Giovane promessa, con potenziale interessante e margini di miglioramento elevati. Ma la differenza tra un buon giocatore e un campione sta nel misurarsi – e confermarsi – all’interno di un contesto di prima squadra. Perché top-player si nasce, ma con applicazione, sacrificio e lavoro si può anche andare oltre. Spalletti ne studia il salto di qualità, vediamo come analizzando il calciatore.
LE QUALITA’
Utile per rompere certi equilibri, per scompigliare quelle partite che sanno tanto di sfide di scacchi, laddove si avanza una pedina, si taglia con l’alfiere, si arretra con il cavallo e si protegge la regina; novanta e più minuti di mosse e contromosse, schemi che diventano fluidi, tattiche che si sovrappongono, idee che da intenzioni diventano realtà. I classici 0-0, dove se mancano i goal è soltanto perché l’attenzione è altissima e gli errori vengono ridotti al minimo.

Per lui nella passata stagione 26 presenze in primavera, condite da 5 reti e 7 assist
Adatto per rendere il pallone giocabile, per evitare che, come a tratti la passata stagione nerazzurra, il pallone all’attaccante di turno piovesse soltanto sotto forma di cross. Xian Emmers è questo e quant’altro: un centrocampista dai piedi buoni, che ha confidenza con il pallone e che fa della visione di gioco, oltre alla tecnica applicata – sotto forma di assist per i compagni – un’identità precisa del suo essere calciatore. E’ un playmaker, attento nella lettura del gioco e nello sviluppo dell’azione.
La prerogativa che ha stregato Piero Ausilio e gli osservatori neroazzurri che si sono mossi per primi per acquistare il calciatore, anticipando la corte della Roma, è l’esplosività che di gamba che dispone nella corsa, una caratteristica che usa per attaccare la profondità e anticipare gli avversari, riuscendosi sempre a mettere al posto giusto nel momento giusto un istante prima della marcatura del rivale.
GRANDE TRA I GIOVANI
“Il collettivo migliora il singolo”; “vincere aiuta a vincere”. Frasi fatte ma veritiere. Un esempio ne è proprio Xian Emmers – arrivato all’Inter nell’estate 2015 dalle giovanili del Genk – migliorando la squadra, ma soprattutto forgiando sé stesso. E il campionato primavera, la Supercoppa e il Viareggio sono solo un motivo d’orgoglio di un settore giovanile nerazzurro che cresce bene. Se l’Inter dei grandi compra – a livello di mercato – il successo, la primavera prova a costruirlo:
Dal 2010, abbiamo vinto 19 finali su 24 disputate sommando tutte le competizioni – dice Roberto Samaden, responsabile del settore giovanile dell’Inter -. Numeri che dimostrano la continuità di una società che ci ha sempre creduto nei giovani e che ogni anno lavora per migliorarsi, senza accontentarsi mai.
Ma il calcio non è solo trofei, è soddisfazioni, è crescita professionale. Stefano Vecchi – allenatore della primavera nerazzurra dal 2014 al 2018 -, ha svolto egregiamente il compito di perfezionare e arricchire tecnicamente Emmers, già da qualche mese nel giro della prima squadra.
CALCIO ESTIVO
Luciano Spalletti, dopo averlo convocato solamente per qualche gara di campionato della passata stagione, nei primi di luglio – in corrispondenza con l’inizio del ritiro estivo – ha deciso di studiarlo dal vivo, aggregandolo con i grandi. Prima di questo passo lo ha coccolato a gran voce, invocandone la conferma ed evitando così di far rientrare il belga come contropartita tecnica nell’affare Nainggolan.

Quella del tecnico sembra un inserimento graduale negli schemi e nei dettami dell’Inter, per non bruciarne fin dagli albori il talento, che fin qui ha disputato in modo eccellente quattro amichevoli su cinque, restando in panchina soltanto contro lo Sheffield – finita 1-1 -e partendo titolare solamente contro il Lugano – rotondo 3 a 0 per l’Inter. Siamo solo ai primi di agosto, ed è giusto che le impressioni restino tali fino a prova contraria. Ma qui gli indizi si sommano uno dietro l’altro e in qualche modo bisognerà pure tenerne conto.
PIU’ DI UN RIMPIAZZO
Essere pronti per l’Inter a 19 anni non è facile. Ma se il primo anno nerazzurro del giovane belga è stato contornato dall’euforia, la seconda stagione ha preso le sembianze della consapevolezza, tanto da domandarsi: e se l’Inter il centrocampista che cerca ce l’avesse già in rosa? In queste settimane si sono fatti tanti nomi – com’è normale che sia nella fase calda del mercato – per completare il centrocampo e di fatto la squadra che ha in mente Luciano Spalletti. Da Herrera fino a Vidal, passando per Bakayoko, Kovacic, Dembelè e Modrić. Tutti nomi nella lista di mercato stilata dal mister che hanno un fattore comune: il curriculum internazionale, con quell’esperienza che non faccia tremare le gambe davanti alle big d’Europa in Champions. Ecco, forse, perché Nicolò Barella – attualmente in forza al Cagliari – è stato fin da subito un obiettivo secondario, così come la pista casalinga Emmers, un progetto ancora marginale nei piani di Spalletti.
Il mister, però, sotto sotto se la ride, perché sa di avere tra le mani un diamante grezzo che già brilla a fasi alterne.