando il gol che estromise ai gironi i bianconeri di Conte, portandoli ad un fallimento europeo durante una partita discussa (tra iniziale rinvio del match, condizioni climatiche molto complicate ed un campo ai limiti della praticabilità). Successivamente la chiusura della carriera tra Nizza – dove disputò soltanto 8 partite e non riuscendo a imitare nel rendimento il suo compagno di squadra Balotelli – e il Qatar, con la maglia dell’Al-Gharafa. Sneijder ha chiuso nell’ombra, in un calcio meno impegnativo ma decisamente più ricco. Concludere evitando i riflettori è in perfetto stile Wesley Sneijder, un calciatore capace di rivoluzionare sé stesso per adattarsi ad un ruolo nel quale, per fare la differenza, ha avuto bisogno di far forza sul suo baricentro basso e sulla sua visione di gioco, evitando la marcatura di giocatori più fisici a suon di movimenti e contromovimenti; la sua nascita come play gli ha permesso di avere una conoscenza più ampia delle linee di passaggio rispetto ad un semplice trequartista, lo ha aiutato anche nelle situazioni in cui si ritrovava a prendere il pallone a 50 metri dalla porta. Il suo fisico compatto e minuto è stato supportato però da una forza nelle gambe che lo ha aiutato a superare gli avversari con il primo controllo, evitando contatti che probabilmente lo avrebbero frenato. Mourinho lo ha plasmato come un 10 moderno, meno funambolico e più interessato alla riuscita della giocata, pratico e con in testa soltanto l’obiettivo, senza pensare al modo più estroso per raggiungerlo.
Proprio col tecnico portoghese la sua crescita è stata esponenziale, Sneijder diventò un giocatore fondamentale per l’Inter, che con lui girava a meraviglia e senza di lui perdeva molte certezze. Il 2010 dell’olandese rasentò la perfezione: il triplete da protagonista con la maglia dell’Inter fu l’antipasto di quanto si è visto al Mondiale in Sudafrica, dove la sua Olanda sorprese il mondo raggiungendo una finale che pochi avrebbero pronosticato. Sneijder siglò la doppietta che estromise il Brasile ai quarti, segnò un gol in semifinale contro l’Uruguay, ma non riuscì a guidare gli oranje alla vittoria finale contro la Spagna, che trionfò grazie al gol di Iniesta. Secondo la concezione comune, un giocatore che vince da protagonista tutti i trofei disponibili con il proprio club e trascina la sorpresa del mondiale ad un passo dal trionfo, sarebbe un serio candidato alla vittoria del Pallone d’Oro. Probabilmente il favorito. Eppure nel 2010 Sneijder arriva soltanto 4° in classifica: sul podio andranno nell’ordine Messi, Iniesta e Xavi, con gli ultimi due che hanno almeno vinto il Mondiale, ma tutti e tre sono stati sconfitti in semifinale di Champions League dal folletto olandese.
Sneijder non ha mai polemizzato a riguardo ed effettivamente non è un qualcosa che rappresenta il suo stile. In tutta la sua carriera ha sempre deciso di guadagnarsi la stima della gente, non è mai stato un giocatore dalle dichiarazioni focose o dagli atteggiamenti esuberanti: un calciatore pratico, ligio al dovere e al sacrificio, che ha saputo conoscere il suo corpo per rendere al meglio e scansare le difficoltà tipiche di un giocatore di 170 cm. Wesley Sneijder è stato architetto di sé stesso, riuscendo a farsi spazio tra i grandi giocatori del primo ventennio degli anni 2000, diventando un numero 10 sui generiis, forse mai riconosciuto a pieno per il suo reale valore. Ma il piccolo olandese si è sempre fatto beffe delle “botte” che gli sono arrivate in carriera, perché il baricentro basso ti tiene incollato a terra e ti permette di proseguire sulla tua strada.
Fonte immagine di copertina: profilo Twitter ufficiale dell’Inter
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Chi è Estevao Willian, il gioiellino brasiliano soprannominato “Messinho”
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11 ore fa:
Marzo 28, 2024CHI È ESTEVAO WILLIAN – Il Brasile, si sa, di talenti cristallini ne sforna in continuazione. L’esempio lampante è Neymar Jr., ma negli ultimi anni ce ne sono stati tanti. Basti pensare al Real Madrid, con la coppia tutta brasiliana formata da Vinicius Jr. e Rodrygo. Non bisogna poi dimenticare Endrick, classe 2006, pronto a vestire la camiseta blanca e già in gol con la maglia del Brasile. L’ultimo talento che sta attirando l’attenzione degli scout è quello di Estevao Willian, esterno offensivo del 2007, che sta brillando con il Palmeiras.
CHI È ESTEVAO WILLIAN – GLI INIZI E LA CARRIERA FINO A QUESTO MOMENTO
Se il tuo soprannome è “Messinho” vuol probabilmente dire che il potenziale è altissimo ed effettivamente il giovane talento brasiliano può diventare un grandissimo giocatore. Nasce come ala destra e si è già messo in mostra con la maglia della Nazionale Under 17 ai Mondiali, con la quale ha segnato tre gol e fornito tre assist. La sua avventura però si è interrotta contro l’Argentina di Echeverri, altro talentuosissimo giocatore sudamericano. Estevao Willian ha inoltre già firmato un contratto di sponsorizzazione con Nike, nonostante la giovanissima età. Aveva appena dieci anni quando ha accettato l’offerta, ma è destinato a diventare uno dei volti del marchio.
CHI È ESTEVAO WILLIAN – L’INTERESSE DELLE BIG EUROPEE
Come accaduto negli ultimi anni, le big europee non restano di certo a guardare. Il nome di Estevao Willian è già sui taccuini dei principali club in Europa e il PSG ci aveva provato concretamente in passato. La trattativa però non è andata in porto a causa della partenza di Endrick, vecchio pallino dei parigini, che volevano assicurarsi entrambi i talenti. “Messinho” ha un sogno: giocare nel Barcellona, club che tifa fin da bambino. C’è da dire però che Estevao Willian non potrà lasciare il Brasile fino al 2025 (quando compirà 18 anni), ma probabilmente sceglierà la sua squadra prima di quella data. Per lasciarlo partire si parla già di cifre vicine ai 50 milioni, ed è per questo che Chelsea, Barcellona, Manchester City e non solo osservano da vicino uno degli ultimi talenti sfornati dal calcio brasiliano.
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I 5 migliori marcatori U21 della Serie A nel 2023
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3 mesi fa:
Gennaio 1, 2024I 5 MIGLIORI MARCATORI U21 DELLA SERIE A NEL 2023 – Il 2023 è stato un altro anno in cui la Serie A ha scoperto nuovi talenti, che si sono messi in mostra nel nostro campionato. I nomi sono tanti: dall’MVP Khvicha Kvaratskhelia, passando per tutta la leggiadria mostrata da Joshua Zirkzee, senza dimenticare Rasmus Højlund, ora al Manchester United. Se dovessimo tirare le somme dell’anno 2023 in Italia, chi sarebbero i migliori marcatori under 21 della Serie A nell’anno solare?
I 5 MIGLIORI MARCATORI U21 DELLA SERIE A NEL 2023 – KHVICHA KVARATSKHELIA
L’MVP dell’ultima Serie A ha avuto un impatto straripante sul nostro campionato, contribuendo attivamente alla stagione strepitosa del Napoli di Spalletti. Bisogna considerare che nella seconda parte della scorsa annata ha fatto fatica, e i numeri sono calati notevolmente, ma nonostante questo il georgiano è l’U21 (nato a febbraio 2001) che ha segnato di più nel 2023 in Serie A. Sono ben 11 le reti messe a segno da gennaio fino a questo momento, cinque solo nella stagione attuale. Kvaratskhelia è stato un colpo di mercato incredibile da parte del Napoli, che in estate ha deciso di tenerlo per provare il back-to-back, traguardo che al momento appare abbastanza lontano.
I 5 MIGLIORI MARCATORI U21 DELLA SERIE A NEL 2023 – RASMUS HØJLUND
Parliamo adesso di chi ha lasciato la Serie A, ovvero Rasmus Højlund. Il centravanti danese si è trasferito a Manchester, sponda United, per una cifra che supera i 70 milioni di euro. I Red Devils hanno deciso di puntare su di lui dopo una seconda parte di stagione stellare con la maglia dell’Atalanta. Nel 2023 con la Dea, Højlund ha segnato 8 reti in A, un ottimo dato se si considera i sei mesi giocati in maglia nerazzurra. In questa stagione ha segnato appena una rete in Premier League, nel Boxing Day, ma è attualmente il capocannoniere della Champions League, nonostante lo United sia già fuori dalla competizione. L’Atalanta è comunque riuscita a sostituirlo con diversi acquisti, ma il giocatore ammirato nella prima parte di 2023 è senza dubbio un calciatore già di livello mondiale, ma con ampi margini di miglioramento.
I 5 MIGLIORI MARCATORI U21 DELLA SERIE A NEL 2023 – JOSHUA ZIRKZEE
Zirkzee è un giocatore che ha sorpreso un po’ tutti. Nella passata stagione aveva mostrato diversi lampi del suo talento, ma il dato sui gol messi a segno nel 2023 mostrava una sola rete. Nella seconda parte del 2023, ovvero nella stagione attuale, sono già 7 i gol del gigante olandese. Nell’anno solare sono dunque 8 in tutto, ma per capire l’impatto di Zirkzee è necessario andare anche oltre i gol. Parliamo di un centravanti di oltre 1,90 m, che gioca il pallone come un trequartista e che delizia il Dall’Ara con giocate fuori dal comune per un calciatore di questa stazza. I gol messi a referto in questo anno solare sono senza dubbio destinati ad aumentare già in vista della fine di questo campionato, che vede il Bologna nei primi quattro posti della classifica.
I 5 MIGLIORI MARCATORI U21 DELLA SERIE A NEL 2023 – MATIAS SOULÉ
Classe 2003, argentino, mancino, non ha ormai più bisogno di presentazioni. Dopo aver trovato la sua prima rete in Serie A il 12 marzo contro la Sampdoria, Matias Soulé è stato mandato in prestito dalla Juventus al Frosinone. L’esplosione del ragazzo di Mar del Plata è sotto gli occhi di tutti, dato che in questa stagione sono già 7 le reti messe a segno. Un talento cristallino che con tutta probabilità la Juventus riporterà a casa già nella prossima stagione, sperando magari che possa continuare a offrire prestazioni di questo livello anche all’inizio del 2024.
I 5 MIGLIORI MARCATORI U21 DELLA SERIE A NEL 2023 – LORENZO COLOMBO
Meno considerato magari rispetto agli altri citati in questa lista, Lorenzo Colombo si è ritagliato uno spazio importante in questa classifica. L’attaccante di proprietà del Milan ha giocato con due squadre diverse (Lecce e Monza), ma con entrambe è riuscito a incidere. Sono 5 i gol di Colombo nell’anno solare 2023 (3 con il Lecce e 2 con i brianzoli), ma i tifosi salentini se ne ricorderanno bene uno in particolare. Il 28 maggio Colombo ha segnato il gol decisivo per la salvezza del Lecce, proprio sul campo del Monza, trasformando un rigore al 101′. Una rete che è rimasta ancora oggi nel cuore dei tifosi giallorossi, che ha permesso all’attaccante classe 2002 di scrivere una piccola pagina di storia del club.
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10 giovani da tenere d’occhio in Bundesliga nel 2024
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3 mesi fa:
Dicembre 24, 202310 GIOVANI DA TENERE D’OCCHIO IN BUNDESLIGA NEL 2024 – La Bundesliga è da sempre un campionato che sforna talenti cristallini per il calcio europeo e anche in questa stagione sono diversi i calciatori che si sono messi in mostra. Oggi andremo a vedere quali sono i 10 giovani principali su cui porre la propria attenzione in vista del 2024, con alcune sorprese.
10 GIOVANI DA TENERE D’OCCHIO IN BUNDESLIGA – JAMIE BYNOE-GITTENS
L’esterno inglese del Borussia Dortmund è probabilmente tra i talenti più puri del calcio tedesco e sta progressivamente trovando continuità con la maglia giallonera. Bynoe-Gittens è il sostituto naturale di Sancho, ora in enorme difficoltà al Manchester United, e sta provando a seguire le sue orme in Germania. Esterno d’attacco classe 2004 dotato di ottimo dribbling e grande velocità. Un gol e un assist in questo inizio di Bundesliga, ma anche una rete, la prima della sua carriera, in Champions League.
10 GIOVANI DA TENERE D’OCCHIO IN BUNDESLIGA – FARÈS CHAÏBI
Parliamo di un trequartista classe 2002 nato in Francia ma di nazionalità algerina, cresciuto nel settore giovanile del Tolosa. Ora Chaïbi gioca all’Eintracht Francoforte ed è diventato un punto fermo della squadra. Un gol in campionato, contro il Borussia Dortmund, e uno anche in Conference League, decisivo contro l’HJK Helsinki. Quello che stupisce però è la capacità di servire i compagni: parliamo di un giocatore che ha già raggiunto quota 8 assist tra Bundesliga e Conference League, un dato che dimostra tutto il suo potenziale.
10 GIOVANI DA TENERE D’OCCHIO IN BUNDESLIGA – GRANT-LEON RANOS
Il Borussia Mönchengladbach l’ha prelevato dalle giovanili del Bayern Monaco in estate e Ranos sta piano piano guadagnando minuti in Bundesliga. Punta centrale di 1,80 m dall’ottimo potenziale, destinato ad una seconda parte di stagione importante. Il 2003 armeno ha segnato due reti con la seconda squadra del Borussia Mönchengladbach e con la prima squadra ha trovato il suo primo gol in DFB Pokal contro il TuS Bersenbrück.
10 GIOVANI DA TENERE D’OCCHIO IN BUNDESLIGA – FABIO CHIARODIA
Un altro giocatore del Borussia Mönchengladbach, ma questa volta parliamo di un difensore centrale italiano. Chiarodia è ancora giovanissimo (2005) ma sta macinando minuti con la maglia della prima squadra e il 2024 potrebbe veramente essere il suo anno. Centrale di 1,86 m che può giocare anche da terzino o da mediano, che è diventato già un punto fermo della Nazionale Under 19. Chiarodia va tenuto d’occhio, e potrebbe diventare titolare anche nel Borussia Mönchengladbach entro la fine della stagione.
10 GIOVANI DA TENERE D’OCCHIO IN BUNDESLIGA – TOM BISCHOF
Tom Bischof è un trequartista tedesco del 2005 che si sta mettendo in mostra con la maglia dell’Hoffenheim. 8 presenze in Bundesliga da inizio stagione e un assist messo a referto. Per dimostrare la sua leadership, Bischof è già il capitano della Germania Under 19, con la quale ha segnato 5 gol in 7 presenze. Un potenziale altissimo per il centrocampista offensivo tedesco, che si prepara a prendere in mano l’Hoffenheim e provare a portarlo in Europa, dato che si trova al settimo posto in classifica in questo momento.
10 GIOVANI DA TENERE D’OCCHIO IN BUNDESLIGA – NOAH MBAMBA
In questo caso parliamo di una scommessa, perché Noah Mbamba gioca nella squadra che sta sorprendendo un po’ tutti. Il Bayer Leverkusen è probabilmente una delle squadre che gioca meglio in Europa e per questo motivo farà fatica a trovare minutaggio nella seconda parte di stagione, quando si entrerà nel vivo. Mbamba ha giocato appena due spezzoni in Bundesliga, ma ha segnato anche la sua prima rete con la prima squadra in Europa League, contro il Molde. Il mediano classe 2005 proverà a convincere Xabi Alonso in allenamento, e magari mettendosi in mostra nelle giovanili, dato che ha tutte le carte in regola per giocare nel Leverkusen.
10 GIOVANI DA TENERE D’OCCHIO IN BUNDESLIGA – CASTELLO LUKEBA
Castello Lukeba è già una certezza di una delle squadre più forti di Germania, il Lipsia. Il club Red Bull l’ha acquistato dal Lione in estate e da quel momento è sempre stato titolare. Un gol contro il Bayern Monaco e prestazioni di livello altissimo per il roccioso centrale francese. Il 2024 dovrà essere l’anno della conferma, e poi magari potrebbe arrivare l’occasione in un club ancora più grande. Il percorso potrebbe ricordare quello di un altro grande difensore francese come Upamecano e magari se le sue prestazioni dovessero mantenersi su questo livello, una big europea potrebbe bussare alla porta del Lipsia.
10 GIOVANI DA TENERE D’OCCHIO IN BUNDESLIGA – UMUT TOHUMCU
Il secondo centrocampista dell’Hoffenheim in questo approfondimento, ma questa volta parliamo di un 2004 di origini turche. Tohumcu ha saltato la preparazione estiva a causa di un problema alla caviglia, ma sta tornando in condizione e nelle ultime settimane sta ritrovando la continuità che sperava. Nell’anno nuovo ci si aspetta che diventi un punto fermo del centrocampo dell’Hoffenheim, che in questa stagione ha anche ambizioni europee.
10 GIOVANI DA TENERE D’OCCHIO IN BUNDESLIGA – EREN DINKÇI
Una delle sorprese di questa prima parte di stagione è senza dubbio Eren Dinkçi, ala offensiva dell’Heidenheim. Un impatto sorprendente sul campionato tedesco, con 6 gol in 15 presenze con la maglia rossoblù. Parliamo di un 2001, arrivato in prestito dal Werder Brema, che sta dimostrando tutto il suo talento in un club che ha senza dubbio meno pressioni. Il prossimo anno tornerà alla base e bisognerà capire se resterà o se una squadra più importante farà un tentativo. Intanto però l’Heidenheim se lo gode, come dimostra la posizione di classifica (nono posto).
10 GIOVANI DA TENERE D’OCCHIO IN BUNDESLIGA – MENZIONE D’ONORE – XAVI SIMONS
Per chiudere, una certezza, ma che ne ha dovuta fare di strada per arrivare fino a qui. Xavi Simons è sotto i riflettori di tutto il mondo fin da quando è bambino, e dopo l’arrivo al PSG il suo nome sembrava destinato a scomparire progressivamente dal mondo del calcio. L’anno in prestito al PSV ha però cambiato le carte in tavola: una stagione straripante, in cui è esploso definitivamente. In estate era tornato a Parigi, ma il desiderio di giocare l’ha portato in Germania, al Lipsia. C’erano molti dubbi sul suo rendimento in un campionato molto più complesso, ma il fantasista olandese ha risposto ancora una volta presente. 4 gol e 7 assist in Bundesliga, con anche due reti in Champions League. Questo è il bottino di Xavi Simons dopo la prima parte di stagione, e nella seconda parte è lecito aspettarsi un ulteriore miglioramento, perché stiamo parlando di un giocatore di appena 20 anni.
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Chi è Lewis Miley, il 2006 che ha segnato con il Newcastle
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3 mesi fa:
Dicembre 17, 2023CHI È LEWIS MILEY, IL 2006 CHE HA SEGNATO CON IL NEWCASTLE – La settimana scorsa, Jack Hinshelwood è diventato il marcatore più giovane nella stagione attuale di Premier League. Dopo appena dieci giorni, il record è stato battuto: ci ha pensato Lewis Miley del Newcastle. Il centrocampista classe 2006 ha trovato la sua prima rete in carriera in Premier League nella partita contro il Fulham, diventando il più giovane marcatore nella storia del campionato inglese da Federico Macheda.
CHI È LEWIS MILEY – LE CARATTERISTICHE TECNICHE E LA CARRIERA
Lewis Miley è un centrocampista classe 2006, alto 1,88, che si prepara a diventare un pilastro del Newcastle già in questa stagione. Miley ha esordito in Premier League nell’ultima giornata dello scorso campionato contro il Chelsea, e da quel momento è entrato nel giro della prima squadra. Quella contro il Fulham è stata la prima rete in Premier League e sicuramente non sarà l’ultima. La squalifica di Tonali ha permesso a Howe di promuoverlo sempre di più in prima squadra, e non la lascerà più. Cinque partite da titolare nelle ultime sei di Premier League, con un gol e un assist a referto per lui dovrebbero farci capire tutte le sue potenzialità. Al Newcastle da quando ha appena sette anni, Miley ha anche già esordito in Champions League nella sfida del 7 novembre contro il Borussia Dortmund.
CHI È LEWIS MILEY – LA PARTITA CONTRO IL MILAN
Lewis Miley è stato tra i protagonisti della partita contro il Milan. Il giovane centrocampista ha infatti messo a referto un assist, per la rete di Joelinton. Con il passaggio vincente, Miley è diventato il più giovane assistman inglese nella storia della Champions League. Una vera e propria rivelazione quella del 2006, di cui sentiremo sicuramente parlare in futuro ma anche nel presente.
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