Secondo l’attuale direttore sportivo della Roma, Ramon Monchi, fare acquisti nell’estate del Mondiale è sempre un’arma a doppio taglio. La valutazione crescente di molti talenti durante la Coppa del Mondo è diventata tanto esponenziale a tal punto che anche le meteore più secondarie, con i famosi 15 minuti di gloria canonizzati da Andy Warhol, segnando un gol possono valere molto più del loro costo effettivo. In questo senso, la vetrina russa è stata molto generosa con il portiere della Corea del Sud Cho Hyun Woo, con l’attaccante della Danimarca Youssef Poulsen o il talentino russo Alexsandr Golovin. Tutti questi provetti fenomeni erano semi sconosciuti prima dell’avventura mondiale, e grazie alle loro prestazioni durante la fase a gironi hanno evidenziato le proprie potenzialità; parallelamente, c’è pure chi ha sfruttato il palcoscenico mainstream della Coppa del Mondo per riscattare l’immagine di se stessi, ed è la storia di Yerri Mina.
Il difensore del Barcellona era diventato uno dei personaggi calcistici più popolari quando a gennaio passò dal Palmeiras al Barca per 11,80 milioni di euro. Il suo ingresso al Camp Nou a piedi nudi è stato interpretato come il suo raggiungimento di un sogno, quello della personale ascesa in Europa del giocatore, macroscopicamente topos sudamericano di molti calciatori di origine latina. Mina è il primo giocatore colombiano a far parte dell’organico del Barcellona dall’anno della sua fondazione, e il singolare episodio della sua presentazione è anche un tributo a questo piccolo pezzo di storia calcistica.
Il rapporto tra Yerri Mina e il Mondiale è stato di reciproca assistenza: la Coppa del Mondo ha dato la possibilità al difensore di mettersi in risalto e il giocatore del Barcellona ha trascinato eroicamente (e sorprendentemente) la Colombia agli ottavi. Uno spettacolo. Così facendo Yerri Mina è diventato uno degli uomini copertina del Mondiale russo, dimostrando buona parte del suo potenziale e acclamando su di se le giuste attenzioni di tutti.
EUROPA
Come ogni giocatore sudamericano importante, Yerri Mina ha oramai incanalato la sua strada nelle ramificazioni dei territori europei. Prima la Catalunya con Barcellona e il suo ritualistico Camp Nou, ora impegnato in Russia con la sua Colombia. L’emersione del difensore centrale è una ricerca importante tra gli obbiettivi di questo Mondiale, che fra le tante storie di riscatto e visibilità inserisce pure quella del colombiano.
Le sue due reti salvifiche hanno concesso alla Colombia la speranza di poter arrivare fino in fondo al Mondiale, cosa inizialmente alquanto in discussione: i Cafeteros hanno rischiato già dalla gara inaugurale di dover salutare l’avventura russa. Eppure Mina ha costruito un impressionante sodalizio difensivo insieme all’altro top player di reparto, il giovane SpursDavinson Shanchez, con cui insieme ha concesso solo due reti su tre partite (giunte per altro nella stessa partita quando la Colombia giocò in dieci contro il Giappone). Yerri Mina è un classe 1994 che non può proprio definirsi giovanissimo, ma rientra comunque nella cerchia delle future esplosioni delle grandi del calcio europeo. Entrare in un top club mondiale quale il Barcellona a ventitre anni è un raggiungimento personale enorme, e nonostante l’hype circa le sue prestazioni, fin da subito si sapeva che il colombiano avrebbe avuto un ruolo ancillare nel roster di Valverde. Le premesse per una sua esplosione c’erano e sono tutt’ora valide, ma spodestare Gerard Pique o il tanto esaltato Samuel Umtiti dalla formazione tipo che ha stravinto la Liga era un’operazione alquanto impossibile. Nonostante ciò Mina pretende di essere titolare.
CONTESTO
Il contesto in cui si sta applicando Yerri Mina è un Barcellona non troppo concentrato sulla difesa, che in termini di trasferimenti, non dovrebbe essere modificata visti i 38 gol totali subiti nelle varie competizioni. E nel lungo percorso che ha condotto i blaugrana alla vittoria finale del titolo spagnolo e della Copa del Rey, Yerri Mina ha partecipato attivamente a solo sei incontri su 23 a disposizione, giocando per lo più le gare finali della Liga, quando il titolo era sempre più vicino e la pressione leggermente ridotta.
Tutto questo per dire che l’inserimento del difensore colombiano è stato molto più rallentato e discontinuo del previsto, e le sue attuali pretese di cessione al fronte di un impiego eccessivamente ridotto rispetto alle aspettative in parte lo giustificano. Mina aveva segnato otto gol in trentatre presenze stagionali col Palmeiras, evidenziando uno spiccato vizio del gol che riconfermato pure contro il Giappone (1-2) e il Senegal (1-0). In più, da quanto visto al Mondiale e dalle poche apparizioni in Liga, il senso dell’anticipo e della marcatura sono quelle di un difensore frizzante e energico, che ha un buon piede e un’innata propensione a essere un rapace d’area nei calci piazzati. Questo Mina lo sa e lo sta continuativamente cementificando nelle sue prestazioni durante il Mondiale, dove la presenza e la classe sono di un difensore-da-Barcellona. Adesso gli manca solo il minutaggio di un top player.
Le sue chance in blaugrana arriveranno presto se il rapporto con i bei voti in pagella rimarrà tale, ed è per questo che il Mondiale è fondamentale per Mina: deve diventare imprescindibile per la sua Nazionale e visibilmente fra i migliori di tutto il torneo. A questo punto il Barcellona non potrà ignorarlo e farà appello alla sua clausola da 100 milioni – voluta specificatamente dal presidente Bartomeu -per le varie pretendenti. Ovviamente la speranza del giocatore è di poter diventare titolare nel club di Messi piuttosto che dover nuovamente emigrare sopo soli sei mesi. Se Mina vuole veramente una maglia da titolare nei quattro difensori di Valverde deve necessariamente sperare pure nelle sfortune (inter)nazionali di Samuel Umtiti, tutt’ora il vero oppositore a una maglia dal 1′ per il colombiano. Ma prima di tutto dipende da lui e dal suo potenziale, segregato per mesi e ora finalmente in mostra.
La rassegna stampa è senza alcun dubbio il miglior modo per iniziare la giornata. Ecco quindi le prime pagine dei principali quotidiani sportivi internazionali per la giornata di oggi.
Il calcio, si sa, non si ferma mai: ogni giorno, da ogni angolo del pianeta, giocatori di tutto il mondo sono pronti, con le proprie giocate sul rettangolo verde, a regalare emozioni ai tifosi. Numero Diez vi presenta quindi le principali gare che ci attendono nella giornata di oggi.
Punto d’informazione, di impressioni e passioni condivise, i social network oggi più che mai raccontano le emozioni dei tifosi. Numero Diez vi presenta la rassegna dedicata ai più importanti messaggi della giornata di ieri.
Dopo il gol salvezza del #Cosenza al 95', lancio di fumogeni in campo dei tifosi di casa. Un tentativo di invasione provoca pure il fuggi fuggi generale nel tunnel dei giocatori. Partita interrotta. ✋ https://t.co/KDEJV9Ez2D
Il futuro di Josè Mourinho è ancora da definire. Le dichiarazioni criptiche dello Special One rilasciate al termine della finale di Budapesthanno infuso nell’ambiente giallorosso forti preoccupazioni. Decisioni che si dice siano state giá comunicate al gruppo, ricostruzioni di discorsi più o meno attendibili e un gelo totale tra allenatore e proprietà: la permanenza dell’uomo di Setubal a Roma é una questione più che mai aperta. A scombinare le carte in tavola, secondo una ricostruzione fatta dal The Sun, potrebbe essere la squalifica che la UEFA infliggerá con ogni probabilità ai danni di Mourinho. Vediamo perché.
NIENTE PSG IN CASO DI MAXI SQUALIFICA
Sebbene il contatto tra le due parti sia stato smentito in diverse occasioni dall’attuale tecnico della Roma, la destinazione parigina è sicuramente tra i pensieri dell’ex Inter e United (tra le altre). Il PSG sembra voler rompere con Galtier e tra i nomi scelti per sostituirlo spicca quello di Mourinho, già cercato anche dalla Federazione Portoghese. I francesi tuttavia non sarebbero disposti a metterlo sotto contratto nel caso in cui questo riceva una maxi squalifica da parte della UEFA.
Le pesanti parole dello Special One nei confronti dell’arbitro Taylor avranno sicuramente ripercussioni e se il massimo organo calcistico europeo dovesse squalificare il mister per più di 5 partite il club di proprietà qatariota girerebbe altrove lo sguardo. Il PSG vuole la Champions e, anche se apparentemente “piccolo” come fattore, un’eventuale assenza del tecnico per tutta la fase a gironi peserebbe molto, forse troppo.
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