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Zvonimir Boban, il genio al potere

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Zvonimir Boban, il genio al potere

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Nella lingua croata le parole di origine slava “Zvon” e “Mir“, tradotte in italiano, significano letteralmente “suono” e “pace”. Il risultato della loro unione è un nome all’apparenza freddo e difficile ma che possiede un significato e un cuore dolce e curato: Zvonimir. Cercando il nome sul motore di ricerca Wikipedia, si può notare che in passato è appartenuto a svariati personaggi storici croati come ad esempio sovrani, calciatori e anche matematici. Oggi parliamo di un uomo, che in campo è stato sia matematico che sovrano, capace di dettare lanci precisi al millimetro ed allo stesso tempo trascinare un’intero paese alla rivolta.

GLI INIZI ALLA DINAMO ZAGABRIA

Zvonimir Boban, detto “Zvone”, nasce l’8 Ottobre 1968 a Imoschi, in Croazia, stato che all’epoca apparteneva alla vastissima Repubblica socialista federale della Jugoslavia insieme a Bosnia, Slovenia, Macedonia, Montenegro, Serbia e Slovenia. Il piccolo Zvone crebbe dunque nella Ex-Jugoslavia, in quel luogo che prima di essere una estesa repubblica era un grande agglomerato di stati, con idee, visioni e religioni, completamente in disaccordo tra di loro. Non un’ambiente semplice, da cui Boban emerge grazie al pallone.

Dopo una breve parentesi all’Hajduk Spalato, Zorro viene sin da subito introdotto nel settore giovanile della Dinamo Zagabria, prima squadra croata della Jugoslavia. Il debutto con la maglia della Dinamo avviene quando il ragazzo ha malapena 16 anni, ma che all’apparenza dimostra di averne almeno dieci in più per carisma, intelligenza e tecnica. Non a caso tre anni più tardi si conquista la fascia di capitano, e il ruolo di leader della Dinamo, la squadra che meglio rappresenta la Croazia nell’ex campionato jugoslavo.

Fonte immagine: fan page AC Milan Instagram

LA SVOLTA

La svolta della sua vita, prima che della carriera, fu il 13 Maggio 1990 allo stadio Maksimir di Zagabria, dove nel primo pomeriggio era previsto il grande classico del campionato jugoslavo: quello tra Dinamo Zagabria e la Stella Rossa di Belgrado. Quel “era previsto” rimarrà tale, dato che quella partita ufficialmente, non si giocò mai per vari motivi: il primo è sicuramente la rivalità tra le due tifoserie, tra i bad blue Boys della Dinamo e i delijie della formazione di Belgrado. Per il secondo motivo è opportuno fare un salto indietro di una settimana, dove in Croazia si erano tenute le prime elezioni libere del dopoguerra, e dove a vincere fu il nazionalista Tudjman aspramente contro il governo di Belgrado. Non d’accordo con l’esito delle votazioni, i belgradesi guidati da Zeljko Raznatovic, iniziarono a distruggere lo stadio, privandolo di seggiolini prontamente lanciati verso i tifosi di “casa”. Il parapiglia continua sul terreno di gioco, con i tifosi della Dinamo scesi in campo contro la polizia.  Zvone è lì, in mezzo al campo, insieme ai suoi compagni, e vedendo le crude azioni dei poliziotti jugoslavi nei confronti dei suoi tifosi, dopo un battibecco iniziale, colpisce con due calci un poliziotto, per poi essere portato in salvo da un gruppo di tifosi croati.

Quello sferrato da Boban non fu solamente un calcio: fu un segnale, un impulso indirizzato a tutto il popolo croato. Un incentivo a reagire contro una dittatura, quella di Tito, che fino ad allora aveva causato solamente danni. Zvonimir per quel gesto rischió l’arresto, salvo poi prendere una condanna più leggera, che gli impedì di solcare il campo per ben sei mesi, saltando i mondiali italiani del ’90.

“Fu uno dei giorni più importanti della mia vita. Quel giorno forse entrai nella storia sportiva e politica. Tutto cominciò quando degli hooligans da Belgrado cominciarono a vandalizzare il nostro stadio. La polizia di Zagabria era favorevole al regime, li lasciò fare come se fosse tutto normale, per i nostri tifosi no. Cominciarono a picchiare i nostri tifosi. Insultai la polizia e uno di loro mi colpì. Io reagii, lo colpii due volte e lui cadde per terra. All’epoca, sotto quel regime, il mio gesto era un suicidio. Temevo che mi potesse succedere qualcosa di brutto”

IL PASSAGGIO AL MILAN

Dopo un ultimo anno in terra croata, Boban, voluto con insistenza da Arrigo Sacchi al Milan, lascia casa sua dopo 109 partite e 45 gol. Zvone si ritrova dunque catapultato nel tattico e fisico campionato italiano, dove il suo estro e la sua poca fisicità venivano penalizzati. Il prestito in una società del nostro campionato, era la soluzione che più conveniva ad entrambe le parti. Boban passa dunque al Bari in prestito per una stagione, dove gioca  17 partite e realizza 2 gol che purtroppo non riuscirono a salvare la formazione pugliese, costretta a scendere in Serie B al termine della stagione. Ritorna dunque al campo base, ma la situazione non sembra essere cambiata dalla stagione precedente: il Milan ha intenzione di mandarlo in prestito altrove, anzi, sembra già tutto fatto col Marsiglia, ma Boban blocca tutto, sicuro di poter far parte di quello strepitoso Milan degli invincibili. Inizia per Zvone, un lungo periodo d’apprendimento durante tutta la sua prima stagione in rossonero, dove gioca solamente le partite di Champions League, per via della grande importanza della serie A, che in quel tempo era così competitiva da contare di più rispetto alla competizione europea. Arriviamo dunque all’annata 93/94, quella della consacrazione per Boban, capace di inserirsi perfettamente negli schemi di Capello e vincere la sua prima Champions League, con un netto quattro  a zero a dispetto del Barcellona di Crujiff.

Da lì in poi, Boban risulterà fondamentale per il Milan: un trequartista dotato di un elevata tecnica e visione di gioco, sempre disposto a sudare per una maglia che mai come in passato aveva amato. Con il Milan totalizza 251 presenze e 30 gol, conquistando, oltre alla sopracitata Champions, 4 scudetti, 3 supercoppe italiane e 1 europea. Lascia il Milan nell’agosto del 2001, tra le lacrime e gli applausi di San Siro, per trasferirsi al Celta Vigo dove terminò la sua carriera.

Fonte immagine: fan page AC Milan Instagram

L’AVVENTURA CROATA IN FRANCIA ’98

Nel 1998 la Croazia partecipó per la prima volta ad un mondiale dopo l’indipendenza dalla Jugoslavia. È una nazionale d altissimo livello nella quale al fianco di Boban, c’erano campioni del calibro di Prosinecki, Suker, Tudor e Mario Stanic. Entrata da promessa, la formazione allenata allora da Blažević, passa senza troppi problemi i gironi, secondi solo all’Argentina. Agli ottavi batte il Messico e ai quarti sconfigge la forte Germania, per poi capitolare alla Francia che diventerà dieci giorni dopo campione d’Europa. Nonostante l’errore che favorì il gol vittoria della Francia in semifinale, Boban diviene ancor di più leader della nazionale e bandiera di tutto il popolo croato.

Fonte immagine: fan page Instagram della Dinamo Zagabria

RITORNO AL MILAN

Dopo l’addio al calcio giocato, Zvone si laurea in storia all’Università di Zagabria, e dopo un periodo come commentatore sportivo, rientra nel mondo del calcio come vicesegretario generale della Fifa nel 2016. Dopo due anni, l’offerta del nuovo direttore tecnico del Milan, Paolo Maldini, viene subito accolta dall’ex giocatore croato, diventando il nuovo Chief Football Officer del Milan.

Un giocatore intelligente e in grado di reagalare sprazzi di grandissimo calcio, simbolo di un popolo desideroso di libertà.

(Fonte immagine di copertina: fan page dell’AC Milan)

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Chi è Rokas Pukstas, il nuovo talento del calcio americano

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Chi è Rokas Pukstas

CHI È ROKAS PUKSTAS, IL NUOVO TALENTO DEL CALCIO AMERICANO – Tra le nuove frontiere del calcio ci sono gli Stati Uniti. Gli USA negli ultimi anni stanno alimentando il palcoscenico del calcio europeo con numerosi profili. Tra i campionati maggiormente affollati c’è la Serie A, in cui militano Christian Pulisic, Timothy Weah, Weston McKennie e Yunus Musah. A questi negli scorsi mesi si sarebbe potuto aggiungere anche il giovane Rokas Pukstas, che era finito nel mirino di alcuni club del campionato nostrano come Roma e Milan.

CHI È ROKAS PUKSTAS: CARRIERA

Rokas Pukstas è nato il 25 agosto 2004 a Stillwater, in Okahoma, negli Stati Uniti. Oltre a quella statunitense, gode anche della nazionalità lituana: suo padre Mindaugas ha rappresentato la Lituania nelle Olimpiadi del 2004. Cresciuto calcisticamente negli Stati Uniti, durante la sua formazione ha fatto anche un’esperienza nella Barça Academy, in Arizona. Il suo approdo in Europa è avvenuto nel settembre 2020 durante il periodo del Covid. Vari i club che avrebbero voluto accaparrarselo, ma la sua scelta è ricaduta sull’Hadjuk Spalato.

Il club croato è rinomato per essere uno dei settori giovanili migliori del Vecchio Continente. In Croazia Pukstas si è messo in mostra prima nelle giovanili dello Spalato con cui ha realizzato 13 reti e due assist in 32 partite. Durante la scorsa stagione si è fatto conoscere anche dal Milan, contro cui ha realizzato una rete nella semifinale di Youth League. Sempre durante la scorsa annata è arrivato anche il debutto in prima squadra con cui ha realizzato finora 7 reti e tre assist in 36 presenze.

CHI È ROKAS PUKSTAS: NAZIONALE

Con gli USA, invece, finora è arrivato fino alla nazionale U20, con cui ha finora giocato 12 partite in cui ha realizzato due reti. Una di queste è arrivata durante l’ultimo Mondiale di categoria, dove gli Stati Uniti sono stati eliminati ai quarti di finale contro l’Uruguay: Pukstas ha segnato una rete nella gara degli ottavi contro la Nuova Zelanda.

CHI È ROKAS PUKSTAS: CARATTERISTICHE TECNICHE

Alto 181 cm, Rokas Pukstas può occupare varie posizioni in campo: mediano, trequartista, centrale di centrocampo e anche ala destra. Il primo è il ruolo prediletto. Il classe 2004 è un centrocampista box to box con un grande senso del gol e tempismo negli inserimenti. Caratteristiche per cui in molti lo paragonano a Mario Pasalic.

Fonte immagine di copertina: profilo Instagram Rokas Pukstas

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Chi è Joao Neves, l’ultimo protagonista del derby de Lisboa

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Chi è Joao Neves

CHI È JOAO NEVES – Nell’ultimo turno del campionato portoghese è andato in atto il derby de Lisboa, la classica sfida tra Benfica e Sporting. Gli ospiti sembravano avere la partita in mano grazie alla rete di Gyokeres, ma nel finale succede di tutto. Il Benfica, infatti, trova due gol negli ultimissimi minuti di recupero, con Joao Neves e Tengstedt. Oggi parleremo del centrocampista portoghese, l’ultimo gioiello delle Aquile.

CHI È JOAO NEVES: DAL BENFICA AL BENFICA

Joao Neves nasce il 27 settembre 2004 a Tavira, comune portoghese nei pressi di Faro. I primi passi sul campo li compie proprio nel club del suo paese ma nel 2016 – a poco più di 12 anni – viene subito preso in carico dal settore giovanile del Benfica. L’ingresso in prima squadra arriva nel 2022, con l’esordio in campo il 30 dicembre, dove entra nel finale contro il Braga. Il debutto in Champions arriva, invece, pochi mesi dopo contro il Bruges. Joao Neves inizia ad avere sempre più spazio grazie, anche, alla partenza nel mercato invernale di Enzo Fernandez, che lascia scoperto un posto a centrocampo. Oggi il portoghese è uno dei pilastri della squadra nonostante la giovane età, complice soprattutto la grande fiducia che il club ha riposto in lui.

CHI È JOAO NEVES: CARATTERISTICHE

Joao Neves è alto 1,74 m e gioca davanti alla difesa, solitamente in coppia con Florentino o Kokcu. Il portoghese è uno che vuole sempre la palla, trova sempre gli spazi giusti e, soprattutto, abile in fase di palleggio, coinvolgendo tutti i reparti. Non è uno che entra sempre nel tabellino dei marcatori, ma gli unici due gol realizzati in prima squadra sono entrambi pesanti, poiché realizzati contro lo Sporting. Il primo è arrivato nell’ultimo derby della scorsa stagione, che è valso il pareggio al 94′. Il secondo, come già detto, è arrivato in circostanze abbastanza simili, sempre durante il derby de Lisboa e sempre a fine partita. Oggi Joao Neves è, sicuramente, uno dei prospetti più interessanti in Europa, su cui pare abbia già messo gli occhi il Manchester United. Il Benfica, però, è sempre bottega cara, come dimostra la lunga trattativa per cedere Enzo al Chelsea.

 

Immagine di copertina: joao_neves87 (Instagram)

 

 

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Chi è Pietro Comuzzo, il 2005 viola che ha esordito con Italiano

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Pietro Comuzzo

CHI È PIETRO COMUZZO, IL 2005 VIOLA CHE HA ESORDITO CON ITALIANO – Classe 2005 ma già presenze europee e in Serie A. Pietro Comuzzo ha scalato le gerarchie della Fiorentina e di Vincenzo Italiano, ritagliandosi qualche minuto in campionato e giocando gran parte del match di Conference League, vinto dai toscani per 6-0 contro il Cukaricki. Il giovane classe 2005 ha sorpreso i tifosi, gli addetti ai lavori, e lo stesso allenatore ex Spezia tanto da schierarlo per 82′, seppur dovuto entrare per l’emergenza causata dall’infortunio di Kayode.

CHI È PIETRO COMUZZO

Giovanissimo terzino, nasce a San Daniele del Friuli e inizia a calcare i primi campi da calcio prima al Tricesimo e poi nelle prestigiose giovanili dell’Udinese. Gli bastano un paio di anni per trovare poi spazio nella primavera della Fiorentina dal 2019. Diventa tra i prospetti più importanti della sua età, giocando per l’U17 dei viola e, nel frattempo, venendo convocato dalla Nazionale U17. Accumula esperienza e scala le gerarchie sia del club sia della Nazionale. Nella passata stagione grandi coinvolgimento nel campionato primavera dei toscani, in cui Comuzzo ha raccolto 30 presenze con oltre 2200′ giocati, tutti da difensore centrale. Nella Nazionale invece viene convocato dall’U18, giocando da titolare due partite contro Francia e Romania.

L’ESORDIO IN CAMPIONATO E IN CONFERENCE

Le ottime prestazioni lo portano ad essere osservato attentamente dalla prima squadra e da Vincenzo Italiano. L’occasione arriva l’8 ottobre: sul 3-1 per i viola, nella sorprendente vittoria contro il Napoli, arriva la possibilità di scendere in campo per il classe 2005. Solo un 1′ per lui, ma la grande emozione e occasione di poter calcare i campi di Serie A, e non sarebbe stata l’ultima. La grande responsabilità arriva in Conference League, dopo l’infortunio di Kayode, Italiano sceglie lui nel ruolo di terzino destro per sostituirlo. Partita di grande sostanza e sicurezza, esordio europeo che non ha mostrato alcun limite di inesperienza e paura negli occhi del difensore.

Comuzzo si è fatto trovare pronto, e Italiano ha deciso così di dargli un altro piccolo assaggio di campionato, nella vittoria dei toscani contro il Bologna, in cui Comuzzo ha giocato un’altra manciata di minuti. 

                                                                                                                                                   foto copertina: Profilo Instagram ufficiale – Pietro Comuzzo

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Chi è Lloyd Kelly, il difensore che piace a Milan e Juventus

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Chi è Lloyd Kelly

CHI È LLOYD KELLY, IL DIFENSORE CHE PIACE A MILAN E JUVENTUS – Lloyd Kelly, centrale classe 1995 del Bournemouth, è nel mirino di Milan e Juventus. I rossoneri e i bianconeri hanno trovato nell’inglese il profilo ideale per rinforzare il reparto difensivo, considerando anche il contratto in scadenza nel giugno del 2024. Se il Milan ha già visionato il ragazzo, nella decima giornata di Premier League contro il Burnley, mentre la Juventus crede che il ragazzo, 25 anni appena compiuti, sia perfetto per caratteristiche fisiche (190 cm x 86 kg) e per caratteristiche tecniche, data la grande aggressività in fase di pressing.

CHI È LLOYD KELLY

Nato a Bristol il 6 ottobre 1998, Lloyd Kelly è cresciuto nel settore giovanile della squadra della sua città, il Bristol City. Attraversa tutta la sua crescita, umana e calcistica, nella squadra di Bristol scalando le gerarchie anno dopo anno fino ad avere la sua chance nel 2017. Nell’agosto del 2017, infatti, allora 19enne, fa il suo esordio in prima squadra nel match di Coppa di Lega vinto dal Bristol City contro il Plymouth per 5-0.

Dopo aver avuto poco spazio torna a giocare con la prima squadra solo nella seconda parte di stagione. Nella 24ª giornata arriva anche la prima rete entrando al 90′ e riuscendo a segnare nel giro di 180 secondi. La rete è il preludio di una annata da protagonista, vissuta nella stagione seguente in cui Kelly accumula 34 presenze totali. Divenuto pilastro del Bristol City, l’anno dopo arriva l’offerta del Bournemouth.

L’ARRIVO AL BOURNEMOUTH

Il primo anno nella formazione rossonera è molto sfortunato, con Lloyd Kelly costretto a saltare quasi interamente la stagione per un grave infortunio ai legamenti, con diverse ricadute fisiche poi per problemi muscolari. Le uniche presenze stagionali, 8, sono tutte da titolare e arrivano nelle ultime 8 giornate di campionato. L’annata successiva, quella 2020/21, è invece più fortunata con Kelly sempre o quasi tra gli 11 titolari: durante la stagione trova anche un gol e 4 assist.

Gli assist sono anche favoriti dal ruolo di terzino sinistro in cui viene talvolta impiegato: la sua duttilità infatti permette al mister di schierarlo durante la stagione sia come centrale di difesa sia, all’occorrenza, come terzino sinistro. Il Bournemouth crede in lui e, nel 2021/22, gli concede anche la fascia di capitano. Da qui in poi sempre prestazioni di livello per il nativo di Bristol, con gli occhi delle big di Premier e non solo su di lui.

MILAN E JUVENTUS SU DI LUI, MA NON SOLO

Nella scorsa estate è piombato su Kelly il Liverpool di Jurgen Kloop, pronto a spendere fino a 20 milioni per arrivare ad acquistarlo. Adesso è arrivato l’interesse delle italiane Milan e Juventus, con il Bournemouth che cercherà in tutti i modi di riuscire a tenersi stretto il centrale e capitano della propria squadra. 

foto immagine di copertina: Profilo Instagram ufficiale Lloyd Kelly

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