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Scommessa vinta?

Calcio e dintorni

Scommessa vinta?

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Il percorso del Wolverhampton FC appariva una pericolosa sinusoide, un mix di alti e bassi che avrebbe potuto far male a coloro che, per primi, avevano scommesso sui Wanderers e sulla Championship per conquistare la ribalta del calcio europeo, ovvero il gruppo cinese Fosun. Adesso però, dall’alto dei 14 punti che dividono il Wolves capolista dalla zona playoff, parlare di scommessa vinta sembra piuttosto semplice nonostante gli intrighi societari e gli ampi interrogativi che la critica inglese si pone sul futuro di questa squadra. Il successo può essere analizzato in due parti ben distinte che stanno finalmente collaborando al raggiungimento del più importante obiettivo nel prossimo futuro degli arancio: la promozione in Premier League. Parliamo quindi dell’aspetto societario e calcistico della squadra di Waterloo Road, che rappresenta una delle città più in via di sviluppo di tutta l’Inghilterra, grazie a numerose opere pubbliche che sono state ricostruite o ammodernate a partire dal 2017.

Il progetto della nuova stazione di Wolverhampton.

L’ASPETTO SOCIETARIO

Jeff Shi, presidente del Wolverhampton.

“Ora le società calcistiche europee potranno entrare concretamente nel mercato cinese e milioni di tifosi in Cina potranno entrare in contatto con i loro idoli. Sono molto contento di poter contribuire all’espansione del calcio in Cina” erano le parole che Jorge Mendes proferiva nel Dicembre 2015 durante il meeting annuale di Fosun (L’espansione verso Oriente dei Superagenti- Marco Bellinazzo, Rivista Undici, Settembre 2017). Non inaspettato quanto accade qualche mese dopo: a Gennaio 2016 Mendes cede il 20% della sua azienda Gestifute proprio al colosso cinese gestito dall’undicesimo uomo più ricco di Cina, Guo Guangchang, divenendone di fatto socio. L’estate successiva il colosso cinese individua nel Wolverhampton la società giusta per fare il proprio ingresso, in maniera diretta e concreta, nel calcio europeo: il gruppo cinese diventa proprietario del club per una quota intorno ai 45 milioni di sterline (più di 50 milioni di euro). Da qui partono i progetti legati al rinnovamento dell’Academy e dell’organico, sul quale l‘indiretta influenza dell’agente portoghese è di vitale importanza. E se dal punto di vista tecnico i giocatori di spessore non tardano ad arrivare, dal punto di vista societario e gestionale la nuova presidenza sembra incartarsi un po’ tra lo strapotere decisionale di Mendes e le volontà del corpo tecnico, parlando anche di calciomercato. I nomi importanti si sprecano, Walter Zenga arriva in pompa magna come allenatore designato e per un’estate intera il sogno è quello di Mario Balotelli, ai ferri corti con il Liverpool. Usando un francesismo, la maionese non sembra “prendere”: la squadra non gira come dovrebbe ed a fine Ottobre l’allenatore italiano si trova già con le valigie in mano. Dopodiché è il turno di Paul Lambert, ma le cose non cambiano e lo scozzese abbandona perché avverte di non contare di un potere decisionale adeguato ad un manager inglese. Fino ad arrivare all’attuale allenatore Nuno Espirito Santo, cliente ed amico di Mendes, che tra Spagna e Portogallo si era fatto notare per un calcio verticale, veloce ed estremamente concreto.

L’ASPETTO CALCISTICO

L’incredibile esultanza di Nuno Espirito Santo dopo il gol del vantaggio contro il Bristol City, giunto in pieno recupero. Per squalifica, l’allenatore guardava il match dalla tribuna.

Affermare che la scelta dei vertici Fosun sia ricaduta su Nuno Espirito Santo per il suo rapporto con Mendes senza valutare le sue doti di allenatore e tattico risulterebbe superficiale e quanto mai errato: il portoghese, originario di Sao Tomé e Principe, ha pochi ma importantissimi capisaldi che rendono riconoscibilissime le sue squadre. E’ stato così per il Valencia, nel 2014/2015 e per il Porto nel 2016/2017. Riassumendo, Espirito Santo predilige un certo “sovraffollamento” delle corsie centrali per permettere ai laterali di spingere con forza, giungendo così in area di rigore avversaria o crossando in maniera pericolosa verso gli attaccanti e i centrocampisti offensivi. Solo in alcuni casi, spesso d’emergenza, si ricorre alla tecnica del difensore o del centrocampista difensivo per lanciare lungo il pallone e sbrogliare la matassa. A Valencia ha letteralmente allevato e plasmato giocatori “pepite” come Joao Cancelo e José Luis Gayà, mentre al Porto, seppur con uno schema diverso (dal 3-5-2 si è passati ad un 4-4-2) è stata la volta di Alex Telles da una parte e di Maxi Pereira dall’altra. Per eludere questo fantomatico “traffico”centrale, questo tipo di gioco prevede spesso l’utilizzo di uno o due registi o centrocampisti avanzati che abbiano nelle loro corde una spiccata dote di lettura anticipata del gioco. A Valencia si sono fatti valere Sofiane Feghouli e Dani Parejo, come spiega dettagliatamente questo articolo di Outside of the Boot e questo video risalente al Marzo 2015 che illustra la vittoria esterna per 0-4 nei confronti dell’Elche da parte della compagine valenciana, nella quale i gol, nella maggior parte dei casi, giungono da sovrapposizioni sulle fasce.

Al Porto è stata poi la volta di Danilo Pereira e Ruben Neves come ispiratori della manovra: è proprio il secondo, giunto quest’estate al Wolverhampton per 16 milioni, ad essere diventato il faro della compagine inglese in questa prima parte di stagione, abbinando qualità e tecnica secondo il volere tattico del suo coach. Ecco perché questo innesto, insieme a quelli dell’attaccante Diogo Jota (prestito dall’Atletico Madrid) e del difensore, ottimo anche in regia, Willy Boly(prestito dal Porto), Espirito Santo ha potuto perseguire nel suo capolavoro tattico portando con sé uomini che aveva già allenato in precedenza e che conoscevano il suo modo di giocare. A tutto ciò bisogna anche aggiungere i precedenti colpi made in Wanderers, come quelli dei talentuosissimi attaccanti Ivan Cavaleiro(8 milioni dal Monaco) ed Helder Costa(15 milioni dal Benfica), gestiti entrambi da Gestifute(l’agenzia di Mendes). In questo vortice di portoghesità l’ex Porto non ha però dimenticato di aggiungere un pizzico di britannia che rendesse il castello ben solido: capitan Danny Batth a guidare la difesa è una sicurezza al quale aggiungere l’esperienza in Championship di un navigato Ryan Bennett e le sgroppate offensive del laterale sinistro Barry Douglas dopo le esperienze di Polonia e Turchia, così come quelle dall’altra parte del campo del 25enne irlandese Matt Doherty, in squadra dal 2010.

Il classico 3-4-3 di Nuno Espirito Santo.

 

 

 

I magic moments della stagione sono stati per ora tanti, ma abbiamo deciso di evidenziarne due per sottolineare come la mentalità impressa da Espirito Santo abbia portato a questi grandi risultati: il primo consiste nel passaggio che Cavaleiro fa per Doherty in una partita di vitale importanza come quella contro il Bristol ad Ashton Gate (prima contro seconda del campionato), che porterà alla susseguente espulsione del portiere avversario Fielding che permetterà di fatto agli arancio di rimontare e vincere per 1-2 dopo aver giocato in inferiorità numerica:

Sovraffollamento centrale ed inserimento, a memoria, del laterale destro (Doherty)

Da lì scaturirà poi questo fantastico gol del pareggio, dell’altro laterale, Barry Douglas, su punizione:

Il secondo momento saliente è invece rappresentato dal secondo gol con il quale il Wolverhampton ha spazzato via, nell’ultimo turno, il Brentford, per 3-0:

su un’azione di recupero, Jota scarica per Cavaleiro e si invola verso la porta, mentre quest’ultimo triangola con l’attaccante Bonatini per andare sul fondo. In tutto ciò, Doherty parte anch’esso direttamente verso l’area di rigore avversaria. I difensori avversari si radunano nel mezzo permettendo poi a Cavaleiro di scaricare su Douglas e permettergli di segnare dall’altra parte del campo. L’importanza dei terzini e delle mezze ali.

RISCHIO CALCOLATO

Che tutto ciò sia stato un rischio calcolato da Fosun, dopo un’annata tutt’altro che positiva dal punto di vista calcistico, non c’è dubbio: la volontà di smuovere ulteriormente il mercato inglese ed europeo, esportarlo in Cina con una bellissima etichetta di spettacolo e gol fa parte di un piano di mosse attuate da persone strategiche,che hanno saputo investire al momento giusto. E forse, come ha annunciato la scorsa estate il presidente Jeff Shi, siamo ancora all’inizio, perché “Fosun ha un piano a lungo termine per il Wolverhampton, che non culminerà con la promozione”. Sarà calcio moderno o puro business, ma l’unica conclusione certa che possiamo darci è che, se ai soldi e all’ingegno vengono coadiuvati professionisti competenti e di alto valore, probabilmente il risultato sarà un successo, come i 14 punti di tesoretto che dividono i Wanderers dal “resto del mondo” in Championship. Scommessa vinta, quindi?

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ESCLUSIVA – Errico Porzio: “Il segreto del successo? Dare spazio all’estro, ma con dedizione”

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ESCLUSIVA ERRICO PORZIO – Il tema dell’alimentazione ha spesso generato molti dubbi e polemiche nel suo rapporto con il mondo dello sport, creando molte discussioni su diete sane e bilanciate per mantenere la miglior condizione possibile. Tuttavia, spesso ci si interroga su quale sia la relazione ideale tra cibo ed attività fisica, ma in pochi riescono a fornire una soluzione ben determinata.

La redazione di Numero Diez ha avuto il piacere di affrontare questo argomento con Errico Porzio, grande esperto della sfera alimentare. Porzio è un pizzaiolo campano molto celebre sui social network, sui quali conta complessivamente 1.5 milioni di follower. Oltre ad essere un pizzaiolo molto celebre, è un grande tifoso del Napoli e, ai nostri microfoni, ha espresso le sue sensazioni ed emozioni in merito a questa stagione molto positiva per i partenopei.

L’INTERVISTA AD ERRICO PORZIO

L’alimentazione, per un atleta, è uno step cruciale per avere successo nell’attività fisica. In qualità di figura esperta nel campo alimentare, cosa pensa di tutte quelle leggende e tabù su diete rigorose e sull’imposizione di limiti per il consumo di prodotti come la pizza?

“Oltre che un pizzaiolo io sono stato e sono tuttora uno sportivo. La cosa importante è affidarsi a persone che capiscono davvero di equilibrio alimentare, e non ad improvvisati o appassionati. Io, ad esempio, quando vado in palestra potrei sempre mangiare una pizza. Per chi non fa attività fisica, non si può abusare di carboidrati in generale e bisogna sapersi controllare. Condanno assolutamente chi elimina la pizza dalle diete, e te lo dico da persona che andando in palestra può mangiarla anche 3 volte a settimana”.

I suoi locali hanno mai ospitato dei giocatori? Se sì, c’è qualche aneddoto che vorrebbe raccontarci?

“L’ultimo aneddoto molto curioso riguarda Alessandro Zanoli. È stato mio ospite nel locale sul lungomare di Napoli e mi ha chiesto lui la foto. È stato un episodio molto simpatico, sembrava quasi mi volesse prendere in giro, ma mi ha fatto enormemente piacere. Però in realtà lui già mi conosceva e si era ricordato che ero stato a Castel Volturno qualche giorno prima per seguire gli allenamenti del Napoli. Inoltre abbiamo avuto clienti in passato come Ancelotti, che ordinava da casa, Pepe ReinaGabbiadiniCallejon, che abitava a poche centinaia di metri dalla pizzeria”.

In una sua recente intervista lei ha dichiarato: “Nelle pizze, vale come per il calcio: conta l’estro. Ogni calciatore ha un ruolo diverso, e, allo stesso modo, esistono diversi tipi di pizzaiolo con varie qualità”. Alla luce di questa dichiarazione, quanto è importante, secondo lei, esaltare le capacità individuali di un professionista e farle coesistere con il lavoro di squadra?

“È davvero importante. Io feci il paragone con una squadra di calcio, in cui trionfa il gioco di squadra, però è anche normale che al suo interno si esaltino le singole qualità. In questa stagione, per esempio, il Napoli ha avuto Osimhen come finalizzatore, Kvaratskhelia che faceva la differenza, Lobotka Anguissa che a centrocampo sono stati maestosi. Quindi, oltre al gioco di squadra bisogna dare sempre spazio all’estro e alla personalità. Anche nel caso del pizzaiolo, saper ascoltare ed individuare chi all’interno di un gruppo può fare la differenza e affidargli determinate responsabilità, altrimenti saremmo tutti uguali. Invece, c’è il personaggio più conosciuto, il più veloce, quello bravo a fare la pizza, quello veloce a fare gli impasti…

La cosa perfetta sarebbe trovare colui che, a prescindere da tutto, si intravede abbia qualità importanti, per dargli sicuramente più spazio e permetterti di fare la differenza all’interno di un locale. Ovviamente questo discorso vale per ogni lavoro di squadra, è una caratteristica generale della vita. Io uso sempre l’espressione “s’adda sape’ fa'” per esprimere questo concetto ed è riferito a qualsiasi elemento della vita. Se c’è qualcuno che ha estro e si applica con spirito di sacrificiodedizione passione, allora sicuramente può aiutare. Quindi, oltre alla bravura serve anche molta dedizione per fare bene”.

Nelle ultime settimane lei ha girato per tutta Italia a causa di eventi importanti a cui ha partecipato, come a Milano. Che atmosfera si respirava in città in attesa della finale di Champions League che affronterà l’Inter?

“Io sono stato a Milano il giorno del ritorno dell’euroderby. Già in quel momento c’era un umore ottimista da parte dei tifosi dell’Inter, meno da parte dei tifosi del Milan, che si erano già rassegnati dopo lo 0-2 dell’andata. Da parte interista, ovviamente, c’è grande entusiasmo e soprattutto consapevolezza che dall’altro lato c’è una squadra che ha battuto l’altra probabile finalista, che era il Real Madrid. Il caso ha voluto che si sono scontrate in una semifinale, ma in realtà si pensava che una vera finale fosse stata proprio quella. E non c’è stata partita”. 

La finale è una partita secca e fa storia a sé. Un episodio può indirizzarla verso una o l’altra strada, ma tutti siamo consapevoli che dall’altro lato c’è il Manchester City, una squadra di un livello superiore. Se dovessimo parlare di percentuali, personalmente direi 70% Manchester City 30% Inter. Il calcio, come dicevamo prima, è un gioco di squadra, però effettivamente i Citiziens, oltre che la squadra, hanno 15/16 fenomeni“.

Lei è un grande tifoso del Napoli, come attestato dalla produzione di giacche personalizzate per lei e il suo staff, oltre alla pizza inedita per celebrare la vittoria del campionato di Serie A. Ci racconta come ha vissuto i festeggiamenti e i momenti più belli della stagione?

“Sembrerà strano, ma uno dei momenti più belli della stagione è stato Napoli-Liverpool del girone di UCL. Fino a quel momento il Napoli macinava vittorie e bel gioco, ma fino a quel momento non aveva mai avuto un rivale di alto livello. Dopo quella partita, mi sono auto-convinto che il Napoli avrebbe vinto lo scudetto. Registrai un video con un membro del mio staff tifoso del Milan in cui dicevo che il Napoli avrebbe vinto il campionato con un mese o due mesi di anticipo sarebbero arrivato tra le prime 4 di Champions. Mi sono sbagliato solo in quest’ultimo caso, ma ci siamo andati molto vicini, anche a causa della sfortuna nelle due partite contro il Milan. Comunque, Napoli-Liverpool mi diede la consapevolezza che il Napoli quest’anno sarebbe stato inarrivabile.

Il titolo non è mai stato in discussione ed era solo questione di tempo. Abbiamo vinto con 5 giornate d’anticipo, ma già 6 giornate prima era tutto fatto, anche in caso di eventuale spareggio contro la Lazio, se le avesse vinte tutte. La vittoria molto anticipata ha fatto sì che i festeggiamenti ci fossero tutte le settimane, già dopo Juventus-Napoli 0-1, ben 7 giornate prima della fine del campionato, e si impazziva. Io ero all’aeroporto tra i 10/15mila tifosi ad accogliere la squadra rientrante e c’era aria di festa, si gridava, si cantava. Ho vissuto tutti i 3 scudetti del Napoli: il primo non si scorda mai, ma l’ultimo appena conquistato ha avuto una durata così lunga che ci siamo quasi stancati di festeggiarlo.

Il presidente De Laurentiis è molto bravo ad organizzare feste e celebrare le vittorie e in ogni vicolo e quartiere di Napoli si respirava l’aria di gioia che si aspettava da 33 anniIn particolare, Udinese-Napoli rimarrà nella storia. I miei figli e i miei fratelli mi hanno portato un pezzo di prato dallo stadio di Udine e questo è un ricordo storico”.

Per rimanere in tema Napoli e festeggiamenti, come festeggerà domenica 4 giugno la premiazione ufficiale degli azzurri?

“Non so se andrò allo stadio. Io preferisco stare per strada tra la gente, cantare e divertirsi piuttosto che trattenersi dopo la partita. Ripeto, stiamo festeggiando da due mesi e, arrivati ad un certo punto, si preferisce festeggiarlo in modo diverso. Le partite del Napoli ormai sono un obbligo di proseguire il campionato, ma danno al mister la possibilità di provare nuovi giocatori. Effettivamente ogni partita del Napolisia in casa che fuoriè una festa. Questo mi rende molto orgoglioso da tifoso e tutto ciò ha dato nuova linfa non solo alla Campania, ma a tutto il Sud Italia.

Girando spesso per il Paese da Nord a Sud, devo essere sincero, ogni tifoso si è dimostrato felice della vittoria del Napoli. Vincere a Napoli non è come farlo in altre città: solo chi ci vive sa cosa significa. Siamo molto felici di questa vittoria, soprattutto perché arrivata in modo schiacciante. A volte l’organizzazione conta più del potere“.

Cosa pensa dell’addio di Spalletti e chi le piacerebbe come allenatore per la prossima stagione?

Spalletti ha dato delle motivazioni più che valide. Non ha detto di lasciare Napoli per allenare un’altra squadra, anche perché dopo uno scudetto e tutto quel che ha vissuto in due anni, sarebbe stato molto difficile da digerire, soprattutto se avesse trovato squadra in Italia. Lui va via per restare con la famiglia e godersela, per stare più sereno. Effettivamente vincere a Napoli ed esserne l’allenatore comporta molte responsabilità. In strada si è osannati se si va bene, ma si può essere disprezzati molto se si va male. Quest’anno l’atmosfera di grossa responsabilità si è sentita sin da subito, per fortuna dei tifosi, ma sfortunatamente per lui. Essere tra i favoriti comporta di non poter sbagliare e, secondo me, è davvero molto stressante ed intenso, soprattutto per lui che non si sposta mai da Castel Volturno.

Come prossimo allenatore del Napoli ho un altro “sogno nel cuore”. Ci sono 3 allenatori che apprezzo in ordine crescente. Al terzo posto Thiago Motta, che mi piace tanto e sta facendo cose importanti a Bologna, dimostrando di poter essere un buon allenatore. Poi, al secondo posto metterei De Zerbi, ma ha una clausola molto alta e difficilmente può avverarsi. Al primo posto, nonostante tutti facciano i nomi di Italiano, Benitez, Conceiçao, io considero Jurgen Klopp l’allenatore ideale per una piazza come Napoli. Sembrerebbe che a fine anno possa divorziare con il Liverpool e lo vedrei veramente molto bene a Napoli”.

                                                              Fonte immagine di copertina: profilo instagram di Errico Porzio                           

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Guai in vista per Quincy Promes: mosse accuse per possesso di cocaina

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Promes

Il Servizio d’Accusa Pubblica dei Paesi Bassi ha condannato Quincy Promes, giocatore dello Spartak Mosca, per possesso e trasporto di cocaina. L’avvenimento risale al 2020, quando erano avvenute le intercettazioni di 1370 kg di sostanze stupefacenti, trasportate dal giocatore olandese, dal valore complessivo di circa 75 milioni di euro,  secondo quanto riportato da NOS.

L’ex giocatore di Ajax Siviglia, tra le altre, sarà al centro della discussione di un’udienza preliminare che avrà luogo il prossimo lunedì, 5 giugno. In seguito al processo, l’accusa potrà essere chiarita definitivamente, ma si tratta di una situazione molto delicata e rischiosa per il classe ’92, già al centro di altri problemi legali.

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Calcio e dintorni

Heysel, Infantino ricorda le vittime: “Mai più tragedie simili”

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Nella giornata del ricordo della Strage dell’Heysel, avvenuta 38 anni fa, il presidente della FIFA, Gianni Infantino, ha espresso il suo cordoglio su Instagram.
Nella storia postata qualche ora fa, Infantino scrive:

“Oggi vorrei ricordare la strage dell’Heysel, avvenuta il 29 maggio 1985….con la speranza che tragedie come quella non accadano più in futuro”.

Un messaggio di speranza che raggiunge tutti gli appassionati di calcio, in un giorno triste che nessuno deve dimenticare.

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Calcio e dintorni

Inter, parla la moglie di Inzaghi: “Simone conosce bene il City”

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Inzaghi

Intervenuta sulle pagine di “Diva e Donna”, Gaia Lucariello, moglie di Simone Inzaghi, ha parlato dell’imminente finale di Champions League tra Inter e Manchester City. In particolare, la signora Inzaghi ha dichiarato quanto segue:

“Simone sa benissimo quanto sarà dura per l’Inter, perché conosce molto bene il City. Prima della semifinale mi aveva addirittura detto che avrebbero vinto 4-0 con il Real Madrid e così è stato. Questo fa capire quanto loro siano degli alieni, ma lui è pronto e sa come fermarli”.

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