Nonostante l’uno a zero autografato a Torino contro il Napoli nel 2016, Simone Zaza è sempre stato un personaggio un po’ ancillare del campionato italiano. Senza mai una vera e propria fiducia a lungo termine, il famelico centravanti del Valencia ha dovuto spesso far passare molto tempo affinchè il suo rapporto con l’ambiente carburasse. Prima l’inserimento graduale al Sassuolo, poi la continuità mai raggiunta a Torino con la Juventus. Precedentemente al suo passaggio in Spagna – che ufficialmente è ancora casa sua – la strada di Zaza è passata pure nella Londra del West Ham, in una delle esperienza peggiori della sua carriera; solo a Valencia l’ex attaccante juventino ha posto le basi per una continuità realmente convincete dai tempi del Sassuolo, che a tratti gli ha permesso di sfidare Messi e di competere con i migliori attaccanti d’Europa.
Ma la difficile vita di Zaza a Valencia è stata anche la consacrazione di una personalità indolente, molto insoddisfatta e decisamente troppo nervosa; una commistione di tante brutte scene ha caratterizzato la seconda parte del suo cammino valenciano, perdendo la titolarità nonostante Marcelino ne abbia sempre difeso le doti di gran lavoratore. Le stesse su cui vogliono puntare con insistenza il Milan e Massimiliano Mirabelli, che è in procinto di annunciare Zaza al termine della cessione di Kalinic come nuovo attaccante rossonero.
ZAZA. THE DELUSION
L’ultimo ricordo di Zaza in Italia è ovviamente la sfilata allo Stadium per la celebrazione della vittoria del campionato, il primo grande trofeo raggiunto dal giocatore in carriera. Poi ovviamente c’è la spiacevole cartolina da Bordeaux, con quel rigore galeotto che ha spedito Zaza nel profondo dell’odio italiano. Lui e Pellè – l’altro rigorista denigrato – sono entrambi emigrati fuori da un radar calcisticamente noto all’Italia: per Pellè è stato più facile passare dall’Inghilterra alla Cina, mentre per Zaza, ancora in Serie A, l’operazione è stata più complessa.
L’acquisizione del West Ham ha qualcosa di strano, non sembra essere affatto promettente. Quel riscatto legato alle presenze e i dubbi iniziali dei tifosi accolgono Zaza come un oggetto mal presagito, perseguitato da quel rigore galeotto e dalla poca fiducia dell’ambiente. Ed effettivamente Zaza e l’Inghilterra non si sono amati. Delle quattordici presenze che doveva raggiungere per accertare il riscatto a venti milioni Zaza ne ha archiviate solo otto, venendo peraltro deriso per alcuni goffi movimenti e per una certa dimestichezza nel deludere le attese. Per altro in quella stagione al West Ham le cose sono andate anche piuttosto bene, e solo Zaza sembra essere stato il brutto anatroccolo della miracolata gestione Bilic.
VALENCIA
Zaza è sempre stato un centravanti molto generoso, rapace nella conquista del pallone e particolarmente predisposto per la garra d’area di rigore. Proprio quello che hanno pensato a Valencia, dove la squadra era nelle parti basse della Liga e c’era necessità di gol e spirito di sacrificio. Sotto un allenatore diverso rispetto al suo futuro mentore Marcelino, Zaza raggiunge un’intesa abbastanza insperata con il pubblico del Mestalla, compiaciuto dalle giocate meste e furibonde del giocatore italiano. I primi sei mesi del 2017 registrano in Liga ben sei reti per Simone Zaza, accumulate in 20 presenze (saltando di fatto solo due gare disponibili).
Il fuoco che Valencia ha acceso in Zaza è stato salvifico per entrambi: la squadra si è salvata con un dignitoso dodicesimo posto e Zaza è stato riscattato a luglio per 16 milioni di euro dalla Juventus. Un messaggio importante della dirigenza nei confronti di Zaza, con cui si è creata una sinergia anche grazie alla positività dell’ambiente, che fra il clima costiero e il calore degli spalti del Mestalla ha reso Zaza di nuovo in condizione di essere determinante. E infatti la stagione successiva (la scorsa) è iniziata nel migliore dei modi, con nove gol nelle prime dieci giornate e una proibita sfida a Messi in classifica marcatori. Eppure quello che è stato il miracolo valenciano – squadra seconda fino a dicembre – ha iniziato a incepparsi dopo la pausa natalizia, e Zaza ha evidenziato il calo del gruppo più degli altri. L’espulsione del sei gennaio contro il Girona ha decisamente inquadrato il momento no di Zaza, che da lì in poi, ai dieci gol segnati aggiungerà solo tre reti fino alla fine del campionato.
i numeri di Zaza con il Valencia: 20 presenze e 6 gol nella prima stagione, 39 presenze (di cui 6 in Copa del Rey) e 13 gol nella seconda.
Il segno più è doverosamente inscrivibile a fianco la casella “miglioramento” nella scheda di Zaza, eppure anche una positiva stagione quale quella scorsa non può non essere stata intaccata da eventi scomodi. L’espulsione, i troppi gialli (11 in una stagione) e alcune assenze di lucidità poco perdonabili hanno contribuito a lasciare qualche dubbio sulla sua effettiva efficienza. Oscurato dall’esplosione di Rodrigo e accantonato da Marcelino, Valencia si è scordata di quel Zaza che tanto esaltava all’inizio. Ma in fondo, di Zaza si dimenticano tutti in fretta.
GIOCATORE
Sembra oramai che il ritorno di Zaza in Italia sia scontato, pure se non sarà il Milan. Su di lui hanno chiesto informazioni l’ex Sassuolo e l’ex rivale Torino, ma apparentemente l’opzione rossonera sembra sulla via di essere la soluzione definitiva. La maturazione del giocatore è stata certificata dal grande lavoro in Spagna, premiato a sua volta dal ritorno in Nazionale grazie alla chiamata di Roberto Mancini. Il graduale avvicinamento di Zaza alla dimensione italiana (e azzurra) può essere una nuova iniezione di fiducia nelle proprie capacità e la riconquista di una serenità vagamente smarrita nell’ultimissimo periodo a Valencia. Ripartire dal dubbioso progetto Milan porterebbe Zaza in un gruppo con volti affermati ma caratterizzato da alcune incognite, su tutte (ancora) quelle ambientali.
In Italia Zaza ha segnato due gol al Milan entrambi con la maglia del Sassuolo. Ora la situazione potrebbe invertirsi.
Ma la supervisione del motivatore Gattuso e l’assistenza di figure esperte come Bonucci (ex compagno) e Reina possono essere di grande aiuto per Zaza, che si caricherebbe pure del peso offensivo di una squadra gloriosa e che comunque vada avrà l’obbiettivo di tornare in Champions League. Lo stesso che c’era anno scorso a Valencia, lo stesso che gli ha permesso di diventare un gran giocatore, seppur per poco.
Mateo Retegui è tra i giocatori più chiacchierati delle ultime settimane. Le due reti in Nazionale nelle sfida di qualificazione a Euro 2024, contro e Inghilterra e Malta, sono bastate per mettere d’accordo buona parte degli scettici di fede azzurra.
Ciononostante, al termine del match tra Juventus e Verona, Marco Parolo ha espresso, negli studi di DAZN, il proprio parere riguardo le ultime convocazioni di Roberto Mancini, soffermandosi sull’assenza di Moise Kean:
“Tra Retegui e Kean scelgo Kean. Retegui è stata una forzatura, anche se ha segnato due gol, ma non so se messo in Italia possa fare i gol dei nostri attaccanti italiani. I gol li ha fatti Orsolini, Scamacca, Raspadori, Kean. Quando segnano si parla di attaccante del futuro e Immobile viene messo da parte, ma qui parliamo di qualcosa di diverso“.
La Juventus ha superato 1-0 il Verona grazie a Kean: dopo il match, il portiete bianconeroSzczesny è intervenuto ai microfoni di DAZN.
“Il momento è buono, stasera forse non abbiamo brillato ma dopo la sosta le partite sono sempre pericolose. Alla fine conta portare a casa i tre punti, siamo contenti del risultato ma non molto della prestazione. Il calendario è bello e stimolante per arrivare a giocarci tutte le competizioni. Europa League e Coppa Italia sono due obiettivi: in campo abbiamo conquistato 59 punti, siamo a +9 sul’Inter, anche se nemmeno noi sappiamo quale sia la vera situazione. Ora pensiamo alla semifinale di Coppa Italia, è bello, non vediamo l’ora di affrontare questo mese. Portare a casa un trofeo europeo sarebbe stimolante“.
La Juventus ha superato 1-0 l’Hellas Verona grazie al gol di Moise Kean: le parole del tecnico Massimiliano Allegri dopo la vittoria dei suoi ragazzi.
LA GARA –“Era una partita complicata, sporca, il Verona ti fa giocare male, ti pressa a tutto campo. Siamo stati fermi nei primi 25 minuti, poi abbiamo iniziato a creare situazioni favorevoli. Forse potevamo fare meglio negli ultimi 10 minuti, senza concedere loro la possibilità di avvicinarsi all’area. In questo dobbiamo migliorare ma credo che i ragazzi stiano facendo qualcosa di importante”.
SU KEAN E LOCATELLI –“In Nazionale? Mancini ha esperienza nel chiamare i giocatori, io credo che alcuni giocatori della Juventus abbiano qualità importanti e che possano essree chiamati. Ma le convocazioni poi le fa Roberto, che chiama chi secondo lui è meglio. Locatelli? Ha reagito bene alla mancata convocazione in Nazionale, è cresciuto bene sul piano tattico, è più mobile nella circolazione della palla anche se deve ancora migliorare in certi tipi di giocate. Come tutta la squadra, anche Locatelli ha cuore e passione. Poi possiamo sbagliare e giocare meno bene, ma alla squadra sicuramente sotto questo aspetto non si può dire niente”.
LA SITUAZIONE DI CLASSIFICA –“Dopo la sentenza dei 15 punti abbiamo giocato a Salerno, poi abbiamo superato le altre davanti e in classifica reale siamo al settimo posto. Vincendo abbiamo staccato quelle dietro. La classifica vera fatta sul campo meritatamente dice che abbiamo 7 punti più della Lazio, 9 sull’Inter e 11 sul Milan. Questo è un bel risultato. L’Inter e le altre non possono sempre perdere, per ora siamo a -4 dal quarto posto ma vedremo Milan e Roma. Di obiettivi ne abbiamo tanti, l’importante è essere lucidi. Del Piero? Grandissimo giocatore, ha rappresentato la Juventus per tantissimi anni e ci ha fatto piacere che sia venuto allo stadio. In dirigenza? Queste cose spettano alla società, noi dobbiamo pensare la campo e non è facile”:
Ha parlato al termine del match tra Juventus e Verona, vinto 1-0 dai bianconeri, Marco Zaffaroni, tecnico dei gialloblù.
Di seguito, le sue parole ai microfoni di Sky Sport.
LE DICHIARAZIONI
PARTITA – “Nella fase di finalizzazione, negli ultimi metri, abbiamo creato i presupposti per far gol. Purtroppo ci manca ancora cattiveria in quelle zone del campo. Abbiamo creato seri presupposti per segnare e c’è rammarico per questo. I ragazzi sono stati bravi soprattutto nel primo tempo, giocando alla pari. Poi abbiamo cercato di pareggiare in ogni modo, ma non è bastato nonostante la prestazione. I tifosi sono importanti, hanno bisogno di prestazioni di questo tipo, dove la squadra dà tutto e i tifosi lo riconoscono. Dobbiamo raggiungere la qualità che ci manca per ottenere i punti per raggiungere la salvezza“.
GAICH – “È un ragazzo con voglia di lavorare e che sta crescendo. Gli manca ancora la capacità di scelta, di tenere la palla, di smarcarsi in maniera efficace. Deve crescere da questo punto di vista, ma ha qualità. Quando giochi con difensori di alto livello, però, risulta tutto più difficile“.
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