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Yari Verschaeren: in overdose di eleganza

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Yari Verschaeren: in overdose di eleganza

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La città belga di Anversa, la più importante della regione delle Fiandre, è conosciuta al mondo per essere uno dei centri più ricchi di diamanti del pianeta. Nella città dei diamanti, a 45 chilometri dalla capitale Bruxelles, il 12 luglio 2001 nasce un ragazzino di nome Yari Verschaeren. Nella vita di Verschaeren, Anversa e Bruxelles saranno le città che più lo segneranno nella sua giovanissima carriera da calciatore. Sì, perché il ragazzino di cui parliamo oggi è davvero un piccolo gioiello, un diamante che a 9 anni lascia casa per andare ad Anderlecht, vicino Bruxelles, per sgrezzarsi e per costruirsi prima come uomo e poi come calciatore. La storia di Yari Verschaeren, infatti, è fatta di viaggi, di scuola e di allenamenti. Una vita non troppo lontana da quella di un ragazzo comune. Con la differenza che a nemmeno 18 anni Yari è già uno dei talenti più importanti dell’intero panorama calcistico mondiale.

Fonte: profilo Facebook RSC Anderlecht

L’ANDERLECHT NEL DESTINO

Yari Verschaeren, come detto, lascia la sua città a soli 9 anni perché su di lui hanno messo gli occhi gli osservatori dell’Anderlecht. Quando ti chiama la squadra storicamente più importante del tuo Paese non puoi rifiutare, così Yari si reca a Bruxelles ed è qui che inizia la sua scalata verso l’olimpo del calcio. Verschaeren, nonostante l’età, è già uno forte per davvero. Tra i coetanei è fuori categoria e dimostra fin da subito una maturità che convince la società bianco-malva a puntare tutto sul suo talento. Il settore giovanile dell’Anderlecht è da sempre uno dei migliori a livello continentale, capace di sfornare negli anni giocatori che oggi sono tra i più forti del mondo. Adnan Januzaj, Dennis Praet, Youri Tielemans, Dries Mertens e Romelu Lukaku sono solo alcuni dei giocatori più recenti che sono usciti dall’Academy dell’Anderlecht, una vera e propria fucina di talenti. Chi, da vicino, ha studiato il fenomeno Anderlecht ha compreso la complessità e la particolare attenzione ai dettagli che i massimi dirigenti della società pongono verso i loro giovani in erba. Dal punto di vista tecnico ciò che scout e istruttori cercano è soprattutto tecnica in velocità, intelligenza e visione. Dal punto di vista tattico, invece, ordine e corretta occupazione degli spazi sono le basi sulle quali viene costruito il gioco. Rispetto ad altri vivai, vedi quelli italiani o anche quello principe dell’Ajax, all’aspetto fisico non si bada così tanto. Basti pensare all’evoluzione fisica avuta da De Ligt con la maglia dell’Ajax. In casa Anderlecht, invece, si cerca di specializzare ogni giocatore in un ruolo ben definito, e poi valutare se si hanno i requisiti fisici e soprattutto tecnici per emergere. In sostanza c’è grande attenzione allo sviluppo fisico e atletico del singolo in funzione del ruolo. Yari Verschaeren, ad esempio, a soli 17 anni è alto 1.72 metri, possiede poca massa muscolare – che dovrà per forza di cose incrementare per tenere il passo del calcio sempre più fisico di oggi – ma che viene compensata con una dose di talento e di intelligenza calcistica di prima classe.

E’ ovvio, capacità fisiche e tecniche non bastano, ecco perché il fiore all’occhiello del vivaio Anderlecht sono le strutture sportive di assoluto livello. Il talento viene educato, formato, anche attraverso la scuola. Yari Verschaeren, come raccontato da lui stesso sui canali social della squadra, ogni mattina si reca presso l’Istituto “Sint-Niklaas”, scuola gestita proprio dalla società belga per promuovere lo studio dei suoi giovani. Il modello Anderlecht non lo scopriamo certo oggi, un punto di riferimento tra i settori giovanili di tutta Europa che pone un grande accento allo sviluppo e all’educazione scrupolosa di ogni suo giocatore, che viene valorizzato sotto ogni punto di vista.

Se Yari Verschaeren a soli 16 anni ha firmato un contratto professionistico con l’Anderlecht lo deve sia alle proprie capacità in campo ma anche alla sua personalità, al suo atteggiamento che lo ha contraddistinto fin da quando era il capitano della Under 17 della squadra belga.

ELEGANZA IN PERSONA

Yari Verschaeren ha avuto la fortuna di crescere nell’ambiente giusto nel momento giusto. In Belgio l’Anderlecht, dopo anni di dominio assoluto, sta vivendo un periodo di appannamento. L’ultima Jupiler Pro League vinta, l’equivalente della nostra Serie A, risale al 2017, tre anni dopo l’ultima affermazione. Quest’anno, dopo ben tre cambi di allenatore, l’Anderlecht ha concluso la stagione in sesta posizione, fuori da ogni competizione europea. Ciò, paradossalmente, potrebbe dare al gioiello di casa Anderlecht il tempo per crescere e maturare ancora di più, senza quella pressione che avrebbe potuto rappresentare una pericolosa arma a doppio taglio. Dal prossimo anno in panchina vi sarà Vincent Kompany, annunciato dalla società come il prossimo allenatore-giocatore della squadra. Una scelta coraggiosa, ma al tempo stesso figlia della poco convincente stagione che li ha visti protagonisti di un finale di campionato (e di playoff per il titolo) davvero scoraggiante.

In tutto questo è emerso il talento di Yari Verschaeren, un ragazzo classe 2001 del quale sentiremo parlare molto. A 16 anni, come detto, aveva già firmato un contratto da professionista, poi rinnovato lo scorso marzo per allontanare i fantasmi delle big che sembrano essersi già interessate al ragazzo belga. D’altronde non è difficile innamorarsi calcisticamente di un giocatore del genere. Non è solo tecnicamente molto forte, ma ha anche una grande facilità di corsa e una capacità di intuire e leggere l’azione davvero sbalorditiva. Un giocatore agile ed esplosivo, non troppo veloce, ma che corre bene e che non disdegna il sacrificio in fase difensiva. Una delle sue armi migliori è il dribbling, estremamente reattivo e che, anche in virtù del suo baricentro basso, lo porta a saltare facilmente l’uomo. Un mix di qualità e personalità perfetto. La cosa più interessante di Veschaeren è l’eleganza che lo accompagna quando è palla al piede, un giocatore che si muove benissimo sia negli spazi stretti che in quelli larghi, con l’opportunità di cercare il tiro con il destro o l’assist nello spazio in profondità.

Il gol realizzato da Yari Verschaeren all’Eupen

Deve ovviamente rafforzare la propria struttura muscolare ma fino ad ora ha sfruttato molto bene tutta la sua dinamicità che la sua bassa statura gli consente. Interessante, inoltre, sarà capire in quale posizione riuscirà ad affermarsi. E probabilmente sarà stato uno dei temi maggiormente affrontati dalla dirigenza dell’Anderlecht quando ha affidato al pluricampione d’Inghilterra Vincent Kompany la panchina dei Paars-wit. In questa stagione ha esordito a fine novembre nella sconfitta rimediata contro il Sint-Truiden. Da quel momento in poi il numeri 51 belga non ha più lasciato il campo. In campionato ha collezionato 11 presenze, 9 da titolare, condite da un gol – all’Eupen – e quattro assist. Poi ha giocato da titolare tutte le partite dei playoff, realizzando un gol nell’unica vittoria ottenuta dall’Anderlecht contro lo Standard Liegi. Ha giocato prevalentemente come ala d’attacco, sia destra che sinistra, ma nelle ultime gare è stato schierato nel ruolo di trequartista, che è probabilmente quello a lui più congeniale.

PARAGONI AZZARDATI

Yari Verschaeren è stato votato per tre volte giocatore del mese della squadra e infine Rookie of the Year. Insomma, in Belgio sanno di avere a che fare con un potenziale fuoriclasse. Il compito della società sarà dunque quello di sgrezzare un diamante al quale va dato il tempo di brillare. Tra pochi giorni partirà l’Europeo Under 21 e l’allenatore Johan Walem ha deciso di convocarlo sebbene Verschaeren abbia solo 17 anni e non abbia ancora nessuna presenza con la Nazionale U-21.

La generazione d’oro del Belgio ha raggiunto un importante terzo posto negli scorsi Mondiali russi e sul filo di quanto fatto fin ora considerare i Diavoli Rossi una delle favorite alla vittoria finale dell’Europeo di categoria non è per nulla utopia. In patria i paragoni si sprecano. Il primo nome al quale quello di Verschaeren è stato associato è sicuramente quello di Dennis Praet, oggi alla Sampdoria. In effetti sia fisicamente sia tecnicamente i due hanno più di qualche cosa in comune. Bisogna, però, aspettare l’evoluzione tattica e fisica del talento dei bianco-malvi, perché Praet una volta arrivato in Italia si è trasformato in una mezz’ala a tuttocampo, sacrificandosi per rendere efficace il gioco voluto da Giampaolo, un tecnico che lo ha responsabilizzato con la maglia numero 10 e che lo ha portato ad essere tra i centrocampisti più costanti del nostro campionato. La sensazione è che anche Yari Verschaeren possa fare un percorso simile. E’ un giocatore molto diverso da un altro talento di casa Anderlecht, Tielemans, che è un vero e proprio centrocampista.

Si è parlato di lui anche come il nuovo De Bruyne o addirittura il nuovo Hazard. Paragoni forse un po’ azzardati ma che sono emblematici delle aspettative che in patria ripongono sul ragazzo natio di Anversa. Il centrocampista del City si è imposto come un rifinitore spettacolare, anche fisicamente ha subito una evoluzione che lo ha portato ad essere più deciso nei contrasti e infermabile in fase di transizione. Yannick Bolasie, suo compagno di squadra, dopo aver visto segnare Yari nel match vinto contro lo Standard (nel video qui sotto al minuto 1:20) ha dichiarato, scherzosamente, di aver rivisto il gol di Eden Hazard realizzato al Mondiale questa estate. Rispetto a Eden Hazard, appena passato al Real Madrid, forse manca un po’ di velocità nel lungo. Il capitano del Belgio, infatti, è decisamente immarcabile palla al piede, veloce anche con il pensiero, oltre che dotato di una tecnica sopraffina. Verschaeren, invece, è molto bravo nello stretto ma poco veloce in progressione. Infatti preferisce agire sulla trequarti proprio per questo motivo, sfruttando al meglio tutta la sua visione di gioco che, se vogliamo, lo avvicina molto ad un altro grande della storia dell’Anderlecht, lo svedese Par Zatterberg, giocatore eclettico come pochi.

Se siete in astinenza di talento ed eleganza guardare cosa fa Yari Verschaeren è un’ottima soluzione. In attesa che il ragazzo della città dei diamanti diventi un bellissimo diamante.

(Fonte immagine di copertina: profilo Facebook RSC Anderelcht)

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Diez allo stadio

Ascoli-Spezia 1-2, le pagelle: Bellusci risponde al rigore di Verde, ma nel finale Hristov regala la vittoria allo Spezia

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Esposito

Al Del Duca lo Spezia batte l’Ascoli 2-1. Nella ripresa Giuseppe Bellusci risponde al rigore di Daniele Verde, ma nel finale arriva l’incornata di Hristov a decidere il match.

Il primo squillo del match arriva all’ottavo minuto quando Verde illumina per Kouda, ma trova la respinta attenta di Viviano. L’Ascoli reagisce e, dopo un rischio autorete di Muhl, Botteghin ha l’occasione da due passi, ma spreca. L’episodio chiave arriva al 20′ quando il direttore di gara Marchetti viene richiamato alla review per un tocco di mano di Di Tacchio all’interno dell’area e concede il rigore. Dal dischetto Verde spiazza Viviano. I marchigiani non si perdono d’animo, Mendes ci prova con un diagonale impreciso. Al 38′ si vede Kouda con un colpo di testa che Viviano respinge in angolo. Nel finale di primo tempo, sugli sviluppi un calcio di punizione, la spizzata di Botteghin favorisce Rodriguez che non angola a sufficienza. Prima dell’intervallo Kouda costringe Viviano al miracolo.

Nella ripresa l’Ascoli è più cattivo e trova il pareggio con Bellusci. I marchigiani inizialmente continuano a spingere ma è Kouda a spaventare Viviano che blocca senza problemi. Da lì lo Spezia prende coraggio e si espone alle ripartenze fulminee dell’Ascoli. Nel finale l’incornata di Hristov da calcio di punizione fissa il punteggio sul 2-1. Dopo un tentativo di Di Tacchio, termina così, lo Spezia batte l’Ascoli e ottiene tre punti pesantissimi.

Ecco le pagelle della gara, direttamente dalla tribuna stampa dello Stadio Del Duca.

LE PAGELLE DELL’ASCOLI

Viviano 6,5: una sua respinta sulla conclusione di Kouda prima dell’intervallo, mantiene in gara l’Ascoli.

Bellusci 7: regala il momentaneo pareggio all’Ascoli con una conclusione dal limite. Per il resto, tutto il reparto difensivo mostra una buona coesione. Riceve un’ammonizione per una sbracciata nel primo tempo. (dal 82′ Haveri s.v.)

Botteghin 6: si divora la rete del vantaggio dopo pochi minuti, ma in fase difensiva non sbaglia nulla.

Quaranta 6: anche per lui vale il discorso fatto per i compagni di reparto. Difende bene sugli attaccanti liguri.

Adjapong 6: lotta e spinge sulla destra, inizialmente crea qualche pericolo, ma viene raddoppiato per tutto il resto della gara. (dal 64′ Bayeye: Dà freschezza alla fascia destra. Apporto sufficiente).

Milanese 6: gioca solo il primo tempo, convince solo a tratti per qualità e per carattere. Giocando con continuità potrebbe diventare una buona arma per Castori, che però lo sostituisce nell’intervallo. (dal 46′ D’Uffizi 6,5: entra con coraggio e voglia di dimostrare, anche se mostra nervosismo in qualche circostanza. Approccio positivo).

Di Tacchio 5: commette ingenuamente, ma anche sfortunatamente, il fallo da rigore.

Falasco 6: insidioso palla al piede soprattutto con le traiettorie velenose da calcio piazzato.

Masini 6: il solito Masini che agisce a sostegno delle due punte, si fa vedere tra le linee, ma oggi non incide. (dal 86′ Giovane s.v.)

Mendes 6: a lui è affidata la reazione marchigiana, ma viene contenuto dai difensori avversari. Nella ripresa si trasforma in assist-man per Bellusci.

Rodriguez 6: la sua velocità mette in difficoltà i marcatori spezzini, ma manca di concretezza nella finalizzazione. (dal 82′ Millico s.v.)

All. Castori 5,5: la squadra è viva e resta in partita nonostante un avvio complicato, ma nel finale la squadra è ingenua. A gennaio urgono rinforzi.

LE PAGELLE DELLO SPEZIA

Zoet 6: trasmette sicurezza al reparto difensivo pur senza dover compiere miracoli.

Amian 6: da quella parte Milanese e Falasco spingono molto, ma lui si disimpegna senza troppi problemi.

Muhl 6: rischia un autogol nel primo tempo, ma per il resto è impeccabile. (dal 63′ Hristov 7: entra per dare freschezza al reparto e decide la sfida).

Nikolaou 6,5: sforna una prestazione perfetta nel limitare Mendes.

Elia 6,5: spinge molto sulla sinistra. Nei primi minuti fatica a mantenere le misure su Adjapong, ma viene aiutato dai ripiegamenti di Kouda.

Cassata 6: riceve un’ammonizione ingenua nel primo tempo che potrebbe condizionargli la gara, ma dà tanto al centrocampo di D’Angelo. (dal 63′ Zurkowski 6: entra per incidere nel reparto offensivo con qualche inserimento, ma nulla  di particolare da segnalare)

Salvatore Esposito 5,5: deve fare gioco, ma è impreciso nel gestire un paio di ripartenze.

Bandinelli 6: anche per lui vale la pagella di Cassata, ma senza l’ammonizione. Il contributo dell’ex Empoli è fondamentale per l’equilibrio del reparto.

Verde 7: è freddo dal dischetto portando in vantaggio i suoi. Quando si illumina crea qualche problema alla difesa marchigiana. (dal 70′ Antonucci 6: entra con tanta voglia di fare, ma il finale non gli permette di colpire.

Kouda 6,5: spazia molto su tutto il fronte offensivo arrivando più volte alla conclusione.. Importantissimo è il suo contributo in fase difensiva in aiuto ad Elia.

Pio Esposito 6: gara di sofferenza perchè viene risucchiato dal trio difensivo marchigiano, ma ha il merito di guadagnarsi il rigore del vantaggio.

All: D’Angelo 6,5: vittoria doveva essere e vittoria è stata, ma poteva gestire meglio il vantaggio. Dopo un buon primo tempo, la squadra pensa ad un secondo tempo di puro contenimento e paga. Dopo il gol del pareggio cerca e trova il gol vittoria.

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Carlos Augusto: “Sono stato sempre umile, non ho mai mollato. E sull’Inter…”

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Carlos Augusto
L’Inter si prepara alla sfida di questa sera contro l’Udinese. L’obiettivo principale dei nerazzurri rimane quello di rispondere presente alla vittoria di ieri sera della Juventus, che avendo la meglio sul Napoli è balzata momentaneamente in cima alla classifica.

Alcuni dubbi di formazione per mister Simone Inzaghi, alle prese con alcune assenze pesanti soprattutto nelle retrovie. In dubbio la presenza di Alessandro Bastoni, che ha saltato la trasferta di Napoli dell’ultimo turno in via precauzionale e dovrebbe essere arruolabile per il match odierno. In caso di fortfait, spazio a Carlos Augusto.

Proprio il brasiliano è intervenuto al Match-day Programme ufficiale dell’Inter parlando della sua carriera: dai primi passi mossi in patri fino all’arrivo in Italia, l’esperienza formativa a Monza e infine il salto di qualità compiuto nell’ultima sessione di calciomercato. Di seguito le parole di Carlos Augusto.

ORIGINI – “Appena ho iniziato a giocare ho chiesto a mio papà di iscrivermi in una scuola calcio, poi a 15 anni ho capito che sarei potuto diventare un calciatore professionista. Sono stato umile, ho sempre lavorato tanto e non ho mai mollato e questo mi ha portato fino a qui. Per me l’amore per il calcio è la cosa più importante, mi piace giocare, allenarmi, poi quando si arriva allo stadio e si vedono tutti i tifosi che incitano la squadra, solo questo ti dà una carica incredibile”.

INIZI IN BRASILE – “Sono diversi i momenti che hanno segnato il mio percorso, la consapevolezza acquisita a 15 anni, poi la finale vinta con la Primavera in Brasile, ricordo che c’erano 45.000 tifosi, abbiamo vinto ed è stato importante. Il primo gol con la Prima Squadra è un altro momento che non dimenticherò, è stato nel match contro la Chapecoense, ricordo che non riuscivo neanche a parlare dopo perché ero troppo felice e sono andato a festeggiare con la mia famiglia”.

APPRODO ALL’INTER – “L’Inter è una squadra importantissima, è un onore indossare questa maglia. Da qui sono passati grandi campioni, Ronaldo è stato devastante, è quello che mi ha ispirato e poi c’è stato Roberto Carlos che nel mio ruolo è stato incredibile. Fuori dal calcio Michael Jordan è un punto di riferimento, è stato impressionante come professionista e come persona, ho letto molto su di lui. Non si è mai arreso e anche quando era il migliore del mondo ha sempre voluto migliorarsi. Cos’è importante per me? La famiglia e la squadra che sono concetti molto simili, conta essere uniti e aiutarsi, soprattutto nei momenti difficili”.

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Big della Premier pronte all’assalto per Calhanoglu: la posizione dell’Inter

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Calhanoglu

Uno degli uomini copertina dello scoppiettante inizio di stagione dell’Inter è Hakan Calhanoglu. Da quando Inzaghi lo ha reinventato regista, il turco è diventato perno inamovibile della mediana nerazzurra. Centrocampista tuttofare, infallibile dal dischetto, Calhanoglu conta già 6 gol in questo primo scorcio di campionato, di cui l’ultimo ha spalancato la strada verso la vittoria contro il Napoli. Il rendimento del giocatore ex Milan non è passato inosservato all’estero, dove non mancano le lusinghe per il turco, soprattutto dalla Premier League. Infatti, secondo quanto riferisce l’edizione odierna di Tuttosport, due big del massimo campionato inglese sarebbero pronte a farsi avanti in estate per Calhanoglu. Trattasi nel dettaglio di Chelsea e Liverpool.

La posizione dell‘Inter è però piuttosto netta: Calhanoglu non si tocca, a meno di offerte da capogiro. I nerazzurri sono tutelati da un contratto, recentemente firmato, che lega l’ex rossonero all’Inter fino al 2027. D’altra parte, il turco si è calato alla perfezione nella realtà nerazzurra e il rapporto con compagni e allenatore è ottimo. Cambiare aria significherebbe un azzardo anche per lo stesso giocatore che dell‘Inter è ormai uno dei leader tecnici. Già la scorsa estate, gli interessamenti dall’Arabia non fecero breccia nella testa di Calhanoglu che in questo momento è pienamente focalizzato sulla conquista delle suo primo scudetto.

Le intenzioni delle parti sembrano quindi ben chiare e nonostante l’Inter, per esigenze di bilancio, possa privarsi di un big quest’estate, Calhanoglu non è affatto in discussione. Il sodalizio tra il turco e l’Inter sembra destinato ad andare avanti.

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Si ferma Vlahovic: costretto al cambio in Juventus-Napoli

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La Juve si allena davanti ai tifosi

Problemi per Dusan Vlahovic durante Juventus-Napoli, il serbo è stato sostituito al 70° minuto al suo posto Milik. Secondo quanto riportato da DAZN, potrebbe essere un falso allarme e solamente questione di crampi o indurimento del muscolo.

La Juventus è in vantaggio 1-0 grazie al gol di testa di Gatti, il terzo in stagione.

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